Kitabı oku: «Un Amore come il Nostro », sayfa 13

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CAPITOLO VENTUNO

Keira aprì la porta della sede del Viatorum e attraversò il pavimento di piastrelle. Il candore e il vetro le sembrava così clinico ormai, quasi accecanti con la loro luminosità. L’ufficio open space le dava l’idea di un’enorme perdita di spazio.

Al suo ingresso tutto lo staff la guardò. Tra di loro c’era qualche faccia nuova, e qualche persona che era stata presente in precedenza ora mancava. Lisa non si vedeva da nessuna parte. Nemmeno Duncan. Quindi Joshua aveva licenziato e assunto dal suo letto di convalescenza, a quanto pareva.

Barcollando sui suoi tacchi a spillo, ormai disabituata, Keira si diresse verso la scrivania di Nina.

“Sei tornata,” disse Nina, saltando in piedi ad abbracciare la sua amica. Guardò sopra la spalla di Keira. “Per la cronaca, oggi Joshua rientra per la prima volta da quando si è rotto la gamba. Appositamente per leggere il tuo pezzo. E gridare, probabilmente. Credo che si senta un po’ impotente dopo essere stato in ospedale, e ci sono dei nuovi scrittori che deve intimidire.”

“Non mi aspetterei niente di diverso da lui,” affermò Keira. “Ora, per quel che riguarda l’articolo…”

Nina strinse gli occhi. “Non dirmi che non l’hai finito.”

“Oh, l’ho finito,” disse lei. “Ma non voglio che lo pubblichi.”

Nina sospirò, frustrata. “Perché no?”

“Perché fa schifo,” dichiarò audacemente Keira. “Tutto quanto. La missione. L’incarico. Non voglio il mio nome su un articolo disgustoso come quello.”

Nina si strofinò la faccia per l’esasperazione. “E cosa dovrei farci?”

Keira sorrise. “Ne ho scritto uno nuovo.”

Le tese il documento stampato. Aveva passato l’intero volo da Shannon a New York a buttarlo giù, trovando più facile crearlo di quanto non le fosse mai successo. Guardò piena di aspettative mentre Nina gli dava una scorsa.

“Sembra una lettera d’amore,” disse alla fine, alzando gli occhi su Keira con un cipiglio.

“Perché lo è,” dichiarò lei. “Che cosa ne pensi?”

“A Joshua non piacerà,” rispose semplicemente Nina.

“Lo so,” disse Keira. “Non mi importa di lui. E a te?”

L’editor non sembrava convinta. “Voglio dire, sarà molto meglio dopo un giro di correzione…” iniziò.

Keira rise. “Ovvio, quello è sottinteso,” scherzò.

“Ma non c’è tempo perché il tuo termine fissato è oggi,” disse Nina con voce più severa, accantonando tutte le battute. “E ora mi stai dicendo che non ho niente da pubblicare.”

“Oh, ma ce l’abbiamo,” disse Keira. “Lo pubblicheremo in ogni caso. Ho un piano, ma mi serve il tuo aiuto.”

Nina incrociò le braccia. “Non mi piace.”

“È semplice,” spiegò Keira, sentendosi furba. “Caricherai per sbaglio la bozza sbagliata, vale a dire questa invece di quella che Joshua sta per leggere. Ci stai?”

Nina non disse niente per un po’. Poi un sorriso malvagio le si aprì sulle labbra.

“Okay. Ci sto.”

Proprio allora le porte si aprirono e Joshua entrò caracollando sulle stampelle. La tensione nell’ufficio aumentò. Chiaramente non aveva detto a nessuno dello staff che sarebbe rientrato quel giorno.

Joshua aveva fatto lo sforzo di mettersi in piega il ciuffo e aveva persino indossato la giacca dell’abito, di un orrendo color giallo senape, anche se portava larghi pantaloncini da jogging sulla parte di sotto. Il gesso attorno alla sua gamba saliva fino alla coscia. Keira notò che nessuno lo aveva firmato, un pensiero che la riempì di pietà piuttosto che di gioia.

“Keira, Nina, nel mio ufficio. Subito.”

Usò le stampelle per saltellare fino all’ufficio. Keira lanciò a Nina un sorriso sicuro e attraversarono l’open space, seguite da tutti gli sguardi, fino a entrare con lui.

Non appena furono dentro, Joshua si lanciò subito all’attacco.

“Devo dire, Keira, che sono rimasto esterrefatto dal tuo comportamento durante questo incarico. Contavo su di te per alleviare il mio stress durante il congedo per malattia, ma in realtà non hai fatto altro che peggiorarlo. Elliot mi è stato con il fiato sul collo dall’alba al tramonto per colpa tua. Vorrei non averti mai affidato l’articolo. Ne avrei scritto uno migliore dal mio letto.”

Keira lo ascoltò, senza reagire ai suoi insulti. Era sorpresa di quanto poco le importasse dell’opinione di Joshua ormai. Le sue esperienze in Irlanda l’avevano cambiata.

“E anche Nina ha dovuto cambiare i suoi orari per te,” continuò. “Non sei l’unica scrittrice che segue. Hai un’idea di quanto sia stato difficile per lei gestire tutti i suoi impegni? Pensavo che voi due foste amiche.” Poi con un ghigno sarcastico aggiunse: “Bel modo di trattare le persone a cui tieni.”

Keira rimase immobile a subire, lasciando che quelle parole le scivolassero addosso.

“Beh?” esclamò Joshua. “Che cosa hai da dire a tua difesa?”

Lei gli tese l’articolo, quello compilato dai suoi commenti sarcastici. “Ecco la bozza finale.”

Il cipiglio di Joshua si approfondì. Avrebbe chiaramente voluto che si mettesse a implorare. Keira si chiese se si fosse aspettato di ricevere un prodotto finito, dopo tutto. Sembrava averlo preso alla sprovvista.

“Bene,” disse. Si sedette pesantemente su una delle poltrone e iniziò a leggere. Nel frattempo emise l’occasionale grugnito che Keira interpretò come d’approvazione. Non appena ebbe finito, alzò lo sguardo. “Va bene, può andare. Nina, ora sta a te.”

Poi si alzò.

Se Keira avesse ancora tenuto alla sua opinione, quella reazione l’avrebbe devastata. In fondo era una scrittrice ancora alle prime armi, e quello era il suo primo articolo importante. Accantonando tutto il resto, la sua lentezza, la riluttanza, le email evitate, che poteva accettare non fossero un comportamento adeguato, Joshua avrebbe potuto darle lo stesso un feedback sulla sua scrittura. Ma chiaramente a lui non importava accrescere la sua sicurezza o offrirle dei consigli per sviluppare le sue abilità e migliorarle. Tutto ciò che voleva era distruggere gli altri e ridurre la competizione. Ormai le era chiaro. Anche se si fosse comportata da prima della classe, producendo recensioni pungenti, rimanendo sveglia tutte le notti per raggiungere scadenze impossibili, lui avrebbe trovato ugualmente un modo per spezzare il suo spirito.

Nina prese il documento da Joshua.

“Grazie. Vuoi che mandi la bozza finale a Elliot?”

Joshua scosse la testa. “No, non gli importerebbe. Ormai è passato ad altro, incarichi diversi. Sono sicuro che ormai si sia dimenticato di questo.”

Keira roteò gli occhi mentre l’uomo saltellava via dalla stanza. Colse lo sguardo di Nina e ghignò.

Le due donne tornarono alla scrivania dell’editor. Keira si sedette di fianco a lei e la guardò mentre caricava il nuovo articolo, la lettera d’amore all’Irlanda, sul proforma dell’ultimo numero della rivista.

La studiò mentre spostava altri pezzi, sistemando l’articolo sulle quattro pagine centrali. Era bellissimo tutto insieme, e con le foto che aveva voluto includere. Non aveva mai visto una sua opera apparire così. Sembrava vera, professionale. Sentì un brivido di orgoglio.

“Quando va in stampa?” chiese Keira.

Nina girò sulla sedia per guardarla. “Questa notte,” disse. “La versione online è scaricabile da mezzanotte.”

Keira sorrise, eccitata per le conseguenze che si sarebbero scatenate il giorno seguente, quando Joshua avesse capito che cosa aveva fatto.

CAPITOLO VENTIDUE

Senza un appartamento a cui ritornare, Keira non aveva altra scelta se non andare da Bryn dopo il lavoro, quella sera. Prese l’ascensore fino all’appartamento di sua sorella, tirandosi ancora dietro il suo bagaglio. Era totalmente esausta per la mancanza di sonno dell’ultimo giorno e le ore passate a scrivere in aereo. Ma quando Bryn aprì la porta, sorridendo allegramente, Keira si sentì subito più in forma.

“Sorellina!” gridò Bryn. “Mi sei mancata così tanto!”

Le due donne si abbracciarono. Keira era grata di essere di nuovo in sua compagnia.

Bryn la accolse e la guidò fino in cucina. C’erano una bottiglia di vino e due bicchieri ad aspettarle sul bancone. Bryn versò il vino a entrambe e saltò su uno sgabello.

“Raccontami tutto. Il fuso orario è una scocciatura. E comunque non rispondi a nessuno dei miei messaggi o alle mie chiamate da tipo, quarantotto ore. Stavo iniziando a preoccuparmi che il tuo aereo fosse crollato.”

Keira alzò un sopracciglio. Si era dimenticata quanto fosse alta la voce di Bryn. Quante parole sembravano uscirle di bocca prima che dovesse riprendere fiato. Si era disabituata al ritmo della vita a New York.

“Sono qui, viva e vegeta,” disse. “Sono solo stata un po’ impegnata.” Sorrise tra sé e sé mentre i ricordi di Shane le ritornavano alla mente.

Bryn la guardò con sospetto. “Impegnata a fare cosa? O dovrei dire chi?”

Keira scosse la testa per la volgarità della sorella. “Se proprio vuoi saperlo, ero con Shane.”

“Ancora?” esclamò Bryn, con gli occhi sgranati.

“È stato di più di un incontro occasionale,” disse lei. “È stato un colpo di fulmine,”

“Vuoi dire di lussuria,” replicò Bryn. “Non è così? Voglio dire, nessuno si può innamorare tanto in fretta.”

Keira si limitò a scrollare le spalle. “Ho incontrato delle persone che si sono innamorate a prima vista. Gente che si è sposata dopo ventiquattro ore dal loro primo incontro. Non c’è un modo giusto o sbagliato per amare. Quando lo trovi, lo trovi.”

Bryn non sembrò particolarmente colpita. “Ma vive in Irlanda, Keira. Non lo vedrai mai più. E la novità di FaceTime vi annoierà presto.”

Keira dovette ammettere che Bryn non aveva tutti i torti. Le cose con Shane erano rimaste in sospeso. La parte pratica di lei continuava a dirle che non sarebbe successo nient’altro, che quello che avevano avuto era esistito solamente in quel momento e in quel luogo e che doveva ritenersi fortunata di aver avuto l’occasione di provarlo. Ma il suo lato selvaggio e romantico, che era stato risvegliato da quell’incontro voleva qualcosa di diverso. Non voleva arrendersi, cedere o riposare. Voleva lottare per l’amore.

Bryn bevve una lunga sorsata del suo vino. “E come è la storia tra te e Zach, comunque? Ti trasferisci? Perché, voglio dire, puoi rimanere qui tutto il tempo che vuoi, sinceramente, ma sai anche quanto sono particolare e quanto tengo alla mia privacy, vero? Voglio dire, al momento al lavoro è un casino e quasi non riesco a dormire, quando è super importante che a casa la situazione sia tranquilla. Ho chiesto alla mamma e dice che puoi anche stare da lei se ne hai bisogno.”

Keira guardò la sorella e sospirò. Per quanto amasse Bryn, non poteva fare a meno di desiderare che fosse un po’ più di aiuto, come le ragazze Lawder. Capì allora quanto le mancavano, non solo Shane, ma anche la sua famiglia.

“Devo solo rimanere a New York per lavoro mentre finisco l’articolo,” spiegò Keira. “Ma ho la sensazione che non durerà a lungo. Presto mi leverò di torno.”

Sorrise tra sé e sé, guardando l’orologio e facendo il conto alla rovescia fino al momento in cui l’articolo sarebbe stato caricato. Piuttosto che spaventata, si ritrovò emozionata. Era eccitate sapere di essersi ribellata a Joshua. E a differenza dell’articolo spazzatura che aveva scritto prima, era orgogliosa di quello nuovo. Non vedeva l’ora che Shane, Orin, William, Maeve, i Lawder, tutta la gente che aveva incontrato e imparato ad amare in Irlanda, lo leggessero.

*

Il divano di Bryn era così scomodo per dormire, e il rumore proveniente dalle strade al di sotto era tanto incessante, che Keira fu quasi sollevata quando si svegliò il mattino seguente e si ricordò che di certo quel giorno sarebbe stata licenziata. Controllò il telefono e vide che nelle prime ore del mattino le era arrivato un messaggio di Nina, annunciandole che l’articolo era online. Sorrise, sapendo che ormai non poteva più tirarsi indietro.

Fece una doccia e bevve in un sorso un caffè nero, poi uscì nelle strade affollate di New York. Il volume del rumore l’assalì, e i volti miserabili delle persone che si affrettavano al suo fianco per andare a lavoro la intristirono. Le mancava la tranquillità dell’Irlanda, la pace, la felicità della sua gente.

Prese un taxi per l’ufficio ed entrò, scoprendo di essere la prima a lavoro. Nina arrivò subito dopo di lei.

“Hai sentito qualcosa da Joshua?” chiese Keira.

Nina scosse la testa. “Non ancora. Ma i suoi antidolorifici tendono a stenderlo per tutta la notte. Credo che si starà svegliando circa adesso.” Diede un’occhiata all’orologio e annuì. “Quindi gli do altri cinque minuti perché si accorga di cosa abbiamo fatto.”

Si sedettero, tese, aspettando l’inevitabile chiamata, l’esplosione scatenata da Joshua quando lo avesse scoperto.

“A proposito, stiamo ricevendo delle notizie interessanti dal sito,” aggiunse Nina. La accompagnò al suo computer ed effettuò l’accesso. “Il tuo articolo ha ricevuto cinque volte la quantità dei commenti che ci aspettavamo. ”

Keira alzò un sopracciglio. “È una cosa buona o cattiva?”

“Il traffico è sempre una cosa buona,” disse Nina. Poi cliccò sul primo commento. Era una risposta entusiasta all’articolo. “Ma stai ricevendo anche molti feedback positivi.”

Keira sorrise. “Non me l’aspettavo,” disse. “Pensavo che sarebbe stato troppo accorato per i nostri lettori. Non dovrebbero essere tutti ironici?”

“Forse Joshua li ha giudicati male,” rispose Nina. Poi si voltò sulla sua sedia girevole e la guardò. “O forse ormai l’ironia è fuori moda. Credo che essere genuini sia il prossimo trend.”

Keira scoppiò a ridere. In quel momento sentì le porte che si aprivano alle loro spalle. Un gruppetto di scrittori junior entrò alla spicciolata.

“Poveri ragazzi,” disse Nina. “Questo è il loro primo giorno con Joshua in ufficio. Ha spedito una mail a tutti l’altra sera dicendo che avrebbe rimesso la rivista in sesto con le buone o le cattive, e che lo avevano deluso durante il suo congedo per malattia battendo la fiacca. Ha annunciato che avrebbe licenziato chiunque fosse arrivato tardi.”

Keira roteò gli occhi, ricordando il livello di paura che le aveva instillato all’inizio. Era davvero un uomo tremendo.

Il telefono di Nina prese a squillare.

“E così ha inizio,” disse.

Rispose alla chiamata. Keira sentiva la voce furiosa di Joshua che vibrava attraverso il dispositivo. Nina sussultò e lo allontanò dall’orecchio.

“Ho fatto cosa?” chiese con innocenza, fingendo ignoranza. “L’articolo sbagliato? Che cosa vuoi dire?” Fece l’occhiolino a Keira e poi batté su qualche pulsante della sua tastiera. “Oh, santo Cielo, hai ragione. Accidenti, quanto mi sento sciocca. Togliere l’articolo? Sei sicuro? Sta ricevendo molte visualizzazioni.” Si interruppe mentre la voce di Joshua ronzava. “Nessun problema. Sei tu il capo. A presto.” E riappese.

“Beh, che cosa ha detto?” chiese Keira, sulle spine.

“È in taxi. Sarà qui tra cinque minuti. Se il tuo articolo non sarà stato eliminato quando arriverà qui, farà, e cito testualmente: ‘piangere qualcuno’.”

“Bene,” scherzò Keira.

Puntuale come un orologio, Joshua arrivò cinque minuti più tardi. Attraversò le porte come un missile, il volto rosso di rabbia. Gli scrittori junior sembrarono accartocciarsi su se stessi, distogliendo gli sguardi e scrivendo freneticamente ai loro computer per sembrare più impegnati possibile. Ma Joshua non era interessato a loro.

“Keira, Nina, nel mio ufficio, subito!”

La sua voce riecheggiò nella sala.

“Si sale in scena,” sussurrò Keira a Nina.

Si diressero nel suo ufficio. Joshua stava camminando avanti e indietro sulle sue stampelle, uno spettacolo che Keira trovò più divertente che intimidatorio.

“Che diavolo sta succedendo?” esplose. “Che cosa è questa merda?” Agitò uno dei numeri freschi di stampa che stringeva in mano. “Una lettera d’amore all’Irlanda?”

“Non so cosa sia successo,” mentì Keira. “Devo aver mandato a Nina il documento sbagliato.”

Joshua le lanciò un’occhiataccia. “Lo sai quanti soldi costerà alla compagnia? Abbiamo già stampato tutti i numeri. La metà è già stata distribuita. Senza parlare del sito. Migliaia di persone ha già letto questa schifezza.”

Keira sollevò un sopracciglio. “Migliaia?” ripeté con tono innocente. “Mi sembrano tanti considerando che è stato online solo poche ore.”

Il volto di Joshua divenne persino più rosso. “Non credo che tu capisca la gravità della situazione, Keira. Hai messo in pericolo la reputazione di tutta la rivista!”

Il volume della sua voce si stava alzando. Keira sapeva che cosa significava. Voleva che gli scrittori junior lo sentissero mentre la umiliava.

“Inoltre,” continuò. “Heather mi ha mandato i documenti del tuo viaggio. L’autonoleggio ci vuole far pagare per dei danni al veicolo. Dicono che tra le varie cose era coperto di cacca di pecora. E come diavolo sei riuscita ad ammaccare il tetto?”

Keira sorrise tra sé e sé ricordando di essere stata sopra l’auto insieme a Shane, godendosi un momento bellissimo e romantico. Anche solo la memoria dell’amore di Shane le sembrò uno scudo protettivo attorno a sé.

“Potrei aver avuto un paio di incidenti,” rispose con noncuranza. “Che hanno coinvolto delle pecore.”

Joshua gettò le braccia al cielo con un’esclamazione furente. “Swanson, non sono mai stato tanto deluso da uno scrittore prima d’ora. Sei la vergogna della rivista Viatorum.” Gli brillavano gli occhi mentre pronunciava le sue parole preferite in assoluto: “Keira, sei licenziata.”

“Perché non sono sorpresa?” ribatté lei. Incrociò le braccia e fissò seccamente Joshua. Capì che non la intimidiva più. Non le importava della sua approvazione. In effetti, il suo disprezzo nei suoi confronti, tale da spingerlo a licenziarla, le lasciò una profonda sensazione di sollievo. Non voleva che qualcuno come Joshua la apprezzasse. Non voleva cercare di adattarsi alla sua versione tossica di ambiente aziendale.

“Sai che cosa sei, Joshua?” continuò Keira. “Sei un codardo. Distruggi le persone per avere meno competizione. Niente è abbastanza per te perché sei solo impegnato a spezzare lo spirito degli altri. È così che sei arrivato dove sei, vero? Intimidisci tutti quelli che ti circondano fino a quando non rimani solo tu!”

Attraverso il vetro della sala riunioni Keira vide le teste dello staff che si voltavano per vedere che cosa stava succedendo. Sembravano tesi e terrorizzati. Ricordava di essere stata una di loro fino a non troppo tempo prima, di aver guardato con paura mentre Joshua umiliava e licenziava uno scrittore solo per dimostrare qualcosa. Ricordava il modo in cui il dipendente aveva subito e non si era difeso. Beh, lei no. Avrebbe detto a Joshua cosa pensava di lui.

Nina allora si alzò. “Se licenzi Keira allora me ne vado anche io.”

“Cosa?” gridò furente Joshua.

“È stato uno sbaglio mio quanto suo,” disse con calma l’editor. “Sono stata io a caricare l’articolo sbagliato. Avrei dovuto ricontrollarlo prima di spedirlo in stampa e sul sito. Ho battuto la fiacca.”

Joshua la fissò incredulo. “Non succederà. Mi rifiuto di accettare le tue dimissioni.”

Keira ghignò dentro di sé. Si chiese se qualcuno avesse mai dato le dimissioni a Joshua. Doveva essere tanto abituato a essere adulato e che ogni suo capriccio fosse soddisfatto, che doveva essere turbato da un simile rifiuto.

In quel momento, udirono il rumore di qualcuno che entrava in ufficio. Si girarono e videro Elliot stagliarsi su di loro. Heather aspettava alle sue spalle con una cartelletta nera stretta al petto.

“Signore, sono certo che sia ovvio che nessuna di voi due sarà licenziata,” disse. “Joshua, invece, tu puoi prendere le tue cose e andartene.”

Joshua vacillò. Guardò verso Keira, confuso, e poi di nuovo Elliot. “Scusa, cosa hai detto?”

“Ho riconsiderato la tua posizione qui,” affermò serenamente Elliot. “Credo che tu fossi sul punto di spingere la rivista verso il disastro, ed è solo grazie a Keira, qui, che abbiamo corretto la rotta. Hai superato il limite da quando hai avuto lo sfortunato incidente con il caffè macchiato.”

“Che cosa stai dicendo?” ripeté Joshua. Il suo volto era completamente sbiancato. Sembrava fosse sul punto di svenire.

“Sto dicendo che sei licenziato,”

“NO!” esclamò Joshua, saltando in piedi e sussultando quando atterrò sul gesso.

Zoppicò verso Elliot, con le mani giunte come in preghiera. Tutto lo staff degli scrittori rimase seduto con la bocca spalancata. Nessuno riusciva a credere a ciò che stava vedendo, un uomo adulto che supplicava per il proprio lavoro. Il despota era stato finalmente messo in ginocchio.

“Heather, puoi dire alla sicurezza di scortare Josh fuori dal palazzo?” domandò con calma Elliot.

Keira provò un’intensa sensazione di soddisfazione.

Poi Elliot la guardò. “Ho un nuovo incarico per te. Per entrambe,” aggiunse, spostando lo sguardo su Nina. “È chiaro che lavorate bene in squadra. Prego, venite nel mio ufficio.”

Keira lanciò uno sguardo a Nina, sorpresa da quel colpo di scena. Lasciarono Joshua accasciato sul pavimento della sala riunioni e sfilarono sotto gli sguardi curiosi degli scrittori junior fino all’ufficio di Elliot.

“Prego, accomodatevi,” disse l’uomo.

Tutti si sedettero.

“Keira, sono molto colpito dal tuo lavoro. Serve molto coraggio per andare controcorrente. La Lettera d’Amore a Lisdoonvarna sta diventando in fretta uno dei nostri articoli più letti. Il numero dei nostri lettori si è impennato. Il pubblico lo ama, io lo amo!”

Heather appoggiò un foglio sul tavolo. Era un grafico. “Il nostro numero abituale di lettori è rappresentato da questa linea,” disse, indicandone una con una moderata tendenza al rialzo. “Questa è il pezzo di Keira.” Indicò una linea rossa che si alzava tanto bruscamente da essere praticamente verticale.

“Sapevo che l’ironia era fuori di moda,” disse Elliot. “Non l’avevo detto? Di questi tempi va la sincerità. Non so come mi sia lasciato convincere da Joshua del contrario. Meno male che qualcuno qui sa cosa fare.”

Keira sorrise piena di orgoglio. “Grazie.” Quella reazione non era affatto ciò che si era aspettata. Non sapeva come comportarsi.

“Voglio che continui così,” disse Elliot. “Rendiamolo un elemento ricorrente. Un articolo centrale di quattro pagine in ogni numero mensile. Una diversa località romantica. Che cosa ne dici?”

Keira sbatté le palpebre, sconvolta. “Vuoi che parta di nuovo?”

Lui annuì. “Butterò giù una lista di posti. Parigi, Roma, Valencia. Come ti sembra?”

Keira non riusciva a respirare. “Mi sembra un sogno diventato realtà.”

“Fantastico,” rispose Elliot. “Ovviamente negozieremo un’ottima commissione andando avanti. Se nel frattempo foste disposte ad accettare questa, prima della finalizzazione della nuova cifra, lo apprezzerei molto.”

Fece scivolare due pezzi di carta sul tavolo, uno per Keira e uno per Nina. Keira sollevò il suo e vide che era un assegno. Un assegno per 5’000 dollari! A giudicare dal sussulto di Nina, era ovvio che anche la sua amica aveva ricevuto un bonus altrettanto eccitante.

Lei sapeva già come spendere il suo denaro. Un volo per Shane, perché andasse a trovarla!

“Ora suppongo che vorrai un po’ di pausa dopo il tuo duro lavoro per l’articolo sull’Irlanda,” continuò Elliot. “Quindi prendiamo appuntamento per un giorno della prossima settimana in cui discuteremo del nuovo incarico. Se ne può occupare Heather.”

Sentendosi trionfante e potente più che mai, Keira annuì in segno di assenso. Non riusciva a credere a quello che stava succedendo. La sua sincerità l’aveva portata fino a un livello che non si era mai immaginata, nemmeno nei suoi sogni più sfrenati!

E il miglior premio di tutti era che avrebbe potuto rivedere Shane, prima che entrambi lo avessero previsto. Emerse dall’ufficio di Elliot sentendosi al settimo cielo e leggera come una piuma.