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Kitabı oku: «Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I», sayfa 4

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XXXI. Ibn-Giobair (Abu-Hosein-Mohammed-ibn Ahmed) della tribù arabica di Kinâna, nacque a Valenza il 1145; fu di passaggio in Sicilia da dicembre 1184 a febbraio 1185; e nel racconto dei suoi viaggi, intitolato Rehla el-Kinâni, scrisse importanti notizie su la condizione de' Musulmani dell'isola. Il MS. si trova nella Biblioteca di Leyde. Avuta dal professore Dozy una copia dello squarcio che risguarda la Sicilia, io ne diedi il testo e la versione francese nel Journal Asiatique, IV série, tomo VI, p. 307, e tomo VII, p. 73 e 201, (1845 e 1846), e poi la sola versione italiana nell'Archivio Storico Italiano, vol. IV, appendice nº 16, (1847). Mutò alcune lezioni del testo e alcune frasi della versione, lo Sceikh Mohammed Ailad-et-Tantawi, il primo arabista d'Oriente; al qual fine ei scrisse una lettera a M. Mohl dell'Istituto di Francia, inserita nel Journal Asiatique, IV série, tomo IX, p. 351, (1847). Il sig. W. Wright ha testè pubblicato molto correttamente e con belle note, tutto il viaggio d'Ibn-Giobair, del quale ci promette una versione inglese70.

XXXII. Ibn-Hammâd (il cadi Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Ali) affricano, nel 1220 compilò, sul Târîkh-el-Kodhâ'i e su opere che noi non abbiamo, una Cronica, intitolata: Nabdat el-Mohtâgia fi Akhbâr Molûk Sanhâgia (Cenno di quanto occorre sapere dei fatti dei re sanhagiti). Il capitolo che tocca la dominazione fatemita in Affrica, dà alcuni particolari su la storia di Sicilia. Il MS., piccolo in-4 di scrittura affricana, appartiene a M. Cherbonneau, il quale ha dato in parte la versione francese nel Journal Asiatique, IV série, tomo XX, p. 470; e con somma cortesia mi ha mandato a Parigi il MS. originale, ond'ho cavato gli squarci che fanno al nostro argomento. M. De Sacy, non avendo veduto quest'opera, ne attribuì a Ibn-Hammâd (Chrestomathie Arabe, tomo II, p. 296) un'altra, di cui or si conosce il vero autore.

XXXIII. Abd-el-Wâhid (Abu-Mohammed-ibn-Ali) da Marocco, nato il 1185, dettò nel 1224 una Cronica intitolata: El Mo'gib fi Takhlîs Akhbâr el Moghreb (Maravigliosa Critica sugli avvenimenti dell'Occidente), testo stampato dal Dozy71, il quale, avanti la pubblicazione, me n'avea inviato un capitolo su la pace fermata tra Guglielmo Secondo di Sicilia e il califo almohade Abu-Ia'kûb. Ho fatto uso di questo e di qualche altro cenno su la storia degli Almohadi.

XXXIV. Jakût schiavo greco vivuto in Siria, Mesopotamia e Persia, e morto il 1229; compilò due dizionarii geografici, l'uno dei quali, intitolato il Mosctarik etc. (Omonimie geografiche), è stato pubblicato dall'infaticabile sig. Wustenfeld72, ed io me trarrò i pochissimi articoli risguardanti la Sicilia. Dell'altro, che s'addimanda Mo'gim el-Boldân (Ortografia de' nomi geografici), v'ha due MSS. in Inghilterra, l'uno incompleto a Oxford, Catalogo, tom. I, p. 201, ni CMXXVIII e CMXXIX, l'altro quasi compiuto al British Museum in due volumi, ni 16,649 e 16,650. Il Mo'gim propriamente è dizionario di erudizione relativa ai varii paesi. Per favore del sig. W. Wright io ho avuto copia dagli articoli del MS. di Oxford relativi alla Sicilia; e ben mi prometto di compiere cotesti estratti col MS. del British Museum. Infine ho avuto alle mani il noto compendio del Mo'gim che si crede fatto dall'autore medesimo e postillato da scrittori più moderni, e porta il titolo di Merâsid el-Ittilâ' ec.73. Ne ho percorso un esemplare, quello cioè di Leyde, MS. 295, del quale la Biblioteca di Parigi ha una copia moderna, Suppl. Arabe 891. Il professore Juynboll di Leyde ha cominciato a pubblicarne il testo.

XXXV. Ibn-el-Athîr ('Izz-ed-dîn-Abu-l-Hasan-Ali) nacque il 1160 di nobile famiglia arabica nella città di Gezîra in Mesopotamia; in gioventù combattè le guerre di Saladino e compiè missioni politiche a Bagdad: ma poi amò meglio chiudersi in casa a Mosûl, seppellirsi tra i libri, e non conversare con altri che gli eruditi cittadini e stranieri che andavano a trovarlo. La passata vita pubblica, il secolo delle Crociate, e, perchè no? le ruine di Ninive ch'ei potea vedere ogni dì, inchinarono l'ingegno suo alla storia. Morì il 1223. Scrisse varie opere; e tra quelle il Kâmil el-Tewârîkh, o, diremmo noi, Compiuto lavoro storico.

E in vero non è indegno del titolo; e tanto esso vale per l'Oriente, dal principio del settimo al principio del decimoterzo secolo, quanto sarebbero per la patria nostra nel medio evo gli Annali del Muratori, se fosse perduta la più parte del Rerum Italicarum Scriptores. Principia il Kâmil con un succinto discorso su la dignità della Storia; espone la cronografia seguíta dalle varie nazioni; tocca sommariamente le dominazioni antiche: Ebrei, Persiani, Arabi, Romani, e i primordii del Cristianesimo; e, venendo a Maometto, prende a narrare alla distesa le geste del Profeta e dei Musulmani. Dal principio dell'egira fino all'anno 628 (1230-31), l'autore tien quest'ordine che, anno per anno, nota gli avvenimenti di maggiore rilievo, in tanti capitoli separati: e registra alla fine di ciascun anno i casi di poca importanza e le notizie necrologiche, in un capitoletto intitolato “Ricordo di fatti diversi.” Del resto, Ibn-el-Athîr non segue il metodo cronologico sì servilmente che non raccolga nei grandi capitoli tutte le vicende d'un medesimo fatto accadute prima o appresso. Per esempio, il conquisto musulmano della Sicilia va nell'anno 212 dell'egira, quando sbarcò lo esercito musulmano a Mazara; ma il racconto incomincia con la rivolta di Eufemio, cioè uno o più anni avanti, e finisce al 223. Similmente la narrazione del conquisto normanno, posta nel 484, esordisce da quella che Ibn-el-Athîr credea la prima cagione di decadenza del principato kelbita nel 388; e si prolunga fino alla morte del conte Ruggiero nel 490 e agli ordinamenti politici di re Ruggiero. Lo stesso potrebbe notarsi in cento e cento altri luoghi.

Oltre questo eccellente metodo, dobbiamo ammirare, secondo i tempi e i mezzi dell'autore, la diligenza e il giudizio ch'ei pose nello scegliere, comparare e intessere le tradizioni: talchè nel medio evo la Cristianità non ha annalista che gli possa stare a fronte. In oggi non lo darei come modello di critica. Assai di rado cita le sorgenti, e poco o nulla ne dice nella Introduzione. Come tanti altri Arabi e non Arabi, trascrive qualche fiata autori più antichi, mutilandoli e non citandoli: ma per lo più compila dassè, con stile conciso o più tosto spolpato, imparziale o più tosto indifferente; se non che, sceso ai proprii tempi, divenendo cronista, perde la brevità, è turbato dalle passioni, si avviluppa nelle minuzie. Con tutti questi difetti il Kâmil è il più vasto e ordinato lavoro che ci rimanga su i primi sei secoli dell'islamismo, e avanza tanto gli Annali di Abulfeda, quanto questi i magri compendii di Elmacin e Abulfaragi. L'Europa darà un gran passo nello studio dell'Oriente, quando qualche dotta società intraprenderà la stampa dei dodici o più volumi in quarto che ci vogliono per lo testo e versione d'Ibn-el-Athîr.

Questo autore mi ha fornito molti ragguagli ignoti fin qui. Gli ottanta capitoli che ne ho tolto, tra lunghi e brevi, abbracciano sei secoli dal 31 al 625 dell'egira, e messi insieme fanno una storia compiuta delle relazioni dei Musulmani con la Sicilia; dei quali capitoli circa sessanta sono inediti74. Li ho copiato dai MSS. seguenti, dei quali segnerò con le lettere dell'alfabeto i tre primi, che occorrono a ogni passo nelle citazioni.

A. MS. di Parigi, Suppl. Arabo 740, in sei volumi, dall'anno 153 al 628, con una lacuna di mezzo secolo e molte altre minori. I sei volumi non son tutti di una mano, ma quella che ne copiò la più parte è nitida e corretta.

B. MSS. dalla Bodlejana d'Oxford.

1. Due volumi, Marsh. 324, Catalogo, tomo I, nº DCCXXXVII, comprendono gli anni dal 296 al 369.

2. Un volume, Pococke 346, Catalogo, tomo I, nº DCXCIII, corre dall'anno 502 al 572, coi quali ho supplito alle lacune del MS. A, e collazionato il resto. Gli altri quattro volumi staccati che possiede la Bodlejana, Catalogo, tomo I, ni DCXCIV, DCXCVI, DCCLXXXIV e DCCLXIV, mi han fornito qualche variante.

C. MS. di Parigi, Suppl. Arabe 740 bis, cinque volumi in-4, dal principio dell'opera all'anno 621, comperati a Costantinopoli il 1846 dal barone De Slane, per conto della Biblioteca di Parigi; il primo dei quali fatto copiare apposta, tutti riveduti da quello egregio orientalista su i MSS. delle biblioteche di Costantinopoli. È il solo esemplare intero che v'abbia in Occidente; non mancandovi altro che l'anno 27 dell'egira e parecchi frammenti. Questo MS. mi è servito a confrontare le copie che io avea già fatto su quei segnati A e B.

Allo stesso effetto ho adoperato gli altri frammenti d'Ibn-el-Athîr che possiede la Biblioteca Parigina, Suppl. Arabe 741, 743 e 744.

Finalmente mi ha aiutato a correggere il testo d'Ibn-el-Athîr uno sfacciato plagiario, lo emir Bibars Mansûri, morto il 1325; il quale nella Zobdat el Fikra fi Târîkh el Higra (Crema di riflessione su gli annali dell'egira) copiò, scorciandoli e continuandoli, gli Annali d'Ibn-el-Athîr; e gliene dobbiamo saper grado, perchè ebbe alle mani buoni MSS., e ottime copie sono quelle dei due volumi della compilazione sua che ci rimangono. Dico il V, a Parigi, Ancien Fonds 668, che corre dall'anno 252 al 322, e il VI a Oxford (Hunt. 198) che arriva con qualche lacuna al 399.

XXXVI. Boha-ed-dîn (Abu-l-Mebâsin-Iusûf-ibn-Sceddâd), n. il 1145, morto il 1235, intimo di Saladino e cadi dell'esercito suo, poi di Gerusalemme, senza dire il nome de' Normanni di Sicilia, accenna alla impresa loro d'Alessandria del 1174, nella Sîrat es-Sultân… Selâh-ed-dîn etc., ossia Vita di Saladino. Ho preso questo squarcio dal testo pubblicato da Schultens, Leyde 1732, in-fog., p. 41; dove la impresa è raccontata assai brevemente; e ciò conferma la osservazione di M. Reinaud75, che Boha-ed-dîn faccia più autorità per gli ultimi anni del regno di Saladino, che per le prime imprese di quello.

XXXVII. Tarîkh el-Hokemâ (Istoria dei Filosofi) per Mohammed-ibn-Ali, detto Zuzeni, è compendio di una importante opera dello stesso titolo, scritta da Gemâl-ed-dîn-Ali-el-Kifti, visir di Aleppo, morto il 1249. Dal compendio, che si trova nelle biblioteche di Parigi e Leyde, ho cavato le biografie d'Archimede e di Empedocle; e l'ultima, che un Siciliano non potea trasandare, è notevolissima per la menzione che vi si fa d'un'opera attribuita al filosofo Agrigentino, la versione arabica della quale si trovava nel XIII secolo a Gerusalemme. Mi son servito del MS. di Parigi, Suppl. Arabe 672. Veggansi sul Tarîkh-el-Hokemâ, Casiri, Bibl. Arab. Hisp., tomo II, p. 332, nº MDCCLXXIII, che lo suppone scritto nel XII secolo; Wenrich, De Auctorum Græcorum versionibus ec., Lipsiæ 1842, prefazione; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. LII, nota 4; e Dozy, Catalogo dei Manoscritti arabi di Leyde, tomo II, p. 289, nº DCCCLXXXV.

XXXVIII. Abu-Sa'îd-Îbn-Ibrahîm, Siciliano, compilò un Kitâb el-Mongih ec. (Felice Guida per curarsi senza medico da ogni sorta di morbi e infermità). Quest'opera, non citata da Hagi-Khalfa, si trova alla Bodlejana (Marsh. 173, Catalogo, tomo I, nº DLXIV), e ne ho trascritto la prefazione. Con poche varianti, il MS. corrisponde a quel di Parigi, Ancien Fonds 1027, intitolato Tekwîm el-Adwia el-Mofreda, d'Ibrahîm-ibn-abi-Sa'id-el-Maghrebi; il cui nome mostra ch'egli era figliuolo del Medico siciliano.

XXXIX. Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm, Sceriffo, ossia della schiatta di Ali, Siciliano, scrisse un altro libro di medicina, MS. di Leyde (Catalogo del 1716, nº DCCXXVII), sul quale non ho trovato titolo; e quello che si legge nel Catalogo mi par si debba correggere Kitâb el-Atibbâ fi l-Amrâdh min el Ferk ila el Kedem (Libro dei medici intorno le malattie dalla cima della testa infino al piè). Pria che io studiassi il MS., il professore Dozy mi avea mandato copia di quel tanto che occorre metterne nella Raccolta; cioè la prefazione e la tavola dei venti capitoli in cui va divisa l'opera. Hagi-Khalfa tratta al certo del medesimo autore e di un libro diverso nell'articolo seguente: “Kitâb Hifz es-Sahha ec. (Libro d'Igiene), dello Sceriffo Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm Siciliano, Tunisino, compendiato da Abu-Fares-Abd-el-Azîz-ibn-Ahmed, in ottanta capitoli76.” Nè quel bibliografo, nè altri, dà notizie del tempo in cui visse l'autore.

XL. Ibn-el-Giuzi (Scems-ed-dîn-Abu-Mozafer-Iusûf), morto il 1256, nel Merat-ez-zemân (Specchio del secolo), MS. di Parigi, Ancien Fonds 641, dà due brevi notizie su i Musulmani di Sicilia.

XLI. Ibn-Abbâr (Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Abd-Allah-ibn-Abi-Bekr) da Valenza, segretario dei governatori musulmani di quella città verso la metà del XIII secolo; poi dei Beni-Hafs di Tunis; fu messo a morte il 1260 e bruciato il cadavere coi suoi scritti, per accusa di stato e per un verso che gli avean trovato in casa contro il principe Hafsita Mostanser. Ibn-Abbâr dettò, tra le altre opere, l'Hollet Sîarâ ec. (Il Pallio striato ec.), raccolta delle biografie dei poeti di regia schiatta, in Spagna e Affrica. Da un MS. che ne possiede la Società Asiatica di Parigi, copia moderna d'uno dell'Escuriale, ho cavato pregevoli notizie su gli Aghlabiti d'Affrica e di Sicilia; poichè l'autore diligentemente raccolse e vagliò con critica molte opere istoriche a noi non pervenute77.

XLII. Abu-Sciâma-Mokaddesi (Scehâb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-er-Rahmân-ibn-Ibrahîm) da Gerusalemme, come lo mostra il nome di Mokaddesi, nato il 1202, morto il 1267, diè fuori il Kitâb-er-Raudatein (Libro dei due Giardini), storia delle dinastie di Nur-ed-dîn e di Saladino, nella quale copiò, oltre varii libri a noi pervenuti, altri che non abbiamo e parecchi diplomi. Ho preso da questo plagiario i capitoli su le espedizioni mandate da Guglielmo il Buono in Alessandria d'Egitto e in Siria. Ho adoperato i MSS. di Parigi, Supplément Français 2503, 13 a, copia inesatta e recente, e l'altro Ancien Fonds Arabe 707 A, ch'è del XVII secolo. Su l'Autore veggansi: Reinaud, Extraits des Historiens… relatifs aux Croisades, p. 20; e Quatremère, Histoire des Sultans Mamlouks, par Makrizi, tomo I, parte II, p. 46.

XLIII. Ibn-Sab'în (Kotb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-el-Hakk-ibn-Ibrahîm), nato a Murcia il 1217, morto alla Mecca di propria mano il 1271; trovandosi a Ceuta, verso il 1240, dettò un trattato di filosofia intitolato El-Mesâil es-Sikillîa (Quesiti Siciliani), perchè con esso rispondeva alle tesi che avea proposto ai dotti musulmani Federigo Secondo imperatore, re di Sicilia. Quest'opera, che si trova alla Bodlejana di Oxford (Hunt. 534), sparge qualche lume su gli studii che la civiltà musulmana promoveva allora in Sicilia e nella penisola: e però appartiene al nostro argomento. Io ne ho dato un ragguaglio nel Journal Asiatique, lo scorso anno 1853. Porrò nella raccolta dei testi la prefazione e i quesiti di Federigo Secondo.

XLIV. Ibn-Abi-Oseib'a (Mowaffik-ed-dîn-Ahmed-ibn-Kâsem), nato al principio del XIII secolo e morto nella seconda metà di quello, compilò l''Oiûn el-Anbâ fi Tabakât el-Atibbâ (Sorgenti di notizie su le classi dei medici). Quivi, nella vita di Ibn-Giolgiol (Abu-Dâwd-Soleimân-ibn-Hasan), famoso medico della corte di Cordova nella seconda metà del X secolo, si legge un frammento d'Ibn-Giolgiol stesso, in cui si descrivono le fatiche fatte in Ispagna il 952 per compiere la versione di Dioscoride dal greco in arabico; alla quale collaborò un Abu-Abd-Allah Siciliano che parlava il greco, dice Ibn-Giolgiol, ed era pratico, alsì, in botanica e in medicina. Darò questo squarcio e un capitoletto sopra Empedocle. Il primo fu pubblicato in arabico e in francese da M. De Sacy sul MS. di Parigi, Ancien Fonds 87378, al qual testo aggiungo le varianti degli altri due MSS., Suppl. Arabe 673 e 674. Su l'autore si veggano Sacy stesso79, e Hagi-Khalfa80.

XLV. Ibn-Sa'îd (Abu-l-Hasan-Ali) del quale feci menzione nella prima parte di questa Tavola, nº X, lasciò, tra le altre opere, un Mokhtaser Gighrafia (Compendio di Geografia), una copia del quale, passata per le mani del celebre Abulfeda, or si trova nella Biblioteca di Parigi, Suppl. Arabe 1905. Ne ho preso quel che riguarda la Sicilia e le isole adiacenti: breve ma diligente descrizione. Sul merito di questo lavoro geografico si consulti Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. CXLI.

XLVI. Newâwi (Mohî-ed-dîn-Abu-Zakarîa), nato il 1253, morto il 1277, nel Tehdsîb el-Asmâ ec. (Dizionario biografico di illustri musulmani), cita un grammatico e filologo siciliano per nome Abu-Hafs-Omar-ibn-Khelef-ibn-Mekki. Ho tolto questo breve passo dalla edizione del Wüstenfeld, Gottinga, 1842-1847.

XLVII. Ibn-Khallikân (Scems-ed-dîn-Abu-l-'Abbâs-Ahmed-ibn-Mohammed), nacque ad Arbela il 1211, morì il 1282, fu giurista, teologo, grammatico, e cadi a Damasco e al Cairo: uomo di molta virtù, condotto agli studii storici da Ibn-el-Athîr, col quale ei praticava in gioventù sua. Di Ibn-Khallikân abbiamo il famoso dizionario biografico degli uomini illustri dello islamismo intitolato Wefiât el-'Aiân; del quale il baron De Slane ha preso a stampare il testo e una versione inglese81, e il signor Wüstenfeld ha compiuto un'altra edizione del testo in autografia82. Traggo da Ibn-Khallikân non poche vite di Siciliani, che porrò nella mia raccolta, usando, oltre le edizioni dette, i MSS. di Parigi, Suppl. Arabe 702 e 704, e un altro di proprietà di M. Reinaud.

XLVIII. Kazwîni, (Zakarîa-ibn-Mohammed-ibn-Mahmûd), morto il 1283, scrisse due opere, recentemente pubblicate dal Wüstenfeld e intitolate, l'una 'Agiâib el-Mekhlûkâi (Meraviglie del Creato), e l'altra Athâr el-belâd (Luoghi notevoli de' paesi). Come sopra accennai, Kazwîni cita una cronica di Sicilia che a noi non è pervenuta. Ripete nelle dette due compilazioni varii squarci di geografi più antichi, su la Sicilia e in particolare su l'Etna. Dà un importantissimo fatto storico di Malta, cavato forse dalla detta cronica; e la curiosa notizia dell'orologio a soneria, costruito per uso di un re, probabilmente Ruggiero I di Sicilia, che fu argomento ai versi di due poeti maltesi, un dei quali è ricordato d'altronde nell'Antologia di Imâd-ed-dîn da Ispahan. Dell''Agiâib v'han parecchi MSS. a Parigi, cioè Ancien Fonds 990, e Suppl. Arabe 864 a 867; e dell'Athâr, due MSS., Suppl. Arabe 658 e 915. Io ne ho usato per notar qualche variante alle correttissime edizioni del Wüstenfeld, che son fatte su MSS. migliori.

XLIX. Il Baiân di Ibn-'Adsâri da Marocco, fu compilato il 1299 con gran diligenza sopra libri che noi non abbiamo; e contiene molti ragguagli novelli su la storia di Spagna, Affrica e Sicilia. MS. unico, comperato dal Golio a Marocco; posseduto dalla Biblioteca di Leyde (nº 67 Golius), e pubblicato, il testo, dal prof. Dozy, con dotte note, un glossario, e una splendida introduzione intorno i cronisti arabi di Spagna83. Sventuratamente il MS. è mutilo; nè d'altronde il compilatore avea trovato la serie continua degli annali dei cinque secoli che abbraccia quest'opera. Vi si contengono non pochi squarci del compendio di 'Arîb, del quale feci menzione al nº IX. Il Dozy prima della pubblicazione mi avea mandato gli estratti riguardanti la Sicilia, i quali spargono nuovo lume su le relazioni dei Musulmani con questa isola fino alla prima metà del X secolo, e nella prima metà del XII. I quali squarci io darò secondo la edizione del Dozy.

L. Tigiâni (Abu-Mohammed-Abd-Allah), uomo di alto stato nella corte di Tunis, ci ha lasciato la relazione d'un viaggio ch'ei fece in quello Stato, dal dicembre 1306 fino al luglio 1309, con l'emir hafsita Abu-Iahîa-Zakarîa, esaltato pochi anni appresso al trono di Tunis; lo scopo apparente del qual viaggio era di incalzare l'assedio del castello che tenean tuttavia le armi siciliane nell'isola delle Gerbe. Oltre le notizie che toccan questo fatto dell'istoria siciliana, il Tigiâni ne dà delle importantissime e nuove, su i tempi precedenti, cavate da diligenti ricerche su la storia letteraria e politica delle città ch'ei percorrea. Tali sono molti particolari delle imprese dei Normanni di Sicilia su la costiera d'Affrica nel XII secolo; la vita del famoso ammiraglio siciliano Giorgio d'Antiochia; il sublime sagrifizio di Abu-Hasan-Feriani da Sfax, novello Attilio Regolo che spirò sul patibolo su le sponde dell'Oreto in Palermo ec.

Quest'opera, intitolata Rehla et-Tigiâni, è stata ritrovata, non è guari, da M. Alphonse Rousseau; il quale n'ha dato una versione nel Journal Asiatique84, ed ha donato un MS. del testo alla Biblioteca di Parigi, Suppl. Arabe 911 bis. Dal cortesissimo M. Rousseau ebbi alcuni estratti del testo; i quali ho accresciuto poscia sul MS. di Parigi: e non saranno la parte men pregevole della mia raccolta.

LI. Il Kartâs, come comunemente si chiama una buona compilazione, fatta nel reame di Marocco il 1326 e attribuita ad Abu-Hasan-Ali-ibn-Zera', dà pochi e noti ragguagli su le guerre dei Siciliani in Affrica nel XII secolo. È testo arabico niente raro in Europa; tradotto in tedesco dal Dombay; in portoghese dal Moura; e recentemente pubblicato con versione latina dal professor Tornberg, con erudite annotazioni che contengono altri squarci di testi arabici85. Dall'edizione del Tornberg trascriverò i paragrafi relativi alla Sicilia.

LII. Dimaski (Scems-ed-din-Abu-Abd-Allah-Mohammed), così chiamato per essere oriundo di Damasco, morì vecchio nel 1327, dopo aver composto il Nokhbet ed-Dahr ec. (Eletta del secolo su le maraviglie della terra e del mare), opera geografica compilata, dice M. Reinaud, senza molta critica, ma pregevole per molti fatti che invano si cercherebbero altrove86. E così io ho trovato, in vero, il capitolo su la Sicilia e altre isole del Mediterraneo, scritto, com'e' pare, sopra osservazioni contemporanee, e, al certo, non mero compendio di Edrisi. Tolgo questo capitolo da due MSS., cioè di Parigi, Ancien Fonds 581, e di Leyde, 464 Warn., Catalogo del prof. Dozy, tomo II, p. 134, nº DCCXXXV, del quale il Dozy mi mandò un estratto.

LIII. Abulfeda ('Imâd-ed-dîn-ibn-Ali), della illustre schiatta di Saladino, nacque a Damasco il 1272; conseguì nel 1310 il principato di Hama, retaggio di sua casa; e morì il 1331. Come ognun sa, le sue opere principali sono il Tekwîm el-Boldân (Tavola sinottica dei paesi), e il Moktaser fi Akhbâr el-Biscer (Compendio dei fatti del genere umano).

Della prima è stato pubblicato il testo dai sigg. Reinaud e De Slane nel 1840; e il Reinaud ne dà attualmente una versione francese, della quale è uscito il primo volume, preceduto da una dottissima introduzione che contiene la vita di Abulfeda e la storia della geografia appo gli Arabi.

Del compendio storico, abbiam detto come gli estratti risguardanti la Sicilia pervenissero, tradotti in latino, allo Inveges e al Caruso. Il Reiske pubblicò a Lipsia, il 1754, una sua versione latina dell'opera dal principio dell'islamismo in poi; della quale si servì il Di Gregorio nel Rerum Arabicarum. Una copia del testo arabico, lasciata inedita dal Reiske, fu stampata dall'Adler con la versione latina a riscontro87. Non dirò delle edizioni e versioni della istoria anteislamitica e della vita di Maometto cavate dal Moktaser, poichè son lontane dall'argomento nostro. Gli Annali di Abulfeda, compilati in parte sopra Ibn-el-Athîr e in parte sopra altre opere, son compendio di compendii.

Io darò uno estratto della Geografia su la edizione del testo; e gli estratti degli Annali sul testo di Adler, confrontandolo, che ben n'è mestieri, col MS. di Parigi, autografo di Abulfeda.

LIV. Nowairi (Scehâb-ed-dîn-Ahmed-ibn-Abd-el-Wehâb) della tribù arabica di Bekr, detto il Nowairi o Noweiri, da un villaggio d'Egitto in cui nacque il 1278 o 1273, morto il 1332; accozzò con le forbici, come dicesi in Francia, tagliando una pezza di qua e una di là, un centone enciclopedico in trenta volumi, non modestamente intitolato Nihâiet el-Areb fi Fonûn el-Adeb, che sarebbe a dire: il non plus ultra dell'erudizione. Va diviso in cinque parti: Cosmografia, Nosografia, Zoologia, Botanica e Storia88; del quale abbiam volumi staccati in varie biblioteche, segnatamente a Parigi, Leyde, Escuriale e Roma.

Nella prima parte, il Nowairi dà un cenno geografico della Sicilia, che io pubblicherò secondo la copia fattane gentilmente per me dal Dozy sul MS. di Leyde, 273 Warn., Catalogo del Dozy stesso, tomo I, p. 4, nº V.

Nell'ultima parte v'ha le istorie di Affrica e di Sicilia, compilate, non solamente sopra Ibn-el-Athîr, ma anco sopra Ibn-Rekîk, Ibn-Rescîk, Ibn-Sceddâd, e altri, che quell'annalista o non ebbe alle mani o trascurò. Pertanto il Nowairi narra non di rado i medesimi fatti con altri particolari; cimentando i quali con buona critica, se ne può cavar partito. I racconti che toccano l'argomento nostro contengonsi nei MSS. di Parigi 70289, e 702 A, ed Ancien Fonds 638, dai quali avean preso notizie il Cardonne, e il De Guignes; talchè il marchese Caraccioli, lodatissimo vicerè di Sicilia, avutone sentore da amici suoi francesi, fece opera ad ottenere il testo arabico, per la collezione intrapresa sotto gli auspicii suoi dal Di Gregorio. Adoperandovisi il Barthélemy, fu mandato il testo del capitolo su la Sicilia, con la versione francese di questo e di alcuni squarci della Storia d'Affrica per M. J-J. Caussin, padre dell'attuale professore d'arabico M. Caussin de Perceval. Così il Di Gregorio stampava, non senza errori, il testo, nel Rerum Arabicarum, e vi aggiugnea con la guida della francese una traduzione latina; nella quale talvolta volle rifare il verso a M. Caussin90; e, non essendo da tanto, sfigurò e imbrogliò di molte frasi. L'orientalista francese ne lo punì, pubblicando la propria versione ed alcune note, che contengono una critica urbana, ma severa e senza replica91.

Il lavoro da me intrapreso mi portò a confrontare su i citati MSS. la edizione del Di Gregorio, e copiare gli squarci di testo della Storia d'Affrica tradotti dal Caussin e altri che gli erano sfuggiti. Debbo al professor Dozy altri capitoli risguardanti scrittori siciliani, copiati sul MS. di Leyde. Così ho potuto quasi raddoppiare i frammenti del nostro autore dati nel Rerum Arabicarum; senza dir dei nomi proprii e geografici che mi è occorso di correggere, nè degli squarci non bene interpretati, dei quali ho dovuto rifare la versione.

Debbo avvertire infine che M. Des Vergers pose la versione di varii capitoli della Storia d'Affrica del Nowairi in appendice alla parte di Ibn-Khaldûn pubblicata da lui; e che il baron De Slane ha tradotto in francese la prima parte della Storia d'Affrica, inserita nel Journal Asiatique, série III, tomo XI-XII (1841), e ristampata in appendice alla Hist. des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, p. 313, seg. M. De Slane ha giudicato troppo severamente il Nowairi, incolpandolo di tutte le favole del conquisto musulmano d'Affrica, che quegli non avea fatto che copiare da altri compilatori92.

LV. Dsehebi (Scems-ed-dîn-Abu-Abd-Allah), morto il 1347, fu compendiatore come i contemporanei suoi Abulfeda, Nowairi, e Scehâb-ed-dîn-Omari; se non che attese alla sola storia, e particolarmente alla letteraria, o, per dir meglio, alle biografie degli uomini dotti. Questo è il pregio delle opere che ci rimangono di lui. La principale intitolata Târîkh el-Islâm è tavola cronologica, divisa per decennii e corredata alla fine di ciascun decennio da una lunga serie di cenni biografici. La Biblioteca di Parigi ne possiede due volumi staccati, Ancien Fonds 626 e 646, dei quali il primo corre dall'anno 1º al 40º dell'egira, l'altro dal 301 al 370. Un altro MS. della stessa Biblioteca, Ancien Fonds 753, che abbraccia gli anni dal 581 al 620, mi pare appartenente non al Târîkh, ma al compendio che ne fece lo stesso Dsehebi, del quale v'ha esemplari a Leyde e altrove93. Pochissime notizie ho cavato, sì da cotesti tre volumi, sì dai due del Suppl. Arabe 746, opera dello stesso autore, intitolata Kitâb el-'iber ec. (Avvertimenti su le geste dei trapassati). All'incontro, ho preso una ventina di buoni cenni biografici di Siciliani, dal MS. di Leyde, nº 654 Warn., Catalogo del Dozy, tomo II, p. 205, nº DCCCLXXVI, compendio che fece il Dsehebi dell'Anbâ en-Nohâ di Abu-Hasan-Ali-el-Kifti, morto alla metà del XIII secolo.

LVI. Scehâb-ed-dîn'Omari (Abu-Abbâs-Ahmed-ibn-Iahîa), detto Ibn-Fadhl-Allah, soprannominato anche Dimascki, da Damasco ond'era oriundo, e 'Omari dal nome di Omar il grande, dal quale pretendea discendere; nacque verso il 1300 di famiglia benemerita ai sultani d'Egitto; fu professore di tradizion del Profeta; servì nelle cancellerie di Damasco e del Cairo; e morì il 1349. Costui accozzò una enciclopedia a modo suo, intitolata Mesâlek el-Absâr ec. (Escursioni degli sguardi sopra i varii reami della terra). Dei ventisette volumi di tal compilazione, i pochi che ci rimangono trattan di geografia, storia e antologia poetica. La parte geografica è cavata da buone opere, e, tra le altre, da Abulfeda; ma l'Omari vi aggiunse non poche notizie raccolte dassè, sia da documenti oficiali, sia dalle relazioni di viaggiatori e mercatanti ch'egli interrogava, ben usando le comodità che gli dava l'oficio suo. Pertanto il capitolo su la Sicilia, che ho tolto da un MS. della Bodlejana, Pococke 191, Catalogo tomo I, nº CM, contiene ragguagli contemporanei, anche di fatti storici. Nel medesimo volume ho veduto una descrizione della Calabria, porto di Taranto e altri luoghi d'Italia.

Dobbiamo saper grado, altresì, all'Omari degli squarci di poesie d'Arabi Siciliani ch'ei ci conservò; i quali ho copiato dal MS. di Parigi, Ancien Fonds 1372.

Allo incontro, la parte storica non può servire ad altro che a confrontare qualche passo d'Abulfeda; i cui annali l'Omari copiò sfacciatamente, trinciandoli di decennio in decennio, forse per occultare il plagio. Dissi già che alcuni estratti della Storia relativi alla Sicilia furono tradotti da un MS. dell'Escuriale, il quale poi si perdè, probabilmente nell'incendio del 1671. Il Di Gregorio ristampò la versione latina che ne avea fatto il Caruso su la italiana dello Inveges, presa dalla latina di Marco Dobelio Citeron. Io ho trovato parte del testo arabico nel MS. di Parigi, Ancien Fonds 642, il quale corre dall'anno 541 al 744, cioè dall'ultimo capitolo della versione del Di Gregorio in poi; nè posso rammaricarmi troppo della perdita dei precedenti, poichè ne abbiamo il tenore originale in Abulfeda. Nelle citazioni che mi occorrerà di farne, aggiugnerò il nome patronimico di Omari al titolo di Scehâb-ed-dîn (Fiaccola della Fede), ch'è comune a cento altri dottori musulmani; e però mal si è adoperato a significare il nostro autore. Avverto poi non esser questi il cadi Scehâb-ed-dîn-Ibn-Abi-l-Damm, da Hama, come suppose il Di Gregorio94, traendo nel proprio errore il Wenrich95; perocchè quel cadi visse un secolo innanzi l'Omari, sendo morto il 1244; e Abulfeda cita sovente l'opera sua, ch'è intitolata: Tarîkh Mozafferi, e non Mesâlek el-Absâr96. Su Scehâb-ed-dîn-'Omari si veggano: Quatremère, nelle Notices et Extraits des MSS., tomo XIII, p. 151 seg.; Catalogo della Bodlejana d'Oxford, tomo II, p. 599; Catalogo de' MSS. Orientali del British Museum, parte II, p. 273, nº DLXXV; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introd., p. CLII97.

70.The Travels of Ibn-Jubair, Leyden 1852, in-8.
71.The history of the Almohades by Abdo-'l-Wáhid-el-Marrékoshi, Leyden 1817, in-8.
72.Jacut's Moschtarik, Gottingen 1846, in-8.
73.Veggasi Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduc. p. CXXIV, seg.
74.Gli squarci pubblicati lo sono stati da Monsieur Des Vergers nel 1811, note a Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, a Tornberg, note al Kartas, ossia Annales Regum Mauritaniæ, tomo II, p. 411, seg. Altri ne usciranno nel Recueil des Historiens des Croisades publié par l'Académie des Inscriptions, tomo I, che si stampa attualmente per cura di M. Reinaud. Il Tornberg ha pubblicato il 1850 un volume d'Ibn-el-Athîr dal 527 al 583. I signori Dozy, De Frémery e altri orientalisti han dato in varie opere il testo e la versione di capitoli dello stesso autore che non appartengono al nostro argomento.
75.Extraits des Historiens Arabes… relatifs aux Croisades, p. XVI.
76.Edizione Fluegel, tomo V, p. 75, nº 10,057.
77.Veggansi Ibn-Khaldûn, Storia dei Berberi, testo arabo stampato ad Algeri, tomo I, p. 429, seg.; Gayangos, Mohammedan Dynasties in Spain by Makkari, tomo II, p. 528, seg., nota 20; e Dozy, Historia Abbadidarum, tomo II, p. 46.
78.Nell'opera: Relation de l'Egypte par Abdallatif, appendice, p. 495, seg. 549, seg. Il professore Gayangos, The History of the Mohammedan Dynasties in Spain, tomo I, Appendice, p. XXXV e XXXVI, ne ha dato una versione inglese.
79.Op. cit., p. 478.
80.Edizione Fluegel, tomo IV, p. 133 e 288, nº 7883 e 8640.
81.Kitâb Wafayat al Alyan, Vies ec. par Ibn-Khallikan, publiées par le B. Mac-Guckin De Slane, Paris, 1842, tomo I, in-4, testo arabo. Ibn-Khallikan's Biographical Dictionary translated ec., tomo I, II, Paris, 1842, 1843. Il terzo volume non è pubblicato; ne ho avuto alle mani parecchi fogli per cortesia del traduttore e di M. Reinaud.
82.Ibn-Challikani, Vitæ illustrium virorum, Gottingæ, 1835, in-4.
83.Histoire de l'Afrique et de l'Espagne, intitulée Al-Bayano-'l-Mogrib, Leyde, 1848, 1851, 2 vol. in-8.
84.Série IV, tomo XX (1852), e série V, tomo I, (1853). Raccolti insieme i fogli e stampati a parte, fanno un volume di 290 pagine.
85.Annales Regum Mauritaniæ, Upsal, 1843, 1846, 2 vol. in-4.
86.Géographie d'Aboulfeda, Introduz., p. CL e CLI.
87.Col titolo di Annales Moslemici, Copenhagen, 1789, 1791, 5 vol. in-4.
88.Veggansi: Hagi-Khalfa, ediz. Fluegel, tomo V, p. 397, nº 14,069; Quatremère, Histoire des Sultans Mamlouks par Makrizi, tomo II, Parte II, p. 173; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduz., p. CLI.
89.Secondo la soscrizione che si legge in fine di questo MS., sarebbe autografo. Il barone De Slane la crede bugiarda per cagion di parecchi errori del MS. La stessa soscrizione è in uno dei MSS. di Leyde secondo il Dozy, Catalogo, I, p. 5.
90.Veggansi: Di Gregorio, Rerum Arabicarum, Prefazione al Nowairi; Airoldi, Prefazione al Codice Diplomatico ec., dell'Abate Vella; e Scinà, Storia Letteraria di Sicilia nel XVIII secolo, tomo III, cap. VI.
91.Histoire de Sicile, traduite de l'arabe du Novaïri par le citoyen J. J. Caussin, in appendice al Voyages en Sicile, dans la Grande Grèce et dans le Levant, par M. le Baron de Riedesel, Paris, an. X (1802), in-8.
92.Lettre à M. Hase nel Journal Asiatique, IV série, tomo IV, p. 329, (1844).
93.Catalogo del Dozy, tomo II, pag. 148, nº DCCLXIII, seg.
94.Rerum Arabicarum, p. 57.
95.Commentarii ec., §, VI, p. 8.
96.Veggasi la prefazione di Adler nel primo volume degli Annales Moslemici d'Abulfeda, p. VIII.
97.I volumi che io conosco del Mesâlek-el-Absâr, sono i seguenti:
  I. Bibl. Bodlejana, Pococke, 191, già citato. – Geografia.
  III. Parigi, Ancien Fonds 583. – Altra parte di Geografia.
  XIV. Parigi, Ancien Fonds 1371: British Museum, Catalogo, nº DLXXV, parte II, p. 273. – Antichi poeti arabi.
  XV. Escuriale, Catalogo di Casiri, tomo I, p. 68, nº CCLXXXV. – Altri poeti.
  XVII. Parigi, Ancien Fonds 1372, già citato. – Altri poeti.
  XXIII. Parigi, Ancien Fonds 612. – Storia già citata.
  XXIII. (Numero di volume sbagliato o appartenente a una copia divisa altrimenti). Parigi, Ancien Fonds 904. – Mineralogia e Storia antica.
  Il Casiri, Catalogo, tomo II, p. 6, nº MCDXXXIV e MDCXXXV, nota un Kitâb et-Ta'rif, altra opera del medesimo autore.