Kitabı oku: «Un Amore come il Nostro », sayfa 12

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“Sì,” confermò alla fine. “Particolare in modo positivo.”

Fece un passo verso di lei, poi le sfiorò delicatamente un braccio. Keira si sentì accendere da una scintilla.

Alzò lo sguardo nei suoi occhi. “Sono perdonata?”

Shane le prese il mento in una mano. Annuì e abbassò le labbra per incontrare le sue.

Keira si arrese alle emozioni. Sprofondò contro Shane, travolta dal sollievo, dall’amore e dal pentimento per aver quasi rovinato tutto in maniera tanto spettacolare.

All’improvviso la porta della cucina si spalancò e ne uscirono di colpo le sorelle di Shane. Corsero verso i due, ridendo e festeggiando, stringendoli entrambi in un abbraccio.

“Sono così felice che sei tornata,” strillò Hannah. “Avresti dovuto vedere quanto era triste Shane negli ultimi giorni.”

“Posso garantirti che sono stata altrettanto triste,” disse Keira alla sorella più giovane e dolce di Shane.

Neala afferrò la mano di Keira. “Andiamo, beviamo qualcosa per festeggiare.”

Li trascinò in cucina, e le altre li seguirono, allegre ed eccitate.

“Non posso bere,” disse Keira, scuotendo la testa. “Devo tornare indietro in auto.”

“Puoi stare qui,” disse Hannah. “Non è vero, Shane?”

Gli occhi di Shane si spalancarono e il suo volto assunse una tonalità rosa. Keira si intromise, evitandogli l’imbarazzo di dover rispondere a una domanda involontariamente tanto personale.

“Non posso rimanere. Il mio volo è domani quindi devo tornare al bed & breakfast.”

“Anche se guidi, un bicchiere puoi berlo,” insistette Aisling. “Andiamo!”

“Ragazze!” esplose Shane. “Keira non vuole bere. Non costringetela.”

Tutte si ammutolirono attorno al tavolo. Keira guardò verso di lui. Nei suoi occhi scintillavano lacrime.

“Cosa succede?” gli chiese.

Shane guardò verso le sorelle. Quasi come se avessero comunicato telepaticamente, le ragazze sembrarono capire che voleva che se ne andassero. Keira sentì l’orribile sensazione in fondo allo stomaco che qualsiasi cosa stesse per dirle Shane, doveva essere brutta.

Guardò le sorelle che uscivano, desiderando disperatamente che non lo facessero, come se la loro presenza potesse impedirgli di dire qualsiasi cosa fosse che aveva reso la sua espressione tanto cupa.

Non appena se ne furono andate, esalò. “Succede che è l’ultima notte del festival e che domani torni a casa.”

Keira si paralizzò, all’improvviso gelata. Era schiacciata, come se fosse stata in un ascensore che stava precipitando verso il piano terra.

“Che cosa stai dicendo?” sussurrò, sentendosi strozzare dalle lacrime, che le chiudevano dolorosamente la gola. “Pensavo che mi avessi perdonata, e che fossimo di nuovo insieme.”

Shane la fissò con un’espressione sofferente. “Ti ho perdonata. Ma è troppo tardi, non abbiamo più tempo.”

CAPITOLO DICIANNOVE

Il viaggio di ritorno verso Lisdoonvarna fu devastante per Keira. Continuava a vedere nella propria mente l’incontro con Shane, sentendosi incerta e confusa. Era come se avesse rinunciato a lei, come se alla prima difficoltà si fosse arreso. O forse stava solo interpretando la situazione come meglio preferiva? Forse Shane non aveva avuto il cuore di confessarle che non provava gli stessi sentimenti e aveva usato il suo volo del giorno seguente come una scusa. Dopo tutto non aveva detto le parole: “Ti amo.”

Il cielo sempre più buio ben si accordava all’umore di Keira. Mentre guidava lungo le strade tortuose, il suo cuore diventava sempre più pesante. Desiderava non aver aspettato così a lungo per agire secondo i suoi sentimenti per Shane. E desiderava aver gettato via l’articolo non appena aveva iniziato a innamorarsi di lui. Era colpa sua se era finita così, aveva teso una trappola alla loro relazione che non aveva potuto evitare. Aveva rovinato tutto, e cercato di risolverlo troppo tardi. Per certi versi la loro vicinanza era persino peggio che se Shane l’avesse direttamente rifiutata.

Raggiunse il limitare di Lisdoonvarna e trovò le strade piene di gente. Era l’ultimo giorno del festival e chiaramente volevano sfruttarlo al meglio. Prese brevemente in considerazione l’idea di suonare il clacson per costringerli a spostarsi, ma c’erano così tante persone che sarebbe stato inutile. Invece, rallentò l’auto e avanzò piano in mezzo a loro, avendo la sensazione di aver semplicemente sostituito il muro di pecore con uno di umanità sbronza. Esattamente quello che le serviva, nel momento in cui voleva infilarsi a letto e nascondersi si ritrovava circondata da gente.

I festaioli iniziarono a bussarle sul finestrino e a salutarla, cantandole canzoni in preda alla loro gioia alcolica. Keira si sentiva al loro opposto. Mentre il loro festival si stava concludendo tra l’amore e il romanticismo, il suo era finito con un cuore spezzato.

Avanzò lungo la strada, muovendosi a passo di lumaca. A quanto pareva nessuno aveva fretta di andare da nessuna parte. Superò un menestrello e un gruppo di persone che gli ballava attorno, poi una bancarella che vendeva cibo di strada. Durante il percorso si rese conto di quanto le sarebbe mancato quel posto. Non era solo Shane quello di cui si era innamorata, era l’Irlanda. Il pensiero di ritornare a New York la distruggeva.

Quando raggiunse la strada principale, vide che vi erano stati appesi grandi striscioni ad annunciare il ballo finale del festival. Era una festa che sarebbe durata tutta la notte. Lei capì che non avrebbe dormito un minuto e sapeva per esperienza che la mancanza di sonno avrebbe reso anche peggiore il suo umore.

Notò che nella piccola piazzetta ciottolata era già stato approntato un palco, con uno sfondo glitterato e due troni di velluto. Un microfono era stato sistemato al centro del palco e una grande folla di persone già vi era assiepata di fronte, stringendo drink tra le mani e con espressioni piene di speranza. Keira lesse il cartello sopra al palco. C’era scritto: Il Signore di Lisdoonvarna e la Regina del Burren. Si accigliò, confusa.

Proprio allora tutte le persone davanti al palco esplosero in un applauso e una folla avanzò, bloccandola lì dove era. Era completamente circondata. Non aveva letteralmente modo di muoversi. La sua auto era bloccata, come se fosse stata un altro spettatore di qualsiasi cosa stesse per succedere nella piazza.

Sospirò, rassegnata, e abbassò il finestrino. Pensò che tanto valesse la pena sentire che cosa stava succedendo.

Con sua sorpresa, fu William a salire sul palco. Per l’occasione si era vestito elegante, con un abito brillante. La folla iniziò a intonare: “Sensale! Sensale!” William fece loro un cenno modesto, come una celebrità davanti ai propri fan. Aveva tra le mani il suo grosso volume da sensale. Dietro di lui, la segretaria dai capelli di fiamma, Maeve, lo seguiva sul palco. Sembrava un’assistente affascinante nel suo abito verde acceso.

William avanzò fino al microfono. “Questo è il momento che tutti stavate aspettando!” gridò. “L’annuncio dei single più ambiti, l’incoronazione del Signore di Lisdoonvarna e la Regina del Burren.”

Tutti applaudirono fragorosamente.

“Come sempre, abbiamo delle corone per i vincitori di questo premio tanto ambito,” continuò William.

Dietro di lui, Maeve svelò un cuscino di velluto su cui erano appoggiate due corone.

“Senza ulteriori indugi, annuncerò i vincitori.”

Maeve gli tese una busta dorata. William l’aprì.

“La Regina del Burren di quest’anno è… Keira Swanson!”

La folla riprese ad applaudire. Keira si bloccò sul suo sedile. Doveva esserci uno sbaglio. Lei non aveva nemmeno partecipato alla gara! William la stava prendendo in giro?

Quando la folla iniziò a capire che la vincitrice della corona era seduta tra di loro, nella sua auto, iniziò a voltarsi e a intonare un coro, festeggiandola. Keira scosse la testa. L’ultima cosa che voleva era essere trascinata sul palco. Era ancora coperta di cacca di pecora!

Ma la folla non si arrendeva. E anche William aveva preso a chiamarla.

Maeve prese il microfono. “Keira, se non vieni quassù per la tua corona saremo costretti a scendere per mettertela!”

Sentendo di non avere altra scelta, Keira sganciò con riluttanza la cintura e uscì dall’auto. Tutti gridarono e le fecero strada perché arrivasse al palco. Gente che non aveva mai visto prima le diede pacche sulle spalle e le fece le congratulazioni. Keira si sentiva peggio che mai sapendo che così tante persone avrebbero voluto quella corona e che invece era stata lei a vincerla.

Arrivò al palco e Maeve l’abbracciò. Poi lo fece anche William e prese di nuovo il microfono.

“Per tutti coloro che non hanno incontrato la signorina Swanson, è una giornalista di New York City. Quando è arrivata qui, era cinica a proposito dell’amore, del festival e del romanticismo in generale. Spero che questa corona l’aiuti a farle cambiare idea.”

Maeve mise la corona sulla testa di Keira. William non aveva idea di quanto fosse cambiata dall’inizio.

“Ora è il momento di annunciare il Signore di Lisdoonvarna,” disse William al microfono. “Ecco, lui è qualcuno che conoscete bene. Sono anni che desidero incornarlo, ma non ho mai trovato la donna giusta per lui. O almeno, è stato così fino all’arrivo di Keira.”

Keira aveva l’orribile sensazione di sapere che cosa sarebbe successo. Avrebbe annunciato Orin, l’uomo del pub, che lei vedeva come una figura paterna. Sarebbe stato un imbarazzante momento di umiliazione, una punizione per il suo articolo e il suo atteggiamento snob. William doveva aver pianificato quel momento sin dal primo giorno! Senza dubbio anche Orin sarebbe stato allo scherzo. Si imbronciò, pronta all’umiliazione, sapendo che la folla si sarebbe divertita ridendo di lei.

“Il signore di Lisdoonvarna di quest’anno è ovviamente la nostra guida turistica preferita… Shane Lawder!”

Keira spalancò la bocca per la sorpresa. Si voltò verso William con le sopracciglia aggrottate.

“Che cosa?” esclamò.

William diede una pacca sul libro. “Avevo capito che eravate perfetti l’uno per l’altra sin dal primo giorno,” disse.

Keira sgranò gli occhi. “Perché non me l’hai detto?” Volle sapere.

“Avevi un fidanzato, e anche molto da imparare.” William sorrise.

Keira non riusciva a crederci. Sarebbero state diverse le cose per lei e Shane se William avesse svelato loro quel segreto? Le sembrò un altro calcio nei denti, un altro caso di troppo poco e troppo tardi.

“Shane non è qui,” disse tristemente a William. “È tornato a casa.”

Proprio allora, Maeve indicò tra la folla. “No, non lo ha fatto!” esclamò.

Keira guardò tra la gente e lo vide, Shane, che cercava di avvicinarsi al palco. La gente lo stava incoraggiando, spingendolo in avanti. A pochi metri di distanza dalla sua auto circondata notò quella di Shane. L’aveva seguita fino a lì?

Le balzò il cuore il gola. Stava succedendo davvero?

Shane riuscì ad arrivare davanti al palco e ricevette una spinta d’aiuto dalla gente intorno a lui. Quando si alzò, corse verso Keira e la attirò in un abbraccio, alzandola da terra e facendola roteare per aria.

“Che cosa fai qui?” pianse Keira.

Lui l’appoggiò a terra e la guardò profondamente negli occhi. “Le mie sorelle mi hanno convinto che mi stavo comportando da stupido. Che stavo sprecando l’ultima notte che abbiamo insieme. Mi hanno detto che anche se fosse l’unica che ci resta, dobbiamo usarla al meglio.”

Keira lo fissò adorante negli occhi. Poi si baciarono appassionatamente. La folla rombò di gioia.

Maeve lasciò cadere la corona di Shane sulla sua testa. Lui rise, tenendola ferma con una mano, rimanendo concentrato unicamente su Keira. Lei si perse in quel momento, sentendosi come se non ci fosse nessun altro al mondo che li stesse guardando, come se in quel perfetto istante fossero esistiti solo lei e Shane, che si stringevano a quel presente e lo vivevano la massimo finché fosse durato.

CAPITOLO VENTI

Keira e Shane si persero nella musica. Ballarono come se fosse stata la loro ultima notte sulla terra.

“Vuoi un po’ di vino?” offrì Shane.

Ma Keira scosse la testa. Non voleva memorie confuse di quella serata. Voleva ricordare ogni secondo con assoluta chiarezza. Inoltre era già abbastanza ubriaca d’amore così come era.

“Però voglio una foto,” aggiunse.

Era stata tanto impegnata a scattare foto di buffi nomi di città e sederi di pecore che non si era accorta di non aver ripreso nessuna delle cose che importavano, come Shane, Orin e William. Erano loro che voleva conservare del periodo passato lì, la gente, i loro volti, non un mucchio di foto comiche.

“Ecco,” disse Shane, prendendo la macchina fotografica. Diede un colpetto sulla spalla dell’uomo che stava ballando accanto a lui. “Puoi scattarci una foto?”

L’uomo acconsentì e Keira si mise in posa di fianco a Shane. Non appena il flash della macchina si accese, Shane l’afferrò e le stampò un grande bacio umido sulle labbra. Quando la lasciò andare, Keira scoppiò a ridere e gli diede una pacca.

“Ne voglio una per bene!” gridò. “Una dove posso vedere la tua bellissima faccia.” Poi all’uomo che aveva scattato, chiese: “Un’altra, per favore?”

Quella volta Shane le mise un braccio attorno alle spalle e si mise ordinatamente in posa. Quando l’uomo le restituì la macchina fotografica, Keira guardò le due immagini. Entrambe la riempivano di una tale gioia. Nella prima era perfettamente catturato lo spirito impertinente di Shane. Che l’avesse presa alla sprovvista con il suo bacio a sorpresa le sembrava molto adatto, rappresentando il modo in cui l’aveva sorpresa con il suo amore. Nella seconda foto entrambi sembravano così felici e innamorati, come una coppia vera. Keira quasi non si riconosceva in quell’immagine. Non era mai sembrata tanto felice prima.

“Voglio un milione di foto,” disse. “Un intero album, per compensare tutto il tempo che abbiamo perso. In più posti possibili.”

Shane sembrò emozionato dalla sfida. La strinse per mano e la condusse in mezzo alla folla fino al pub di Orin. Scattarono molte foto con l’uomo del bar. Poi Shane si unì a un gruppo di musicisti che suonavano canzoni folk in un angolo e suonò il violino con loro. Keira scattò una foto dopo l’altra, sentendosi eccitata alla vista del suo uomo sul palco in quella maniera. Non aveva mai pensato che qualcuno potesse far sembrare sexy un violino e tuttavia in qualche modo Shane ci riusciva.

La canzone finì e lui saltò di nuovo tra la folla, sollevando Keira tra le braccia.

“Dove andiamo adesso?” chiese.

“Da William,” rispose lei.

Si affrettarono, mano nella mano, correndo tra le strade acciottolate.

“C’è la luna piena,” disse Shane. “Facciamoci un selfie.”

Ridendo, si fermarono nel bel mezzo della strada e si voltarono in modo che la luna fosse perfettamente tra di loro. Scattarono la foto prima di riprendere a correre verso la casa di William.

Nel cammino, Keira si rese conto che era davvero diventata uno di loro. In passato, era stata seduta nella sua camera nel bed & breakfast a guardare dall’alto in basso la gente come lei e Shane. Adesso capiva che in realtà era stata gelosa. Aveva sempre voluto ciò che avevano loro, ma non poteva ammetterlo a se stessa. Era più facile mentirsi e fingere di disprezzarli, quando invece dentro era divorata dall’invidia. Ora che era dall’altra parte era più spensierata e gioiosa.

Arrivarono all’ufficio di William e scattarono foto ai cupidi sulle pareti esterne, mettendosi in pose sciocche. In una, Keira finse di cullare uno degli angioletti come un bambino. In un’altra, Shane imitò la posa con l’arco. I risultati furono esilaranti.

Bussarono alla porta di William. Dopo un po’ si aprì e Maeve apparve. Indossava ancora il vestito color smeraldo della cerimonia. Con i suoi capelli rosso fuoco era l’esatta immagine della bellezza irlandese.

“Maeve!” gridò Keira. “Ci serve una tua foto.”

“Oh,” disse lei, sembrando sorpresa. “Certo.”

Posò con loro accanto al libro del sensale. Poi tornò William in persona, chiaramente stanco dalla festa e pronto per il letto. Fu sorpreso di vedere Shane e Keira nel suo ufficio.

“Domani parto,” gli disse Keira. “E sto cercando di fare più foto possibile. Non voglio dimenticare niente o nessuno.”

William l’accontentò, mettendosi in posa nel suo abito luccicante.

“Accertati di mandarmene una per il mio muro della gloria,” disse facendo un occhiolino mentre se ne andavano.

Di nuovo in strada, Shane e Keira si riunirono alla festa. Ballarono a ritmo di musica, si abbracciarono e si baciarono. Quando trovarono la macchina a noleggio di Keira ancora abbandonata tra la folla di gente felice, risero deliziati e scattarono una serie di foto arrampicati sul veicolo. Poi Shane la tirò sul tettuccio e ballarono insieme. Keira non si era mai sentita tanto felice.

Tanto esaltata dalle emozioni, non era nemmeno stanca, che rese ancora più facile perdere la cognizione del tempo. Quando il sole iniziò a sorgere, la colse alla sprovvista. Stavano arrivando agli sgoccioli della loro avventura.

Si voltò verso Shane, improvvisamente seria. “Devo sapere che cosa succederà,” disse. “Quando mi sveglierò domani e salirò sul mio aereo. Ci rivedremo ancora?”

“Certo,” confermò Shane, stringendola per le braccia “La nostra storia non finisce qui. Te lo prometto.”

Sembrava sincero. Ma aveva considerato gli aspetti concreti? Avrebbero portato all’estremo il concetto di relazione a distanza. Nessuno dei due aveva nemmeno uno stipendio da pop star.

“Quindi verrai a trovarmi?” chiese lei.

“Se tu verrai a trovare me,” rispose Shane.

“Ma certo che lo farò!” esclamò Keira. “Specialmente quando sarai a casa tua. Farmi nutrire a forza tè e torta dalla sua fantastica famiglia è la mia idea di paradiso.”

Shane scoppiò a ridere. “Andrà tutto bene, Keira,” affermò. “Fidati di me.”

Keira annuì, nascondendo il malumore che stava avanzando in lei. Non era che non si fidasse di Shane, solo che non era convinta che ci avesse pensato bene quanto lei. Ma non voleva concludere la serata parlando di argomenti sgradevoli, di praticità e logica. Voleva che rimasse magica. Di lì a poche ore (e nonostante i loro sforzi di mantenere vivo il rapporto) forse sarebbe finita per lei e Shane. Non avrebbe lasciato che il loro vortice di passione finisse in tristezza.

“C’è ancora un posto a cui devo scattare delle foto,” disse, cercando di non concentrarsi sulla fine del loro tempo insieme.

“Dove?” chiese Shane perplesso.

Lei sorrise e gli strinse la mano. Lo attirò per le strade fino al bed & breakfast, poi lo condusse su per le scale, nella sua camera da letto. Shane alzò un sopracciglio quando lei fece cenno verso il letto.

“Non ti preoccupare, queste sono solo per la mia collezione privata,” disse Keira facendo un occhiolino.

Keira e Shane non dormirono molto, non volendo perdere nessun momento del loro prezioso tempo insieme. Ma era impossibile negare che il sole stesse sorgendo, illuminando sempre di più la camera di Keira. Ogni ora che passava li portava più vicini alla fine.

Alle sette del mattino, Keira capì che era tempo di affrontare la realtà. In poche ore sarebbe stata in volo verso casa. Che significava che doveva fare le valige. La ricerca della sua borsa la depresse immediatamente.

“Non farlo,” disse Shane quando la vide sollevarla sul letto.

“Devo.”

“Perché non rimani ancora un po’?”

Keira scosse la testa. “Non posso. I voli sono già stati prenotati.”

“Allora perdili.”

Lo guardò tristemente. “Non posso. Ha pagato la compagnia. Altrimenti non potrei permettermi il ritorno.”

Shane si sedette sul bordo del letto. “Allora non tornare a casa. Rimani qui.”

Keira non riusciva a credere a quello che aveva sentito. “Vuoi dire con te?” disse. La tentazione era forte. Ma era una persona troppo realista per farlo. “E fare cosa? Lavorare alla fattoria con i tuoi genitori?” Scosse la testa. “Lo sai che non funzionerebbe così. Non tutti i giorni possono essere ventiquattro ore di festa,Shane.”

Lui si tese verso di lei e l’attirò in braccio a sé, dondolandola gentilmente. “Lo so,” sospirò.

Rimasero fermi così a lungo.

“Posso almeno accompagnarti all’aeroporto?” le chiese.

“Certo,” disse lei, intenerita dal gesto.

Finì di prepararsi e scattò qualche ultima foto alla camera, poi si diressero al piano di sotto. Orin aveva preparato la colazione per loro. Keira sorrise, commossa.

“Mangia con noi,” lo invitò.

Orin scosse la testa. “No, no, a voi due serve la vostra privacy.”

“Insisto,” disse Keira.

Le mancava la loro abitudine di fare colazione insieme. Era passato un po’ dall’ultima volta che lo avevano fatto e voleva un’altra piacevole memoria da aggiungere alla sua collezione.

Orin si arrese e i tre mangiarono un’abbondante colazione.

“Che ne dici di una Guinness per il viaggio?” suggerì Keira.

Orin e Shane applaudirono.

Il momento della colazione sembrò finire in un lampo e presto Keira vide che era l’ora di partire per l’aeroporto. Diede a Orin uno stretto abbraccio d’addio.

“Non arrenderti con il sensale,” gli disse mentre lo stringeva. “C’è qualcuno là fuori per te e William saprà che è lei non appena la vedrà. Okay?”

Orin sorrise e annuì. Shane portò la sue valigia attraverso il pub e fuori dalla porta, diretto all’auto. Keira lo seguì, salutando Orin con la mano.

In strada, ammirò la vista che ormai le era familiare; la via che si estendeva verso sinistra e verso destra, i campi davanti, le file di case colorate e gli ultimi sbandati rimasti dalla notte prima. Le sarebbe mancato quel posto. Fece un sospiro profondo nell’aria straordinariamente ossigenata, lasciando che la riempisse.

La sua auto era ancora abbandonata nel bel mezzo della strada. Guardò Shane che caricava le sue borse nel bagagliaio. Quella dell’uomo era parcheggiata più giù lungo la strada. Avrebbe dovuto prendere un taxi fino a casa dopo averla accompagnata. Per qualche motivo, quel pensiero la rattristò ancora di più.

SI avviò verso l’auto e appoggiò una mano sulla schiena di Shane. Lui si voltò e le sorrise malinconicamente, poi chiuse il bagagliaio con una spinta. Salirono sull’auto, sul cui tettuccio avevano ballato fino a poche ore prima. Ma ormai non era più un palco per il loro amore, era il veicolo che stava per allontanarli.

Keira accese il motore e partì lentamente per la strada, attraversando i resti della notte precedente, aggirando con attenzione le persone che stavano ancora ballando. Avrebbe voluto essere ancora una di loro, ma presto la festa sarebbe finita per tutti. Si chiese quante persone sarebbero tornate a una vita completamente nuova, una toccata dall’amore, e quanti sarebbero tornati alla stessa solita esistenza da cui erano scappati brevemente.

Era la giornata più luminosa che Keira aveva visto in Irlanda fino a quel momento, che le diede l’opportunità di vedere un nuovo lato di quel luogo. Il sole senza nuvole rendeva il paesaggio persino più bello.

“Mi mancheranno gli alberi,” disse, con nostalgia. “E le pecore.”

“A me mancherai tu,” rispose Shane, guardandola con desiderio.

Keira gli lanciò un mezzo sorriso triste. “Anche tu mi mancherai.”

*

L’aeroporto di Shannon era affollato di turisti, molti dei quali indossavano magliette con trifogli, leprecauni e arpe. Keira si domandò se avessero visto solo il lato turistico dell’Irlanda, quello che lei si era aspettata al suo arrivo e aveva presunto che fosse l’unico da provare. Sperava che fossero riusciti ad allontanarsi dalle trappole per turisti e che fossero riusciti a fare esperienza dalla magnificenza di quel luogo.

Dall’altra parte della finestra della sala d’aspetto, file di aerei erano in attesa di portare via i viaggiatori. Presto sarebbe stata una di loro, in alto nel cielo, lasciando quella terra. Lasciando Shane.

Keira vide apparire il volo per New York sul tabellone delle partenze.

“Quello è il mio,” disse a Shane.

Il suo volto perse ogni traccia di colore. Le prese le mani e se le sollevò alle labbra. Premette un bacio su entrambe.

“Mi scriverai quando sarai a casa?” disse. “Così saprò che sei arrivata sana e salva.”

Keira annuì, commossa di vedere apparire il suo lato protettivo. Le si torse lo stomaco per l’emozione. Si tenne tutto dentro, non volendo fare una scena davanti a quelle persone. Poi si ricordò del consiglio di Simon e Sylvia di essere fedele a se stessa, di essere sincera. Gettò le braccia attorno a Shane e lo baciò appassionatamente, senza alcun pensiero per il fatto che avevano un pubblico.

“Ti amo,” gli sussurrò.

Shane le strinse la mano quando iniziò a indietreggiare. “Anche io ti amo,” disse.

Keira si voltò prima che lui potesse vedere le lacrime che le scendevano dagli occhi e si avviò lungo il tunnel fino all’aereo.

Non appena fu a bordo non riuscì più a trattenersi e cominciò apertamente a singhiozzare.