Kitabı oku: «Colomba», sayfa 6
– È curiosa, – pensava Antonio Azar, ritornando dall’ultimo convegno avuto con Colomba, – ella è fiera come un’aquila, ma io voglio andare sino in fondo. Forse ella dice di no perché è sicura che io non mi avanzerò: ora io voglio provare.
Andò da suo padre e gli disse che voleva sposare Colomba.
– Andate a chiedere la mano di lei, prima che io parta. Siete contento?
S’aspettava proteste ed esclamazioni da parte di suo padre, ma zio Giacobbe, invece di meravigliarsi e sdegnarsi, si rallegrò al sentire che il figlio professore voleva sposare una villana.
– San Francesco ti aiuti – disse, con le lagrime agli occhi. – Io vado a chiederti la Colomba più bianca della neve; io vi benedico da questo momento, e che possiate avere dodici figli dei quali quello che resterà in più modesto stato sia arcivescovo di Cagliari.
– Eh, non è ora di pensare a ciò, – disse Antonio, sorridendo, – per ora andate a chiedere la sposa.
Zio Giacobbe andò, ed il giovane attese con curiosità la risposta.
I Colias chiesero otto giorni di tempo per dar la risposta.
Il vecchio Azar non se ne meravigliò, perché tale era l’usanza del paese, e fosse pur venuto un principe a chieder la mano della figlia d’un mandriano, i parenti di lei gli avrebbero chiesto una settimana di tempo per decidersi: ma Antonio partì nervoso, inquieto, forse anche un po’ sdegnato, senza aver riveduto Colomba.
– Ella accetterà, – pensava, – altrimenti avrebbe rifiutato subito.
E non sapeva se gli sarebbe dispiaciuto più un rifiuto o una risposta favorevole.
Ritornò in città, riprese le antiche abitudini: e gli pareva d’aver sognato. Si ricordava di Colomba, come di un’apparizione poetica, intraveduta sullo sfondo dell’altipiano, nella solitudine della brughiera: e desiderava che ella restasse sempre così, lontana, fantastica, impalpabile. Che farebbe ella nella città? Strappata dalle macchie natìe, diventata la signora Azar, fra le infinite miserie della vita quotidiana cittadina, ella perderebbe tutto il suo fascino. Antonio pensava così, e desiderava ardentemente che venisse un rifiuto: cominciò a temere il contrario ed a pentirsi della leggerezza con la quale aveva fatto la domanda di matrimonio. Inoltre la città, ogni cosa, ogni oggetto della sua camera, il panorama che godeva dal suo balcone, i libri, i ritratti, le memorie grandi e piccole, gli ricordavano l’antico amore, e lo facevano rivivere nel passato con intensità dolorosa. Ogni notte sognava l’altipiano, le macchie, gli sfondi sereni, ma invece di Colomba vedeva sempre Maria, e aveva con lei lunghi colloqui, confusi, angosciosi, durante i quali provava un gran terrore all’idea che Colomba potesse sorprenderlo con la prima fidanzata.
Finalmente venne la risposta: Colomba lo rifiutava, non solo, ma messa alle strette dai parenti perché si decidesse fra lui e Petru Loi, aveva preferito quest’ultimo.
Antonio impallidì nel leggere ciò. Come un velo gli cadde dagli occhi, e provò una strana sensazione di dolore, di sorpresa, di terrore, come se il rozzo foglio contenente quella notizia gli rivelasse un segreto terribile. Era il segreto, la rivelazione di un’anima forte che sapeva amare, soffrire, sacrificarsi per il suo amore. E davanti alla rivelazione di quest’anima selvaggia, egli, con tutta la sua sapienza, i suoi studî, le sue dottrine, i suoi dubbi, le sue incertezze, si sentì piccolo; piccolo e ignorante; e apprese più da quest’avventura che da tutti i libri fino allora studiati.