Kitabı oku: «ANTIAMERICA», sayfa 2
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Phishing
Se glielo permetterai, le persone ti dissangueranno. Promettimi che non finirai come me, inerme—una vittima.
Suo padre reggeva una bottiglia di whiskey in mano quando gliel’aveva fatto promettere all’età di undici anni. Stava dicendo la verità, ubriaco o no. Una volta arrivata a Miami, Alanna aveva avuto modo di appurare quanto ciò fosse vero. Se l’era cavata meglio di molti altri.
Aveva finito la fortuna a sua disposizione. Sedeva con le mani in mano in una fredda stanza per interrogatori, si trovava lì da più di un’ora. Il tizio pelato le aveva comunicato quali fossero i suoi diritti mentre le schiacciava la colonna vertebrale. Dopo aver ricevuto indicazioni da Coda di Cavallo, lui ed un uomo dai capelli grigi l’avevano spinta sul sedile posteriore di un’auto federale e l’avevano accompagnata al loro ufficio in centro a Miami.
Le era stata confiscata la borsetta contenente il denaro ed i suoi documenti. Il suo nome, foto, impronte digitali e DNA si trovavano ora nel loro database. Alanna era ufficialmente nella rete federale, ed era l’ultima cosa di cui aveva bisogno—poiché sarebbero sicuramente accadute cose anche peggiori. Storse il naso al proprio riflesso allo specchio sul muro grigio e batté il piede a terra con fare agitato sul pavimento di mattonelle nere. Se i Federali la stavano spiando voleva far loro capire che era stufa di aspettare.
Gli Agenti che l’avevano arrestata facevano parte dell’Unità Federale Crimini Informatici, ed era la prima volta che Alanna ne sentiva parlare. C’erano così tante unità contro i crimini informatici, così tante squadre e task force, aveva perso il conto. Era chiaro che le truffe d’ingegneria sociale che aveva perpetrato le stavano presentato il conto. Gli avvertimenti di Brayden si erano rivelati fondati. Pregava che i Federali non avrebbero acciuffato anche lui.
Quindici minuti più tardi la raggiunse un uomo alto di mezza età. Abbronzato, dai capelli neri e dall’abito scuro. Lasciò cadere sul tavolo di legno una cartella ed un block-notes giallo unitamente ad una penna. Lo sguardo dell’uomo fu presto su di lei quando si accomodò su una sedia di metallo di fronte ad Alanna. “Signorina Blake. Mi chiamo Ethan Palmer. Sono un Agente speciale dei Servizi Segreti”.
La ragazza rimase inerte, lasciando le braccia lungo i lati della sedia. I Servizi Segreti ed i Federali. Un’esagerazione per una semplice effrazione. Si chiese quali delle sue truffe fosse comparsa sul loro radar. O da quanto a lungo la stessero osservando. Che prove avessero. Non aveva nessuna intenzione di rivelare qualcosa in merito alle sue truffe o all’effrazione.
L’uomo poggiò la mano sulla cartelletta. “Il tuo fascicolo dice che sei stata dichiarata scomparsa in North Carolina poco dopo il tuo sedicesimo compleanno. Da quel momento non è stata registrata nessuna attività. Ti va di dirci che cos’hai fatto in questi ultimi anni?”
Alanna distolse lo sguardo. Ogni centimetro del muro era ricoperto dal medesimo strato di pittura grigia scialba e deprimente. L’uomo raccolse la penna con un ghigno in viso. “Entrambi i tuoi genitori sono stati dichiarati deceduti. C’è qualcuno che vorresti che contattassimo? Un amico o un membro della famiglia?”
“No”.
“Mi spiace. Dev’essere dura—una ragazza così giovane che vive da sola”.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno era che questo tizio la compatisse. “Ha mai avuto a che fare con ragazze della mia età?”
“In realtà mia figlia maggiore ha un paio d’anni in meno di te”.
Gli angoli della bocca di lui s’incurvarono in un sorriso, mentre Alanna si sforzò consapevolmente di non reciprocare alcun segno di emozione. Il silenzio venne interrotto quando Coda di Cavallo irruppe nella stanza indossando una giacca blu sulla maglia bianca a maniche lunghe. In bocca aveva una gomma da masticare ed avanzò oltre il tavolo, raggiungendo la parte posteriore della stanza.
L’uomo indicò nella direzione della donna mantenendo comunque il contatto visivo con Alanna. “Se non sbaglio hai già incontrato l’Agente Speciale dei Crimini Informatici Sheila McBride”.
Rivolse poi una breve occhiata all’Agente, gesto che lei ignorò. “Scusa se abbiamo iniziato senza di te”.
La donna si appoggiò al muro ed affondò entrambe le mani nelle tasche della sua giacca. Aveva tutte le caratteristiche di una maniaca del controllo. Alanna l’aveva capito dal modo in cui questa Agente McBride aveva abbaiato ordini al momento del suo arresto. Le era inoltre molto familiare lo sguardo penetrante che le aveva rivolto l’Agente, lo stesso che le stava rivolgendo in quel momento. Per tutta la vita le persone l’avevano considerata una delinquente. A ciò lei rispondeva sempre con un ampio sorriso laconico.
L’Agente dei Servizi Segreti le agitò la mano davanti al viso per attirare la sua attenzione. “Hai intenzione di dirci che cosa stavi facendo in quel condominio? O perché sei scappata dagli Agenti Federali che ti hanno avvicinata?”
Quando l’uomo unì le dita delle mani, Alanna appoggiò le spalle sullo schienale della sedia.
“Ti spiace dirci come ci sei arrivata? Abbiamo localizzato la tua auto, si trova al tuo appartamento”.
Alanna contrasse la mascella. Se non sapevano di Brayden di sicuro lei non gliel’avrebbe detto. L’Agente McBride avanzò verso il tavolo. Era sicuramente ancora indolenzita dallo scontro all’esterno dell’appartamento di Javier. L’ostilità era reciproca. Alanna provava poco trasporto per chi l’ostacolava. Specialmente le tipe con un caratteraccio. Lo attribuiva agli anni trascorsi accumulando la rabbia causata da una figura materna disfunzionale. A sufficienza per una vita intera.
L’Agente McBride si avvicinò con fare minaccioso. “Indovina che cosa hanno scoperto sul tuo computer in seguito alla perquisizione del tuo appartamento”.
I dati in merito ai suoi attacchi di phishing—la sua truffa più proficua. Aveva mandato partite di email che sembravano provenire da Instagram, Facebook ed ogni altra fonte fidata. Alcuni soggetti ignari le aprivano, cliccavano il link contenuto nel messaggio ed inserivano le proprie informazioni personali su finte pagine web create da lei.
Abbassò il mento prima di rispondere. “Minecraft?”
L’Agente McBride strinse lo sguardo dagli occhi azzurri. “Dati personalmente identificabili. Furto d’identità. Resistenza all’arresto. Effrazione. Stai per rendere molto felice un prosecutore federale molto fortunato”.
Il battito del cuore di Alanna accelerò. La maggior parte delle informazioni sul suo computer erano criptate su un server privato. Ad eccezione delle email che aveva mandato quella mattina. Avrebbe potuto fare più attenzione, ma non pensava avrebbe subito un’imboscata nel primo pomeriggio. Se non stavano bluffando era fregata. Ma non si sarebbe tradita dimostrando il panico che provava. La strategia dell’Agente McBride era giocare con la sua mente. Alanna si era trovata diverse volte nella posizione in cui si trovava in quel momento, quindi la cosa non la turbava più.
Spostò l’attenzione sull’Agente Palmer. Doveva avere poco più di quarant’anni. Iniziavano a vedersi le rughe sul suo viso. “Voglio un avvocato”.
“Ne hai uno da chiamare? Se così non fosse dovrai aspettare per ore prima che il tribunale te ne assegni uno”.
Alanna si accigliò all’accenno di intimidazione mostrata dall’uomo. “Aspetterò. Non otterrete niente da me fino a quel momento”.
L’uomo interruppe l’Agente McBride prima che quest’ultima potesse commentare. “D’accordo. Non parlare. Puoi almeno ascoltare ciò che abbiamo da dire?”
“Faccia pure”.
L’Agente aprì la cartella e poi le sbatté un foglio di carta sotto al naso. “Hai mai sentito parlare di questo gruppo?”
Alanna riconobbe subito la schermata. In alto si trovava una bandiera anarchica rossa e nera con una stella al centro. Sotto vi era un’immagine in bianco e nero di Che Guevara—quella che si vedeva sulle magliette. Javier non era stato molto entusiasta quando aveva visto la faccia dell’uomo nel momento in cui Brayden aveva sfoggiato il sito web hackerato. La sua famiglia era scappata da Cuba, quindi non era un grande sostenitore di Che.
Sotto all’immagine era stata inserita una citazione: “È il momento di gettare il giogo, di forzare la rinegoziazione dei debiti stranieri oppressivi e di costringere gli imperialisti ad abbandonare le loro basi di aggressione”.
Portò il capo verso la spalla sinistra. “Sì. So di AntiAmerica. Appaiono al telegiornale ogni dannato giorno”.
Non che stesse tenendo volontariamente il conto. Era Brayden che le forniva aggiornamenti tempestivi in merito. Un hacktivista di vecchia data e forte sostenitore di cause sociali su Internet, oltre ad un recitatore di sfoghi anticapitalisti. Quando iniziava a discutere sul come “il sistema è a favore dei benestanti e sfrutta le masse” nessuno era in grado di farlo tacere.
L’Agente Palmer si riappropriò del foglio e l’agitò davanti alla ragazza mentre la sua partner si spostò nell’angolo della stanza. “Era il sito web della Banca Nexus prima che AntiAmerica l’attaccasse il primo maggio, in occasione della commemorazione degli attacchi della Paura rossa nel 1919, un secolo fa. In seguito hanno avuto luogo gli attacchi a Dominion e First Regency. Le tre banche più importanti del paese che sono state attaccate nei due mesi scorsi”.
Gli Agenti si stavano comportando come se il loro discorsetto avrebbe avuto un qualche tipo d’influenza su di lei. “È per questo che mi state parlando?”
L’Agente Palmer annuì. “Io e l’Agente McBride facciamo parte di una task force inter-agenzie per conto delle quali ci è stato assegnato il compito di investigare”.
“Buon per voi”.
“Qual è la tua opinione circa AntiAmerica?”
Le orecchie di Alanna erano sature del suono prodotto dal masticare della gomma dell’Agente McBride. “Non ne ho. Non me ne frega niente. Lei che ne pensa?”
“Non sono hacktivisti che si battono per una causa come gli LulzSec o NullCrew. Sono anarchici. Il loro scopo finale è mettere in ginocchio il paese. E più acquisiscono sostenitori più diventano pericolosi”.
Dal momento in cui era stato postato un manifesto online da AntiAmerica dopo il loro primo attacco avevano radunato ogni anarchico tramite forum, chat room e Twitter. Non sapeva esattamente quanti fossero. Ma ogni volta in cui accendeva la televisione, al notiziario abbondavano storie in merito a nuove proteste che pullulavano nelle principali città del mondo.
“Okay. Sceneggiate a parte—che cosa c’entra tutto ciò con me?”
L’uomo rilassò la schiena e poi unì le mani. “Conosci un hacker di nome Paul Haynes?”
Alanna appoggiò la nuca sullo schienale della sedia. Il fatto che i Federali avessero menzionato il nome di Paul significava che erano al corrente del fatto che fosse un hacker black hat. Le conveniva procedere con cautela. In quanto all’oscuro delle prove che detenevano nei confronti di Paul, non poteva tradirsi negando qualsiasi connessione con quest’ultimo.
L’Agente Palmer inclinò la testa. “Puoi rispondere ad una semplice domanda con un sì o un no? Lo conosci o non lo conosci?”
Il silenzio li avrebbe certamente convinti della sua colpevolezza. Forse se avesse risposto, l’Agente sarebbe finalmente arrivato al punto. “Lo conosco. Ma non tanto bene. Abbiamo parlato qualche volta”.
“Quand’è stata l’ultima volta in cui avete parlato?”
“Qualche mese fa. Perché?” era meglio farlo passare per una conoscenza. Alanna era già abbastanza a rischio causa i suoi misfatti criminali, non era necessario che venissero associati a quelli di lui.
“Il suo coinquilino è stato assassinato”.
Lo stomaco di Alanna si contrasse quando la ragazza si agitò sulla sedia. Gli Agenti stavano studiando con fare interessato le sue reazioni—aveva tentato di dominare le proprie emozioni. Ma non poteva fare a meno di stare male per Paul. Nonostante la sua opinione su di lui non poteva non considerare il fatto che una perdita simile doveva essere stata straziante.
“Avevamo intenzione di convocarlo in centrale un paio di settimane fa per discutere di un exploit creato da lui, poiché era stato utilizzato nel primo attacco AntiAmerica. Gli Agenti mandati al suo appartamento a South Beach hanno trovato il corpo del suo coinquilino. Era stato legato, picchiato e strangolato”.
Alanna si morse il labbro inferiore. “Wow. Non ho mai conosciuto il suo coinquilino. Ma Paul mi è sempre sembrato un bravo ragazzo. Credete che sia stato lui ad ucciderlo?”
“Non lo sappiamo. Ma è ovviamente un potenziale sospetto, dato che è scomparso nel periodo in cui è stato assassinato il suo coinquilino”.
Paul e Terry erano una coppia—non coinquilini. I Federali però non l’avrebbero appreso da Alanna. Anche se si stava distanziando da Paul, a nessuno più di lei piaceva tenere nascosti i dettagli sulla vita privata. Si strinse il ventre sotto al tavolo. Paul parlava della sua relazione come se avesse trovato l’amore della sua vita. Alanna era scettica in merito al fatto che si fosse trattato di tortura ed omicidio.
L’Agente Palmer si sporse in avanti sul tavolo. “Dove l’hai visto per l’ultima volta?”
“Al Mechlab.” L’hackerspazio locale. Un centro ricreativo/biblioteca/bottega/laboratorio di computer. Paul era stato uno dei primi che aveva incontrato quando era diventata una frequentatrice assidua del locale un paio di anni prima. Brayden e Javier lo conoscevano anche da più a lungo.
“Sai dove potremmo trovarlo?”
“No, mi dispiace. Non lo vedo e non lo sento da tempo”.
L’Agente McBride intervenne, “E Javier Acosta? Quand’è stata l’ultima volta in cui l’hai visto o sentito?”
Alanna la fissò, ma era nascosta dall’ombra nell’angolo. “Javier? Lui che cosa c’entra?”
Quando l’Agente avanzò, Alanna notò l’espressione fiera che aveva in volto. “È scomparso da qualche settimana, vero? Risulta inoltre essere amico di Paul Haynes—il quale è scomparso nello stesso periodo”.
Accidenti. I Federali stavano cercando Javier. Stavano sorvegliando il suo appartamento—non lei.
L’Agente McBride inclinò il capo fino a quando gli occhi delle due erano alla stessa altezza. “Alanna? Javier Acosta—che cosa sai sulla sua scomparsa?”
“Non farebbe del male a nessuno—e non prenderebbe mai parte ad AntiAmerica”.
“La vulnerabilità dimostrata da AntiAmerica nei confronti della Banca Nexus è stata scoperta da Paul—e Javier. Stai cercando di dire che si tratta di una coincidenza?”
La perquisizione dei Federali all’appartamento di Javier era l’indicatore del fatto che lo consideravano un sospetto negli attacchi AntiAmerica. Restare in silenzio non era più un’opzione. Doveva difendere l’innocenza del ragazzo. O almeno portare altrove l’attenzione dei Federali. “Javier è un hacker etico. Le compagnie lo pagano affinché sistemi i loro bug. Non ruba”.
L’Agente McBride raggiunse il bordo del tavolo. “Sonda le vulnerabilità dei software ed hackera le compagnie in cambio di denaro. Assomiglia molto a ciò che fanno gli hacker di AntiAmerica”.
“Parlate con Paul. Forse è stato lui. O forse l’ha venduto come exploit creato da lui. Inoltre la Nexus non ha sistemato in tempo le vulnerabilità. Ma Javier non c’entra niente con l’attacco”.
L’Agente Palmer si frappose fra le due. “Anche se così fosse, vorremmo parlargli. Ma è sparito, quindi ti stiamo chiedendo di aiutarci a riempire gli spazi vuoti. Ha mai espresso insoddisfazione nei confronti di qualche istituzione finanziaria? Ha mai espresso il proprio supporto per AntiAmerica?”
“No. Javier non è un hacktivista. Non gli interessa la politica. E non ha mai commesso un crimine nella sua vita. Sapete qual è la differenza fra un hacker white hat e black hat, vero?”
La gomma da masticare verde si spostò nella bocca dell’Agente McBride. “Se lo conosci così bene allora perché hai fatto irruzione nel suo appartamento?”
Alanna distolse lo sguardo dal soffitto. Le forti luci le stavano facendo vedere delle macchie. “Siamo stati insieme. Non rispondeva al telefono. Mi sono fermata a casa sua. Non mi ha aperto. Me ne sono andata”.
L’Agente federale scosse il capo e ridacchiò. “Il tuo mentire ci convince del fatto che tu abbia qualcosa da nascondere. Ti va di parlarci dei dati criptati sul tuo hard disk? C’è qualcosa che ti collega ad AntiAmerica?”
Alanna emise una risata tesa. “Credete veramente che io sia immischiata con quei fanatici? Dovete essere veramente disperati”.
L’Agente McBride afferrò il tavolo con così tanta forza che le sue nocche si fecero bianche. “La tua recita sarebbe più convincente se non avessimo già le prove del fatto che in passato hai già rubato dati che non ti appartengono”.
“Ve lo dico chiaro e tondo: non mi immischierei mai con gli AntiAmerica o con altri pazzi. Fate tutte le ricerche che volete. Non troverete niente che mi colleghi a loro”.
“Forse il tuo ragazzo è un membro di AntiAmerica. E tu sei la sua complice”.
Alanna balzò in piedi. “Siete sordi? Non abbiamo niente a che fare con loro. Se foste bravi a fare il vostro lavoro sapreste che sto dicendo la verità”.
“Ti dico ciò che so” l’Agente federale avanzò verso Alanna puntandole l’indice contro. “So che sei una ladra ed una bugiarda. Se non smetti di fingere di essere stupida verrai condannata in quanto criminale”.
“So di che cosa si tratta. AntiAmerica vi sta facendo rincretinire, quindi arrestate il primo hacker che trovate”.
L’Agente McBride allontanò alcune ciocche dei suoi capelli sottili dal viso. “Non farti illusioni. Sei una ladra d’identità. Credi che c’interessi una nullità come te?”
“Allora perché continuate ad inventare cavolate su di me e AntiAmerica?”
“Vogliamo che ci parli di Javier Acosta. Che diamine ci facevi nel suo appartamento? Cosa sei, la sua ex ragazza psicopatica?”
Alanna si precipitò verso l’Agente federale. “Come mi hai chiamata? Ne ho abbastanza di te—”
Alanna raggiunse circa metà tavolo prima che l’Agente McBride l’afferrò per un braccio e la scagliò contro al muro. L’Agente portò il braccio sullo sterno della ragazza con un ghigno in viso, ed il suo respiro caldo raggiunse la guancia di Alanna. L’Agente Palmer si frappose fra le due fino ad allontanare la collega. Alanna si rimise a sedere senza distogliere lo sguardo dall’Agente McBride, la quale ribolliva dalla rabbia causata dall’intervento del suo partner.
L’Agente Palmer indicò nella direzione di Alanna. “Calmati. Non peggiorare le cose”.
Aveva ragione. Omicidio. Attacchi alle banche. I Federali che davano gli hacker in pasto ai lupi per molto meno. Il fatto che Alanna non potesse essere collegata ad AntiAmerica o a Javier o Paul non avrebbe avuto importanza. Non contava nemmeno il fatto che non detenesse le competenze necessarie al fine di perpetrare gli attacchi. Ai Federali interessava ottenere delle promozioni e fare in modo che i cittadini fossero felici—non aveva rilevanza arrestare la persona giusta. Questa Agente McBride la stava spingendo a fare qualcosa di stupido. Non avrebbe ottenuto niente di buono a perdere la testa.
L’Agente Palmer si rimise a sedere, allungò la mano in tasca e sbatté una busta di plastica sul tavolo, all’interno della stessa si trovava l’iPhone della ragazza. “Parliamo del perché sei qui. Ieri e oggi hai ricevuto dei messaggi da Javier. Quand’è stata l’ultima volta in cui l’hai visto?”
“Qualche settimana fa”.
“Tutti quelli che lo conoscono dicono la stessa cosa. Sembra sparito dalla faccia della terra. Ha smesso di andare a lezione. Nessuno ha avuto sue notizie”.
“Per questo stavate sorvegliando il suo appartamento?”
L’uomo serrò le labbra. “Non mi è consentito condividere quest’informazione. Tutto ciò che devi sapere è che Javier un sospettato”.
“Non sapete dov’è, quindi sicuramente sta attaccando le banche per conto di AntiAmerica, vero?”
“Tutto ciò che vogliamo è che venga a parlare con noi, in modo da poterlo eliminare dai sospetti. Se è innocente come dici tu, nessun danno nessun affanno”.
La gamba di Alanna stava tremando sotto al tavolo. “Volete che lo trovi per voi”.
“Il fatto è questo: abbiamo abbastanza prove dalle tue operazioni di phishing da mandarti in prigione. Fortunatamente per te dobbiamo parlare con Javier. Poiché sei l’unica persona con cui ha comunicato, sei l’unico collegamento. Vogliamo trovarlo per convocarlo e porgli delle domande”.
“Mi lasciate andare se spio Javier per voi?”
“Ti stiamo offrendo un patto in cui tutte le tue accuse verrebbero annullate a condizione che tu lavori come informatrice fino a quando i termini del servizio saranno stati soddisfatti. Per prima cosa localizzerai Javier ed acquisirai qualsiasi informazione che lo collega ad AntiAmerica”.
Un’informatrice. I Federali l’avrebbero completamente avuta in pugno. Avrebbe trascorso il proprio tempo spifferando dati su Javier e chiunque altro fino a quando sarebbero stati ragguagliati a sufficienza. Avrebbe dovuto dire addio a tutti gli introiti ricavati dalle sue truffe. Per quanto ad Alanna non piacesse ciò che le stavano proponendo, l’alternativa era molto peggio.
Se glielo permetterai, le persone ti dissangueranno.
Alanna restò in silenzio per un po’ prima di rispondere. “Mettiamo che vi aiuto. Che succede se non riesco a trovare Javier? Sono comunque libera?”
L’Agente Palmer scosse il capo. “Mi dispiace. Non funziona così. Affinché tu possa ricevere il nostro aiuto ci devi assistere nelle investigazioni. O ci porti da lui o ci fornisci le informazioni necessarie in modo che lo possiamo trovare”.
L’Agente McBride ronzò attorno a lei fino quando non le torreggiò sopra. “Spero che tu dica di no. Dalle prove che ho esaminato, una ladruncola come te non ha motivo di essere libera”.
Il partner della donna si alzò in piedi e si avvicinò al lato opposto del tavolo. “Se rifiuterai sarà come se getterai via la tua vita. Quindi prenditi un momento per rifletterci prima di rispondere”.
Il sangue di Alanna le si congelò nelle vene quando entrambi gli Agenti la fissarono. Rifiutarsi di aiutarli significava riporre le proprie speranze in un giudice a caso affinché questi provasse pietà per lei. Finire in prigione e macchiarsi la fedina penale l’avrebbe distrutta. Gli hacker black hat dovevano sempre fare attenzione alle spie, proprio per quel motivo. La maggior parte dei ragazzi della sua età sarebbero stati terrorizzati di trascorrere anche un breve periodo dietro le sbarre. Quei due non sapevano però che Alanna aveva in mente una terza opzione.
Fissò le sue scarpe di pelle nera, fingendo di riflettere sulla decisione. “D’accordo. Lo farò”.
Il volto dell’Agente Palmer s’illuminò. “Hai preso la decisione giusta. Io e l’Agente McBride ti accompagneremo ad organizzare il tutto. Qualcuno ti fornirà tutte le informazioni necessarie a breve”.
Alanna rivolse ai due un ultimo ghigno. “Non vedo l’ora”.
Quando l’Agente Palmer uscì dalla stanza, l’Agente McBride torreggiò su di lei e le rivolse qualche altra parola. “Avrai anche convinto lui, ma non me. Se riusciamo a collegarti agli hacking di AntiAmerica, il patto si annulla e tu vai in prigione. Se arriviamo al tuo ragazzo senza il tuo aiuto, tu vai in prigione. Il tempo scorre”.
Alanna affondò sulla sedia quando sentì la porta chiudersi. Sembrava che la collaborazione avesse allontanato l’attenzione da sé stessa. Non poteva rischiare che l’Agente McBride o gli altri Federali scavassero nella sua vita. Il phishing non era l’unico genere di truffa che perpetrava. Se fosse andato tuto per il meglio non sarebbero mai venuti a sapere del suo asso nella manica.