Kitabı oku: «Un Amore come il Nostro », sayfa 6
“Vuoi andare a fare due passi?” chiese Shane.
Il suo tono era molto più gentile di quanto Keira lo avesse sentito finora. Non voleva ammetterlo, ma le diede molta pace. Forse non era il conforto da parte di Bryn o di sua madre quello che cercava per superare la fine della sua relazione. Forse non voleva le attenzioni di una confidente, quanto invece il tocco di qualcuno di nuovo ed eccitante.
Allontanò subito da sé quei pensieri. Non aveva appena detto a Zach quanto fosse poco elegante saltare subito a letto con una nuova persona, non appena la relazione era finita? Come poteva avere simili desideri? E Shane non le aveva appena raccontato quanto dolore e senso di colpa provava stando con altre donne? Senza contare che era la sua guida turistica, pagata dalla sua compagnia! Era assolutamente inappropriato pensare di provarci con lui. Ma era comunque un’idea interessante, doveva ammetterlo.
Uscirono dall’auto. Keira notò qualcosa sul prato e strinse gli occhi.
“Quella è un’anatra?” chiese, e una risatina le emerse dalla gola.
“Sembra di sì,” rispose Shane, sorridendo in reazione alla gioia che finalmente manifestava. “Deve essere arrivata fin qui dal lago.”
“Oh, guarda, degli anatroccoli!” gridò Keira, quando una fila di soffici pulcini gialli seguì la madre, correndo in mezzo all’erba.
Keira stava emettendo versi deliziati a quella vista, quando si accorse che Shane la stava guardando. Quella volta la sua espressione non era una che gli avesse già visto sul volto. C’era qualcosa nei suoi occhi, una luce. No, era più un fuoco. Si chiese che cosa avrebbe detto William Barry di uno sguardo del genere.
“Stamattina volevo dirti quanto sei bella,” disse Shane all’improvviso. “Ma sembravi così triste.”
Keira fu sconvolta all’udire quelle parole. Lui pensava che fosse bella?
“Ero triste,” confermò. “Lo sono ancora.”
Shane annuì. “Lo vedo. Abbiamo fatto un patto, ricordi?”
Keira esitò. Le sembrava pericoloso parlare di romanticismo e relazioni, perché sapeva che cosa avrebbe iniziato a pensare e quali desideri avrebbe scatenato non appena avesse ammesso a se stessa di essere di nuovo single e in cerca. Ma d’altra parte si sentiva attirata da quella decisione, quella ammissione leggermente pericolosa e dall’eccitazione che avrebbe potuto derivarne.
“Zach,” iniziò. “Il mio fidanzato. Non stiamo più insieme.”
Shane apparve sinceramente triste per lei. Keira percepì quanto avrebbe voluto confortarla, toccarla e dimostrarle gentilezza. Ma si trattenne e lei gli fu grata.
Iniziarono di nuovo a camminare, passeggiando nei magnifici giardini dell’antica villa vittoriana.
“Mi ha tradita,” disse Keira dopo un lungo momento di silenzio. “Sarei dovuta andare con lui al matrimonio di sua sorella, ma mi hanno affidato questo incarico. Quindi è andato a letto con una delle damigelle d’onore.”
Shane le lanciò uno sguardo compassionevole. “Mi dispiace, è uno schifo.”
Keira strinse con ancora più forza le braccia attorno a sé, come se stesse cercando di racchiudere il proprio dolore dietro le costole.
“Se ti fa sentire meglio,” continuò Shane, “sono felice che tu sia venuta qui per scrivere l’articolo.”
Allora Keira si bloccò. Che cosa stava dicendo? Fino a quel momento si era comportato come se lei fosse la persona più irritante che avesse mai conosciuto. Se n’era andato con Tessa al festival. Non era così che avrebbe dovuto comportarsi qualcuno di felice di conoscerla!
“È divertente avere un po’ di compagnia,” aggiunse lui rapidamente. Poi scrollando le spalle, spiegò: “Anche io sono lontano da casa. Durante il festival sento sempre un po’ di nostalgia, quindi è piacevole vedere un volto familiare.”
Keira si rese conto così di non sapere niente di lui come persona. Tutto ciò che conosceva era la sua opinione sull’amore, e che in generale aveva una visione della vita molto diversa dalla sua. Avevano iniziato subito a dibattere, a discutere di argomenti impegnativi, e non avevano mai fatto una semplice chiacchierata su casa, famiglia, amici o le cose che a cui tenevano.
“Non so cosa dirti per farti stare meglio,” disse Shane. “Ma so che andrà tutto bene.”
Lei annuì e le venne un groppo alla gola. Era già stata attratta da Shane, anche quando si era comportato come un bastardo irritante. Ora era come se un magnete lo stesse attirando a lui, costringendola ad avvicinarsi alla sua orbita.
“Suggerirei una pinta di birra,” commentò Shane con un sorriso imbarazzato. “Ma temo che non ti piacerebbe.”
Lei rise e scosse la testa. “Mi sta già venendo la pancia da bevitore,” dichiarò allegramente, toccandosi lo stomaco.
“Che ne dici di un brunch, allora?” propose, e indicò un cartello che segnalava la presenza di una sala da tè nel terreno.
“Mi sembra una buona idea,” concordò Keira. Non aveva fatto colazione e ormai era affamata.
Si avviarono con calma lungo il sentiero, seguendo il cartello fino alla sala da tè, ed entrarono. Era un piccolo edificio incantevole, probabilmente il vecchio cottage del custode che era stato convertito in un bar pittoresco.
Si accomodarono a un piccolo tavolo rotondo, con le ginocchia tanto vicine da toccarsi. Keira si chiese all’improvviso se fare brunch con Shane non fosse un’idea poco saggia. Era quasi come un appuntamento, solo molto più complicato.
Entrambi ordinarono uova in camicia su pane di segale, con caffè e succo di frutta. Keira cercò di immaginarsi Joshua lì, in quella rustica sala da tè, con la sua porcellana delicata. Sarebbe stato un pesce fuor d’acqua! Si rese conto invece di essere molto più adatta del previsto.
Il cibo arrivò e iniziarono a mangiare in silenzio. Keira notò che l’espressione di Shane era sconfortata, e le venne improvvisamente in mente che si era lamentata della sua rottura quando invece lui era rimasto vedovo a diciotto anni. Conosceva molto più dell’amore e della perdita di quanto non fosse per lei, e aveva subito molte più tragedie. Probabilmente la riteneva una bambina viziata.
“Mi dispiace di essere tanto triste,” disse senza pensare.
Shane scosse la testa. “Non devi. Stai passando un brutto momento.”
Keira si agitò sulla sedia. “Ma ti deve sembrare così infantile. Dopo tutto quello che hai passato.”
“Vuoi dire dopo Deirdre?” chiarì lui. C’era un sorrisetto sulle sue labbra. “Puoi dire il suo nome, lo sai. Non te ne avrei parlato se non avessi voluto sentirlo.”
Keira annuì, sentendosi subito privilegiata, come se lui le avesse confessato uno dei più oscuri segreti e si fosse accorta solo allora della sua rilevanza. “Sì, volevo dire dopo Deirdre.”
“Forse hai notato che non sono diventato esattamente un eremita,” disse Shane. “Non sono stato solo con lei nella mia vita. Ho avuto delle altre ragazze, alcune in delle relazioni stabili, altre brevi. Caroline è stata il mio grande amore successivo.”
“Oh, Dio, e che cosa le è successo?” chiese Keira, temendo il peggio. Tubercolosi o qualcosa del genere.
“Mi ha tradito,” rispose Shane.
Non era la risposta che si era aspettata. Il fatto che lei e Shane condividessero quell’esperienza sembrava l’ennesima spinta ad avvicinarli. “Anche se sapeva che cosa avevi passato con Deirdre?”
Shane annuì. “Certa gente non riesce davvero a capire come le loro azioni si ripercuotano sugli altri.”
“È un modo molto diplomatico per metterla,” notò Keira.
Shane si limitò a scrollare le spalle. “Beh, credo che tutti lo abbiamo fatto, in un modo o nell’altro.”
Keira non pensava che Shane si stesse riferendo a lei, ma di certo quelle parole erano applicabili alla sua situazione. Zach aveva compromesso tutta la loro relazione andando a letto con Julia ma nemmeno lei era completamente innocente. Non aveva voluto vedere le cose dal suo punto di vista a proposito del lavoro e della sua tendenza a scappare e dare la priorità ad altro. Le azioni del suo ex fidanzato avevano segnato la fine del loro rapporto, ma le sue lo avevano minato fin dall’inizio.
“Prima hai detto che senti nostalgia di casa,” disse Keira. “Perché non vai a trovare la tua famiglia?”
“Vivono piuttosto lontano da Lisdoonvarna,” rispose Shane. “A dir la verità, stanno da queste parti.”
“Dovresti prenderti la giornata libera,” suggerì Keira. “Vai a salutarli!”
Shane scosse la testa. “Non credo che verrei riassunto l’anno prossimo se si venisse a sapere che mi sono sottratto ai miei doveri. E i soldi mi servono davvero.”
Keira si sentì male per lui. Era tremendo avere nostalgia di casa pur essendo tanto vicino. Per molti versi si sentiva allo stesso modo con Bryn, che era solo a una telefonata di distanza ma il fuso orario impediva loro di parlare.
“Ho un’idea,” dichiarò all’improvviso, sollevando le sopracciglia. “Il tuo lavoro è di mostrarmi la vera vita irlandese, giusto? Beh, perché non mi mostri da dove vieni e la tua famiglia.”
Shane quasi sputò la sorsata di caffè che aveva in bocca. “Non so se sono pronto a presentarti ai miei genitori,” scherzò.
Keira roteò gli occhi. “Andiamo, Shane. Ti sto dando un’occasione qui, ho trovato una scappatoia.”
Lui non sembrò convinto. “È a un’ora di macchina da qui. Non so se riusciremo a tornare in tempo per il festival, questa sera.”
Keira pensò al numero tristemente inadeguato di interviste sul suo taccuino, alla bozza che doveva ancora mandare a Nina, alle pagine di Word che avrebbe cancellato perché non voleva più parlare male delle persone che intervistava. Perdersi una notte del festival era piuttosto imprudente. A meno che…
“I tuoi genitori sono ancora sposati?” chiese.
“Da più di quarant’anni,” rispose con un sorriso Shane.
“Credi che mi lascerebbero intervistarli?”
Shane sembrò sorpreso. “Beh, tutti e due adorano parlare, quindi immagino di sì.”
“Ecco,” disse trionfante Keira. “Per oggi intervisterò loro. Ho abbastanza materiale per descrivere il festival e l’Irlanda in generale, sono gli intervistati che mi mancano.”
Shane sembrò illuminarsi all’improvviso, capendo che era seria, che stava succedendo davvero.
“Okay. Fantastico! Li chiamo subito e gli dico che stiamo arrivando.”
Keira sorrise mentre lui si alzava dal tavolo e usciva per telefonare. L’unico problema con quel piano era che la sua missione era di smontare il mito dell’amore e del romanticismo. Ma qualcosa aveva iniziato a cambiare dentro di lei. I suo muri stavano iniziando a crollare. Si stava addolcendo nei confronti dell’Irlanda, della gente, del romanticismo che la pervadeva. Specialmente ora che Zach l’aveva lasciata.
Allora le venne in mente un’idea. Elliot voleva che l’articolo fosse in prima persona, narrativo, ma se avesse preso una nuova direzione, quella della cinica newyorkese che viene lasciata nel bel mezzo del festival dell’amore? E se avesse messo la sua vita personale, piuttosto che le sue opinioni, al centro dell’articolo?
Proprio allora Shane riapparve alla porta. “Sei pronta? La mia famiglia è molto felice di conoscerti.”
“Davvero?” chiese lei, alzandosi e afferrando la borsetta.
Andò alla porta e lo seguì fuori.
“Sono sempre felici quando c’è un’altra donna in casa,” disse lui al di sopra di una spalla mentre tornavano all’auto.
“Che cosa intendi dire con un’altra donna?” chiese, curiosa.
Shane sorrise. “Oh, lo scoprirai presto.”
CAPITOLO NOVE
Il viaggio fino alla città natale di Shane li portò più a fondo nel cuore dell’Irlanda. A Keira sembrò di tornare indietro nel tempo, o come se stesse attraversando un tunnel per arrivare in un altro universo in cui l’erba era di un verde più acceso e l’aria più ricca di ossigeno.
“Questo è il mio paese,” disse Shane, voltando in una stradina sempre più stretta.
Keira si guardò intorno, strizzando gli occhi per la confusione. “Ma qui non c’è niente.”
“Certo che c’è,” rise Shane. Indicò una cassetta delle lettere circondata da siepi, rimaste selvatiche per così tanti anni che sembravano sul punto di inghiottirla. “Ecco l’ufficio postale.”
Keira rise. Shane indicò ancora avanti verso una piccola struttura di legno che sembrava essere stata una fermata dell’autobus, ma che non doveva essere in uso da anni.
“Il nightclub locale,” aggiunse. “Dove i giovani si incontrano per bere, ballare e pomiciare. O almeno lo farebbero, se ce ne fosse più di uno.”
Keira non riuscì a trattenere una risatina. Shane era un’eccellente compagnia e la sua arguzia era una boccata d’aria fresca, specialmente in confronto alla serietà di Zach. Si sgridò: non avrebbe dovuto paragonare la sua guida turistica all’ex fidanzato.
“Che cos’altro c’è da vedere in questa frenetica città?” chiese.
“Sono felice che tu l’abbia chiesto,” scherzò Shane. “In quel campo laggiù abbiamo l’asino Doris. È più vecchia di me, che tu ci creda o no. Una celebrità locale. E qui alla tua destra c’è un vero e proprio negozio di alcolici.”
“Quindi l’unico negozio nel tuo paese che vende solo sigarette e alcol?”
“Esatto,” confermò lui.
Rallentò l’auto e Keira vide cosa stava indicando. Dalla stradina stretta in cui erano svoltarono in quella che poteva essere descritta solamente come una sterrata. L’auto sobbalzò sulla superficie accidentata.
“Uhm, solo per essere sicura, non mi stai portando nel bel mezzo del nulla per uccidermi, vero?” disse Keira, per la prima volta un po’ a disagio.
Shane scoppiò a ridere. “Certo che no. Non con Doris qui come testimone!”
Proprio allora le siepi che crescevano su entrambi i lati della sterrata si fecero meno fitte. Keira notò che i campi tutto intorno erano pieni di animali e fienili, mangiatoie, trattori e aratri.
“Aspetta,” disse lei, corrugando le sopracciglia. “Non è che vivi in una fattoria, vero?”
“Già,” rispose Shane, apparentemente emozionato dalla vicinanza con casa sua.
Keira trovò contagiosa la sua eccitazione e divenne ugualmente curiosa di vedere dove viveva e di incontrare la sua famiglia.
“Non te l’aspettavi?” chiese lui.
“Immagino che avrei dovuto,” rise Keira, studiando i campi pieni di mucche, pecore e maiali. “È solo che non trasmetti vibrazioni particolarmente campagnole.”
“No?” ridacchiò lui. “Beh, ancora non mi hai visto tosare una pecora.”
Keira sollevò divertita un sopracciglio. “E non vedo l’ora di farlo!”
Superarono una fila di fienili e silos, e si fermarono davanti a un grande casolare di pietra. Sembrava antico, come se avesse avuto centinaia d’anni, era leggermente sbilenco e le finestre erano incurvate dagli elementi. La pietra era la stessa che aveva visto ovunque, grigia scura, rendendo l’edificio tutt’uno con il paesaggio circostante.
Mentre Shane rallentava l’auto fino a fermarsi, diverse giovani donne emersero di corsa dalla porta d’ingresso e iniziarono a saltare su e giù, salutando, festeggiando e applaudendo.
“Uhm…” iniziò Keira, piuttosto confusa da quel comitato di benvenuto. “Hai un fan club?”
“Già,” disse Shane, sorridendo. “Sono le mie sorelle.”
Lei sgranò gli occhi per la sorpresa. “Tutte quante?”
“Tutte e sei,” confermò Shane.
Così divenne chiaro che cosa aveva voluto dire a proposito di altre donne in casa.
Spense il motore e aprì la portiera, uscendo in fretta. Le donne gli saltarono addosso, coprendolo di baci, spintonandosi per poterlo abbracciare. Shane rise allegramente, allontanandole e giocando con loro come ci si sarebbe aspettato tra fratelli. Keira non riusciva a immaginare di essere tanto amata, o di avere tante persone così felici di vederla.
Alla fine, Shane emerse dalla presa delle sorelle. “Keira, queste sono le mie sorelline. Te le presento in ordine di età, ma non preoccuparti di ricordare tutti i loro nomi, tendono a fondersi in un’unica.”
Sogghignò e una delle sorelle lo colpì sul petto.
“Bada a quel che dici, Shane,” lo sfidò.
Shane fece un cenno verso la donna che lo aveva colpito. “Neala, la mia prima sorella, la mia complice.”
Neala strinse la mano di Keira. “Sono più giovane di Shane ma tutti pensano che sia la maggiore perché, a differenza di mio fratello, ho un briciolo di maturità.”
Tutti risero. Shane indicò le altre donne attorno a sé. “Mary, Siobhan, Aisling, Elaine.” Poi strinse le braccia attorno alla ragazza più minuta. “E la piccola della famiglia, Hannah.”
Keira pensò che Hannah dovesse avere circa sedici anni. Aveva un volto fresco che mostrava ancora una certa rotondità infantile. I suoi capelli erano di un bellissimo biondo dorato, lunghi e he ricadevano sulla sua schiena in onde. Tutte le sorelle erano attraenti, ma Hannah era incredibilmente bella.
“Siete tantissime,” rise Keira.
“Come è giusto che sia,” rispose Neala, “in una brava famiglia cattolica.” Si fece il segno della croce. Tutte le altre scoppiarono in risatine.
Keira vide chiaramente che quella famiglia si amava molto. E tutte ammiravano il loro fratellone, che con la sua altezza svettava su di loro e si stagliava come una figura da imitare. Gli brillavano praticamente gli occhi per il rispetto.
A quel punto un uomo e una donna più anziani uscirono dalla porta del casolare: i genitori di Shane. Keira lo vide nei tratti di entrambi, negli occhi del padre, nei colori della madre. Era un’unione perfetta di due persone.
I loro occhi si accesero alla vista del loro figlio maggiore e unico maschio. A Keira si strinse il cuore per l’amore che trasmettevano per lui. Anche se voleva molto bene a sua sorella e a sua madre, suo padre non era altro che un’ombra del passato, che ricordava a malapena. Si chiese quanto sarebbe stata diversa se fosse cresciuta in un’ambiente simile, circondata da così tanto amore. Le sue opinioni sugli affetti sarebbero state diverse? Sarebbe stata una romantica come Shane?
Il padre di Shane le si avvicinò, con la mano tesa e un sorriso di benvenuto sul volto.
“Sono Calum,” disse. “Tu devi essere la giovane donna con cui sta lavorando Shane in questo momento.”
Keira arrossì. “Oh, lavorare è una parola un po’ forte. Mi fa da guida mentre cerco di scrivere un articolo sul festival di Lisdoonvarna.”
“Keira è una giornalista,” spiegò Shane.
Lei scosse la testa, sentendosi un po’ in imbarazzo. “Non è così sofisticato come sembra.”
“Beh, per un contadino del centro di County Clare è piuttosto notevole,” disse Calum.
Il gruppo delle ragazze ridacchiò.
“Andiamo, vieni pure dentro,” la accolse la madre di Shane, sospingendola con un braccio amichevole. Parlava in fretta, con un accento pesante e cantilenante. “Neala, tesoro, metti su la teiera? Keira vorrà di certo un po’ di tè.”
“Oh, non si disturbi,” disse lei.
Shane le parlò dall’angolo della bocca. “Lascia che ti faccia un tè. Sennò non la finirà più.”
Keira allora annuì. “Okay, il tè mi sembra perfetto.”
La madre di Shane la prese per un braccio e la guidò dentro la casa. “A proposito, io mi chiamo Eve. Shane mi ha detto tutto di te.”
“Davvero?”
“Oh, sì. Ha detto di essere stato molto sorpreso che la rivista avesse mandato una donna. Si aspettava un Joshua!”
“Ah, sì,” commentò Keira. “Joshua si è rotto una gamba scivolando su un caffè macchiato.”
Tutti esplosero in una fragorosa risata. Il suono fu gioiosamente travolgente per Keira. La gente di solito non la trovata tanto divertente e le diede una sensazione di sicurezza. Si sentiva già così a suo agio che non voleva più andarsene quando fosse arrivato il momento.
Eve guidò Keira attraverso stretti corridoi dai soffitti bassi, oltre scale di legno e porte tanto piccole che Shane dovette chinarsi per passare.
“La sua casa è bellissima, signora Lawder,” disse Keira.
“Grazie, cara,” rispose Eve, dandole delle pacche sul braccio. “Calum è cresciuto qui, non vero, amore?”
Calum annuì per confermare. “Eve viveva in una casa giù, lungo la strada. Ci siamo incontrati in chiesa quando avevamo tre anni. Anche allora sapevo che un giorno l’avrei sposata.”
“Papà,” si lamentò Shane. “Potresti almeno far sedere Keira prima di cominciare con la storia della tua vita?”
Entrarono in cucina, che era il tipo di ambiente tradizionale da vecchio casolare di campagna che Keira aveva visto in alcune serie storiche in televisione, con ripiani di lavoro in legno, piastrelle scheggiate color rosso mattone sul pavimento, travi sul soffitto a vista (con una gamma di pentole di rame appese a ganci che erano stati scavati nel legno), e un’accozzaglia disordinata di piante ed erbe coltivate in teiere e tazze rotte sul davanzale. Era tanto bella che Keira rimase senza fiato.
Neala, la sorella maggiore, si diresse verso il bollitore per fare il tè come le era stato chiesto. La sorella minore, Hannah, tirò fuori come per magia una torta da una credenza, e iniziò a tagliarla a fette.
“Vuoi un po’ di torta, vero, Keira?” chiese.
“Per me no,” rispose educatamente lei.
Eve le strinse il braccio. “Non starai facendo la dieta, vero? Una ragazza come te dovrebbe mangiare una fetta di torta ogni giorno. Ti tiene i fianchi rotondi.”
A Keira sfuggì un’incontrollabile risatina.
“Ma!” gridò Shane, con aria imbarazzata.
Tutti si sedettero al tavolo. Neala portò una teiera su un ammaccato vassoio d’argento con dieci tazzine di porcellana spaiate su cui appariva l’immagine di animali o un design floreale. Sembravano il risultato di una collezione durata decenni.
“In qualità di nostra ospite d’onore, Keira, puoi avere la speciale tazza del cigno,” annunciò Neala.
A Keira non fu chiaro perché a quella frase risero tutti e diede per scontato che fosse una battuta di famiglia che non capiva. Desiderò con forza poter far parte di una simile unità. Non aveva mai compreso quanto si era persa fino a quel momento in cui lo vedeva con i suoi occhi. In confronto alla sua vita, era completamente differente. Anche in confronto a quella di Zach. Era un bel cambiamento dalla faccia arrogante di Ruth e dal suo importantissimo matrimonio.
Ciò che era ancora più clamoroso era che sembrava piacere a tutti. La famiglia appariva molto colpita dalla sua carriera, dai suoi successi, e ammirati dal fatto che venisse da New York. Le fecero mille domande, specialmente Hannah, che tra tutte le sorelle sembrava la più conquistata dello stile di vita di Keira.
“Voglio fare la modella,” spiegò la ragazza.
Eve accarezzò i lunghi capelli biondi della figlia più giovane. “Preferiremmo che rimanesse in Irlanda ma è decisa a trasferirsi all’estero, in futuro.”
Hannah sembrò illuminarsi all’improvviso. “Keira potrebbe accompagnarmi!”
La scrittrice sgranò gli occhi per la sorpresa. Aveva solo preso una tazza di tè con una fetta di torta e sembrava che l’avessero già accolta in famiglia.
“Hannah, dai,” disse Shane, roteando gli occhi. “Potresti non saltare addosso a questa povera donna? La metti in imbarazzo!”
Hannah si esibì in una finta espressione offesa. “A Keira non dispiace, vero?”
E con sua sorpresa lei si accorse che Hannah aveva ragione. Non le dava fastidio essere inclusa da quella gente tanto gioiosa e felice, e di certo non le dispiaceva sentirsi tanto rispettata e accudita. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che si era sentita tanto interessante, o quando le guance le avevano fatto male per i troppi sorrisi. Il pensiero della brillante e vivace Hannah sotto la sua ala a New York era un’idea che si ritrovò ad apprezzare. Voleva fare parte di quella famiglia. Non voleva andarsene mai più.
Si era innamorata di quel posto, di quella sensazione. Forse esisteva davvero l’amore a prima vista.
A quel punto Eve si tese dall’altra parte del tavolo e prese le mani di Shane tra le proprie.
“Devo farti una domanda molto importante,” disse.
Shane apparve subito pallido e spaventato, come se si stesse preparando per qualcosa di tremendo.
Il volto di Eve si aprì in un ampio sorriso. “Che cosa hai fatto ai capelli?”
Tutti scoppiarono a ridere.
“Sono felice che sia stata tu a dirlo!” esclamò Mary. “Sembri uno spaventapasseri, fratellone.”
“Stavo pensando la stessa cosa,” disse Neala. “Andiamo, fatti dare una sistemata.”
Lo afferrò e lo strattonò per farlo alzare. Shane assunse un’accesa sfumatura rossa.
Eve fece un verso di disapprovazione e scosse la testa verso Keira. “È terribile. Troppo abituato ad avere una donna che lo tenga in riga. Se non una madre, una sorella, e se non una sorella allora deve essere una moglie.” Rise.
Anche Keira rise, e aspettò con trepidazione il suo ritorno.
*
Mentre Shane era via a farsi fare bello, Keira colse l’opportunità per parlare con Eve e Calum della loro storia d’amore. Tirò fuori il taccuino e la penna.
“Quindi vi siete incontrati che avevate tre anni, giusto?” iniziò.
Calum annuì. “Amore a prima vita, per lo meno per me.”
“E tu cosa dici, Eve?” domandò Keira.
“Santo Cielo, no. Pensavo che tutti i maschi attaccassero i germi,” rispose la donna con una risatina. “E ho continuato a pensarlo fino a quando non ho compiuto quindici anni.”
“E a quindici anni cosa è successo?” chiese Keira.
“Sono stata baciata da un ragazzo,” rispose. Si tese e toccò la mano di Calum. “Questo ragazzo!”
Keira prese appunti sulla loro storia, che trovò assolutamente deliziosa. “Quindi siete sempre stati insieme? Non avete mai avuto occhi per nessun altro?”
Entrambi annuirono. Una volta aveva trovato sospette quelle storie, ma stava iniziando ad accettare che erano vere, che certe coppie non mentivano sul loro amore né fingevano che i loro matrimoni fossero più felici di altri.
Keira prese un sorso del suo tè appena fatto. “Quindi, quale è il vostro segreto? Come avete fatto a farlo durare tanto a lungo?”
Fu Calum a parlare. “Aiuta il fatto che abbiamo molte cose in comune. La nostra fede, per esempio. Entrambi abbiamo molti fratelli quindi abbiamo sempre saputo che volevamo avere tutti i figli che Dio ci avrebbe mandato.”
Eve intervenne. “E siamo stati entrambi cresciuti a carne e patate, quindi non abbiamo mai discusso su cosa mangiare per cena!”
Keira rise. Li trovava rinfrescanti. Era gente pratica, piena di senso dell’umorismo e allegria.
“Ma nessuno dei due ha mai voluto vedere di più del mondo? Magari provando a vivere in una città per un po’?”
Calum scosse la testa. “Quando siamo cresciuti non era una cosa prevista, quindi non ci è mai venuto in mente. Le vacanze all’estero erano per i ricchi. Per noi c’era la gita annuale al campeggio di Kerry! Se eravamo fortunati.”
Keira scrisse la loro storia e rifletté sulle loro parole. Era stato più facile in passato trovare l’amore vero, senza tutte le influenze culturali e le opportunità tentatrici che aveva la gente negli ultimi anni? Era quello il compromesso che aveva accettato la sua generazione, in cambio di un mondo più accessibile grazie alla tecnologia? Eve e Calum non avevano mai dovuto discutere di quanti bambini avrebbero voluto, men che meno se ne volevano! Non avevano mai dovuto scegliere se sradicare o meno la famiglia per un’opportunità di lavoro lontana da casa. Per volti versi il loro percorso era già stata deciso. Seguendo quel percorso, l’amore vero era quasi inevitabile.
Keira era alla sua terza tazza di tè quando udì il suono di passi che scendevano pesantemente le scale, a indicare che la seduta di bellezza di Shane era conclusa. Mise via il taccuino e si girò sulla sedia, guardando sopra la spalla verso la porta della cucina. Eve alzò lo sguardo dalla sua tazza di tè.
“Oh, santo Cielo!” esclamò quando Shane emerse dal corridoio in ombra per entrare nella stanza.
Keira sgranò gli occhi e trattenne un sussulto. Senza i peli incolti sul mente, la mascella forte e scolpita era in bella mostra. Dopo gli occhi era probabilmente la sua caratteristica più attraente e Keira si chiese perché l’avesse nascosta sotto una barba. I capelli erano stati tagliati corti, quasi allo scalpo. O le sorelle avevano un gran talento come parrucchiere o Shane aveva il tipo di faccia che poteva portar bene ogni stile.
Keira sentì uno sfarfallio dentro di sé. La allarmò tanto che dovette distogliere lo sguardo da Shane.
“Non è bellissimo?” esclamò Eve, sgomitandola al tavolo. “Dagli un’occhiata!”
Keira alzò timidamente lo sguardo e sorrise. “Sta bene.”
“Che vuole dire, bene?” gridò Eve con un entusiasmo incontenibile. “Sembra un attore del cinema!” Saltò su dalla sedia e corse verso Shane, per baciarlo su entrambe le guance.
Le sorelle si affollarono dietro di lui, ridendo con aria molo compiaciuta.
“Che cosa ne pensi, Keira?” domandò Neala. “Qualcuno si innamorerà di lui in un batter d’occhio con il suo nuovo taglio di capelli.”
Shane divenne tutto rosso in faccia. Keira si sentì subito a disagio, capendo che Neala aveva ragione. Lo Shane sbarbato era ancora più bello dello Shane trasandato. Le donne avrebbero fatto la fila per uscire con lui, al suo ritorno a Lisdoonvarna.
Shane fece un lungo passo in avanti e Keira si accorse che una delle sorelle lo aveva spintonato verso di lei.
“Shane, non mostri la fattoria a Keira?” chiese una ragazza, con tono urgente.
Shane si grattò nervosamente dietro il collo. “Beh, non so se Keira è interessata,” disse, all’improvviso timido.
“Certo che sì,” disse la stessa sorella. “Non è vero, Keira?”
“Certo,” rispose lei. “Mi sembra carina.”
“Va bene,” accettò un po’ rigido Shane. “Perché non andiamo ora?”
Fece cenno a Keira di andare per prima in corridoio e la seguì. Mentre si allontanavano, sentì i rumorosi bisbigli delle sue sorelle.
“Mi dispiace che siano tanto scatenate,” disse Shane.
“Non esserlo,” rispose Keira. “Mi sono piaciute moltissimo. Non mi sono mai sentita tanto benvenuta.”
Shane sorrise timidamente. “L’ospitalità è certo uno dei loro punti forti. Quante tazze di tè sei stata costretta a ingollare mentre le mie sorelle mi tagliavano i capelli?”
“Solo tre,” confessò Keira.