Kitabı oku: «Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3», sayfa 9
CAPITOLO II
Conquiste de' Normanni sopra la Puglia
In que' medesimi tempi, che da Corrado si proccurava dar qualche provedimento alle cose d'Italia, sursero in queste nostre parti occasioni cotanto favorevoli per l'ingrandimento de' Normanni, che ricevute da essi con avidità gl'invogliarono a cose maggiori, ed a più alte imprese. Que' prodi e valorosi Campioni, che in Salerno militavano sotto gli auspicj di quello Principe, crebbero per varie congiunture in tanta potenza, che cominciò a rendersi sospetta a Guaimaro istesso: il credito, che s'acquistavano spezialmente i figliuoli di Tancredi, gli dava qualche ombra, quantunque non osasse dimostrarlo; onde per sottrarsi da questi sospetti, si pose a cercar modo d'allontanargli da se con qualche onorevole occasione, temendo insieme fargli bene, o male in sua casa; ma ecco che gliene venne offerta una, la quale fu profittevole ugualmente ad entrambi.
L'Imperio d'Oriente, che, come si disse, dopo la morte di Basilio e di Costantino, era governato dall'Imperador Romano Argiro, per gli frequenti disordini e rivoluzioni civili, andava miseramente decadendo dalla sua grandezza e splendore; ed essendo esposto alle irruzioni de' Saraceni, il furor de' quali non erano bastanti quegl'Imperadori a reprimere, era passato in gran sua parte sotto la loro dominazione. I Greci che imputavano la loro declinazione alla dappocaggine de' loro Sovrani, sovente tumultuando si facevano lecito ammazzare il proprio Principe, ed in suo luogo sostituirne un altro, ch'essi stimavano atto a poter restituire l'Imperio nell'antica grandezza; ma da' successi contrari, e fuori delle loro speranze, spesso trovandosi delusi, reiterando imprudentissimamente i medesimi mezzi di tumulti ed uccisioni, cagionarono finalmente la total ruina di sì grande e vasto Imperio. A questo riguardo, avendo innalzato su 'l Trono Michele Paflagone, permisero che da costui l'Imperador romano fosse miseramente ucciso. Questo accorto Principe per giustificare appresso i Popoli la sua elevazione, e rendergli sicuri di non essersi, com'altre volte, ingannati nella sua esaltazione al Trono, pensò con una rilevante conquista, accreditarsi, e disegnò discacciar dalla Sicilia i Saraceni, e riunirla come prima al greco Imperio, onde da que' Barbari era stata sottratta: mandò per tal effetto nell'anno 1037 un'armata in Italia sotto la condotta di Giorgio Maniace Catapano, il quale essendovi giunto, mise il tutto all'opra, per eseguire i disegni del suo Sovrano187. La fama del valore de' Normanni era giunta sin nell'ultimo Oriente, onde Maniace riputò quasi che necessario, per agevolar l'impresa, aver di questi valorosi Campioni: fece perciò in nome dell'Imperadore pregare il Principe Guaimaro di fargli avere di questi prodi soldati, che poc'anzi nel suo paese aveansi acquistata tanta riputazione, assicurandolo, che non mancherebbe occasione di riconoscere e ricompensare un tale servigio. Ma egli non bisognava a Guaimaro far tante promesse, per farlo consentire a ciò che cercava. Questi assai più che Maniace, desiderava di dargli i Normanni, a' quali avendo esposta la cosa, dimostrolla di lor sommo vantaggio, e da non rifiutarsi, aggiungendo ancora per se medesimo promesse molto vantaggiose a quelle che avea loro fatte in nome dell'Imperadore.
I Normanni considerando quest'occasione poter loro portare non men gloria, che maggior stabilimento dei loro interessi, tosto accettarono il partito, e partirono da Salerno in numero di trecento, avendo alla loro testa Guglielmo, Drogone ed Umfredo figliuoli, di Tancredi, che non avea molto che dalla Normannia erano quivi venuti188. Furono da Maniace con molta gioja ricevuti, ed immantenente, avendo fatto venire dalla Puglia e dalla Calabria, province che a' Greci ubbidivano, alquante truppe, fece preparar la flotta; e partito per dar fondo in Sicilia, giunto a Messina la cinse di stretto assedio: fu tale il valor de' Normanni in quest'impresa, che resasi ben tosto la Piazza, Maniace a' soli Normanni dichiarò tener obbligo di sì bella conquista, e raddoppiando la stima, in cui gli avea, fece loro de' presenti con nuove promesse per animargli sempre più a valorosamente combattere189. Avanzossi nel paese, e si rese padrone di un gran numero di posti rilevanti, portando insino a Siracusa l'assedio. Comandava questa Piazza per li Saraceni un tal Arcadio, il quale con estremo valore assaltando l'armata de' Greci, la mise in disordine, di che grandemente gloriavasi, quando ecco che Guglielmo scaricogli sopra con furia un colpo di lancia, che lo rovesciò morto a' suoi piedi. I Greci e i Saraceni ne restarono ugualmente stupefatti, e tiensi che in quest'occasione fosse dato a Guglielmo il soprannome di Bracciodiferro.
Riunirono ben tosto i Saraceni le loro truppe, ma essendosi Guglielmo co' suoi posto alla testa de Greci, le dissipò in maniera, che i Greci restarono padroni del Campo; ma approfittandosi i Greci della vittoria a' Normanni sol dovuta, poich'essi altra parte non vi avevano avuta, che di spettatori, si presero tutte le spoglie de' nemici, e le divisero infra loro, senza lasciar nulla a' Normanni, che l'avevano col lor valore acquistate. Essi ancora col solito lor fasto ed alterigia cominciavano a tener poco conto di questa inclita gente, ed il comando delle Piazze a' Greci solamente era dato, senza farne parte alcuna a loro, come furono le promesse di Maniace. Mal soddisfatti di tanta ingratitudine pensarono far penetrare a Maniace questi torti, che loro usavano i Greci, per iscorgere come egli la sentiva, e se approvava ciò ch'era avvenuto. Erasi accompagnato co' Normanni in questa spedizione un valentuomo lombardo della famiglia dell'Arcivescovo di Milano, come narra Ostiense190, appellato Arduino; ma Curopalata e Cedreno vogliono, che quest'Arduino fosse stato Capitano della squadra normanna; il quale scaltro ed intendentissimo dell'idioma greco, serviva loro d'Interprete: mandarono costui a Maniace, affinchè venendogli in acconcio gli rappresentasse le loro querele, come fu destramente fatto; ma questo Capitano si tenne offeso di queste doglianze, e riconoscendole come un'attentato alla sua autorità, se la prese con colui, che glie l'espose. Di vantaggio avendo Arduino preso un bel cavallo da un Saraceno, cui avea rovesciato a terra, vennegli richiesto da poi per parte di Maniace, al quale egli costantemente avendolo negato, gli fu tolto a forza con molto suo rossore e vergogna, insino a farlo frustare intorno al Campo191. Guglielmo Pugliese192 e Cedreno193 rapportano questo affronto essere stato fatto ad Arduino non già da Maniace, ma da Ducleone, che a lui succedè nel comando. Comunque siasi, reputando i Normanni gl'ignominiosi tratti essere stati usati non meno a loro, che ad Arduino, che gli ricevette, fortemente irati, volevano sul campo istesso incontanente prendere le armi contro de' Greci per iscancellare col loro sangue l'ingiuria, che dianzi aveano ricevuta; ma Arduino, che meditava vendicarsi con più frutto, l'impedì, e mostrandosi più scaltro, ch'i Normanni istessi, gl'impegnò a dissimulare, come lui, il fatto, infino ch'egli adempiesse un certo disegno, il quale avrebbe loro aperta strada a maggiori e più grandi conquiste.
Vennegli in pensiero, che per lo stato, nel quale erano le forze de' Greci nelle province di Puglia e di Calabria, non era da disperare, che invase da' Normanni non dovessero cedere sotto la loro dominazione; ed in fatti non potevano essi aspettar migliore tempo che questo; poichè queste province, per l'impresa della Sicilia, che aveano allora i Greci per le mani, erano tutte sfornite di truppe, avendole Maniace fatte trasportar, come si disse, in Sicilia a quell'impresa: nè era da temer de' provinciali, i quali per l'aspro governo de' Catapani che le reggevano, e per il loro fasto ed alterigia sovente aveano ribellato, e sol la forza gli tenea ristretti: tanto era lontano, che si volessero opporre a coloro, che proccuravano di sottrargli dall'Imperio de' Greci, cui essi abborrivano e detestavano in guisa, che per sottrarsene aveano tentato di sottoporsi a Melo ch'era lor Nazionale, e fatto cittadino Barese. Erano ancora le lor forze indebolite per le guerre, che spesso erano lor mosse da' nostri Principi longobardi; ma sopra tutto per le frequenti scorrerie de' Saraceni, i quali fortificati nel Monte Gargano tenevano la Puglia in continui timori e sconvoglimenti.
Dall'altra parte i Normanni si vedevan crescere tuttavia in gran numero, venendone altri da giorno in giorno, o dalla Normannia, ovvero da Terra Santa, ove andavano in pellegrinaggio. Lo stabilimento di Rainulfo nel Contado d'Aversa conferiva molto a mantenere gli interessi della Nazione; poichè oltre la parentela e l'alleanza con Sergio Duca di Napoli, teneva questi così ben esercitati nell'arte militare i suoi guerrieri normanni, che non v'era impresa grande, alla quale essi non fossero adoperati.
Ma sopra tutte queste cose, non si può credere quanto vi cooperassero i sconvolgimenti, e' disordini che avvennero nella città di Costantinopoli, che posero sossopra gl'interessi di quell'Imperio, e di tutte le sue province. Queste furono le congiunture più favorevoli, che finalmente gli fecero venir a fine de' loro disegni nella maniera, che saremo qui a poco a narrare.
Arduino per coprire sotto contrario manto questi disegni, mostrossi con Maniace niente toccato degli affronti, siccome lo dissimularono i Normanni parimente, e come nulla di ciò fossegli avvenuto, trattenevasi tranquillamente con tutti i Greci suoi conoscenti. In breve seppe così ben simulare, che come narra Malaterra194, avendosi con doni guadagnato il Secretario di Maniace, oprò tanto, che ottenne un passaporto per andar in Calabria con alquanti de' suoi. Lione Ostiense195 narra, che per aver tal licenza diede a sentire, che voleva andar in Roma per sua divozione a visitar que' luoghi santi: comunque siasi, imbarcatisi una notte i Normanni con lui, traversarono il Faro col favor del passaporto senz'alcun ostacolo. Appena sbarcati in Calabria si misero a rovinar tutto il paese, e verso la Puglia s'incamminarono, pensando di rendersene padroni, e ne avean già conceputa una ben fondata speranza. Intanto Arduino portossi in Aversa a sollecitare per la medesima impresa il Conte Rainulfo; gli espose i suoi disegni, la facilità della conquista, essere la Puglia senza difensori, i Greci all'intutto effeminati, la provincia ben ampia ed opulentissima, ed ormai doversi vergognare, ch'essendo cresciuto il numero dei Normanni insigni nell'armi, e per tante vittorie illustri, di tenergli più ristretti tra le penurie e disagi, e fra gli angusti confini d'un picciol Contado196. Piacque a Rainulfo il consiglio, approvando quanto Arduino aveagli esposto, e senza frappor dimora unisce alquante truppe, le dispone sotto dodici valorosi Capitani, e perchè fra essi non nascesse alcuna discordia, fu di buon accordo, convenuto, che gli acquisti si sarebbero egualmente fra di lor partiti; ma ad Arduino primo autor dell'impresa se gli fosse data la metà di tutto ciò che si sarebbe conquistato, giurando ciascuno con solenne sacramento d'osservar esattamente quel che fra d'essi erasi concordato. Ne rimandò adunque Arduino con trecento soldati, il quale unitosi con gli altri Normanni nella Puglia, portò l'assedio immantenente in Melfi, una delle città più considerabili allora della Puglia. Sorpresi gli abitanti, tosto resero la Piazza; indi immantenente occuparono Venosa, alla quale ben tosto aggiunsero Ascoli e Lavello. La città di Melfi, che per lo suo sito naturale era ben forte, avendola poscia ben fortificata, e di alte torri munita, si rese inespugnabile; quindi la costituirono sede del loro dominio, e capo delle altre città convicine da essi conquistate. Così i Normanni rendutisi in quest'anno 1041 padroni d'una considerabil parte della Puglia cominciarono indi a poco a dilatar i confini della loro dominazione sopra tutta questa provincia.
I Greci sorpresi per questa perdita, ed impazienti per ripararla, furono impediti da disordini, che opportunamente quasi per favorire i Normanni accaddero in Oriente, e che posero in iscompiglio tutta la Corte di Costantinopoli. L'Imperador Michele sopra nominato Paflagone, cui l'Imperatrice Zoe amò tanto, che in ricompensa del commercio, che seco avea avuto, lo innalzò al Trono imperiale, cadde in una sorte di mal caduco, che attediato del governo l'obbligò a rendersi Monaco. Questi lasciò l'Imperio al suo nipote, chiamato parimente Michele, cognominato Calefato, sotto il governo di Giovanni suo zio; ma questo novello Cesare si rese per le sue crudeltà e per avere discacciato Giovanni, a cui tanto dovea, e molto più per aver trattato ingratamente l'Imperadrice Zoe, dalla quale era stato adottato per figlio, e che avea proccurato innalzarlo alla dignità imperiale, cotanto odioso ed abbominevole presso i suoi sudditi, che apertamente tumultuando rimisero Zoe nel Trono. Costei tosto, che fu in quello ristabilita, scacciò Calefato, facendogli anche cavar gli occhi, e sposossi con Costantino Monomaco, che divenne ancora consorte all'Imperio197. A cagione di questi torbidi, che precederono e seguirono da poi, gli affari della Puglia, della Calabria e della Sicilia givan molto male per li Greci. Maniace pensò approfittarsene, e diede qualche sospetto, che volesse per se occupar la Sicilia, ed essendone stato accusato alla Corte, fu ben tosto richiamato e condennato in una stretta prigione. Queste diverse catastrofi impedirono la Corte di Costantinopoli a poter arrestare i disegni de' Normanni, i quali in quel mentre aveano felicemente eseguito in Puglia ciò, che Maniace disgraziatamente avea tentato di fare in Sicilia.
Ma alla perfine i Greci ruppero ogni indugio e l'Imperadore, unendo un valido esercito, lo mandò in Puglia sotto il comando d'un nuovo Generale Duclione appellato, per ripigliare le città, ch'erano state loro involate, con ordine di non far quartiere a' Normanni, ma di sterminargli affatto. Ecco che si pugna ferocemente presso il fiume Olivento, ma fu cotanta la bravura e il valore de' Normanni, che ancor che di forze e di numero molto inferiore, ruppero i Greci, ne fecero strage immensa, e Duclione appena scappato potè avvisarne di sì infausto avvenimento l'Imperadore in Costantinopoli198. Questo Principe fortemente crucciato fece unir altre truppe, e tosto le mandò a Duclione: si pugnò la seconda volta presso Canne, e pure i Greci restarono vinti. Vollero di nuovo presso il fiume Ofanto attaccar altra battaglia, ma i prodi Normanni sempre, forti e maravigliosi, lor diedero in questa terza volta sì terribile rotta199, che sconfitti affatto, si resero padroni di molti altri castelli di quel contorno, e delle spoglie de' Greci arricchiti, si stabilirono con maggiore potenza in quella provincia.
Questi valorosi insieme e scaltri guerrieri, temendo che la lor potenza non portasse gelosia a' vicini Principi longobardi, e per maggiormente rendersi benevoli gli animi delle genti del paese, pensarono eleggersi un supremo Comandante, che fosse della lor Nazione, al quale come commilitoni ubbidissero. Il Principe Pandulfo III, che reggeva in questi tempi Benevento teneva un suo fratello, Adinolfo appellato: pensarono a costui, e per lor Duca concordemente lo elessero200.
Intanto la Corte di Costantinopoli, cui quest'infelici successi aveano oltremodo sorpresa, imputando a Duclione ogni difetto, tosto richiamollo, e fatto unire una più considerabile armata, la fece passar in Calabria sotto la condotta d'un altro Generale. Questi fu Exaugusto, soprannomato Annone da Malaterra, figliuolo di quel Bugiano, il quale nell'Imperio di Basilio si era così egregiamente portato contro il famoso Melo201, ma questi, che non ebbe miglior fortuna del suo predecessore, venuto a battaglia co' Normanni sotto monte Piloso, o come rapporta Cedreno202 presso Monopoli, ebbe sì strana e terribile sconfitta (nella quale segnalossi sopra tutti Guglielmo Bracciodiferro) che tagliata a pezzi la maggior parte del suo esercito, fugati e totalmente dissipati i Greci, fu ancor egli miseramente preso e fatto prigioniero. I Normanni tutti allegri e trionfanti per un'azione cotanto gloriosa, avuto fra d'essi consiglio che dovessero fare della persona d'Exaugusto, deliberarono di farne un dono al Duca Adinolfo, come fecero; ma questo Principe lasciati i Normanni, avendolo seco portato in Benevento, e pensando poterne da questa preda ritrarre grandi ricchezze, contro l'aspettazion de' Normanni, lo vendè a' Greci, e trassene una rilevante somma d'argento.
Di che sdegnati fortemente i Normanni, i quali nè tampoco avevan avuto in tanti incontri gran saggi del suo valore, furono risoluti d'elegger altri per lor Duca, e concordemente elessero Argiro figliuolo del famoso Melo, il quale poco prima, stando carcerato in Costantinopoli, fuggì destramente dalle carceri coll'occasione della morte di Michele Paflagone, e ricovratosi in Puglia, fu da' Normanni ricevuto con grande applauso e stima; li quali non arrischiandosi ancora per li motivi di sopra addotti, far cadere questa elezione in uno della lor propria Nazione, stimarono meglio di portar questi ad onore sì grande, innalzandolo su d'uno scudo, secondo la maniera usata in quel tempo da' Popoli di Francia.
La Corte di Costantinopoli, non sapendo quai Capitani più eleggere, pensò Calefato di valersi di bel nuovo di Maniace, onde trattolo da prigione, lo mandò tosto in Calabria contro i Normanni203. Questi volle segnalar sopra gli altri la sua venuta con crudeltà inudita, e pose tanto terrore nel paese, che i Normanni, essendosi con lui cimentati presso Monopoli e Matera, e scorgendosi di forze disuguali pensarono meglio di ritirarsi dentro alcune Piazze forti, attendendo intanto che questa gran furia e tempesta per qualche prospero avvenimento passasse.
Non andarono ingannati, però che non passò molto tempo, ch'essendo stato, come si disse, l'Imperador Calefato deposto dall'Imperio, e dall'Imperadrice Zoe innalzato al Trono Costantino Monomaco, a cui ella sposossi: Maniace sentendo dispiacere dell'innalzamento di Costantino, de' tanti disordini della Corte pensò di approfittarsi, e ribellando apertamente da Zoe e Monomaco, con disegno di farsi egli da' suoi aderenti acclamare Imperadore, perduta ogni speranza di soccorso da Costantino, s'intrigò a più pericolose imprese, che lo tennero occupato, e distratto in molte parti. Egli allora deposto ogni rispetto ed ubbidienza al suo Principe, devastò crudelmente e barbaramente tutti i contorni di Monopoli, di Matera: nell'istesso tempo, che dall'altra parte Argiro aveva preso Giovenazzo, e posto l'assedio a Trani: indi essendo stato dall'Imperador Costantino mandato Pardo con un tesor grande d'oro e d'argento in Puglia per nuovo Catapano, affin di reprimere la perfidia di Maniace: questi che ne fu avvisato, se gli fece incontro co' suoi soldati, ed ammazzatolo miseramente, gli tolse via ogni cosa, se medesimo arricchendone e profondendone ancora molta parte all'esercito, si fece gridare Augusto, vestendosi di tutte l'insegne imperiali204; da poi avendo in vano sforzata Bari, ritirossi a Taranto, ove avea collocata la sua sede. Quivi da Argiro e da' Normanni fu assediato, ma giti vuoti questi disegni, egli da poi in Otranto fermossi, donde finalmente nella Bulgaria, traversando l'Adriatico portossi: quivi pugnando con Stefano Sebastoforo, restò in battaglia vinto e preso: fugli troncato il capo, e mandato all'Imperadore in Costantinopoli205.
I Normanni in tante rivoluzioni non tralasciarono approfittarsene; onde senza molta fatica attesero a riacquistare ciò che aveano abbandonato all'arrivo di Maniace. E rassodate ora con maggior fermezza le loro fortune per altre conquiste, che di giorno in giorno facevano, pensarono per maggior sicurezza a non voler altri Capitani, che della loro Nazione; e se bene Argiro era da essi tenuto in molta stima, nulladimeno avendo scorto, che sotto la di lui condotta mal aveano potuto sostenere gli sforzi di Maniace, e che le maggiori azioni, e più gloriose a Guglielmo Bracciodiferro si doveano, credettero di far meglio di sottomettersi a lui; onde radunatisi in quest'anno 1043 nella città di Matera, ove Maniace pochi mesi prima avea esercitato le più grandi crudeltà, l'elessero lor Comandante, e datogli per onore il titolo di Conte, fu perciò, ch'egli fosse il primo, il quale Conte di Puglia si nomasse.