Finalmente!
Mi comanda?
Perdoni… (a Carletto piano) Sei buono di fare una cosa per bene?
Mi proverò.
Il signor Garbini ed io usciremo; appena siamo fuori tu consegni questa lettera alla signora Livia.
Perchè non glie la dà lei?
È uno scherzo… e le dici bene che sono io che te l'ho data… Il signor Baldassarre… hai capito?
Sì, signore.
Tieni, appena siamo fuori. (a Garbini) Un momento, ho dimenticato di dirti… (a Livia) Torniamo subito. (via a braccetto con Garbini).
E Orazio non torna!
Che cos'è?
Me l'ha data il signor Baldassarre che gliela consegni.
Ah! bene. (Carletto via). La sua brava dichiarazione. La leggo, o no? Oh la leggo. (l'apre). Senza intestazione! Mi aspettavo di più. Un «Adorata donna!» o un «Signora!» o almeno un «Livia!» col punto ammirativo, ci stava tanto bene. (legge).
«A pochi passi dall'albergo, di là del ponte, dove il torrentello che scende di Valdobbia precipita in cascata, c'è' un luogo recondito, misterioso, che al raggio della luna diventa quanto di più incantevole sia uscito dalle mani del Creatore…» Ah! un appuntamento!.. «Stassera la luna si leva alle 8, ed alle 8 ½ inargenterà i nebbiosi sprazzi della cascata. Un uomo capace di comprendere la selvaggia poesia della natura non può ispirarvi nessun serio timore.» Oh, no, no! «Se quando saremo tutti radunati in sala, voi direte di volervi ritirare presto, intenderò che avete in animo di farmi il più felice degli uomini!»
Ah! via! signor Baldassarre, per un uomo capace di comprendere la selvaggia poesia della natura è un po' troppo!.. Come corre! Bisogna guarirlo. Poh! domani vado via… Però una lezioncina… (osserva la lettera) Non c'è la firma… (pensa) Ah! sarebbe troppo bella! Quell'altra che faceva le allusioni ad Orazio… che s'è levata così di scatto quando vide Garbini e… no, no, non può riuscire… conoscerà la calligrafia del marito… (guarda la lettera) È scritta in rotondo… Oh! sarebbe peccato non provare. (Chiama) Carletto!.. Se tiene, vale la pena di rimanere un giorno di più per vedere… Ah! mi dài un appuntamento? Ci manderò tua moglie.
Ah! Carletto, hai sbagliato; questa lettera non viene a me.
Sissignora, le assicuro.
Va, non fa nulla; la porterai alla signora Emilia.
Alla moglie del signor Baldassarre?
Sì.
Ma…
Fa quanto ti dico. E non le dirai chi te l'ha data.
E se domanda?
Risponderai: una persona che non vuole essere nominata. È uno scherzo, capisci?
Ah! me lo diceva anche il signor Baldassarre che era uno scherzo.
Vedi? Ah! e se il signor Baldassarre ti domanda…
Ah sì! se domanda…?
Risponderai che l'hai consegnata.
Che è la verità.
Che è la verità. Va!
Ci sarà poi da ridere?
Speriamo. Presto… (Carletto via). Partirò posdomani.
Sola? che miracolo!
Ah! vi credevo partito, in parola d'onore!
No, domani.
Dove siete stato?
In giro per la montagna. Ho raccolto delle felci rare e bellissime.
Me ne rallegro tanto. E vi siete divertito?
Lo sapete bene che detesto la compagnia del signor Baldassarre e consorte.
Speravo che la mia bastasse a compensarvene. (a Carletto che rientra) Consegnata?
Sissignora.
Ha domandato di dove veniva?
Ho risposto come mi aveva detto lei.
E, è bastato?
Sissignora. Ha sorriso ed ha detto: capisco.
Va bene. (Carletto via dal fondo).
Domani si parte?
No, posdomani o poi.
Avete mutato d'avviso?
Ho mutato d'avviso.
Ed è permesso domandarvene il perchè?
Domandate.
Dunque?
Per lasciarvi raccogliere delle altre felci.
È uno scherzo?
No.
Era tutto deciso… ho preparate le valigie…
Eh, padrone.
Livia, andiamo, non tormentatemi. Siete un po' in collera con me, perchè non mi son fatto vedere in tutto il giorno e volete vendicarvene, lo capisco; ma, se ve ne chieggo perdono sul serio?
Non c'entra nessuna vendetta. Il tempo è bello…
Sì, un acquazzone al giorno!
Che dura mezz'ora.
Davvero volete rimanere?
Sì, un giorno di più, due giorni al maximum; è uno scherzo che vi dirò poi, e riderete. – Già in pensiero?..
No, ma non capisco.
Capirete.
Che cos'è quella storia di Carletto?
Che storia?
Sì, or ora…
Una lettera che gli ho data a portare.
Una lettera? A chi?
Ah!
Rispondete.
Mah!
Livia, ve ne prego.
Con quel tono?
Ma che cos'è seguìto di nuovo? Che cos'è? Perchè mi dite così? – Dovevate partire, lo sapete che questa vita mi uggisce con quegli sciocchi; mi avete dato il diritto di pretendere…
Pretendere?
Sì, di pretendere, lo ripeto. Sapete che vi voglio bene… mi avete promesso.
Vi ho promesso che avrei acconsentito a sposarvi se e quando fossi stata bene sicura del perfetto accordo dei nostri caratteri; ho spinto la cortesia fino al segno di permettervi d'accompagnarmi, mai fino a quello di autorizzare un sindacato che mi offende e che non sopporterò mai.
Il mio congedo?
No; andate là, non sragionate, e sovratutto non insistete. Ora io non cederei di un palmo, e voi, focoso come siete, potreste fare e, quel che è peggio, dirmi delle scioccherie. Vi assicuro che non avete ragione di adombrarvi.
Ditemi soltanto perchè volete rimanere.
No.
A chi era diretta quella lettera?
Orazio…
Lo voglio sapere.
Cercate.
Ah! lo saprò! Qualche cosa o qualcheduno si è messo ad un tratto attraverso la mia strada, lo scoprirò!
Orazio, farete qualche scempiaggine!
Ah! scrivete delle lettere… qui all'albergo e non mi volete dire…? Oh! saprò io.
Bel merito! interrogando di soppiatto il cameriere.
Oh non interrogherò nessun cameriere, non commetto bassezze, io.
Badate che vien gente.
Garbini qui?
Non lo sapevate?
Ah lo sapevate voi?
Orazio, ho chiesto di te alla signora Livia.
Grazie, quando sei arrivato?
Oggi.
Oh, ma saprò bene vederci chiaro.
Ecco mia moglie. (Emilia entra).
A che ora si desina?
A momenti.
Va bene, perchè stassera mi occorre andare a letto di buon'ora.
Ah sì, la tua ascensione al Monte Rosa.
Al Monte Rosa?
Già, e siccome mi toccherà partire alle due dopo mezzanotte…
Ben trovata.
Cosicchè non avremo il piacere di vederti partecipare ai nostri dilettevoli passatempi serali. Si giuoca alla fiera.
E non dice nulla.
Veramente stassera ancor io… ho un po' di emicrania… e credo che non potrò…
Ci è cascata.
Io pure… oggi ho trovato il parroco qui del paese… il quale mi vuol mostrare un messale antico… e si è combinato che stassera… (E non parla).
Cosicchè, dottore, si rimane noi due.
Non viene.
E in verità, per un giuoco che si chiama la fiera, saremo pochini. Sapete che cosa farò? Dacchè tutti disertano, andrò a letto alle otto.
Ah! (piano a Garbini) Trionfo.
Qui c'è sotto qualche cosa.
È servito in tavola.
Bravo! Ho una fame… Come sto bene!
Però siete un imprudente.
Ah! pel Monte Rosa.
Non bisogna che si spieghino.
Affidarlo ad un cameriere. (Garbini non capisce).
Garbini, offritemi il vostro braccio.
Subito – grazie. (fra sè) Che diamine?
Ha chiamato lui!
Dottore, date il braccio a mia moglie.
Perdoni… (s'avviano tutti).
Sei un bravo ragazzo: tieni! (gli dà una mancia).
Grazie!
Sei un bravo ragazzo!