Kitabı oku: «La Fine Del Cammino», sayfa 3

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CAPITOLO DUE. Autostoppista per l’Inferno

VIOLETA

Sono in ritardo, merda!

Lucas ed io siamo rimasti fino a tarda notte a guardare un reality in televisione. Succede spesso, facciamo le ore piccole commentando gli outfit che indossano le celebrità, o criticando le performance musicali ai talent show, e ci mettiamo a parlare senza freni ... Alla fine vado a letto sempre dopo mezzanotte, e quando la sveglia suona al mattino ho l’impressione di essermi messa a dormire solo poco prima…

La mia routine di ogni giorno è sempre la stessa: doccia, colazione e autobus per recarmi al lavoro. Prima di entrare in ufficio prendo immancabilmente un moccaccino nella piccola caffetteria di Alicia, una bella ragazza dai capelli rosa. A volte restiamo a chiacchierare per qualche minuto, perché mi piacciono molto il suo stile e la sua forte personalità. Alla fine entro nella palazzina dove si trova il mio ufficio e mi faccio le scale a piedi fino al quinto piano, in modo che il dolce moccaccino non mi rovini la vita. Nell'ufficio che condivido con il resto del team dei creativi dell'azienda, accendo il computer e, se ho tempo, controllo la posta. Oggi però non lo faccio perché ho una riunione con il Consiglio e ... sono già in ritardo di dieci minuti.

Mi sfilo il cappotto e, dopo aver trangugiato in un sorso un buonissimo caffè, mi affretto verso la sala riunioni. Ci sono già tutti i miei compagni di squadra, il mio capo, il project manager e altre due persone che non conosco: una donna sulla quarantina vestita con un'elegante giacca grigia e un bel giovane, alto e bruno, che indossa un blazer casual e un paio di jeans.

"Scusatemi." esclamo, sedendomi al tavolo riunioni.

"Allora, Violeta, questi sono Andrea Guerra e Pablo Sandoval. " taglia corto il mio capo, presentandomi la coppia di sconosciuti.

La donna fa un cenno di saluto con la testa, e la sua chioma bionda raccolta in una perfetta acconciatura non si sposta di un millimetro; il ragazzo invece non saluta, ma si limita a guardarmi con una strana espressione sulla faccia. Distolgo lo sguardo, sentendomi confusa e a disagio, ma la cosa non mi piace.

"Sono i portavoce della Nox."

La Nox è un'azienda di elettronica con cui il mio capo è interessato a fare affari. Gli elettrodomestici che tratta la Compagnia sono esclusivi, di altissima qualità e in produzione limitata.

"Ho letto i rapporti sulla vostra nuova smart TV - esclamo - Ovviamente si tratta di un progetto molto interessante. Mi piacerebbe occuparmi io della vostra campagna pubblicitaria. "

"Questo è il motivo per cui siamo qui." dice la donna, Andrea.

"Abbiamo avuto molte proposte, – interviene Pablo, il ragazzo – dovrete offrirci qualcosa di davvero innovativo per convincerci. "

Wow, è molto aggressivo!

"Violeta e l’intera equipe sono i migliori, ve lo assicuro." esclama il mio capo, con fermezza.

"Vedremo... "

Non so quale mosca abbia morso quest’ idiota, ma non mi piace il suo tono. So che guadagneremmo molto dalla campagna Nox, ma mi irrita quando i potenziali clienti si mostrano così odiosi ed esigenti.

"Pensavo ad un brainstorming, io ... " comincio a dire.

"Niente del genere - mi interrompe quello strano ragazzo - Voglio proposte serie, avete tre settimane di tempo. Se nessuna delle vostre proposte ci convince saremo costretti a rivolgerci ad altri. "

"Ma dovrete fornirci delle linee guida!" riprendo, cominciando a innervosirmi.

"Si tratta di una smart tv, se avete letto tutte le informazioni a riguardo che vi abbiamo consegnato, credo sia già abbastanza – esclama lui, sempre più odioso – Non pretenderete mica che facciamo noi il vostro lavoro! Buttate giù delle idee, sottoponeteci foto, illustrazioni, relazioni scritte e tutto ciò che vi viene in mente e ne riparleremo. "

"Vedo che non hai idea di come funzioni la cosa." sibilo, acidamente.

"Violeta!" Il capo mi urla in testa, ma è troppo tardi. Mi sento molto offesa, nessuno ha il diritto di trattarmi così.

"Ma tu che mansioni hai qui, di grazia? " mi chiede, sarcastico, il giovane sconosciuto.

"Sono il direttore delle vendite."

"Bene, allora concentrati sui numeri. – mi rintuzza, e ormai l’aria si può tagliare col coltello – A me interessa discutere di questi aspetti con il responsabile del marketing".

Gli occhi scuri del mio interlocutore scintillano gelidi.

"Dovrai accontentarti di me, e se non ti vado bene, problemi tuoi... Vuol dire che ci cercheremo un altro cliente..."

"Ma che dici, Violeta!" Il mio capo questa volta mi zittisce. Il suo sguardo non ammette repliche. "Me ne occupo io, grazie. "

A malincuore sto zitta. Sono furiosa, ma ho capito che, per qualche strana ragione, a quell'idiota di Pablo Sandoval non vado a genio, e la cosa è reciproca. Se vogliamo accaparrarci l’affare mi devo fare da parte.

Il mio capo, con la sua solita diplomazia, riesce a rasserenare gli animi e alla fine la donna in tailleur e il ragazzo a cui sto sulle palle se ne vanno, in attesa delle nostre proposte. Ma sono assolutamente convinta che, se quel Pablo Sandoval ha voce in capitolo, le bocceranno tutte.

Irritata e frustrata, torno nel mio ufficio. Blanca, Carol e Héctor, gli altri membri del mio gruppo, fanno il loro ingresso pochi minuti dopo. Per gentilezza, si sono trattenuti in sala riunioni per salutare e ringraziare i portavoce della Nox.

"Ma che ti ha preso, Violeta? - mi chiede Carol, la mia collega più giovane. Ha solo ventidue anni, ma è un prodigio del graphic design – Conoscevi già quel tizio? "

"No, per niente – rispondo, ancora su di giri – e non capisco perché mi abbia trattata a quel modo. "

"Beh, per come ti guardava, ero convinto che avessi investito il suo cane! " aggiunge Hector, il community manager dell'azienda e grande risorsa per il team.

"In ogni caso dobbiamo metterci al lavoro ragazzi! – li freno, perché mi secca parlare di questa cosa - Abbiamo solo tre settimane di tempo. "

Tornando alla mia idea originaria, noi quattro ci diamo giù in un bel brainstorming. Ho lavorato con vari gruppi e in modalità diverse, ma l'esperienza mi ha dimostrato che questa tecnica è la migliore. È così che si ottiene di più da una squadra come la mia, anche se quello stupido di Pablo Sandoval non vuole capirlo.

Alla fine, dopo un paio d'ore trascorse a spremere le nostre menti cercando di tirarci fuori fino all'ultimo briciolo di creatività, siamo riusciti ad approntare tre progetti. Il primo si concentra sullo stile moderno della televisione, l'alta tecnologia e l'affidabilità del marchio; il secondo sull'ampia gamma di proposte per il tempo libero e l'intrattenimento che una smart TV può offrire. Il terzo, invece, punta sulla definizione dell'immagine, la qualità del suono e la comodità di un grande schermo.

Tre settimane, è il tempo che abbiamo per sviluppare le nostre idee, e la verità è che vado in ansia quando veniamo messi sotto pressione. Ancor di più quando, poco dopo, il capo fa la sua comparsa in ufficio. Il suo volto è teso e la sua fronte è imperlata di sudore.

"Ragazzi, come va?"

"Abbiamo delle idee." rispondo.

"Non preoccuparti, capo, tireremo fuori qualcosa di buono." aggiunge Hector, sempre così ottimista.

Poi il capo si rivolge a me e mi dice di raggiungerlo in corridoio.

"Perché ti sei comportata a quel modo, stamane?" mi chiede, quando siamo soli.

Il mio capo non è una di quelle persone altezzose a cui i dipendenti hanno terrore di esporre i propri dubbi e lagnanze. È un uomo gentile, aperto e premuroso che si è guadagnato il rispetto dei suoi dipendenti con le buone maniere e il know-how. Mi è sempre piaciuto lavorare con lui, e questo è uno dei motivi per cui amo recarmi in ufficio. Lo adoro e amo anche i miei colleghi.

"Non lo so proprio, Lorenzo." rispondo, con assoluta sincerità.

"La prossima volta controllati, Violeta." E, per la prima volta in cinque anni da che lavoriamo insieme, il suo tono mi suona severo e autoritario. "Abbiamo rischiato di perdere un sacco di soldi".

Pressione, pressione, pressione ...

VICTORIA

Il mio lavoro non mi ha mai pesato tanto come questa mattina.

È già la mia seconda seduta con questa famiglia, se così si può chiamare. Si tratta di una madre che cerca disperatamente di comunicare con la figlia adolescente, una ragazza che non vuole avere niente a che fare con lei. Alla ragazza non interessa altro che uscire con i suoi amici e passare il minor tempo possibile a casa in compagnia dei genitori.

La donna non la finisce di lamentarsi che la figlia, oltretutto, durante il poco tempo che si degna di stare con loro, non fa che chattare con i suoi amici e scambiarsi messaggini, e quindi è praticamente impossibile scambiare quattro chiacchiere con lei.

Dal canto suo, la ragazza sta zitta. Non parla, non protesta, non dà la sua versione dei fatti. Sta semplicemente seduta lì a guardare con disgusto l'infinito, aspettando che finisca il tempo della seduta per poter riavere il suo cellulare e riprendere a chattare, e tagliare il mondo fuori.

"Ma la guardi! – sta esclamando sua madre – È qui ma è come se non ci fosse! Non so più cos'altro fare! "

Sospiro e mi appoggio allo schienale, e mi rivolgo alla ragazza che non distoglie lo sguardo dalle sue mani, che tiene conserte in grembo.

"Rachel - la chiamo per nome - perché non parli?"

Lei non risponde, rimane lì come un'idiota, sbattendo a malapena le palpebre. Comincio a pensare che in realtà sia un'idiota e, sebbene sono profondamente convinta che non si debbono picchiare i bambini per educarli, tuttavia a mali estremi rimedi. Forse i suoi genitori dovrebbero darle una bella sculacciata, prima che sia troppo tardi…Se non è già troppo tardi ...

"Rachel, - ripeto– sai che è maleducazione non rispondere, quando qualcuno ti fa una domanda?"

Lei alza gli occhi su di me e per la prima volta leggo nel suo sguardo qualcosa che non mi piace affatto: la beffa. Sorride e capisco che sta prendendo per il culo me e sua madre.

"Non me ne frega niente! – esclama – e non ho alcuna intenzione di parlare con un’ignorante che cerca in tutti i modi di dare ragione a quella isterica di mia madre! "

Questo è proprio ciò che mi mancava. Mocciosa maledetta!

"Bene, adesso levatevi dai piedi tutt’e due!" sbotto, con rabbia.

So che non dovrei farlo, che non è da professionisti e che questa sfuriata avrà conseguenze nefaste su di me, ma non riesco a trattenermi. Non oggi. Poi mi giro verso la madre e provo a essere diretta.

"Il suo problema, signora, è che non ha mai dato delle regole a sua figlia, che fa ciò che vuole, quando vuole, ed è convinta che il mondo le giri intorno; un’idea che probabilmente le ha messo proprio lei in testa, viziandola fin da piccola. O comincia a mettere i puntini sulle i o non c’è speranza. Non vuole che parli di continuo al cellulare? Bene, glielo tolga, visto che oltre tutto glielo ha regalato lei! Un po’ di maniere forti, una volta tanto! "

La donna mi guarda come se fossi un'aliena, con gli occhi spalancati. Sembra sia sotto shock, ma si riprende quasi subito e, chiaramente, si rivolta contro di me...

"Ma chi si crede di essere? - urla, e il suo tono è troppo acuto e odioso per i miei gusti – Io la pago per avere un aiuto, non per ritrovarmi sul banco degli accusati! Ma dove ha preso la laurea, a una lotteria? "

"Se non le piace ciò che dico, la porta è quella." rispondo, stanca di fingere di preoccuparmi della sua vita e dei suoi problemi.

Con rabbia, lei e la mocciosa viziata si precipitano fuori dall’ufficio sbattendo la porta, continuando a urlarmi contro. Non me ne frega nulla...

Sole, invece si scusa con la cliente e le assicura che la cosa non si ripeterà. Le offre di non pagare la seduta e, chiaramente, la donna accetta. Dopodiché lascia l’ufficio, urlando che non sarebbe tornata mai più. Per fortuna!

"Posso sapere che guaio hai passato?" mi chiede poco dopo la mia collega dalla soglia del mio ufficio, con le braccia sui fianchi.

"Vado a casa." mi limito a rispondere, mentre raccatto le mie cose.

"Victoria! Hai mandato via un cliente in malo modo! – insiste Sole, piombandomi nella stanza senza chiedere il permesso e chiudendosi la porta alle spalle - Non avevi mai fatto una cosa simile, prima d’ora! Stai male. "

Apro la bocca per protestare, per assicurarla che sto bene e pregarla di farsi gli affari suoi, ma le parole non mi vengono. Mi viene invece da piangere, da urlare, anche se cerco di controllarmi, e Sole se ne accorge. Da quando ci siamo conosciute al master in psicoterapia, non si può dire che siamo mai diventate grandi amiche. Siamo due professioniste che vanno abbastanza d’accordo e che volutamente non si sono mai immischiate nei problemi personali l’una dell’altra, ma ora vedo che lei è sinceramente preoccupata per me. Se la vita privata comincia a danneggiare quella professionale, beh, è normale che la tua collega voglia sapere cosa c’è che non va. Inoltre ... non conosco nessuno che potrebbe capirmi meglio di lei, da quando si è separata.

"Ho problemi con Carlos." riesco finalmente a dire.

"Che tipo di problemi?" Sole si siede sul divano e mi invita a sedermi accanto a lei.

"Penso che mi tradisca." Rispondo e, mentre lo dico, la cosa mi appare improvvisamente reale. Ho il cuore in frantumi e piango in silenzio.

"Victoria, forse è solo la tua immaginazione. "

"No, lo so – rispondo – però tutto si incastra alla perfezione. Sembra che non gliene freghi nulla che non rimanga incinta, lavora da mattino a sera e diventa sempre più freddo con me ... E poi, quel messaggio... "

"Che messaggio?"

"Qualcuno ha chiamato sul suo cellulare qualche giorno fa. Non ho fatto in tempo a rispondere, ma subito dopo è arrivato un messaggio di una certa Aurora. Sembrava avessero fatto qualcosa ... Non so se hanno solo dormito, ma so per certo che è successo qualcosa tra loro, perché sul messaggio c’era scritto che la cosa non doveva ripetersi, che lui era sposato. "

"Capisco…"

Con gesto amichevole Sole mi prende la mano mentre io mi sfogo in un pianto sommesso e, ora che ho iniziato, non riesco più a smettere.

"Tu capisci? – continuo, tra le lacrime - Quella donna ha avuto un pensiero per me e lui no. A mio marito quella sera non importava altro che di farsi una doccia veloce. Evidentemente voleva eliminare le tracce del profumo di quella…"

Piango ancora un po’, mentre Sole mi resta accanto senza dire niente. Quando, finalmente, i singhiozzi si placano, lei inizia a parlare.

"Devi andare a fondo al problema. – mi dice - Prenditi qualche giorno di ferie. Mi occuperò io dei tuoi appuntamenti, ma ti prego di non tornare finché non avrai risolto le cose e starai bene. "

"Va bene. " concordo.

"Se hai bisogno di qualcosa, chiamami. E, soprattutto, non fare idiozie. "

***

Il mondo sembra crollare intorno a me a ogni clic della lancetta dei minuti dell'orologio del soggiorno. È giovedì. Sono le nove e mezza e sono stata qui tutto il pomeriggio, buttata sul divano, senza fare altro che rimuginare. Ho pensato a tutti possibili svolgimenti.

Forse Carlos mi darà una spiegazione ragionevole e plausibile per quel messaggio. Potrebbe essere tutta una fantasia della mia mente, frustrata e sconvolta dal desiderio negato di diventare madre. Tuttavia, questa è la versione che mi sembra meno probabile, anche se è quella che desidero di più.

Ho anche pensato che, in effetti, Carlos mi abbia davvero tradito con quell'Aurora, e che quando si sentirà scoperto si butterà ai miei piedi e mi chiederà scusa ... E allora che faccio, lo perdono? Sì, certo che lo perdono. Chiaramente, sarebbe un brutto colpo per la mia fiducia nei suoi confronti, ma ormai stiamo insieme da più di dieci anni. Non posso fare altro che perdonarlo.

Chiaramente, la cosa che mi spezzerebbe del tutto sarebbe scoprire il tradimento e vedere il mio matrimonio sgretolarsi come una zolletta di zucchero in una tazza di the bollente. Ma non credo che succederà una cosa del genere, no. Carlos non manderà all’aria anni di matrimonio, è un uomo intelligente e so che mi ama, o almeno che mi ha amato. Se proprio qualcosa dovrà succedere, credo che sarà la seconda cosa che ho messo in conto: confesserà, mi chiederà scusa e io lo perdonerò.

Il suono della chiave nella serratura mi scrolla dalle mie fantasticherie paranoiche e lo stomaco mi si contrae per l’ansia. È tornato! All'improvviso mi rendo conto che fuori è calata la notte e che sono seduta in soggiorno completamente al buio. Carlos penserà che non sono in casa. Lo sento sospirare, poi appende la giacca sull'attaccapanni nell'ingresso, entra in soggiorno e accende la luce. Quando mi scorge, lì, seduta sul divano e al buio, si prende quasi un colpo.

"Che paura, baby! – esclama – Che stai facendo qui, sola, al buio? "

Vorrei sommergerlo di parole, urlargli d’un fiato tutto quello che covo in corpo. Per ore ed ore non ho fatto altro che rimuginare su quello che gli avrei detto, dall’inizio alla fine. Ma ora mi sento bloccata, non ci riesco...

Carlos si acciglia e mi si avvicina. Si siede accanto a me sul divano.

"Victoria? "

"Hai una relazione con un’altra." esclamo di botto, senza riflettere. E non è una domanda.

I suoi occhi marroni si spalancano, è visibilmente sorpreso, ma non solo.

"Come…? –balbetta - Come ...?

"Come l’ho capito? -lo interrompo – Ho letto un messaggio sul tuo cellulare."

Si arrabbia. Come se avesse ragione.

"Hai letto i miei messaggi?"

"Non l’ho fatto apposta, non immaginavo che mi tradissi. – rispondo – Ma il tuo cellulare ha squillato e ho letto. Comunque non cambiare discorso. Mi hai tradito?"

"Non è così semplice, Victoria." risponde, con un tono accorato e triste nello stesso tempo.

"Davvero? Beh, è una domanda semplice. Hai scopato con un’altra, sì o no?"

Domanda semplice, risposta altrettanto semplice.

"No."

Dovrei sentirmi sollevata. Ha risposto NO. Non è andato a letto con un'altra donna... Allora perché sento la mano fredda della paura che mi attanaglia lo stomaco? Perché ho il cuore a mille? No, non ha fatto sesso con un’altra, ma forse c’è qualcosa di peggio.

"Mi sono innamorato di lei." precisa.

Ora sono io che balbetto. Non avevo previsto questa possibilità e mi sento impotente, sconfitta, completamente sconvolta.

"Ma ... cosa stai dicendo?" È impossibile.

"Mi dispiace, Victoria, ho cercato di evitarlo, ma non ci sono riuscito." dice, e prova ad avvicinarsi a me. Io mi scosto con rabbia. Mi alzo dal divano e mi accorgo che mi tremano le gambe.

"Ma ... stiamo provando ad avere un bambino, Carlos. Non ci capisco più niente."

Lui sospira.

"Non voglio diventare padre, piccola." mormora. Un'altra pugnalata al mio cuore trafitto. "Avrei dovuto confessartelo prima, e forse tutto questo non sarebbe successo. Sono stato un vigliacco."

"Ma che c’entra il bambino con il fatto che ti sei innamorato di un’altra? Sono anni che ci stiamo provando e quella l’hai conosciuta solo poco fa!"

E poi capisco. La verità mi si svela davanti agli occhi, come se la pesante tenda che la copriva fosse crollata all’improvviso. Tutte le mie elucubrazioni mentali si annientano. Tutto ciò che ho pensato, da quando ho letto quel maledetto messaggio, è una balla. Sono anni che ha una relazione, e io non me ne sono mai accorta.

"Parla chiaro almeno una dannata volta, Carlos! - urlo, con gli occhi pieni di lacrime - Ho diritto di sapere la verità!"

"Baby, io ..."

"Non chiamarmi baby e non continuare a mentirmi. Almeno questo me lo devi!"

Rassegnato, mio marito abbassa lo sguardo, china la testa e inizia ad aprirsi, mentre mille lacrime mi scorrono per le guance. Ha conosciuto Aurora due anni fa in ufficio, ma hanno cominciato a frequentarsi e a lavorare insieme solo dopo la sua promozione. Hanno molte cose in comune, si capiscono alla perfezione e, malgrado la loro storia sia cominciata come una semplice amicizia, piano piano si è trasformata in qualcos’altro. Carlos mi giura che ha provato a resistere, che ce l’ha messa tutta, ma quando si è reso conto che non faceva altro che pensare a lei, che se la sognava pure di notte, ha capito di essere innamorato. Ormai stanno insieme dichiaratamente da mesi e lui non ha fatto altro che cercare un modo per dirmelo, senza riuscirci.

"Ora che l’hai scoperto, l’incubo è finito." conclude.

Sono senza parole. Sono sempre stato brava a chiamare le cose col proprio nome, con fredda razionalità. Ma questo va oltre. Non so come mi sento, ci sono così tante cose dentro di me in questo momento ... E tra tutte posso solo nominarne qualcuna a caso: tristezza, paura, tradimento, odio ... Disperazione.

"Come hai potuto farmi questo?" Intendo, tradirmi. "Avete riso alle mie spalle per tutto questo tempo."

"No, Victoria, non è così. Davvero non sapevo cosa fare."

"Mi hai mai amata davvero?" La disperazione prende il sopravvento, non so cosa dico. "Se mi hai voluto un po’ di bene, ti prego dimmi che è tutto uno scherzo, che non è vero niente! Dimmelo e ti perdonerò, te lo giuro!"

Poi vedo qualcosa luccicargli negli occhi. Anche lui piange, anche lui sta soffrendo. Lo odio con tutte le mie forze: come si permette di fare la vittima? È tutta colpa sua! Ha distrutto la mia vita e ora è lui che sta piangendo!

"Vicky ...

"Vattene da questa casa, figlio di puttana. – sibilo con odio – Levati dai piedi e non farti vedere mai più. Sei l’uomo peggiore che mi sia capitato, sei un porco!"

Crollo, la mia rabbia esplode e mi chiudo nella mia stanza, gridando "Ti odio!" a perdifiato. Tiro fuori una valigia, la apro sul letto e comincio a buttarci dentro tutti i suoi vestiti, le mutande sporche, senza alcuna distinzione.

"Ti prego, piccola, parliamone." Cerca di farmi ragionare, ma non c'è niente di cui voglio parlare, con lui.

È vero che dall'amore all'odio c'è solo un piccolo passo. Solo pochi giorni fa amavo Carlos con tutta me stessa. Volevo essere la madre dei suoi figli e passare il resto della mia vita con lui. Ora, in questo preciso momento, vorrei potergli rovesciare addosso almeno una piccola parte del dolore che mi ha arrecato, darei qualsiasi cosa per vederlo soffrire. Come è possibile?

Alla fine lo butto fuori casa con le sue valigie e lo spingo fuori. Poi gli sbatto la porta in faccia. Pochi minuti dopo, mentre singhiozzo come una disperata, sento il rumore dell'ascensore che arriva, le porte che si aprono e si chiudono, e capisco che Carlos se n’è andato. Per sempre.

Sono le dieci e mezza. In meno di un’ora la mia vita si è trasformata in un pozzo nero e so che non potrò sopportarla da sola. Chi chiamo? Sole, mia madre ... No.

C'è solo una persona che può aiutarmi in quel momento. Viola.

VIOLETA

Abbiamo scelto Blanca per presentare la nostra prima proposta ai referenti della Nox. Nonostante non sia affatto una grande oratrice, perché ogni tanto si blocca e va in ansia quando deve parlare in pubblico, è l’unica che possiamo usare, in quanto Carol è troppo giovane e si fa prendere dalla passione, Hector è un ragazzo simpatico ma non riesce ad evitare di fare battute e io… Beh, normalmente sono io che mi occupo di esporre ai clienti i nostri progetti ma questa volta, visti i rapporti tra me e Pablo Sandoval, è meglio che stia al mio posto.

"Vorremmo puntare la nostra campagna pubblicitaria sull’ampia gamma di possibilità di intrattenimento che offre il vostro prodotto. – inizia a dire Blanca, mostrando sullo schermo gigante il nostro schema di progetto, con tutto l’elenco delle app TV a disposizione – L’idea è di piazzare una telecamera fissa in una sorta di soggiorno domestico e riprendere degli attori che passano il tempo divertendosi con le varie applicazioni."

Andrea, la donna in tailleur e lo chignon biondo, oggi non c’è. Contavo su di lei come nostro alleato, data la sua intelligenza schematica, ma ancora una volta non abbiamo avuto fortuna. Pablo Sandoval schiocca la lingua e si accomoda meglio sulla sedia.

"E quale sarebbe lo slogan?" domanda.

Dalla mia postazione in fondo alla stanza, che mi sono scelta proprio per non essere notata, lo fisso con odio. Che disgustoso prepotente! Quanto vorrei mollargli due schiaffi su quella faccia da stronzo!

"Avremmo pensato ...- balbetta Blanca, che sta perdendo il controllo - Nox TV, una sola televisione per tutta la famiglia ".

Tutti zittiscono mentre Sandoval riflette. Anch’io trattengo il respiro. Personalmente trovo lo slogan un po’ vecchiotto, assolutamente standard e privo di slancio. La sceneggiatura dello spot non è male, anche se non credo stimoli particolarmente il pubblico ad acquistare il prodotto, comunque tutto l’insieme può andare, ci si può lavorare sopra... Ma non capisco ancora bene come funziona la mente di Pablo Sandoval; lui sembra un tipo severo, un ragazzo freddo e calcolatore, ecco perché abbiamo deciso di presentare per prima la nostra proposta più standard.

Purtroppo ci siamo sbagliati.

"È tutto quello che potete offrirmi? – esclama - Che delusione! È un'idea antiquata, elementare e poco innovativa. Vi siete parati il culo per paura di rischiare."

"Siamo... spiacenti - balbetta Blanca - Forse sarebbe meglio che ci illustri cos’ha davvero in mente."

"Non devo dirvi niente io, sono voi che dovete darmi delle idee! È per questo che vi pago!"

Sento la rabbia ribollirmi dentro, la mia pazienza sta arrivando al limite e Lorenzo, il mio capo che sta in piedi accanto a me, mi posa amichevolmente una mano sul braccio per impedirmi di scoppiare e dirgliene quattro a quel…

"Avete ancora poco tempo - esclama Sandoval alzandosi, mentre si abbottona l'elegante giacca e si dirige verso l'uscita – Mi auguro che la vostra prossima proposta sia all’altezza delle mie aspettative."

Potrei giurare che, uscendo alla stanza, mi lancia una strana occhiata. Non riesco a decifrare quell'uomo, per me è ancora un enigma e la cosa non mi piace affatto, riesce solo a farmi incazzare… Mi avvio verso il mio ufficio per riprendere il controllo e provare a stendere un velo pietoso sulla figura di merda che abbiamo appena fatto, prima di mettermi al lavoro sulla prossima proposta.

Apro la mia casella di posta e vedo un messaggio di LoveBox. Clicco sul link e sullo schermo mi compare il profilo e la foto di un ragazzo niente male. J. B. sono le sue iniziali, come il whisky. Sento che è un buon segno. Da ciò che dice e dalla sua piccola presentazione sembra che abbiamo varie cose in comune, per non parlare del fatto che è parecchio attraente. Il suo messaggio è privato, mi chiede se possiamo vederci quella sera stessa, ed io accetto. Ho proprio bisogno di staccare la spina e prendere un drink con un ragazzo che mi sembra interessante. Se poi ne verrà fuori qualcos’altro…Beh, tanto domattina non devo alzarmi presto.

Dopo aver risposto a J.B., indicandogli l'ora e il luogo del nostro appuntamento, spengo il computer e chiamo la mia squadra a riunione. Sarà meglio mettersi al lavoro con la campagna pubblicitaria dell’allegro intrattenimento Nox perché, sfortunatamente per quello stronzo di Pablo Sandoval, non sono una di quelli che si arrendono senza lottare.

***

Sono le dieci di sera, l'ora dell'appuntamento con J. B. Con addosso uno dei miei abiti più sexy e attillati, entro nel cocktail bar che ho scelto e mi siedo al bancone. Chiedo un Sex on the Beach. In genere preferisco bere birra, meglio se d’importazione ma, sebbene deliziosa e rinfrescante, la birra mi gonfia come un pallone e al primo appuntamento forse è meglio evitare. La dolcezza del cocktail servito dalla brava cameriera mi scende in gola lasciandomi la scia calda della vodka. In quel momento, il ragazzo della foto appare sulla soglia, lancia un’occhiata per tutto il locale e finalmente mi scorge al bar. Sorride, è davvero sexy.

"Ciao, - mi fa, avvicinandosi – Immagino che tu sia V.A."

"Violeta Andrade." mi presento alzandomi in piedi, e lui mi stampa due caldi baci sulle guance. Però...

"Jaime Barrios – dice - Sei ancora più bella che nella foto."

"Lo sai che non c'è niente di meglio dell’originale."

"Ovviamente."

"Cosa bevi?"

"Una birra, meglio se d’importazione."

Sorrido, mi piace questo ragazzo. Ho la sensazione che ci divertiremo. Beviamo entrambi e ci sediamo a un tavolo per parlare più comodamente. Il tempo scorre con naturalezza e questo mi piace.

A volte mi è capitato, anche se il mio compagno era attraente, che non sapesse sostenere una conversazione e, anche se è chiaro che non ci vediamo per sposarci, la mia intenzione è di divertirmi e di fare quattro chiacchiere non banali. Insomma, oltre a scopare bene, mi piace che l’uomo con cui esco non sia solo tutto muscoli e niente cervello.

Jaime è simpatico, amichevole, divertente a suo modo e credo ci sia alchimia tra noi. Sono le dieci e mezza, sto pensando di invitarlo a casa mia, ma prima tasto il terreno, perché un giovedì sera potrebbe non essere la serata migliore. Sto per portare la conversazione su qualcosa di più audace quando sento una vibrazione provenire dalla borsa che ho posato sulle ginocchia. Tiro fuori il cellulare e scopro con sorpresa che il nome che si illumina sullo schermo è quello di mia sorella Victoria. Che diamine ha passato, per rompermi le scatole proprio in questo momento?

"Scusa un attimo, Jaime." dico al mio compagno, prima di alzarmi dal tavolo per rispondere alla chiamata.

Non appena mia sorella risponde al telefono mi rendo conto che si tratta di qualcosa di grave: Victoria sta piangendo! E lei non piange mai.

₺127,30
Yaş sınırı:
16+
Litres'teki yayın tarihi:
17 aralık 2020
Hacim:
260 s.
ISBN:
9788835413059
Telif hakkı:
Tektime S.r.l.s.
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