Kitabı oku: «Un Amore come il Nostro », sayfa 5

Yazı tipi:

“Ancora non lo so,” rispose. “Ho un po’ di blocco dello scrittore.” Era quanto più vicino alla verità poteva andare senza rivelare il fatto che nel suo pezzo avrebbe dovuto deridere quel luogo e chi ci viveva. “Spero di fare delle belle interviste questa sera. L’incarico dovrebbe essere incentrato sui resoconti in prima persona, a dir la verità. Le esperienze della gente al festival. Se hanno trovato o meno l’amore a lungo termine. Il matrimonio. Quel genere di cosa.”

Shane ghignò. “Non credi che troverai quello che stai cercando?”

Ancora una volta la domanda di Shane conteneva un certo giudizio sotteso. Keira aveva iniziato ad accorgersi che aveva la tendenza a farlo. Era quasi come se pronunciasse affermazioni e opinioni come domande, costringendola a rifiutarle o a concordare con lui. Si chiese se fosse un tratto irlandese, o fosse specifico di Shane.

Scrollò le spalle e appoggiò i gomiti alla ringhiera. “Ancora non lo so. Finora ho visto molta gente che si diverte. Non so se qualcuno qui sta cercando l’amore.”

“Che cosa ti ha dato quest’impressione?”

“Beh, è tutto alcool e cibo, musica e giochi. È come un grande addio al nubilato.”

Shane scoppiò a ridere. “Sembri molto sprezzante.”

“Perché lo sono,” rispose Keira. “Come credono di trovare il Vero Amore se finiscono ubriachi persi di Guinness tutte le notti? Avrebbero più fortuna venendo qua fuori nel mondo reale. È un vero peccato, dato che siamo circondati da una simile bellezza naturale.”

Si fermò e notò con la coda dell’occhio che Shane la stava fissando. Non voleva girarsi verso di lui e subire il pieno impatto della sua espressione tronfia.

“Credo che il nostro paese stia iniziando a piacerti,” commentò lui.

Keira lo ignorò. Aveva ragione, ma di certo non gli avrebbe dato la soddisfazione di ammetterlo.

“In ogni caso,” disse Shane dopo una pausa sgradevolmente lunga. “Questa notte avrai ogni possibilità di parlare con la gente al festival, perché non mi avrai tra i piedi.”

“Non ci sarai?” ripeté Keira, guardandolo per la prima volta dopo un po’. Si accorse all’improvviso di quanto lo volesse insieme a lei e di quanto avrebbe sentito la sua mancanza. Quella sensazione la sconvolse con la sua ferocia.

Shane scosse la testa. “Non posso. Ho altre cose da fare. E ormai conosci le strade. Non hai bisogno che ti tenga per mano.”

Keira non riuscì a evitare di chiedersi che cosa fosse che doveva fare. C’entrava Tessa? Si sarebbero rivisti quella notte? Il pensiero l’accese di gelosia.

“Pensavo che avessi il compito di tenermi al sicuro,” rispose. “E non lasciarmi da sola nel bel mezzo di festaioli ubriachi e in cerca d’amore. Che cosa devi fare di così importante?”

Il volto di Shane si fece serio. Non rispose alla sua domanda. “Credevo che fossi stufa di me e che ti avrebbe fatto piacere un po’ di tempo da sola.”

“È il tuo modo per dirmi che ti sei stufato di me?”

Ci fu una pausa e poi Shane rispose con: “Forse un po’.”

Keira rimase a bocca spalancata per lo shock. Non riusciva a capire se Shane stesse scherzando o meno, ma di certo sembrava serio.

“Ho detto qualcosa che ti ha offeso?” gli domandò.

Lui scrollò le spalle con noncuranza. “Forse.”

Keira ripensò al modo in cui Shane si era ritirato in se stesso durante la loro gita al Burren. Doveva aver fatto una gaffe allora, lo aveva offeso in qualche modo, ma lui non le aveva spiegato come. E sembrava che lo avesse appena rifatto.

“Mi vuoi dire cosa è?” chiese Keira. “Perché sembra che continui a farlo e non so perché.”

Shane si appoggiò sui gomiti alla balaustra. Fece un lungo sospiro, poi guardò Keira. “Se proprio vuoi saperlo, devo porgere i miei rispetti alla tomba di una persona,” disse.

“Oh,” replicò Keira, rattristandosi. La sua voce si fece più dolce. “Ne vuoi parlare?”

Shane scosse la testa. “Non con te.”

Dopodiché si girò per riprendere il percorso, lasciando lì Keira sconvolta e confusa. Senza altra scelta, la donna lo seguì, sentendosi ferita, incerta di cosa avesse detto o fatto per provocare un rifiuto tanto forte da parte sua. Fece il resto del sentiero a testa china.

*

Più tardi, tornata nella sua stanza, Keira si sedette alla scrivania con il portatile aperto davanti a sé. Doveva mandare qualcosa di scritto a Elliot e Nina ma faceva fatica a trovare qualsiasi cosa da dire sul suo viaggio alle Scogliere di Moher. Senza contare che era ancora stordita dalle offese che in qualche modo aveva recato a Shane.

Fuori per le strade, il festival stava iniziando di nuovo. Sentiva la musica dal vivo di un menestrello all’angolo della strada. Iniziò a scrivere al computer.

Spero di non dover mai più sentire il suono di una fisarmonica per tutto il resto della mia vita. Durante la seconda serata, il triste lamento di un menestrello solitario filtra tra le crepe della finestra della mia camera. Mi chiedo che cosa abbia fatto per alienarsi il resto della comunità musicale, perché abbia deciso di stare da solo quando a Lisdoonvarna chiunque suoni il violino, il flauto o il banjo coglie ogni occasione per riunirsi in gruppo e dare spettacolo. Forse il menestrello sa qualcosa che il resto di noi disgraziati romantici ignoriamo, o rifiutiamo di vedere: siamo soli e così sarà per sempre.

Si interruppe. Era perfido. Non c’era alcuna creatività nella distruzione di quel posto e stava iniziando a farla sentire in colpa. Ma era il tipo di tono che sembrava piacere a Elliot e quindi continuò su quella falsariga prima di spedirlo.

Elliot rispose qualche istante più tardi.

È fantastico, Keira. Fai in modo di intervistare qualcun altro questa notte. Ci servono altri resoconti in prima persona.

Keira si appoggiò allo schienale della sedia assorbendo le sue parole. Erano proprio i resoconti in prima persona che la stavano mettendo in difficoltà. Le sembrava troppo crudele parlare con delle persone con l’unico scopo di farle a pezzi in seguito. Ma era quello che doveva fare.

Con un sospiro raccolse la sua borsetta, infilandovi dentro la biro e il taccuino. Quella sera avrebbe sentito la mancanza della presenza di Shane al suo fianco, e l’entusiasmo per il suo lavoro stava iniziando a scemare.

Mentre usciva dalla camera e scendeva le scale, Keira si chiese che cosa le stesse facendo quel paese.

CAPITOLO SETTE

Quella notte il festival era chiassoso come la sera precedente. Di più, in effetti, dato che quel giorno segnava l’inizio delle attività e delle gare organizzate. La città non sembrava dormire mai quando era aperto il Festival dell’Amore.

Keira scelse un pub ed entrò. Era ancora presto ma il posto era già affollato. Trovò un tavolino in un angolo e prese posto, tirando il taccuino e la penna fuori dalla borsetta, per poi scrutare tra la folla alla ricerca di qualcuno da approcciare. Voleva ogni genere di persona, non solo giovani donne come Tessa che erano lì solo per incontri senza impegno. Ciò che voleva era qualcuno che fosse lì per trovare sinceramente l’amore, qualcuno che credesse veramente di poter trovare la propria anima gemella al festival.

Proprio allora, un uomo al bar catturò la sua attenzione. Era più anziano della media dei partecipanti al festival e aveva i capelli grigi. Stimò fosse sulla cinquantina. Era solo, seduto su uno sgabello a guardare i festeggiamenti come se non ne facesse davvero parte.

Keira si alzò e si mosse a fatica tra la folla fino a quando non lo raggiunse. Lui sembrò sorpreso dall’avvicinarsi di una giovane donna.

“Posso aiutarti?” chiese con un pesante accento irlandese che Keira faticò a decifrare sopra il rumore.

Lei gli spiegò chi era, perché era lì, e gli chiese se era disposto a parlare con lei delle sue esperienze al festival.

“Certo, non ho niente di meglio da fare,” rispose lui. “Io sono Patrick.”

“Piacere di conoscerti,” disse Keira. “Spero che non ti dispiaccia, ma non ho potuto evitare di notare che hai qualche anno più della media qua dentro. Mi chiedevo che cosa ti avesse spinto a venire qui oggi.”

Patrick rise. “Vuoi dire che sono un matusalemme circondato da belle ragazze?”

Keira sorrise e scrollò le spalle. “Sei stato tu a dirlo, non io.”

“Puoi metterlo nel tuo articolo,” aggiunse Patrick, toccando dove aveva scritto la parola matusalemme nel suo taccuino. Bevve un sorso della sua birra. “Okay, quindi vuoi la mia storia. Eccola qui. Ho più anni della media, sì, ma non perché sono un orribile porco a caccia di una giovane moglie. Ci sono molti uomini come me che si ritrovano senza una compagna in questo momento della vita.” Si mise una mano in tasca ed estrasse il portafoglio, poi lo sfogliò fino a estrarne una fotografia. “Questa è Susan. Mia moglie per trent’anni. Fino a quando non mi ha lasciato.”

Keira scrisse velocemente, cercando di decifrare l’accento di Patrick.

“Che cosa è successo?” chiese.

“Niente, a essere sincero. I figli sono cresciuti e sono andati a vivere da soli. Siamo invecchiati tutti e due. Mi sono messo comodo, sai, mi sono lasciato andare e l’ho data per scontata. Poi la nostra attività ha avuto un brutto momento e quindi la vita che le avevo promesso non si è mai materializzata. Lei semplicemente è andata a cercare qualcuno che potesse garantirgliela.” Mise via la foto.

“Quindi stai cercando del divertimento?” chiese Keira. “O vendetta?”

Patrick scoppiò a ridere. “Sono qui per cercare una moglie!”

“Davvero?” esclamò Keira, sgranando gli occhi. “Non sei, ecco, stanco di tutta questa faccenda del matrimonio? Amareggiato? Logorato?”

“Certo che no!” disse Patrick. “Non sono amareggiato e non sono ancora da buttare. Ciò che ho da offrire non sarà stato abbastanza per Susan ma ci sarà una ragazza qua fuori per cui basterà. Probabilmente un’altra divorziata.” Rise. “Ce ne sono molte qui. E anche di vedove. Sono la mia migliore possibilità.”

Keira rimase sorpresa. Il matrimonio dei suoi genitori si era dissolto quando era molto piccola, e sua madre se ne era lamentata per anni. Guardarla l’aveva convinta di certe idee, come che il divorzio fosse la cosa peggiore che potesse capitare. Era uno shock incontrare qualcuno che non solo lo aveva subito, ma gli era sopravvissuto ed era emerso dall’altra parte con la fiducia nell’amore ancora intatta.

“Quindi hai in programma di incontrarti con il sensale?” chiese Keira.

Patrick annuì. “L’ho già fatto. Nel suo libro aveva una signora che secondo lui sarebbe perfetta per me. Eileen. Ha quarantasei anni, credo, e ha anche divorziato da poco. Che significa che abbiamo già molto in comune.” Sorrise.

“La incontrerai?” domandò Keira.

“È per questo che sono qui!” esclamò Patrick. Si raddrizzò la camicia e i suoi occhi brillarono per l’anticipazione. “Sono arrivato in anticipo per prendere posto.”

Per la seconda volta, Keira rimase sconvolta. Credeva di aver individuato un uomo solitario tra la folla, che guardava ma non poteva partecipare. Invece aveva interrotto un uomo divorziato che aspettava la donna con cui aveva un nuovo appuntamento! Patrick non era stato felice di avere un po’ di compagnia; Keira non lo aveva salvato dalla sua solitudine. Era solo stata un modo per far passare il tempo mentre aspettava l’inizio del suo appuntamento.

Fu in quel momento che la porta si aprì e una donna in un bellissimo vestito color smeraldo entrò. Aveva circa la stessa età di Patrick, con capelli grigi coperti da mèche bionde e un fisico un po’ più robusto di quanto non sarebbe stato ideale. Ma era affascinante, sfruttava al meglio le sue doti ed era molto attraente per la sua età. Notò Patrick e sorrise.

“Vi lascio soli,” disse Keira allontanandosi, sentendosi usurpata per la prima volta nella sua vita da una donna più anziana.

L’attenzione di Patrick si era già concentrata sulla nuova arrivata. Si alzò e la baciò su entrambe le guance, poi entrambi si accomodarono al bar, la donna sullo sgabello da cui si era appena alzata Keira.

Lei tornò al suo tavolo e guardò Patrick e la divorziata con cui aveva appuntamento mentre chiacchieravano e ridevano insieme. Notò il modo in cui lei gli toccava la mano mentre parlava, e il luccichio negli occhi dell’uomo mentre Eileen rideva a una delle sue battute. Ancora una volta Keira sentì un’altra crepa formarsi nel suo muro di cinismo. Forse in fondo c’era qualcosa di autentico. Forse c’erano persone per cui funzionava. Non qualcuno come lei, ovviamente, ma per le generazioni precedenti, che avevano già amato e perduto ed erano pronte a risalire in sella al cavallo.

Mise via il taccuino, rendendosi conto che l’intervista con Patrick non avrebbe fatto parte dell’articolo finito. L’unico modo in cui avrebbe potuto farcela stare sarebbe stata trasformando l’uomo in una caricatura disperata, che era una cosa che non era disposta a fare.

Avrebbe dovuto trovare qualcun altro da intervistare, qualcuno la cui storia si allineasse di più con il tono cinico dell’articolo che avrebbe dovuto scrivere. Ma ovunque guardasse vedeva solo gente che si divertiva, persone felici di avere nuova compagnia e che sembravano sul punto di innamorarsi. Non era affatto la scena nuda e cruda che avrebbe dovuto ispirarla. Invece le trasmetteva una scomoda sensazione, calda e tenera dentro.

Keira si alzò rapidamente prima di correre fuori dal pub e di allontanarsi da quella claustrofobia atmosfera romantica.

*

Più tardi quella notte Keira ricevette una gradita chiamata da Nina. Era bello sentire un assaggio di casa, anche se era solo per lavoro.

“Dunque, Elliot adora quello che hai scritto finora,” disse Nina. “E anche io. La tua scrittura è migliorata moltissimo per questo articolo. Il tono che hai scelto è perfetto. È molto evocativo. Mi sento come se fossi lì.”

“Grazie,” disse Keira, sorridendo tra sé e sé.

“C’è una cosa, però,” aggiunse Nina. “Joshua è uscito dall’ospedale e vuole ributtarsi nel lavoro. Ma i dottori lo hanno costretto a mettersi in malattia e non può tornare in ufficio. Quindi Elliot ha pensato che avesse più senso che lui, Elliot, si occupi delle questioni quotidiane al Viatorum e che Joshua supervisioni il pezzo sull’Irlanda. Dato che sta prendendo un sacco di antidolorifici che gli hanno completamente confuso i cicli di sonno e veglia, significa che sarà più disponibile per te. Quindi in pratica Elliot non supervisionerà più il tuo articolo.”

Keira rimase delusa. Era Elliot la persona su cui voleva fare colpo, era lui che aveva le chiavi del suo futuro lavoro. Joshua si sarebbe comportato come al solito, sarebbe stato sarcastico, sprezzante e critico.

All’improvviso capì che il rischio che aveva corso andando lì forse non avrebbe dato risultati. Quanto era probabile ora che facesse carriera? E se avesse finito per perdere Zachary per niente?

Concluse la chiamata con Nina e lo chiamò immediatamente. Quello stupido gioco del silenzio era durato abbastanza. Dovevano discutere della faccenda come delle persone adulte.

Con sorpresa di Keira, i fusi orari si dovevano essere allineati perché dopo diversi squilli Zachary rispose.

“Mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo a chiamare,” disse Zach.

Keira si accigliò. “Sono stata costantemente in contatto. Sei tu che mi stai ignorando.”

Aveva già assunto un tono aggressivo. Sarebbe finita male e ancora non aveva detto quasi niente!

Zach sbuffò. “Non credevo che le foto dei sederi delle pecore e di squadre di calcio incestuose richiedessero risposta.”

“Non ti ho mandato solo quelle,” rispose Keira con circospezione, sentendo la necessità di difendersi.

“Oh, dimenticavo, c’è stata anche la filippica da ubriaca. Grazie per avermelo ricordato.” Il suo tono era secco, acido, pieno di veleno. “Lo sai, sono il tipo di cazzate che fanno gli adolescenti, Keira. Mandare messaggi da sbronzi e immagini stupide. È infantile. Questa è la prima volta che provi a parlarmi come una persona matura.”

“Se parlare era così importante per te, perché non mi hai chiamata tu stesso?” rispose Keira. Non aveva intenzione di assumersi tutta la colpa per la loro mancanza di comunicazione degli ultimi giorni. Almeno lei ci aveva provato. E l’atteggiamento condiscendente di Zach la stava irritando.

“Forse perché mi stavo divertendo troppo senza di te,” rispose freddamente Zach.

Keira fu attraversata da un brivido improvviso. Qualcosa nel suo tono, nel modo in cui l’aveva detto, la rese sospettosa. “Intendi con Julia?”

L’altro capo della linea si fece silenzioso.

“Zach?”

Keira sentì il gelo prendere il sopravvento. Il suo silenzio parlava chiaro.

“Zach, sei andato a letto con lei?”

Lo sentì sospirare. E poi, alla fine: “Sì.”

Fu come se avesse incassato un pugno allo stomaco. Non riusciva a riprendere fiato, tanto era sopraffatta dalla sua confessione. Si sedette sul letto, sentendo il bisogno del supporto del materasso sotto di sé, per convincersi che il mondo non le stesse crollando sotto i piedi.

“Non riesco a credere che tu mi abbia fatto una cosa del genere,” balbettò.

Zach sospirò. “Sei partita e mi hai lasciato solo. Pensavo di aver chiarito che se fossi andata in Irlanda non ti avrei aspettata.”

“No, non lo avevi chiarito!” esplose Keira. “Abbiamo litigato, è vero. Eri arrabbiato. Lo capisco. Ma non pensavo che mi stessi lasciando!”

“Non lo stavo facendo,” rispose Zach. “Sei tu che hai lasciato me. Ricordi? Ti ho detto che se fossi partita non sapevo se saremmo rimasti insieme. E poi tu te ne sei andata. Per quel che ne sapevo, era il tuo modo di farla finita.”

Keira cercò di riprendere fiato. Tutto quello che stava sentendo era folle. Zach stava cercando di darle la colpa di tutto. Stava cercando di giustificare le sue azioni, facendo sembrare come se fosse stata lei a lasciarlo. Ma lei sapeva che non erano state pronunciate parole che specificassero che era davvero finita.

“Anche se pensavi che ci fossimo lasciati, non è il gesto più elegante del mondo saltare a letto con la prima donna disponibile,” sibilò Keira. La sua voce emerse roca, il suo tono accusatorio.

“Sai che c’è Keira?” rispose Zach, egualmente furioso. “Hai ragione. Julia era disponibile. Era presente. Ed è molto di più di quanto tu non abbia mai fatto.”

Chiuse di colpo la chiamata.

Keira rimase seduta lì con il telefono in mano, lottando per respirare. Odiava piangere ma sentiva le lacrime che le scendevano sulle guance. Deglutì a fatica e si ritrovò la gola totalmente chiusa.

Era successo davvero? Non avrebbe mai pensato di sentire un tale vetriolo uscire dalle labbra di Zach. Che fosse diretto a lei la feriva fin dentro il cuore.

Capì che Bryn aveva avuto ragione su di lei e Zach. Non era che lei e Zach fossero stati le persone giuste al momento sbagliato, era sempre stato tutto sbagliato! Zach le aveva appena mostrato un lato di sé che lei non aveva avuto idea esistesse, e che non era di sostegno alla sua carriera. Non l’aveva mai sostenuta, non lo aveva mai fatto. Aveva solo voluto una ragazza che fosse presente, che lo mettesse al primo posto, che soddisfarsi le sue necessità a discapito delle proprie.

Si accorse allora che Zach era un bastardo. Perché non l’aveva capito prima?

Si infilò a letto e si tirò la coperta sopra la testa. Fuori, nelle strade, sentiva il rumore dei single che continuavano la loro costante ricerca di compagnia. Per la prima volta dopo due anni, Keira ritornò una di loro.

CAPITOLO OTTO

Il mattino seguente di buon’ora, Keira era pronta e in attesa fuori dal Bed & Breakfast di Orin. L’ultima cosa che serviva al suo cuore spezzato era una colazione all’irlandese, quindi si era accertata di non averne il tempo, svegliandosi tardi per potersi fare solo una doccia, vestirsi e uscire al volo.

Era ferma all’angolo della strada, stringendosi le braccia attorno al corpo, ancora ferita per il tradimento di Zach. Non era certa di come avrebbe superato quella giornata; voleva solo raggomitolarsi a letto e dormire. Ma quando vide la macchina di Shane che si avvicinava, sentì un improvviso senso di sollievo, come se la sua solitudine si stesse sciogliendo.

L’auto si fermò, salendo sul marciapiede accanto al Bed & Breakfast, e Keira entrò dal lato del passeggero.

“Buongiorno,” disse Shane, rigido.

Keira guardò la sua guida, la sua espressione tirata, e improvvisamente si ricordò di ciò che le aveva detto il giorno prima sul fatto che doveva andare a porgere i suoi rispetti alla tomba di una persona, e che non ne voleva con lei. Il suo istinto le diceva di chiedergli come stava, controllare se aveva bisogno di qualcosa, ma la rottura del suo rapporto aveva distrutto la sua sicurezza in sé, e come risultato il rifiuto del suo supporto a Shane del giorno prima la feriva ancora di più. Quindi invece di tentare di creare un legame con lui, si limitò a fissare con aria assente fuori dal finestrino.

“‘Giorno.”

Shane si allontanò dal marciapiede e iniziarono il viaggio. Keira si crogiolò nella sua miseria, guardando i desolati verdi e grigi che sfrecciavano davanti al finestrino.

Non sapeva quanto tempo fosse passato quando Shane parlò.

“Sei silenziosa,” notò.

“Anche tu,” rispose lei, con lo sguardo ancora fisso sul vetro.

“Immagino di sì.”

Ricadde il silenzio. Keira lo odiava, il modo in cui le loro battute allegre erano state sostituite da un enorme e rigonfio nulla.

“Ho passato la serata in un cimitero,” replicò Shane a mo’ di spiegazione. “E tu?”

“Sono solo stanca.”

“C’è qualcos’altro.”

Alla fine lei lo guardò. “Non sono affari tuoi,” disse, riecheggiando le sue parole del giorno prima.

Non aveva avuto l’intenzione di essere aggressiva, ma parlare della fine della sua relazione era l’ultima cosa che voleva fare in quel momento. Ciò che le serviva davvero era una lunga chiacchierata con Bryn o sua madre. Di solito erano le prime persone a cui si rivolgeva quando aveva bisogno di supporto ma quando l’aveva chiamata, Bryn stava facendo jogging e aveva detto di non avere tempo di parlare, quindi non aveva nemmeno avuto l’occasione di dirle di Zach. E con sua madre c’erano altissime probabilità che usasse l’evento per ribadire che lei glielo aveva detto. Keira non era dell’umore. E parlare con chiunque altro a New York era impossibile perché là era notte inoltrata. Non si era mai sentita tanto sola da quando era in Irlanda come in quel momento. Le avrebbe fatto bene sfogarsi con Shane ma chiaramente non era giornata per nessuno dei due.

Riportò l’attenzione sul panorama dall’altra parte del finestrino e sentì lo sguardo di Shane su di sé. L’uomo non insistette, comunque, e ricaddero nel loro teso silenzio.

A differenza degli altri due viaggi, quello fu molto più lungo, e diede a Keira tutto il tempo per rimuginare sulle sue sfortune. Decise che Shane stava rispettando il suo desiderio di non parlare, o forse era solo troppo arrabbiato con lei per provarci. Anche se le sue solite battute erano vistosamente assenti, la guida continuò a guardarla con un’espressione angosciata.

Alla fine parlò.

“Keira, sei arrabbiata con me perché ti ho lasciata da sola al festival?” domandò.

Lei gli lanciò uno sguardo assassino. “Non sono una bambina, Shane. Non sto usando la tattica del silenzio perché mi hai allontanata.” Dicendolo, si rese conto che in effetti era metà del motivo per cui non gli stava parlando. Quella realizzazione la prese alla sprovvista. Incrociò le braccia. “E comunque perché non c’eri?”

“Te l’ho detto,” rispose Shane. Strinse le mani sul volante. “Dovevo porgere omaggio a qualcuno. A diverse persone, a dir la verità.”

Keira non riuscì a trattenere la sua curiosità. “Chi?”

Shane trattenne il respiro e poi sospirò lentamente. “Non voglio intristirti con i miei problemi.”

“Non mi dà fastidio,” replicò Keira. Poi, tirandosi il bordo della camicia, aggiunse: “Mi distrarrebbe dai miei.”

Shane la guardò. “Facciamo un patto. Io mi sfogo se ti sfoghi anche tu.”

Keira si ripiegò su se stessa. Non era pronta a parlare della rottura. Ma d’altra parte voleva sapere che cosa stava succedendo a Shane. Forse valeva la pena fare quel sacrificio.

“Va bene,” accettò alla fine.

Shane guardò fuori oltre il parabrezza. La strada davanti a loro era stretta, ma lunga e vuota. Era come se fossero le uniche persone al mondo.

Con le mani ancora strette sul volante, Shane lanciò un’occhiata a Keira nel sedile del passeggero. “Niente di tutto questo finirà nel tuo articolo, giusto?”

Keira sollevò le braccia, a indicare la tregua. “In via assolutamente confidenziale,” confermò, pensando ancora una volta quanto Joshua sarebbe stato più adatto a quel lavoro. Non ci sarebbe stato niente di confidenziale per lui. “Quindi deve avere a che fare con l’amore,” disse ad alta voce, non appena lo capì.

Shane annuì. “Questo non ti piacerà. È contrario a tutto ciò in cui credi.”

“Tutto ciò in cui credo?” domandò Keira accigliata. “Che cosa vuoi dire?”

Shane si schiarì la gola e fissò davanti a sé attraverso il parabrezza. “Hai fatto un commento sui giovani innamorati l’altro giorno.”

“Su come finisce sempre male? È quello che ti ha offeso?”

Lui annuì. “È stato più per l’assoluto disprezzo nella tua voce. Lo sdegno. Come se non credessi che potrebbe funzionare tra due persone.”

“Questo perché non lo credo,” ribadì Keira. “Nella mia esperienza, in ogni caso. Voglio dire, le uniche persone che conosco che si sono sposate da giovani hanno anche divorziato presto. E se sono rimaste insieme è solo perché la loro religione è contraria alla separazione.” Si interruppe. “Stai per dirmi che stai con la tua fidanzata dei tempi del liceo?”

Keira fu colpita da quanto quel pensiero la infastidiva. Non aveva mai chiesto a Shane se avesse una relazione. Aveva semplicemente dato per scontato, visto il suo atteggiamento, che non fosse così. Non aveva nemmeno un anello al dito, quindi non era impegnato in quel modo, ma se avesse avuto una dolce ragazza che lo aspettava a casa? Una che lasciava ogni anno per andare al festival e alle feste? Il pensiero le fece stringere lo stomaco.

“Più o meno,” rispose Shane.

La sensazione che colpì Keira fu molto simile al panico. Tutti gli uomini erano traditori? Tradivano non appena la loro ragazza si allontanava? E comunque come si faceva a stare ‘più o meno’ con qualcuno?”

Accanto a lei, Shane sembrò rimpicciolire.

“È morta,” aggiunse semplicemente.

Un enorme senso di colpa si abbatté su Keira per aver dubitato di lui, per aver lasciato che il proprio dolore e paranoia prendessero il sopravvento.

“Mi dispiace così tanto,” bisbigliò. “Di recente?”

Lui scosse la testa. “No. È stato molto tempo fa.”

“Che cosa è successo?”

“Ci siamo conosciuti a scuola,” iniziò Shane. “Ci siamo innamorati subito, anche se quando avevamo dodici anni nessuno dei due capì che cosa fosse.” Un sorriso nostalgico gli apparve sulle labbra. “Siamo cresciuti, abbiamo iniziato a uscire insieme. Perfetto è l’unico modo per descrivere quel periodo. Le ho chiesto di sposarmi persino prima di finire la scuola. Quella notte è rimasta incinta.” Un altro sorriso, quella volta accompagnato da un rossore sulle guance. “Ci siamo sposati a diciotto anni. Poi una notte, quando era incinta di otto mesi, il bambino ha smesso di muoversi. Siamo andati in ospedale. Era morto.” Strinse con ancora più forza il volante dell’auto. “Mentre dava alla luce il nostro bambino defunto, anche lei è morta. Li ho persi entrambi in una sola notte.” La guardò tristemente. “È questo che significa ‘più o meno’. Fino a che morte non ci separi. Solo che è arrivata molto prima di quanto ci aspettassimo. Ma lei è ancora qui.” Si toccò il cuore.

Keira si sentì gelare. Non aveva mai sentito una storia tanto tragica. “Come si chiamava?” chiese gentilmente, “se non ti disturba dirmelo.”

“Deirdre,” rispose Shane. “E ho chiamato il bambino John, come suo padre. Sono certo che avrebbe voluto così.”

Keira non sapeva più cosa dire. Si sentiva malissimo, così piena di dolore e compassione che era come se stesse per esplodere. Che esperienza orribile da subire a quell’età. Non c’era da sorprendersi se il suo commento sui fidanzati del liceo lo aveva infastidito.

“Sono loro le tombe che sei andato a vedere l’altro giorno?” chiese, con la stessa gentilezza.

Shane annuì.

“Perché era l’anniversario?” domandò Keira. Il pensiero che le sue parole avessero potuto essere sale sulla ferita di Shane la inorridì.

“No,” rispose. “Vado solo quando ne sento il bisogno. Di solito succede diverse volte all’anno, anche adesso. Ieri ne avevo bisogno.”

“C’è stato qualcosa che ti ha spinto?”

Lui allora la fissò. “Senso di colpa.”

“Colpa?” ripeté Keira. Poi capì che cosa voleva dire. La sua uscita con Tessa. Stare con un’altra donna doveva aver risvegliato emozioni di ogni tipo dentro di lui. O almeno così pensò che fosse, anche se c’era qualcos’altro di imperscrutabile nei suoi occhi.

“Siamo arrivati,” disse Shane all’improvviso.

Keira sobbalzò. Si era quasi totalmente dimenticata di essere in auto, in viaggio verso un altro sito da visitare, tanto si era concentrata sulla storia di Shane.

Si fermarono nel parcheggio di una magnifica casa imponente. Era un bellissimo edificio di vecchi mattoni rossi coperti di edera rampicante. Non era affatto ciò che si era aspettata, anche se si rese conto di non aver controllato l’itinerario, né chiesto a Shane dove la stesse portando quel giorno. Era stata così presa da Zach che lo aveva totalmente dimenticato.

“È molto raffinata,” commentò.

“Muckross House,” le disse Shane. “Ci sono giardini, laghi, e i suoi terreni attualmente fanno parte del Killarney National Park.”

Keira guardò le montagne tutte intorno fuori dal parabrezza. Sembravano blu nella delicata luce del mattino, come lo sfondo di un dipinto ad acquerello.

Yaş sınırı:
16+
Litres'teki yayın tarihi:
10 ekim 2019
Hacim:
231 s. 2 illüstrasyon
ISBN:
9781640293311
İndirme biçimi: