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Kitabı oku: «Egitto», sayfa 7

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Il rimanente da gran tempo incolto e progressivamente invaso dalle sabbie del deserto è sotto la minaccia continua di essere per sempre perduto per l'industria umana. Questa parte della valle del Nilo è ridotta ad un minimum di popolazione ed i suoi abitanti sono costretti ad un eccesso di lavoro soltanto per irrigare con mezzi artificiali il terreno.

Se le Cateratte non esistessero, farebbe d'uopo il crearle. Esse esistono; ma siccome il tempo ed il Nilo le hanno quasi tutte solcate con numerose, larghe e profonde breccie ed alcune di esse vennero del tutto distrutte, il problema a risolversi si può formolare nel modo seguente:

Ricostituire quelle parti del letto del fiume che vennero distrutte e limitare il numero dei canali che l'acqua si è aperto, coll'ostruirne parecchi allo scopo di elevare il piano d'acqua del Nilo affine di aumentare la vegetazione e la distesa delle terre coltivate minacciate sempre dall'invasione delle sabbie del deserto, e rendere il Nilo navigabile dal Mediterraneo all'Equatore; in una parola, migliorare in quelle regioni, non più visitate dalle acque del Nilo, le condizioni della vita umana.

Distanza della 1ª Cateratta di Assouan.


Il Nilo tra Assouan ed il mare

Da Assouan al Cairo sopra una lunghezza di 941 chilometri il Nilo scorre attraverso ad una stretta vallata lungo versanti di montagne, o lungo margini di altipiani, la cui altitudine varia tra i 50 ed i 350 metri.

È rigorosamente provato che il regime del Nilo in questo tratto del suo corso era mantenuto, molti secoli addietro, da Cateratte o da Cascate e da un bacino lacustre che hanno cessato di esistere. Quanto al bacino lacustre, la cui esistenza non potrebbe essere posta in dubbio, si trovava ad 840 chilometri al Nord di Assouan, là dove la catena libica forma un'enorme cintura attorniando una depressione del suolo.

I punti più bassi di questa depressione sono oltre 50 metri al disotto del Mediterraneo. Si perviene a questa vasta cinta per mezzo di un burrone formato dallo scartamento di due dei contrafforti, che si trovano più a levante della montagna.

Il burrone fu occupato dal Nilo, allorquando scorrendo ad Ovest del suo letto attuale venne, in remota epoca non precisabile, ad aprirsi un passaggio riempiendo per conseguenza l'intiera depressione di terreno di cui si è fatta parola.

Durante secoli e secoli la notevole massa d'acqua raccolta in lago servì di regolatore, ricevendo dal Nilo le acque delle sue piene, e restituendole al fiume stesso all'epoca della sua magra.

In seguito, sia che il Nilo abbia abbandonato il suo letto primitivo, onde le acque non giunsero più pel canale di derivazione che in una quantità insufficiente, sia che un cataclisma geologico abbia prodotto un parziale sollevamento di suolo nel punto di derivazione delle acque, il bacino lacustre si disseccò gradatamente e pose allo scoperto strati alluvionali, che trasformarono questo luogo, prima deserto, in una oasi fertile ed abitabile.

Questa oasi è la provincia di Fayoum, celebre per il laberinto ed il lago artificiale creati da Amenemba ossia dal Re Meris dei Greci, visitati e descritti da Erodoto, Strabone, Plinio e Diodoro di Sicilia; in seguito vennero distrutti.

A 968 chilometri da Assouan e a 23 chilometri a valle del Cairo il Nilo si divide in due rami ed attraversa l'immensa pianura, che costituisce il Basso Egitto. Il ramo dell'Est ha 236 chilometri di sviluppo; quello dell'Ovest compensa la sua minor lunghezza con vari giri; dimodochè il suo totale sviluppo riesce eguale a quello del ramo orientale.

Sotto i Faraoni e sotto i Tolomei il Nilo si divideva in sette diramazioni, cinque delle quali abbandonate dalle acque poco a poco si colmarono.

Non rimangono quindi che i due rami sopraindicati, il Phatnitico o di Damietta ed il Bolbitico o di Rosetta, i quali portano le acque del Nilo al Mediterraneo.

La forma triangolare del Basso Egitto gli ha fatto dare il nome di Delta, che è formato dalle alluvioni portate dal fiume. Il suo litorale presenta una base di 300 chilometri, limitati a levante dalle rovine di Pelosa, a ponente dalla città di Alessandria.

La superficie totale del Delta colle sue paludi, lagune e dune è di 22276 chilometri quadrati, dei quali la metà soltanto è coltivata.

La spiaggia del Delta avanza gradatamente nel mare specialmente verso le due foci del Nilo e continua a trasportare terra. La media annuale della conquista, che la terraferma fa sul mare per opera del Nilo, è di metri 2,50.

Al culmine del Delta vale a dire nel punto in cui il Nilo si divide in due rami venne costruita un'opera gigantesca di asseragliamento di un'importanza capitale. Di quest'opera chiamata il barraggio del Nilo si terrà parola in altro Capitolo.

Fra Assouan ed il mare il totale sviluppo del Nilo è di 1204 chilometri. In questo percorso le varie sue lunghezze sono le seguenti:

Larghezza del Nilo

Gli antichi Egizi conoscevano l'importanza delle misure del loro fiume ed avevano stabiliti in vari punti dei Fluviometri.

Prima del 1886 i movimenti del Nilo erano registrati:

1º Al nilometro di Elefantina, comunemente detto nilometro di Assouan (945 chilometri a Sud del Cairo);

2º Al nilometro di Rodah (4 chilometri a Sud del Cairo);

3º A quello del barraggio (23 chilometri a valle del Cairo).

I due nilometri, o Mequyas, di Assouan e di Rodah sono graduati in misura egiziana detta pic. Il pic è presentemente ragguagliato a metri O,54.

Il nilometro del barraggio porta la graduazione metrica.

Esso è stabilito alla punta Sud del Delta ed è collocato al fianco destro del barraggio (ramo Rosetta); porta due graduazioni distinte l'una a monte e l'altra a valle del barraggio; quest'ultima serve a riconoscere di quanto si abbassi il pelo dell'acqua al disotto della chiusa d'acqua, quando le porte, che costituiscono il barraggio, sono abbassate.

Lo zero ai tre indicati nilometri di Assouan, di Rodah e del barraggio corrisponde alle altitudini di metri 84,160, metri 11,832 e metri 10 al di sopra del livello medio del Mar Rosso, superiore di metri 0,60 al livello medio del Mediterraneo.

La piena del Nilo è forte o debole in proporzione delle pioggie cadute all'Equatore e sopra le montagne dell'Etiopia. Il suo percorso ascendente non è mai soggetto a repentine varianti; subisce soltanto alcune oscillazioni alternate durante la massima magra, che succede nel mese di maggio. Il Nilo comincia il suo movimento ascensionale in giugno. È appunto verso il 20 di detto mese, che si celebra la festa del Nokta (goccia) che indica il principio della piena, che si manifesta al Cairo, osservando le acque che si vestono di un colore verde. Il fiume accentua la sua piena in luglio ed agosto e si mantiene tale in settembre. Qualche volta si è manifestata la massima piena nei primi giorni di agosto. Ma queste piene premature sono eccezioni che non infirmano per nulla la regolarità, colla quale le piene del Nilo si riproducono da migliaia d'anni. Il movimento ascensionale è generalmente più accentuato dal 1º al 20 settembre. Il livello delle acque appare stazionario per pochi giorni e poi il fiume comincia a decrescere, d'ordinario nella prima settimana di ottobre.

La piena è detta reale, quando raggiunge il suo più favorevole livello, che è di 22 pic ossia metri 18,50 misurati al nilometro del Cairo. Oltre questo limite l'inondazione riesce sempre disastrosa.

CAPITOLO VII

VIAGGIO SUL NILO DAL CAIRO ALLA PRIMA CATERATTA
Viaggi sul Nilo,
per mezzo della Società Cook & Son

Nello stesso modo che il Nilo è l'Egitto, perchè senza il Nilo non esisterebbe l'Egitto, così Cook & Son costituiscono la provvidenza per i viaggiatori dell'alto Nilo.

Ma chi è mai questo Cook?

Cook rappresenta una compagnia (padre e figlio) che vi alloggia, vi nutrisce e vi diverte per terra e per mare, per laghi e per fiumi. Nilo, Palestina, Asia, Europa, America ed Oceania, in una parola tutte quante le parti dell'Orbe terracqueo non solamente conoscono Cook & Son, ma all'illimitata potenza di padre e figlio portano tutte un largo tributo di sterline.

Io scommetto che Cook & Son sarebbero disposti a trasportare viaggiatori nel mondo della luna (andata e ritorno), purchè il corrispondente ammontare in lire sterline, od in altra equivalente moneta fosse sborsato almeno 24 ore prima della partenza per quel globo.

E così per seguire l'impulso di beneficare l'umanità sofferente e recar sollievo al povero fellak egiziano la Ditta Cook & Son si è recentemente risolta di nuovamente trasportare dall'Inghilterra in Egitto, ed a proprie spese, tutte le antichità e tutte le mummie, che la bionda Albione possiede, per invogliare i viaggiatori dell'universo intero a visitare la regione dei Faraoni, la quale, se orbata delle sue gloriose reliquie, non desterebbe nessun sentimento di curiosità sull'animo dei forestieri.

Ogni anno va aumentando il numero dei passeggieri, che dal Cairo compiono l'interessante e dilettevole viaggio sul Nilo, rimontando la maggior parte il fiume sino alla prima Cateratta e l'altra spingendosi fino alla seconda di Wady-Halfa, che segna il confine dello stato egiziano.

Le comodità di ogni genere, da cui al giorno d'oggi si trova in certo qual modo circondato il viaggiatore che rimonta il Nilo, concorrono in larga misura a risolvere i dubbiosi di visitare i tanti monumenti e reliquie della grandezza egizia, che si trovano scaglionati lungo tutto il percorso del fiume.

L'epoca più opportuna per il viaggio dell'alto Nilo è la stagione invernale, poichè sul finire di marzo il caldo di quelle regioni comincia già a mostrarsi molesto al viaggiatore.

Prima del 1869 l'unico mezzo comodo per rimontare il Nilo era di servirsi delle Dahabie (una specie di grossi barconi coperti a vari scompartimenti con cabine e salotti) rimorchiate da vaporetti.

Ma questo mezzo di viaggiare, oltrechè costosissimo, presentava l'inconveniente di un servizio alquanto irregolare, non potendosi mai fare assegnamento sul giorno che questi trasporti effettuavano il loro viaggio.

Nel parlare della navigazione sul Nilo si è detto che la compagnia Cook & Son possiede una vera flottiglia.

Oltre l'esercizio di parecchi vapori ad elica appartenenti al governo egiziano, la casa Cook ha sul Nilo di sua esclusiva proprietà le seguenti navi:


Battelli a vapore di prima classe.


Questi battelli sono tutti a ruote e destinati esclusivamente al trasporto di passeggeri di prima classe.


Battelli a vapore destinati anche al servizio postale del Nilo.


Questi vapori sono tutti a ruote e sono destinati:

1. Al servizio postale;

2. Al trasporto di viaggiatori di 1ª, 2ª e 3ª classe;

3. Al trasporto di ufficiali e di impiegati civili, secondo un contratto col governo egiziano.

Battelli a ruote del vecchio tipo per rimorchio e per altri usi:

Menes—Tahta—Thotmes—Pepi—Oonas
Battello a ruote per 10 persone: —Il Mena

La sua lunghezza è di metri 30,50; larghezza metri 4,60; 80 cavalli a vapore di forza.

È specialmente adatto per comitive private di dieci persone. Può anche essere noleggiato per rimorchiare Dahabie.

Nitocris Dahabia a vapore

La sua lunghezza è di metri 31,40; larghezza metri 4,60 con 80 cavalli-vapore.

Serve per comitive private, piccole famiglie, per ammalati e spedizioni di caccia. Ha posto per circa sei persone.

Lance a vapore per rimorchiare Dahabie o per altro uso.

SebekHapiPtahAnubisIrisSerapis e Chepera.

Nuove Dahabie di prima classe:

Hator—Nepthis—Ammon-Ra

Vennero costruite nel 1890 e sono le più grandi Dahabie sul Nilo e le più eleganti.

Oltre queste vi sono le seguenti Dahabie:

Osiris—Isis—Horus—Tih—Mansourah—Philites—Attieh—El Rahma—Gazelle—Chonsu

Sono in numero di nove, e le ultime sei di recente costruzione hanno scafi d'acciaio.

La Casa Cook possiede pure 70 barche e battelli a vela a varie dimensioni ed alcuni della portata di 50 tonnellate per trasporto di vettovaglie.

I battelli a vapore sul Nilo non viaggiano di notte.

Fra i battelli a vapore di prima classe appartenenti alla flottiglia Cook havvi il Prince Abbas recentemente restaurato.

È, come già si disse, un elegante battello a ruote per esclusivo trasporto di passeggeri di prima classe che dal Cairo intendono recarsi alla prima Cateratta di Assouan; e mentre tutti gli altri battelli per viaggiatori limitano il tempo del loro viaggio a venti giorni fra andata, fermate e ritorno dal Cairo ad Assouan, il Prince Abbas v'impiega un mese intero, e così i passeggeri possono effettuare le loro escursioni con minore precipitazione e visitare un maggiore numero di località tanto sull'una quanto sull'altra sponda del Nilo, facendo una più lunga sosta in quelle più ragguardevoli. Il Prince Abbas può dare imbarco a quarantadue passeggeri di prima classe; è un piroscafo che cammina bene, senza scosse, con cabine comode, buon trattamento e servizio inappuntabile.

Nel suo viaggio di un mese dal 6 febbraio al 6 marzo 1895 il numero dei passeggeri si limitava a venticinque, compreso l'autore di queste note.

Credo non riuscirà al lettore discaro il seguire giorno per giorno l'itinerario percorso dal Prince Abbas dal 6 febbraio al 6 marzo nel rimontare e discendere il Nilo.

Itinerario giornaliero del battello a vapore speciale di prima classe «Prince Abbas» dal Cairo ad Assouan e suo ritorno al Cairo.

Mercoledì 6 febbraio 1895

Il battello levò l'ancora al ponte di Kasr-el-Nil (Cairo) alle 10 precise giungendo a Bedrachin (chilometri 24,135 del Cairo), verso mezzogiorno. Dopo la colazione i passeggeri si recarono con somarelli all'antica Menfi, dove si ammira la colossale statua di Ramses il Grande dissotterrata dopo molti secoli da ingegneri inglesi per mandato del loro Governo.

La statua è una delle più belle e delle più rimarchevoli che ci ha trasmesse l'antichità. Da Menfi si andò a visitare la piramide a gradini di Sakkara6, la casa di Mariette7, il Serapeum8, la mastaba di Tih9 e la piramide di Oonas10, ritornando al battello in sulla sera.

Giovedì 7 e venerdì 8 febbraio 1895

Si viaggia durante il giorno (stando tutti i battelli del Nilo di notte tempo ormeggiati in riva al fiume) e si arriva alla sera del venerdì a gettare l'àncora a Beni-Hassan distante chilometri 275,139 dal Cairo.

Sabato 9 febbraio

Nel mattino lasciamo il battello per visitare alcune tombe di Faraoni e fra queste la tomba di Amenemhat I, capo stipite della XII Dinastia Diospolita, verso il 2950 avanti l'êra volgare.

Si ritorna al battello e si riparte alle 2 pomeridiane giungendo verso sera a Gebel-Aboufeidah. Si getta l'àncora e si pernotta. Distanza dal Cairo chilometri 341,108.

Domenica 10 e lunedì 11 febbraio

Si continua col battello Prince Abbas a rimontare il Nilo e si giunge in sul tramonto del giorno 11 a Sohag e si pernotta sul piroscafo.

Martedì 12 febbraio

Di buon mattino scendiamo dal vapore e si va a visitare sempre a cavallo di eccellenti e galoppanti somarelli i due Monasteri cofti Dayr-el-Abiad e Dayr-el-Amar. Si ritorna al battello; si riparte per giungere a Girgeh e pernottare. Distanza di Girgeh dal Cairo chilometri 549,473.

Mercoledì 13 febbraio

Si parte nel mattino da Girgeh, si giunge nelle ore pomeridiane a Keneh e si visita la città.

La città di Keneh è situata sulla riva destra del Nilo e dista dal Cairo chilometri 652,449. È capoluogo di provincia che porta lo stesso nome. Vi sono bazar ben provveduti e sono rinomate le sue gulle (vasi di terra per mantenere fresca l'acqua).Keneh è il deposito di tutto il commercio fra il Cairo e Djeddah (città dell'Arabia sul Mar Rosso considerata quale porto della Mecca), e nello stesso tempo è il punto di convegno dei pellegrini che, passando per Cosseir, città dell'alto Egitto situata sulla costa occidentale del Mar Rosso, vi prendono imbarco per la Città santa.

Giovedì 14 febbraio

Di buon mattino si effettua la traversata del fiume sopra lance a remi per visitare il tempio di Denderah che è sulla sponda sinistra11. Si fa colazione nel tempio e si ritorna verso sera al battello.

Venerdì 15 febbraio

Da Keneh il Prince Abbas leva l'àncora di buon mattino e si giunge prima di mezzogiorno a Luxor (chilometri 724,050) per avere agio nel pomeriggio di fare una prima visita al meraviglioso tempio di Luxor, che poggia sulla riva destra del Nilo e domina il Prince Abbas che si è ancorato ai suoi piedi.

Luxor, ora un discreto villaggio, occupa una parte del terreno un tempo compreso nella periferia dell'antica Tebe.

Questo sito è rimarchevole per i superbi avanzi della città che fu. È da Luxor che venne trasportata in Francia nello scorcio del passato secolo e durante l'occupazione francese in Egitto il maestoso obelisco, che è principale ornamento della piazza della Concordia a Parigi.

Tebe, l'antica città dalle cento porte, poggiava sulle due sponde del Nilo. Essa venne fondata in un'epoca assai remota e non determinata. Fu capitale di una grande parte dell'Egitto; poi sotto la 21ª Dinastia venne abbandonata e le succedette per capitale Menfi.

Rimase tuttavia una città importante: la sua vasta cinta chiusa da cento porte, la sua posizione sul Nilo, non lontana dall'Etiopia, di cui abbracciava il commercio, i suoi meravigliosi monumenti, la santità che le si attribuiva la tennero per molto tempo al posto di prima città dell'alto Egitto. Ora non restano che ruine, le quali coprono una superficie molto estesa, e dei suoi avanzi si sono formati cinque villaggi, Med-Amoud, Karnak, Luxor sulla destra del Nilo, Medinet-Abou, Gurnon sulla sinistra.

Fra queste ruine sulla sponda sinistra del Nilo si distinguono soprattutto:

Il gigantesco palazzo di Ramsès-Mèjamoun;

Il Memnonium, al cui ingresso stanno i due Colossi, uno dei quali rappresenta Memnone;

La tomba di Osmandia; il piccolo tempio di Athor ed una vasta galleria sotterranea con varie diramazioni.

Sulla destra del Nilo si ammira:

Il palazzo di Amenofite Memnone (Amenhotep III);

Il viale delle Seicento Sfingi lungo oltre due chilometri;

Il palazzo di Karnak, che è il più imponente dei monumenti che offra Tebe.

Gli obelischi, le colonne, le statue abbondano fra queste ruine.

Nel tempio di Luxor costruito da Amenhotep III si trova un esemplare perfetto di una sala per la nascita, detta Mammisi che i Faraoni facevano appositamente costruire per divinizzare la loro nascita. In questa Mammisi del tempio di Luxor viene annunziato al Re che Ammon, Dio della generazione, gli concede un figlio maschio. La Regina assai prossima a diventare madre, accompagnata dalle Divinità protettrici entra nella Camera della nascita, ed assistita dalle sue donne dà alla luce un figlio maschio, che prende il nome di Amenhotep III.

Amenhotep III apparteneva alla XVIII Dinastia e regnò verso il 1600 avanti l'êra cristiana.

In quel tempo Tebe era grande ed in tale misura, che le sue ruine di oggigiorno sono le più estese e le più ammirande che le passate generazioni abbiano tramandate al mondo intero12.

Sabato 16 Febbraio

Alle ore 8 antimeridiane si lascia il battello, e traversato il fiume con lancie a remi si visita il Ramaseum, Dayr-el Bahri e le tombe dei Re delle XVIIIª, XIXª e XXª Dinastie.

Domenica e Lunedì 17 e 18 Febbraio

Ogni viaggiatore del Prince Abbas ha fatte quelle escursioni o solo od in compagnia che meglio erano di suo gradimento, nei dintorni di Luxor.

Martedì 19 Febbraio

S'impiegò la giornata a visitare minutamente Karnak e dintorni, facendo colazione nel gran tempio di Karnak.

Le ruine che ad ogni piè sospinto s'incontrano in Luxor e nei dintorni scuotono l'immaginazione e fanno pensare alle infinite vicende di tanti secoli, le cui impronte, scolpite dalla mano dell'uomo, l'opera demolitrice del tempo non è riuscita a cancellare.

Quelle ruine per estensione e per maestosa grandezza sono le più imponenti, le più ragguardevoli e le più preziose che l'antichità abbia tramandate alla presente generazione.

Mercoledì 20 Febbraio

Il battello partì da Luxor a mezzogiorno, e si giunse ad Esneh nelle ore pomeridiane in tempo da poter visitare il tempio e le circostanti ruine.

Esneh, l'antica Latopoli, è capoluogo di provincia. Situata sulla sponda sinistra del Nilo dista dal Cairo chilometri 779,560. Esneh è una graziosa città con quattromila abitanti; possiede un bazar ben provveduto. Vi sono numerose ruine, ma si visitano con maggiore attenzione i resti di un gran tempio celebre sopratutto per le sculture mitologiche: si osserva pure uno zodiaco che è il più moderno dei zodiaci egiziani, quantunque alcuni vogliano farlo risalire ad un'alta antichità.

Davoust nel 1799 sconfisse ad Esneh i Mamalucchi.

Giovedì 21 Febbraio

Di buon mattino si parte da Esneh giungendo a El-Kab verso le 9 antimeridiane. Si visitano le grotte e si riparte alle 2 pomeridiane per andarsi ad ancorare ad Edfou, ove si pernotta.

Nelle vicinanze di El-Kab l'antica Necheb (Dea della Luna) si trovano le grotte, le quali consistono in una fila di tombe scavate nella roccia rivolte verso il Nilo state costruite per una grande famiglia, i cui membri in tempo di pace erano sacrati al culto della Dea Luna (Necheb) quali sacerdoti e sacerdotesse ed erano anche al servizio diretto dei Faraoni come educatori e nutrici dei loro figli. In tempo di guerra poi facevano parte del seguito reale, quando il Faraone assumeva in persona il comando delle milizie.

Venerdì 22 Febbraio

Ad Edfou nelle ore antimeridiane si visita il suo gran tempio. Verso le 2 pomeridiane si parte col battello da Edfou per giungere verso sera a Gebel-el-Silsileh, ove si pernotta.

Edfou, l'Atbò degli antichi Egizi, l'Apollinopoli la grande dei Greci non è ora che un'accolta di ruine e di miserabili capanne. Essa giace sulla sponda sinistra del Nilo ed è circondata da ubertose campagne.

Gli alti pilastri del suo maestoso tempio si vedono da lontano. Non è gran tempo che questo gran Santuario consacrato al Dio Oro (questo Dio sotto altra forma si venera tuttora) non era quasi accessibile, perchè nei suoi cortili si erano annidati i contadini (Fellahs) nelle sue sale e persino sulle sue terrazze. Molti ambienti del tempio giacevano coperti da sabbia e macerie.

Dobbiamo all'intelligente ed instancabile egittologo Mariette se, col consenso Khédiviale, potè far sgombrare l'intero tempio dai Fellahs, assegnando loro altra dimora. Ora si presenta in perfetto stato e può considerarsi come la meglio conservata costruzione dell'antico Egitto. Senza punto esagerare si può asserire che se gli antichi sacerdoti di Edfou potessero uscire dai loro sepolcreti per rendere un'altra volta omaggio al Dio Oro (l'Apollo-Febo dei Greci) ed alle altre divinità della Valle del Nilo, troverebbero ogni camera, ogni locale sotterraneo, ogni scala perfettamente al posto loro, e potrebbero questi servi della divinità percorrere con pompa solenne la stessa strada votata alle processioni. Dato poi il caso che nel loro lungo sonno avessero dimenticato l'uso e la destinazione dei vari locali, iscrizioni meravigliosamente conservate rammenterebbero loro l'antico rituale.

La necropoli di Edfou giace tuttora profondamente sepolta nelle sabbie. Dopo di avere visitati la Mammisi (sala della nascita) ed il pozzo sacro che si trova a fianco del tempio, si ritorna al battello, e levata l'àncora si volge la prua verso Gebel-el-Silsileh.

Sabato 23 Febbraio

Di buon mattino si visitano le cave di Gebel-el-Silsileh; indi il vapore continua a rimontare il Nilo sino a Komombo e dopo breve sosta si riparte per giungere nella stessa sera ad Assouan.

Approdando a Gebel-el-Silsileh si trovò la spiaggia assolutamente deserta, mentre nei tempi andati formicolava di operai, di naviganti, sacerdoti e pellegrini.

Sulla sponda destra del fiume, dove stanno le cave, i monti orientali, già chiamati da Erodoto Montagne arabe hanno la base di granito, sienite, porfido e diorite a tinte più o meno cariche.

Verso il Sud questi monti si collegano alla regione alpestre dell'Abissinia. Sono ricchi di bellezze naturali, di pittoresche vedute, e le maestose pareti delle roccie sono intersecate da vene di svariati colori.

In questi monti trovasi un prezioso e terso alabastro giallognolo, che venne in tutte le epoche impiegato per diversi generi di lavori.

Gli antichi Egizi tenevano in grande pregio la diorite verde-scura, che soleva impiegarsi per la costruzione di sarcofaghi, statue, sfingi e simili.

Alcune iscrizioni in geroglifici scolpite sulle roccie, nelle vicinanze delle cave, indicano in quale modo si eseguissero i trasporti dei materiali delle cave alla sponda del Nilo.

Qualche volta s'impiegarono oltre otto mila uomini, una buona parte dei quali erano Ebrei, probabilmente prigionieri di guerra.

Tutto questo numeroso stuolo di gente, diretto da alti impiegati civili e militari, da esperimentati artisti e scalpellini, aveva l'incarico di trascinare sopra slitte i blocchi grossolanamente lavorati dalle cave al fiume.

Al seguito vi erano molti carri tirati ciascuno da sei paia di buoi pel trasporto delle provvigioni pel nutrimento degli operai, molti dei quali morivano di stenti e di fatica.

A Konombo tanto sulla destra quanto sulla sinistra sponda del Nilo le terre si fanno più deserte e giallognole; il colore di quei pochi abitanti si fa sempre più bruno; scarso è il loro indumento; più meschini e più radi i villaggi.

Tutto quanto lo sguardo abbraccia non è più egiziano, è nubiano. Il sole si fa più cocente e nel discendere dal battello vediamo ad occidente ergersi maestoso, sopra un desolato monte, il gran tempio di Konombo. Di mano in mano che colle solite nostre cavalcature (Bourik) ci avviciniamo al tempio appare sempre più spiccata la desolazione di quei terreni un tempo popolati.

Ora più non rimane un casolare, non una traccia di quegli antichi abitatori cacciati altrove dalle sabbie del deserto e dalle piene del Nilo.

Questi stessi nemici, che distrussero le abitazioni degli uomini, non tarderanno a mandare in completa ruina la magione degli Dei.

Qualche secolo ancora, ed il tempio di Komombo non esisterà più, poichè mentre la sabbia del deserto va sempre più invadendo le sue camere e le sue sale, il Nilo sul davanti, scalzando il monte, ha già ingoiata una delle costruzioni laterali del tempio.

Il tempio di Komombo è per sè stesso originale e maestoso. Sul suo asse longitudinale e sulla fronte dell'ipostile prospiciente il Nilo è diviso in due parti.

Anche i locali situati dietro la Sala delle Colonne sono bipartiti e terminano in ciascuna parte in due santuari speciali corrispondenti ad una delle due porte d'ingresso.

Questo tempio binato con due separati Sacrari ci fa con fondamento credere che due fossero le divinità che in esso si veneravano.

Infatti una metà del tempio consta sacrato al grande Oro (Horus figlio di Iside e di Osiride), l'altra a Seth-Tiphon adorato sotto forma di coccodrillo. Bellissime sono le decorazioni del tempio ed appalesano già l'influenza greca.

Domenica 24 e Lunedì 25 Febbraio

Soggiorno ad Assouan e visita all'isola di Philæ ed alla 1ª Cateratta.

Assouan distante dal Cairo chilometri 938,047 è l'ultima città dell'Egitto dalla parte della Nubia. Il suo antico nome di Sun si appalesa bene applicato, perchè Sun significa soglia.

Da Sun derivò il nome greco Syene e quello posteriore di Assouan dal Copto Suan.

Strabone visitò Syene e Giovenale vi fu relegato.

Assouan segna una delle estremità del mondo romano ed occupò il posto di Elefantina, quando questa cadde in ruina.

Nelle vicinanze di Assouan ed a levante del sentiero che conduce verso la prima Cateratta stanno le antiche cave di granito, dove si estraevano quei superbi e giganteschi monoliti per obelischi, per colonne, per statue ecc.

S'incontrano ancora oggigiorno notevoli traccie dell'abilità e diligenza degli scalpellini, che lavoravano pei Faraoni.

Qui un poderoso blocco, là un obelisco levigato già da tre lati. Entrambi sono congiunti ancora alla roccia viva, il che dimostra ad evidenza che gli antichi Egizi lavoravano i loro monumenti nelle cave stesse.

L'isola Elefantina, poc'anzi rammentata, giace in mezzo al Nilo di fronte ad Assouan. Fu un tempo splendida sede dei Re della Vª Dinastia, che da Menfi trasportarono la capitale in quell'isola (anno 2703 avanti Cristo) ed era denominata il giardino del Tropico.

Quanto tristamente deserto è ora il luogo, ove un dì sorgeva una delle Metropoli dei Faraoni!

Tutto fu distrutto dalle ingiurie del tempo e dalla mano dell'uomo e non vi rimane che un nilometro (misuratore graduato per le altezze del Nilo) sapientemente restaurato sotto ai Khédive ed unico ricordo di lontani secoli.

Dal lato meridionale dell'isola si spiega all'occhio del visitatore un quadro eccessivamente selvaggio ed in pari tempo affascinante. Un labirinto di scogli di granito si stende a lui davanti; fra gli scogli stessi vede egli il Nilo, che qua scorre rapido e là si arresta e riposa imprigionato da barriere di pietra e fa da specchio al sole.

Splendide erano le feste che nell'isola Elefantina si celebravano in onore del loro fiume prodigo di tanti benefizi. Da greche memorie risulta che in quell'occasione si lanciavano nella spumeggiante corrente due coppe, l'una d'oro, l'altra di argento a simbolo del sole e della luna.

A poca distanza da Assouan il Nilo attornia la simpatica isola di Philæ e scivolando forma la prima Cateratta detta di Assouan.

Lungo il sentiero che ci conduce, colle solite nostre cavalcature, verso Philæ il terreno muta di aspetto.

Nude roccie di granito limitano ai nostri fianchi il deserto e si cammina frammezzo a tombe e sepolcreti, sui quali si distende una sabbia giallognola, come funebre drappo. Più si procede e più la natura diventa cupa e selvaggia attorniata da innumerevoli scogliere.

Riappare poco dopo il Nilo, la cui acqua ci luccica incontro, ma pur esso schiacciato ai suoi fianchi dai monti, che si danno mano sotto al suo letto lo costringono quasi ad arrestarsi.

Ed è in quel punto che il fiume forma invece un ridente lago, in cui Philæ si specchia.

Philæ è la più vaga di tutte le isole del Nilo, ricca di templi dedicati ad Iside.

Sul fianco occidentale di Philæ si svolge la prima Cateratta.

Essa, già descritta nel Capitolo dedicato al Nilo, altro non è che una successione di Cascate non insuperabili, come ebbe a dire Cicerone il quale, descrivendo quelle acque frementi, forse per maggiormente impressionare gli animi dei suoi lettori od uditori raccontò che nello infrangersi delle acque fra quelle innumerevoli roccie producevano tale un rumore da rendere sorde le vicine popolazioni.

6.Sakkara, necropoli dell'antica Menfi fondata da Mene I Re d'Egitto (cinque mila anni a.C.).
7.Mariette, celebre Egittologo dei tempi nostri. Fece numerose e preziose scoperte di cose antiche.
8.Serapeum di Sakkara. Sotterraneo, la cui entrata era un giorno occultata; si compone di una lunga galleria avente per ogni fiancata sei vasti ambienti, in ciascuno dei quali esiste tuttora un grande sarcofago in granito in cui giaceva il corpo di un Dio-Bove, chiamato anche Dio-Apis od Osiride-Bue.
  La giovenca predestinata a diventare madre di un Dio-Apis veniva distinta col nome di Neìth concepiva e dava alla luce l'Apis, senza cessare di essere vergine, perchè fecondata da Phtha (Dio Creatore) che si tramutava in calore.
9.La mastaba di Tih, come tutte le altre mastabe, è un'edicola quadrata, dove si celebravano gli anniversari funebri. Da essa si penetra nella camera mortuaria ove trovavasi il sarcofago di Tih antico Re degli Egizi.
10.Oonas, gran Sacerdote, Capo di eserciti, Ministro onnipotente presso tre successivi Re della VI Dinastia, Teta, Papi I e Mèrenra (3600 anni avanti Cristo) fece costruire per i suoi Re la piramide, cui legò il proprio nome.
  Gli antichi Re egizi portavano il titolo di Faraone, venivano loro tributati onori divini ed erano distinti colla qualifica di Sua Santità.
11.Denderah, l'antica Tentyra, possiede splendide ruine e fra queste primeggia il gran tempio dedicato alla dea Hathos che è la Venere egizia.
  Il tempio è antichissimo; fu ricostrutto da Cheope re di Menfi nell'epoca in cui egli faceva elevare la più grande piramide che esiste e che porta il suo nome; fu in seguito restaurato dai Tolomei. Nel gran tempio di Denderah si trovava il famoso zodiaco stato trasportato in Francia nel 1821 e mediante il quale si voleva provare la remota origine dell'astronomia egiziana; ma poco dopo venne a risultare che quel zodiaco non era anteriore ai Tolomei.
12.Un'osservazione che qui mi cade opportuno di fare è che presso una notevole parte dei monumenti dell'antico Egitto figurano il nome e le gesta di Ramsès IIº (il Sesostri dei Greci) il quale appartiene alla XIX Dinastia e salì al trono verso il 1400 avanti Cristo; regnò per ben 67 anni.
  Questo frequente ripetersi del nome e delle imprese di Ramsès IIº si deve a varie circostanze:
  1º Al suo lungo regno di 67 anni, durante il quale, avido della sua glorificazione, non solamente si fece costruire monumenti, statue e grandi lapidi, su cui erano impressi i suoi fasti e le sue gloriole, ma per stimolo di sua vanità face sostituire il proprio al nome dei suoi predecessori, ovunque gli fu dato di farlo;
  2º All'errore in cui vennero tratti gli storici greci, i quali attribuirono a Ramsès-Sesostri tutte le conquiste dei Faraoni che lo avevano preceduto.
  L'esagerazione delle opere di Ramsès IIº indusse ad attribuire a questo Re monumenti antichi, sulle cui iscrizioni egli aveva fatto incidere il proprio nome. Sarebbero state sufficienti le grandi opere costruite durante il suo regno per meravigliare l'età presente, senza ricorrere a quella ingannevole sostituzione di nome.
  E così fu detto che Ramsès IIº il gran Sesostri abbia fatto elevare un tempio in ciascuna città del Regno dedicato alla Divinità principale del luogo.
  La personalità di questo Faraone invase tutto, assorbì tutto.
Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
05 temmuz 2017
Hacim:
221 s. 36 illüstrasyon
Telif hakkı:
Public Domain
Metin
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