Kitabı oku: «Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3», sayfa 10
§. I. Di Guglielmo Bracciodiferro I Conte di Puglia, creato l'anno 1043
Questi fu il primo Titolo, e principio di tutti gli altri Titoli, che la regal Casa normanna ebbe in Puglia e da poi in Sicilia, il qual non l'ebbe, nè per autorità di Papa Benedetto IX, nè dall'Imperador greco Costantino XI, che allor imperava in Oriente, ma, come narrano Lupo Protospata e Lione Ostiense, per elezione de' Capitani, de' soldati e del Popolo cioè de' Signori italiani, longobardi e normanni Capi e maggiori dell'esercito, i quali unitisi a consiglio, decretarono che si conferisse il titolo di Conte a Guglielmo Bracciodiferro; il qual decreto approvando tutti i Capitani minori, e tutto l'esercito italiano e normanno, la soldatesca tutta l'acclamò Conte, che fu il meglio dato, e più legittimo, che se o dagli Imperadori di Oriente e d'Occidente, o dal Papa lo ricevesse. Egli è credibile, come suspica Inveges206, che i Normanni in questa elezione avesser usate particolari cerimonie nel crearlo Conte, e che oltre il suono de' timpani e delle trombe, che comunemente accostumavasi nella promozione de' Conti (come può vedersi presso Ugone Falcando, quando Riccardo di Mandra fu fatto Conte di Molise) l'avessero eletto Conte coll'antica cerimonia italiana di dargli in mano lo stendardo; quasi che fosse stato costituito Gonfaloniere della nostra Lega italiana e normanna contro l'Imperador greco; e che da ora sopra dell'arme per segno di Corona usasse un semplice cerchio senza gioja, per distinguerlo dai titoli di Marchese e di Duca, e senza raggi, per distinguerlo da' titoli di Principe, ma così schietto, come era allora de' Conti.
I Normanni adunque avendosi in cotal guisa eletto per Conte di Puglia Guglielmo, acciocchè pacificamente potessero godere delle loro conquiste, ed infra di loro non potesse allignare alcun seme di discordia, pensarono a dividersi di buon accordo le terre conquistate, e quelle ancora che aveano in animo di conquistare. Essi nel cominciamento della loro dominazione nella Puglia introdussero una politia e forma di governo non dissimile a quella, che per dieci anni tennero i Longobardi, quando morto Clefi non curandosi di rifare un nuovo Re, distribuitesi infra di loro le città del Regno, ciascuno colle medesime leggi ed istituti amministrava il Contado a se commesso, e nelle deliberazioni più gravi e di momento, in Pavia città principale solevan tutti convenire, ove assembrati consultavano degli affari più rilevanti della Repubblica.
I Normanni ancorchè militassero sotto un Capitano, che l'elessero per evitar le confusioni ed i disordini, che sogliono accadere quando nell'imprese un solo non imperi; nulladimeno ciascuno, più come compagno che come ministro in guerra, erasi adoperato, e molti v'aveano avuto nelle conquiste egual parte, e somministrata ugual opra e soccorso. Rainulfo Conte d'Aversa v'avea mandata molta gente sotto dodici Capitani: Guglielmo Bracciodiferro erasi cotanto in quell'impresa segnalato: eransi ancora distinti sopra gli altri Drogone e Umfredo suoi fratelli: Arduino primo autor dell'impresa; e molti prodi e valorosi Campioni i quali non lasciarono ancora in tante occasioni esporre le loro persone in ogni pericolo e cimento. Perciò essi sin dal principio, che s'accinsero a sì nobili impresa, di buon accordo convennero, che ciò che si sarebbe conquistato, non dovesse ad un solo darsi, che ne fosse sol padrone, ma ugualmente infra di lor partirsi. E quantunque Guglielmo fosse stato eletto Conte, questo non fu, che a sol titolo d'onore, non che, come fu da poi variato, la Puglia cedesse sotto la dominazione d'un solo.
Per queste cagioni fu da essi introdotto in questi principj un tal governo, che s'accostava più all'aristocratico, che al monarchico; perciò consultando il tutto con Guaimaro Principe di Salerno loro antico alleato, intimarono una Dieta in Melfi, ove tutti per quest'effetto dovessero convenire, alla quale invitarono ancora Guaimaro e Rainulfo a dovervisi trovare207. Essi in questa guisa si divisero le città. A Rainulfo Conte d'Aversa si diede la città di Siponto col Monte Gargano con tutte le sue terre e luoghi appartenenti al medesimo. A Guglielmo Bracciodiferro si diede la città d'Ascoli, confirmandogli il titolo di Conte, che di comun consenso già gli si era concesso. A Drogone Venosa. S'assegnò ad Arnolino Lavello: Monopoli ad Ugone: Trani a Pietro: Civita a Gualtiero: a Ridolfo Canne: a Tristaino Montepiloso: Trigento ad Erveo: Acerenza ad Asclittino: S. Arcangelo a Rodulfo: Minervino a Raimfrido: e ad Arduino, secondo ciò, che aveano giurato, fugli ancora assegnata la porzion sua. Così fu partito ciò ch'essi infinora aveano conquistato in Puglia. Solo la città di Melfi, che era la prima e la più forte Piazza, che infino allora aveano acquistata, restò a tutti comune. Essi se la serbarono per aver un luogo ove potessero ragunarsi, qualora doveano deliberare delle cose più rilevanti della lor Nazione: quindi Melfi cominciò ad estollere il capo sopra l'altre città della Puglia, onde i romani Pontefici la riputaron capace di potervi ivi ragunare qualche Concilio, come fecero; ed essendosi anche Amalfi resa celebre per la navigazione, quindi avvenne, che presso gli Scrittori oltramontani, non bene intesi de' nostri luoghi, spesso confondendo l'una coll'altra città, prendono l'una per l'altra, ingannati dall'uniformità del nome.
Ecco come i Normanni si resero padroni della maggior parie della nostra Puglia: nè s'arrestò qui il corso delle loro conquiste, che poco da poi portarono sopra l'altre province, come qui a poco ravviseremo. Essi la tolsero a' Greci, che la possedevano; ancorchè l'Imperador di Occidente vi pretendesse avervi dritto, come Re d'Italia, a' quali nel Regno de' Longobardi fa sottoposta, e da' Duchi di Benevento era amministrata per mezzo de' Castaldi, che vi mandava, e perciò ricaduta in poter de' Greci, aveano ne' tempi degli Ottoni sovente preteso di sottoporla all'Imperio d'Occidente, ancorchè i successi non corrispondessero a' loro disegni.
Intanto Argiro essendosi diviso da' Normanni, veduto che da essi nella distribuzione delle città non se gli era assegnata parte alcuna, avea rivolti i suoi pensieri ad altre imprese: egli non si curò molto di questo, poichè il suo intento era di farsi Principe di Bari, come Melo suo padre, ed avendo avute opportune occasioni di rendersi nella grazia dell'Imperadore Costantino Monomaco, per aver ripressa la fellonia di Maniace, ed obbligatolo a fuggir in Bulgaria, ove fu fatto morire, ottenne da questo Principe non sol la sua grazia, ma gli concedè Bari col titolo di Principe e Duca di Puglia, facendolo anche Patrizio, affinchè come suo dipendente mantenesse i suoi interessi, che avea in queste province. Così Argiro in questa altra parte della Puglia fermato, militando sotto gli auspicj dell'Imperador d'Oriente, diede principio al Principato di Bari, che finalmente passò pure sotto la dominazione de' Normanni, come diremo.
Intanto i Normanni siccome andavano maggior forza acquistando, così si facevano più animosi, e poco men che insolenti con invadere i vicini. Quelli che sotto Rainulfo Conte d'Aversa militavano, sovente molestavano il monastero di Monte Cassino, e finalmente vennesi a manifeste invasioni; ma essendosi loro opposto l'Abate, era la cosa per terminare in una fiera guerra, se Guaimaro loro collegato, ed insieme amico dell'Abate non si fosse frapposto per pacificargli, come fece.
Ma in quest'anno 1046 rimasero i Normanni afflittissimi per la morte accaduta di due loro famosi Capitani. Quei di Puglia perderono il famoso Guglielmo, il Condottiero di tutti i loro affari, nella di cui persona s'univano con maraviglia l'intrepidezza ed il valore contro i nemici, e la dolcezza e l'affabilità verso i suoi. Egli, come scrive Guglielmo Pugliese208 suo contemporaneo, era un Lione in guerra, un Agnello nella società civile ed un Angelo nel consiglio. Non regnò in Puglia, che tre anni, ed abitò in Italia dal 1035 che vi venne, insino alla sua morte dodici anni; e fu sepellito nella chiesa della Trinità di Venosa, città, la quale nella riferita divisione era stata assegnata a Drogone suo fratello. Gli altri d'Aversa poco da poi perderono il Conte Rainulfo al quale, non avendo di se lasciati figliuoli, diedero per successore Asclittino, che fu cognominato, secondo Ostiense209, il Conte giovane, e da Orderico Vitale210, de Quadrellis. Questi resse il Contado di Aversa picciol tempo, poichè morto nell'anno 1047 ancorchè avesse di se lasciati figliuoli, invase tosto il Contado Rodolfo, da Ostiense cognominato Cappello, e da Guglielmo Pugliese211, detto Drincanotto; ma ben presto ne fu costui scacciato dagli Aversani, i quali elessero per Conte un altro Rodolfo, Trinclinotte appellato; e questi, morto poco da poi, gli Aversani posero in suo luogo Riccardo figliuolo d'Asclittino, il quale trovandosi allora nella Puglia militando agli stipendj di Drogone, che aveagli anche data per moglie una sua sorella, fu da essi richiamato, ed al Contado d'Aversa proposto. Questi fu, che nell'anno 1058 avendo discacciato il Principe Pandolfo V da Capua, si rendè padrone di quel Principato, che poi trasmise a' suoi posteri, come diremo. Tanto che i primi Principi di Capua normanni dal sangue di questo Asclittino tutti discesero; nè bisogna confondergli con gli altri Normanni della Puglia e della Calabria, che furono della razza di Tancredi Conte d'Altavilla212.
Questi ancora, per la morte di Guglielmo, pensarono immantenente a sustituire in suo luogo un altro, che potesse ugualmente sostenere le sue veci; onde elessero per Conte di Puglia Drogone suo fratello213, prode e valoroso Capitano; Pirri, su la credenza che Guglielmo avesse lasciato di se figliuoli, scrisse, che intanto i Normanni, questi figliuoli esclusi, avessero in suo luogo eletto Drogone suo fratello, perchè quest'era il lor costume di preferire a' figli i fratelli maggiori del defunto; ma come ben osservò214, questa è una ragione in tutto vana; poichè appresso i Normanni medesimi il Ducato di Normannia si trasferiva da padre a figlio; siccome il notano la Cronaca Normanna, e Gordonio; e mancando la descendenza del figliuolo, allora succedeva il fratello; siccome al III Riccardo, V Duca già sterile, succedè il II Ruberto, VI Duca suo fratello, come notò Gordonio nell'anno 1028. Onde è più verisimile, che in quest'anno al titolo di Conte succedesse il fratello e non il figliuolo di Guglielmo I, perchè questi o non ebbe moglie in Italia ed in Francia; o se l'ebbe, fu donna sterile ed infeconda, come crede Inveges; ovvero che in questi principj non per successione, ma per elezione erano rifatti i Conti di Puglia.
§. II. Di Drogone II Conte di Puglia
Mentre Drogone governava la Puglia, fu incredibile l'ardore e l'impazienza, che gli altri suoi fratelli minori, ch'erano rimasi in Normannia, aveano di venire a ritrovarlo; il loro padre Tancredi faticò molto per ritenerne almeno due appo lui, per mantenere la sua casa in Normannia. Roberto e gli altri suoi fratelli qui si condussero, seco portando molti altri gentiluomini della lor Nazione, i quali passavano in Italia non armati, o con levata di fanti e di cavalli, ma travestiti in abito di pellegrini, col bordone in mano e colla tasca alle spalle, come se andassero a' santuarj de' monti Cassino e Gargano, per non esser fatti prigionieri da' Romani, i quali vedendo in Puglia cotanto fiorire questa straniera Nazione, già l'avean per sospetta e nemica così degl'Italiani, come de' Greci215. Stabilivansi perciò, e augumentavansi sempre più i Normanni nella Puglia; al che conferiva l'accuratezza di Drogone, il quale, per meglio stabilirsi, fece creare Conte Umfredo III, suo fratello, e primogenito a riguardo degli altri suoi fratelli minori; ed a Roberto, che fu poi detto Guiscardo, il primo nato della seconda moglie di Tancredi, conoscendolo per un Cavaliero più spiritoso ed intraprendente degli altri, lo impiegò ad imprese più nobili e generose. Egli avendo conquistata la Fortezza di S. Marco posta su la frontiera di Calabria, vi mise Roberto dentro per guardarla, ed insieme perchè potesse secondo le occasioni dilatar i confini sopra la Calabria.
Ma mentre così Drogone proccurava gli avanzamenti della sua Nazione, accaddero in questi tempi altri fortunati successi, che gli portarono maggior stabilimento e fermezza sopra la Puglia di recente conquistata. L'Imperador Errico II, che come si disse, a Corrado suo padre era nell'Imperio succeduto, essendo distratto per la guerra d'Ungheria, non avea potuto molto badare alle cose d'Italia; ma disbrigato come potè meglio di quell'impresa, fu per varie cagioni da dura necessità costretto di calare in Italia. Lo richiamavano in queste parti il sentire i tanti ravvolgimenti, che alla giornata accadevano in queste nostre province, sopra le quali egli come Re d'Italia non voleva perdere quella sovranità e que' diritti che v'aveano esercitato i suoi predecessori; e se bene non molto si curasse dell'ingrandimento de' Normanni nella Puglia e nella Calabria, riputando suo vantaggio se tutte intere queste due province si togliessero a' Greci; nulladimeno desiderava, che i Normanni fossero da se dipendenti, e siccome i Principi longobardi lo riconoscevano per Sovrano, così essi dovessero riconoscer lui. Ma molto più lo richiamavano in Italia i disordini e le confusioni, e le detestabili enormità di Roma nate per l'elezioni de' romani Pontefici; poichè essendo diminuita in Roma l'autorità imperiale, ed avendo il Popolo riassunta l'autorità d'eleggere il Papa, ritornarono in quella Chiesa le confusioni ed i disordini. Non fu mai veduta questa città così miseramente afflitta per l'avarizia ed esecrandi costumi dell'Ordine ecclesiastico come in questi tempi. Non facevano allora difficoltà i maggiori Prelati comprare sfacciatamente per danari i più alti ministerj, fino al Sommo Sacerdozio, e scambievolmente vendere da poi le cose più sante. Non avean alcun riparo a viva forza, e colle armi alle mani invadere la Cattedra di S. Pietro; e quando le fazioni e le armi mancavano, di ricorrere alle ambizioni, alle simonie, a' veleni, ai tradimenti ed alle uccisioni; poichè non s'era ritenuto Benedetto vender parte del Ponteficato a Silvestro III, ed un'altra parte a Gregorio VI, sedendo tutti e tre in Roma in un medesimo tempo con molta confusione; massimamente, che questo Gregorio essendosi armato di soldati a piedi ed a cavallo, e con molta uccisione avendo occupata la Chiesa di S. Pietro con le armi, aggrandiva notabilmente la sua parte. Erano ite in bando le lettere, e la dottrina de' Padri e del Vangelo non avea in loro lasciato alcun vestigio. Non s'arrossivano i Diaconi, i Preti ed i Vescovi stessi nelle loro case, ed in Roma medesima tener pubblicamente le concubine, nè si vergognavano ne' loro testamenti lasciar eredi i loro figliuoli sacrilegi, che da quelle avean generati. In breve avean ridotta Roma in una Babilonia, nè v'era scelleraggine, che non commettessero; tanto che que' pochi, che per la loro somma virtù non furono contaminati, e che scrissero delle calamità di questi tempi, confessano non aver parole bastanti per esprimere tante enormità e scelleratezze: ed il celebre Abate Desiderio, che visse in questi medesimi tempi, e che poi assunto al Ponteficato fu detto Vittore III, narrando in parte questi orribili eccessi, testifica sgomentarsi di rapportargli tutti per l'orrore, che tante enormità aveangli recato216.
Venne perciò Errico in Roma in questo anno 1047.
(Sembra fra Scrittori esservi qualche varietà intorno a fissar l'anno di questa venuta d'Errico in Roma. Alcuni la fissano nell'anno 1046, altri nel 1047; ma tutti però dicono lo stesso; poichè que' Cronografi antichi, che cominciavano a contar gli anni dalla natività del Signore, la coronazione d'Errico seguita in Roma per mano di Papa Clemente II, nel giorno di Natale la portano nell'anno 1047. Così Lione Ostiense l. 2 c. 79 scrisse: Henricus Imperator Chuonradi filius, tot de Romana, et Apostolica sede nefandis auditis, caelitus inspiratus, anno Domini MXLVII. Italiam ingrediens, Romam accelerat. Siccome fè eziandio Ottone Frisingense VI c. 33 dicendo: Anno ab incarnatione Domini MXLVII. Henricus Rex victoriosissimus, in die Natalis Domini a Clemente coronatus, Imperatoris et Augusti XC, ab Augusto nomen suscepit. Inde per Apuliam exercitum ducens, cum honore ad Patriam revertitur. Ed Ermanno Contratto ad An. 1047. In ipsa Natalis Domini die, praefatus Suidegerus etc. ex more consecratus et nomine auctus, Clemens II vocatus est. Qui mox ipsa die Henricum Regem et Conjugem ejus, Agnetem, Imperiali Benedictione sublimavit, etc. Altri Cronografi, che non fan cominciar l'anno da dicembre nel giorno di Natale, ma che da gennaro seguente o da marzo, collocano questi avvenimenti nell'anno precedente 1046 siccome fanno Sigeberto Gemblacense ad An. 1046 Alberico ad An. 1046 Mariano Scoto ad An. 1046 ed altri Germani Scrittori rapportati da Struvio Syntag. Histor. Germ. disert. 14 §. 18 pag. 407).
Ed ancorchè a tanti mali proccurasse dar qualche rimedio, con fugare Benedetto, mandarne via Silvestro e relegare in Germania Gregorio; con tutto ciò erano cotanto i costumi degli Ecclesiastici detestabili, e l'ignoranza sì grande, che dovendosi eleggere il nuovo Pontefice, con intenso dolore esclama Ostiense217, che non si potè trovare alcuno in Italia, che fosse degno d'un tanto Sacerdozio; tanto che per minore male bisognò, che si venisse ad eleggere un Sassone, Vescovo ch'era di Bamberga, il quale Clemente II nominossi.
I Romani soddisfatti d'Errico per queste cose sì prosperamente adoperate, lo elessero per loro Patrizio, ed oltre della imperiale, lo fregiarono dell'aurea Corona patriziale. Disbrigato Errico dagli affari di Roma, a fin di comporre le cose di queste province, incaminossi verso le medesime con Papa Clemente, e visitato ch'ebbe Monte Cassino, in Capua fermossi218. Il Principe Guaimaro per nove anni avea tenuto il Principato di Capua, di cui da Corrado, tolto che l'ebbe a Pandulfo, n'era stato investito; ma questo Principe portava molta gelosia agli altri per tanti acquisti; egli dopo avere al Principato di Salerno aggiunto l'altro di Capua, aveasi ancora sottoposto il Ducato di Sorrento, e l'altro più ragguardevole di Amalfi: teneva per suoi dipendenti i Duchi di Gaeta: ed oltre a ciò coll'aiuto degli stessi Normanni che Argiro, tenendo assediata Bari, aveagli mandati, aspirava alla conquista della Puglia e della Calabria; nè s'era ritenuto, come si disse, per mostrar il suo fasto, tra i suoi titoli usurparsi anche quello di Duca di Puglia e di Calabria.
Dall'altro canto Pandolfo, che da Corrado era stato scacciato, e che dopo la morte di Calefato, liberato dal successore dall'esilio, era ritornato in Italia, coll'aiuto de' Conti d'Aquino, e del Sesto cominciò a pensare come potesse riporsi nel suo Principato; laonde morto Corrado, il quale non potè mai per la sua crudeltà sopportarlo, e succeduto Errico, entrò in migliori speranze. In fatti venuto Errico a Capua per l'incessanti sue preghiere e ricchi doni, aggiungendosi ancora la gelosia della soverchia potenza di Guaimaro, l'Imperadore senza usargli violenza, si adoperò destramente con Guaimaro per farsi renunciare in sue mani il Principato di Capua, siccome seguì; e con ciò fu da lui restituito a Pandolfo ed a Landolfo suo figliuolo219.
§. III. Prime investiture date dall'Imperadore Errico a' Normanni
Composte in cotal guisa le cose di Capua, volle Errico assicurarsi de' Normanni, de' quali prendeva gran cura avergli per suoi dipendenti. Non aveano trascurato intanto Drogone Conte di Puglia, e Rainulfo Conte d'Aversa subito ch'Errico giunse a Capua, di mostrarsegli riverenti e rispettosi: essi lo visitarono e regalarono di molti cavalli e di grossa quantità di denaro. Allora fu ch'Errico diede l'investitura a questi Principi normanni del Contado d'Aversa (siccome già Corrado avea fatto all'altro Rainulfo), ed a Drogone di tutto ciò ch'egli possedeva nella Puglia220. Così proccuravano questi novelli Principi stabilirsi con maggior fermezza in quelli Stati, ch'essi finora possedevano non con altro titolo, se non per quello, che veniva lor fornito dalla ragion della guerra. La Puglia e la Calabria ancorchè i Normanni l'avessero tolte a' Greci, non è però che gl'Imperadori d'Occidente non pretendessero appartenersi a loro come Re d'Italia, a cui queste province, durante il Regno de' Longobardi, erano sottoposte; perciò essi molte guerre ebbero co' Greci per riacquistarle, e per questa cagione non deve parere strano, se essi ancora di queste province in qualunque maniera che loro si offerisse la occasione, ne investissero coloro i quali a' Greci l'avean tolte, come fecero a' Normanni.
Ma non pure Errico investigli di questi Stati, ma concedè loro ancora tutto'l territorio beneventano, per l'occasione, che diremo. Reggeva in questi tempi il Principato di Benevento Pandolfo III, col suo figliuolo Landolfo221: Errico, da poi che in Capua ebbe investiti i Normanni, partissi da questa città per portarsi in Benevento; i Beneventani per ciò che potrà osservarsi dalle cose precedenti, riputando aver ricevuto sempre de' maltrattamenti dagl'Imperadori d'Occidente, come avevano sperimentato sotto i due ultimi Ottoni, di mal animo ricevevano nella lor città gli Imperadori quando essi calavano in Italia: ora che intesero la venuta d'Errico, e che ivi si portava insieme con Papa Clemente II, gli resisterono, e chiuse le porte della città, e dentro di quella fortificatisi non vollero riceverlo. Errico fortemente sdegnato per quest'oltraggio, nè potendo allora colle armi vendicarsene, fece scomunicar dal Papa tutta la città, dal qual fatto, siccome altrove fu avvertito, maggiormente si conferma, che molto prima di Gregorio VII, l'uso degli interdetti generali d'una intera città fosse stato introdotto nella Chiesa; e non bastandogli questo, tolse ai Beneventani tutto il lor territorio, e que' luoghi aperti del Principato, che potevano di facile conquistarsi, ed a' Normanni per la sua autorità furono conceduti222. Così avendo Errico maggiormente stabiliti i Normanni ne' Contadi d'Aversa e di Puglia, e parte del Principato di Benevento, in Germania fece ritorno, seco menando Clemente R. P. e Gregorio già Pontefice, che avea in Germania relegato. In quest'anno adunque 1047 la regia Casa normanna cominciò a sottoporsi ad investitura, ed infeudazione non già da' romani Pontefici, i quali a questi tempi non si sognarono di pretenderlo; ma dagli Imperadori d'Occidente, che come Re d'Italia, per le ragioni altre volte ricordate, credeano queste province appartenere al loro Imperio.
Ma mentre l'Imperadore d'Occidente così disponeva di queste nostre province, l'Imperador d'Oriente, a cui era stato rapportato, che Errico avea conceduta l'investitura a' Normanni della Puglia, e che disponeva di questa provincia come se appartenesse al suo Imperio, e non già a quello d'Oriente, com'era; e che perciò venivano i Normanni a stabilirsi in maniera, che non vi sarebbe poi stata speranza di scacciargli, pieno di rabbia e di cordoglio, si risolse di mandare tosto in Puglia un nuovo Ufficiale, Argiro appellato, carico d'oro e d'argento, e di preziosi drappi, affinchè non potendo colle forze discacciargli, s'ingegnasse di farlo per questo mezzo, e con invitargli in nome dell'Imperadore a passare colle loro truppe nella Grecia, avendogli destinati per Capitani d'una guerra che esso intendeva di fare a' Persiani, nella quale n'avrebbono ritratto un gran vantaggio223. I Normanni, che tosto s'accorsero dell'inganno, gli risposero con libertà, ch'essi non mettevano mai il piede fuori d'Italia, se non quando ne fossero colla forza scacciati. Il dispetto che n'ebbe Argiro di vedersi scoverto ogni suo artifizio, lo fece rivoltare ad altri più scellerati mezzi. Egli co' tesori, che avea recati da Costantinopoli, proccurò corrompere molti Pugliesi, e' più famigliari del Conte Drogone, e fra gli altri si guadagnò un uomo appellato Riso, ch'era anche suo compare224. Questo traditore, mentre Drogone era in una delle sue Piazze, appellata Montoglio, ed andava su'l mattino alla chiesa, si nascose dietro la porta, ed avventandosegli sopra con un pugnale l'uccise; gli altri congiurati, i quali si erano parimente nascosti con Riso, uccisero un gran numero di gente della guardia del Conte, e presero il Forte. Lo stesso fu eseguito in diversi luoghi della Puglia, ch'erano intesi della congiura; tanto che fu de Normanni fatta maggior uccisione per questo tradimento, che non in tante guerre di molti anni.
Ma Umfredo, che vivente ancora Drogone era stato fatto Conte, subito che con estremo cordoglio ebbe intesa la morte di suo fratello, ed il barbaro assassinamento, che i Pugliesi aveano fatto alla sua Nazione, unì tutte le sue truppe, e rigorosamente avendo assediato il Forte Montoglio, se ne rese dopo questo assedio padrone; ed avuto in mano l'assassino co' suoi complici, fecegli morire con differenti sorti di rigorosissimi supplicj. Volle opporsi Argiro, mettendosi alla testa d'alquante truppe che unì; ma Umfredo gli fu sopra, lo disfece, ed obbligollo a ritirarsi confuso e vinto, il che gli tirò sopra la disgrazia dell'Imperadore, onde poco tempo dapoi ne morì di dolore. Da questo avvenimento, i Normanni per vendicarsi dei Greci rivoltarono tutti i loro pensieri per discacciargli dalla Calabria, e cominciarono a star più cauti coi Pugliesi, ed a trattargli con più rigore; i quali male sofferendo perciò il lor dominio, cominciarono ad empire di querele il Mondo, ed inventare contro i Normanni le più atroci calunnie, con accagionargli di mille delitti; e qualificando il loro dominio per tiranno e per crudele, portarono le loro querele ad Errico, e poco da poi al Papa Lione, onde nacquero tante novità e disordini, come saremo ora a narrare.
(Hermannus Contractus ad An. 1047. Imperator vero Roma egressus, nonnulla Castella sibi rebellantia caepit. Provincias illas prout videbatur, disposuit, Duces Nortmannis, qui in partibus commorantur, et aliis eo loco Urbibus, constituit).