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Kitabı oku: «Giardino di Ricreatione», sayfa 3

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Chi fila sottile, si vuol maritar d'Aprile.

Chi ha il lupo in bocca, lo ha in su la coppa.

Chi ha denari, e cappari, è fornito per quaresima.

Come la testa è addormentata, il culo senta da podestà.

Che hanno da far' i pettini co' lauti?

Che stracciato sia il mantello, e grasso il piattello.

Che ha da far la luna co' gambari?

Chi stà si secca, chi va si lecca.

Chi dona e toglie, gli viene la biscia al cuore.

Chi ti predezza, t'amorezza.

Chi va in bordello e non s'inciampa, può sicur' andar in Francia.

Chi nauiga contra vento, conuien stij su le volte.

Con ogni un fà patto, con l'animo fanne quatro.

Chi promette e non attende, in inferno si distende.

Calcina rifatta, e vino senza acqua.

Chi porta vasi adosso, non è ne Medico, ne Dottore.

Chi balla senza suono, pare da babbione.

Chi mangia carpione, non è babbione.

Castron di Santa Maria, ceruello di gatta.

Chi non aggionge, non ha perdono.

Chi mangia vissiche, caca vento.

Cagna frettolosa, fa i cagnoli ciechi.

Commetti al sauio, e lascia fare a lui.

Chi non sa tacere, non sa godere.

Chi può guazzar l'acqua, non vadi al ponte.

Chi non spera il bene, non teme il male.

Chi pensa diuersi partiti, nissuno ne pensa.

Chi mangia cauiale, mangia merda, mosche, e sale.

Chi tardi vuole, non vuole.

Come l'arbor' è caduto, ogniun' vi corre con la scure.

Chi troppo si stima, cade souente al basso da la cima.

Chi in tempo tiene, col tempo s'attiene.

Chi dice matterie, o lui è matto, o quello a chi le dice.

Cercar Maria per Rauenna.

Chi male pensa, male dispensa.

Chi cerca briga, tosto la truoua.

Cadere del suo proprio asino.

Chi più ne ha, piu ne imbratta.

Chi tocca il culo alla cicala, la fa cantare.

Credi al zoppo, come a zingani, & al gobbo.

Chi non parla, Dio non l'ode.

Coglier' al boccone, come i ranocchij.

Chi hara mangiato il pesce, cacherà le lische.

Chi ha poca vergogna, tutto il mondo è suo.

Chi offende, non perdona mai.

Chi pone suo culo a consiglio, chi dice bianco, chi vermiglio.

Chi ha bocca, vuol mangiare.

Chi va al mercato, perde il lato.

Chi non torna di corto, si può dir d'esser morto.

Chi fà come può, non fà mai bene.

Chi non la fa, non la tema.

Chi meglio mi voleua, peggio mi faceua.

Chi ti da un'osso, non ti vorrebbe morto.

Chi ha da rodere, sopporti in pace.

Ci è da far per tutto, e per tutti.

Chi facilmente crede, spesso è ingannato.

Cauar' il prete, come ne esce.

Consumarsi nella cauezza.

Chi teme, sempre è in pene.

Chi vuol'hauer fuoco, se lo cerchi sotto l'vnghia.

Chi dice il motto, vende la vacca.

Chi ha mestier, non può perir.

Cercar' il caldo nel letto.

Con pochi denari, voler gallina grassa.

Contra duo non la potrebbe Orlando.

Chi vuol del pesce, s'immoli le brache.

Chi sa carezzar con piccol capitale, farà gran guadagno.

Chi più ha, più pensa, più richiede, e manco gode.

Chi vede un miracolo, facilmente ne crede un'altro.

Contra amor, non val forza ne ingegno.

Chi ha male al zuffo, si gratti.

Coprir' un'altare, per discoprirne un'altro.

Cercar vento da sciugar berette.

Correr sopra il tauolliero.

Cornacchia da campanile.

Ciuetta non caca su il suo campanile.

Chi fà temer' ogni huomo, teme ogni cosa.

Colui che è saggio, quietemente gode.

Chi più nuoce altrui, hoggi più in alto sale.

Chi semina nello spirito, vita coglie.

Cucire le orecchie d'asino.

Ceda il triomfo, al'ornato parlare.

Ciascuno ha il suo natural costume.

Che hanno a fare le delitie col suplicio?

Ciascuno ha i suoi costumi & opinioni.

Chi non dà spesa, non dà guadagno.

Cattiuo è quel suggetto, che non si può laudare.

Cosi auuiene a chi s'appiglia a' nerui.

Chi vuol entrar picchi a l'vscio.

Cedi al maggiore, persuadi al minore, e consenti a l'vguale.

Che per mal fare, al fin mal si guadagna.

Chi monta più alto che non deue, cade più basso che non crede.

Chi vuol quaresima corta, faccia debiti da pagar' a Pasqua.

Con le labbra parlauano i Greci, e con il petto i Romani.

Cambiar' il trotto, per l'ambiatura.

Corruttione d'vno, generatione de l'altro.

Chi dietro di me parla, col mio messere parla.

Ci vuol'altro, che finocchio.

Chi ben paga, bene impara.

Come può sonar' il pifaro non hauendo le labbra?

Chi non ha robba, è peggio che cortegiano senza gratia.

Chi gode vna volta, non stenta sempre.

Correre come il pesce al lombrico.

Cantar bene, e ruspar male.

Correre come le formiche a' semi.

Chi sempre beue, non ha mai troppo sete.

Chi piscia come l'altre, è come l'altre.

Chi vuol batter la moglie, le dij formaggio a grattare.

Cantar' inanzi la festa.

Con le cucche si quietano i bambini.

Chi la vuol lessa, e chi la vuol'arosto.

Crocifisso a Baccano.

Cauar' il grillo di qualcuno.

Commosso come l'Hermo di Camaldoli.

Cio che dice Pasquino de' Cardinali.

Conciar la coda al fagiano.

Chi non ha ceruello, a suo danno.

Chi tutto vuole, tutto perde.

Cosi va chi s'infregia a credenza.

Carne d'Esdraù, chi vna volta ne mangia, non ne vuol più.

Chi non sa fare, guasta l'arte.

Chi parla, semina, chi tace, raccoglie.

Caminare sopra le rasoia.

Chi sprezza il buon scetro, proui il flagello.

Con le leggi, si fa il torto alle leggi.

Con l'Euangelio, si diuenta heretico.

Che colpa n'han le stelle, e le cose belle.

Cio che vien di dono, non è di vsura.

Chi ride e canta, suo male spauenta.

Chi va bestia, torna bestia.

Chi s'adira in festa, è tenuto bestia.

Chi ha buona cappa, facilmente scappa.

Chi beue appo il pottaggio, procura il suo dannaggio.

Chi molto beue, non va dritto.

Chi mangia col fornaro, paga il scotto caro.

Chi del vino è amico, di se stesso è nimico.

Chi non da della sua pera, non n'harà se spera.

Chi fa la figlia vezzosa, la vede adulterosa.

Chi denari presta, duo volte perde.

Chi fa la legge, guardar la degge.

Chi comincia, ha mezzo fatto.

Chi non ha soldo, ne franco, il Re lo fa franco.

Chi di fuoco ha a fare, lo cerchi nel focolar'.

Chi vuol ben giudicar, partita dee ascoltar.

Chi ha suo agio, non cerchi disagio.

Chi ha arte, per tutto ha parte.

Chi va a donne & a' dà, more in pouertà.

Chi ama il mondo, non ha conscientia munda.

Città guadagnata, citta della desolata.

Citta affamata, tosto espugnata.

Chi altro vuoi della volpe, che la pelle?

Cattiuo e quel' palo, che non puo star un'anno in terra.

Conto errato, non è pagato.

Chi non s'è alzato, non è cascato.

Cane famelico, mette il dente in ogni cosa.

Ci vuol'altro, che duo paia di ginocchij.

Chi non ha sella, habbi basto.

Chi ha freddo, soffi il fuoco.

Chi è in inferno, non sa ciò che sia cielo.

Cattiuo è quel sacco, che non si può rapezzare.

Colui ama ben l'agnello, che ne mangia la lana.

Chi men mal pensa, è piu tosto affrontato.

Chi può tener cio che vuol'andare?

Chi è auisato, in buona parte è armato.

Chi è diffamato, è mezzo impiccato.

Chi percuote con la spada, sarà percosso col fodro.

Conuien ben che vadi, chi è cacciato dal Diauolo.

Col tempo il sorgio, può roder' vna fune.

Che val ben scriuer', e mal pensare?

Chi non vuol la madre, obedisca la matrigna.

Chi hauesse quel che non ha, farebbe quel che non fà.

Comprar' il porco, far nozze.

Ciascuno è figliuolo delle sue opere.

Chi non è inuitato, porti un scagno seco.

Chi non ha buon capo, sta fresco.

Chi l'hà per male, sciugasi.

Ciascuno ha il suo humor' in capo.

Che vi par di questa tacca, dice ella mille?

Cosa che pute di ceruello leggieri.

Cotesto non mi canta nel'orecchio.

Cose da far' a' sassi per i forni.

Ceruello da Republica in albagia.

Cosa stringata, a stringhe vecchie.

Chi vuol'infornar pane, inforni.

Cotesto è il chiodo che bisogna battere.

Cotesta non puzza, e non sa di buono.

Chi piu ci viue è l'ingannato.

Chi è stato alla fossa, sa che cosa è il morto.

Ciascuno ha bel dire sotto il tetto suo.

Carne tirante, fa buon fante.

Che mi fa che Hecuba fosse da manco che Helena?

Che san santi di stuoie, o pan pepati?

Compra casa e casa fatta, e guardati da debiti vecchij.

Chi l'inbrocca, e chi no.

Chi tosto viene, tosto se ne và.

Catene catene, che le funi non bastano.

Chi si loda s'imbroda.

Con l'arte, cresce la inuidia.

Cauar denti di serrature.

Chi non può pigliar' vccelli, mangi la ciuetta.

Comprar lucciole, per panegli.

Chi amazza gatti e cani, non fa mai bene.

Chi dice il vero, non s'affatica.

Con femina matta, nissuno s'impacci.

Cauaglier senza entrata è muro senza croce da tutti scompisciato.

Che hanno da far le muse con la guerra?

Chi non può hauer ricolta, vadi a spigolare.

Col tempo e col morso si doman' i caualli.

Che mi importa che sia o stuoia o tapeto.

Che mi fa ch'Vlisse habbi piu anni di Patroclo.

Chi non le fa in giouentù, le fa in vecchiezza.

Caualcar la capra inuerso il chino.

Conscienza di lupo.

Consiglio di disfatto.

Consiglio senza danno.

Chi tosto cresce, tosto manca.

Chi si taglia il naso, s'imbratta il volto.

Che? faresti mai fra Fario compar di Puglia?

Coppa da Piouano.

Chi da e promette un Ciefalo da rio, fa un capo rio.

Chi non ha lenzuola, mena il culo per la paglia.

Chi non va ad un forno, va al'altro.

Chi non compare, si perde.

Chi spesso è stato ferito, de la piaga è perito.

Chi è morto o assente, non ha amico o parente.

Chi da venti non è, & da trenta non sà, & da quaranta non hà, ne mai sarà, ne mai saperà, ne mai hauerà.

Chi porta il torchio ha sempre per costume, a se far' ombra & agli altri lume.

Chi comporta l'ingiuria vecchia, inuita altri a fargliene delle nuoue.

Chi fa sua vendetta, oltra ch'egli offende, chi offeso l'ha, da molti si diffende.

Corpo senz'alma, & fonte senz'humore, è quella donna che non sente amore.

Contegiana innamorata, e roffiana liberale, vanno tosto a l'hospitale.

Cortigiana che ti stringe, e le braccia al collo ti cinge, poco t'ama e molto finge, e nel fin t'abruscia o tinge.

Chi fece del seren troppo gran festa, haurà doglia maggior nella tempesta.

Chi non segue virtù in giouanezza, fuggir il vitio non saprà in vecchiezza.

Chi asino è & ceruo esser si crede, al saltar della fossa se n'auuede.

Chi offende scriue in polue con la paglia, & chi offeso è ne' marmi il sdegno intaglia.

Chi s'allieua il serpe in seno, gli auuien poi com'al' villano, lo pagò poi di veleno, come l'hebbe caldo & sano.

Come purpureo fior traspare in vetro, cosi vergogna in gentil cuor si mostra.

Chi vuol gir più in sù che gir non possa, sente poi nel cascar maggior percossa.

Chi vende a credenza, spaccia robba assai, perde gli amici, denari non ha mai.

Chi si diletta di far' frode, non si dee lamentar s'altri l'inganna.

Chi lascia la via vecchia per la nuoua, spesso ingannato si ritroua.

Chi cerca spesso ingannar' altrui, oppresso resta & ingannato lui.

Christo lasciò negli precetti suoi, non far' altrui quel che per tè non vuoi.

Chi stà nel'acqua fino alla gola, ben' è ostinato se merce non crida.

Chi ti fà meglio che non suole, ingannato ti ha o ingannar ti vuole.

Chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde, & tempo perso non si racquista mai.

Chi vuol hauer fastidio mentre viue, o pigli moglie, o compri vna naue.

Chi è coperto quando pioue, è un matto se si muoue, se si muoue & si bagna, è un'asino se si lagna.

Chi semina virtù, raccoglie fama, & vera fama, supera la morte.

Chi va a Roma e porta buon borsotto, diuenta Abate, o vescouo di botto.

Chi migliora in scientia, & peggiora in costumi, più peggiora, che migliora.

Chi ci vuol fare un gran dispetto, ci cachi il cuore su l'uscio.

Chi non ha matti, poueri, o puttane nel suo parentado, è nato di lampo, o di tuono.

Chi compra caro e toglie a credenza, consuma il corpo, e perde la semenza.

Chi asini caccia, e puttane mena, sempre è in impaccio, e mai è fuor di pena.

Chi compra pan di scaffa, legne ligate, e vine a minuto, non fa le spese a se, ma ad altrui.

Chi accumula & altro ben non fà, sparagna il pane & a ca del diauol' và.

Chi non si gouerna ben' un'anno, viue senz'alegrezza poi cinque anni.

Chi non mangia lauorar non puole, e chi troppo mangia il ventre gli duole.

Credi agli effetti & non alle parole, che spesso il male il ben' ingannar suole.

Chi è semplice e saper piu si persuade, vergogna e danno ouunque va gli accade.

Cade spesso il cattiuo in dure pene, se il sagace schernir non si ritiene.

Cosa cara che è bella non è cara, ne assai si può pagar cosa che piaccia.

Casta sola è colei che non fu mai d'alcun pregata, o se pregò non fu essaudita.

Chi d'alcun' vitio ha in se mostrato eccesso, fa che altri, ancor che spento il crede in esso.

Chi tien l'honor' e le sue cose a cuore, non cerca mai de gl'altri esser signore.

Chi seruo è del tiran', viue in periglio, ne gli gioua innocentia o buon consiglio.

Chi brama di schivar' vario periglio, vsi vario parlar', vario consiglio.

Chi ha da far con cattiua gente, ha peggior male che dolor di dente.

Chi non dona ciò che ama, d'altri non hara quel che brama.

Chi ben dorme e piscia chiaro, non ha bisogno di purgar.

Chi ha denari ha festa, & chi non ne ha è tenuto bestia.

Chi non n'ha che quatro, e ne spende sette, non ha bisogno di borsette.

Chi non conosce l'origin del male, raro la sua medicina vale.

Chi non si mette alla ventura, non troua ne cauallo ne montura.

Chi si vergona di lauorar, habbi vergogna di mangiar.

Chi perde la sua moglie & un quatrino, ha gran perdita del quatrino.

Chi ha voce di leuarsi a buon hora, può star' in letto ancor' un hora.

Chi non conosce hauer' errato, non merita che gli sia perdonato.

Chi di scientia è amatore, al lungo andar harà honore.

Chi pecca dopo la remissione, merita doppia punitione.

Chi è colpeuole di qualche misfatto, stima che ogni vno parli del suo fatto.

Chi promette mari, monti, e montagna, non ha credito in Bertagna.

Chi perde i suoi beni, perde molto, ma chi il cuore, perde tutto.

Chi ha bella donna, e castello in frontiera, non ha mai pace in lettiera.

Chi porta maschera al visaggio, o è ingannatore, o non è saggio.

Chi non beue contra la brina, vadi fuori troua la sua ruina.

Chi dona il suo inanzi morire, s'apparecchia assai patire.

Cascan le rose e restan poi le spine, non giudicate nulla inanzi il fine.

Chi d'amor prende diletto, porti sempre con sospetto, la corazza con l'elmetto, scherzi raro, & giuochi netto.

Chi presente alcun rifiuta, credi a me che son canuta, più souente che non sputa, se ne pente & voglia muta.

Chi offeso si truoua non mai deue, dormir sopra l'offesa un'hora breue.

Cinque cose mandano gli huomini in ruina, fumo, fame, freddo, fetore, & fatica.

Che gioua a rauuedersi dopo il fatto, o stare a pentirsi col capezzale?

Cinque hore dorme il viandante, sette il studiante, otto il mercatante, & vndeci ogni furfante.

Chi potendo stare, cade tra via, s'ei si rompe il collo a suo danno sia.

Cortegiana con martello, lascia questo, lascia quello, & d'un solo che le par bello, viue schiaua, va in bordello.

Chi è bella e s'inamora, di se stessa traditora, con martello che l'accora, perde il tempo, e va in malhora.

Chi hauer dee buona o ria fortuna, non la può perdere per sorte alcuna.

Chi troppo si stima alla fine ne ha danno, e ciò gli sciocchi, & non gli sauij fanno.

Chi fù mai si saggio o santo, che d'esser senza machia di pazzia possa darsi il vanto?

Chi procura ad altrui danno o vergogna, cade nel laccio, ch'egli ad altri ha teso.

Contra un debol, quant'è più gagliardo, chi le forze vsa tant'è maggior fallo.

Conuiene star suegliato, accorto, & attento, ch'un disordin che nasca ne fa cento.

Conuien che chi ride anco talhor si lagni, e fortuna talhor truoui rubella.

Col fuoco si pruoua l'oro, l'argento col martello, e col conuersare gl'huominj.

Co' lacci si prendon le lepri, con la ragna gli vccelli, colle reti i pesci, e con l'insidie gli huomini.

Chi non patisce vguale al mondo, non aspetti mai amicitia monda.

Chi dorme grassa mattinata, va mendicando la giornata.

Chi ama donna maritata, la sua vita tien' prestata.

Chi si marita per amore, di notte ha piacer, di giorno dolore.

Chi di lontano si va a maritare, sarà ingannato, o vuole ingannare.

Chi si veste di grosso panno, conuien' vestirsi due volte l'anno.

Chi villan serue d'affettione, villania ha per guiderdone.

Chi vola più alto che non deue, si vede in terra doue non crede.

Chi debbe a Pietro, e paga a Polo, due volte paga, & è solo.

Caualli, cani, vccelli, & seruitori, guastan', mangian', spendon', e ruinan' i signori.

Casa di terra, cauallo d'herba, amico di bocca, non vaglion' il piede d'vna mosca.

Come da la morte non ti puoi guardare, cosi di ladro domestico non ti puoi saluare.

Chi troppo al suo figliuol perdona, non farà mai cosa buona.

Chi per la ponta rende il coltello, mostra ben d'esser' un' vitello.

Chi il tristo manda al mare, non aspetti il suo tornare.

Chi d'altri vuol' hauer compassione, non ponga se stesso in obliuione.

Chi più che non deue prende, fila la corda che poi lo pende.

Chi vin' non beue dopo la salata, aspetti d'esser' ammalato.

Cio che sai, fai, d'onde vieni, e doue vai, cerca di saper, l'intenderai.

Con fiornio, latino, e buon roncino, in ogni paese si truoua il camino.

Calabrese guai a quella casa doue sta un mese, se ci sta un anno, c'apporta ruina e danno.

Chi lascia andar sua moglie ad ogni festa, & bere il suo cauallo ad ogni fontana, del suo cauallo hauerà vna rozza, & fra poco della sua moglie vna puttana.

D

Doppia vittoria acquista, chi se stesso vince.

Dannoso è il dono, che toglie la libertà.

Di due mali, elleggi il minore.

Dal falso bene, viene il vero male.

Di ciò che fai, non del far d'altri, cura.

Don di consiglio, assai più val, che d'oro.

Dal riso molto, conosci lo stolto.

Disparità de gl'anni, fà gl'huomini dispari.

Del caso auuerso, nel felice pensa.

Doue non è virtù, fortuna puote.

Doue virtù guida, fortuna è compagna.

Di tutto il corpo, il capo regger deue.

Doue è più turba, il falso ha maggior luoco.

Disdice a spirito bello, cura seruile.

Discordia è un fuoco, ch'arde ogni buon' vso.

Dannoso è l'vtile, che callunnia apporta.

Desio di preda, è spron d'ingiusta gloria.

D'inuidia manca la miseria sola.

Dio coglie in tempo, il frutto della vita.

Doue lega ragione, conscientia punge.

Dopo il giuoco, cosi va nel sacco il Re, come il pedone.

Del'error nel camin, colpa ha la guida.

Disauantaggio, muta pensier nel saggio.

Difetto & occasione, togliono rispetto.

Di due cure, curar' la maggior pensa.

Diffetto altrui, non torni in propria offesa.

Dio non aiuta, se l'huom manca a se stesso.

Diffesa più che ingiuria, ogni saggio vsa.

Di minor causa, più l'offesa preme.

Di cosa nasce cosa, & il tempo la gouerna.

D'ogni taglia buon leurier.

Dar fuoco, alla bombarda.

Difficilmente trouar' il bandine d'vna matassa.

Debil filo, ordir può salda rete.

Donna Beatrice, ha i pater nostri, e mai gli dice.

Di bugie, e d'inganno, si viue tutto l'anno.

Del cuoio d'altri, si fan correggie larghe.

Da Natale al fuoco, e da Pasqua al giuoco.

Dal capo puzza il pesce.

Dispicca l'impiccato, t'aiuterà impiccare.

Dommanda al hoste s'egli ha buon vino.

Dio prima a se, e poi a gl'altri fece la barba.

Doglia di moglie morta, dura fin' alla porta.

Doue sono femine, & oche, non son parole poche.

Di un' vitello, viene un boue.

Dal detto al fatto, vi e un gran tratto.

Duro con duro, non fece mai buon muro.

Di buon seme, nasce cattiuo frutto.

Doue è il male, s'appica la sansuga.

Doue è grand'amore, iui è gran dolore.

Dolci parole, rompono l'ira.

Dopo la tempesta, viene il bel tempo.

Dopo c'ha tuonato, conuien che pioua.

Doue non c'è nulla, il Re non ha ragione.

Donato è morto, ristoro stà male.

Dalle cose passate, si giudican le presenti.

Dolce viuanda, vuole salsa acerba.

Deliberatione, non vuole consiglio.

Dal remo al tribunale.

Dar la farina al Diauolo, e la semola a Dio.

Del nò, con i denari si fa ita.

De' belli anche è bello l'Autunno.

Diuieni tosto vecchio, se vuoi viuer vecchio.

Dottor di Valentia, longa robba, e corta scientia.

Doue comincia l'inganno, iui finisce il danno.

De la beltà, compagna è la fierezza.

Donne sauie al'impensata, e matte alla pensata.

Doue è dottrina, iui è conuito.

Doue non è concetto di natura, non è senso d'arte.

Dio è il vasselaio, e noi la creta.

Della sua istessa colpa, amore è scusa.

Da autorità, la cerimonia al'atto.

Di colpa, nasce colpa.

Duro a vecchia licentia, è nuoua legge.

Delle cosa incerte, non si fà legge.

Doue il fallo abondò, la gratia abonda.

D'acquistar gratia, il merto è propria gratia.

Diuina gratia, in diuin' vso spendasi.

Doue è libero arbitrio, fortuna non ha colpa.

Duol di capo, non tuol corona regia.

Degno è ch'il buono, in ogni stato imperi.

Del mal d'altri l'huomo guarisce, del proprio muore.

Dal ben' il bene, dal mal'il mal si giudica.

Di pochi fidati, ma da tutti guardati.

Da barba a barba, honor s'acquista.

Discoprirsi il capo, per coprirlo ad altri.

Di giorno pingi, e di notte fingi.

Donna, danno, dama, dammi.

Donna otiosa, non può esser virtuosa.

Diligentia, passa scientia.

Dal mattino, si conosce il buongiorno.

De la madre il camin, segue la figlia.

Da mal coruo, mal' vuouo.

Dimmi con chi tù vai, che saprò quel che tu fai.

Doue non val forza, opra l'ingegno.

D'un folle cuore, la voce inditio porge.

Di ciascun l'opra, è del valor' il saggio.

Due ghiotti ad un tagliere, mai s'accordano.

Dopo il pesce, latte è veneno.

Dopo il pero, o il prete, o il bere.

Di mezzo di, stella non luce.

Di femina pazza, nissuno s'impacci.

D'Agosto, si fa lo mosto.

Dopo la cenere, non c'è che prendere.

Dopo questa immonda, vien la felice e seconda.

Dio dà il toro, ma non le corna.

Dio scalda i mal vestiti.

Due occhij vedon più che vno.

Dal sapere, viene l'hauere.

Di buon' arme è armato, chi di buona donna è amato.

Di grande eloquentia, piccola conscientia.

Di poco panno, corta cappa.

Di buon frutto, cattiuo vento.

Di picciol fiume, non sperar gran pesce.

Da gente da bene, non vien che bene.

D'un' vuouo bianco, spesso pulcin negro.

Da continuo riso, raro hai buon auiso.

Da Dio il bene, e da le pecchie il miele.

Due Guglielmi, & un Piero, fann'un pazzintiero.

Di denari e bontà, sempre cala la metà.

Di poledro scabbioso, taluolta hai caual precioso.

D'huomo regolato, non ti vedi vendicato.

Dal'inuidioso, come dal tegnoso, guardati.

Di questi che si stringono la giornea del'opinione.

Donna specchiante, poco filante.

Dormir' alto, vale un tesoro.

Da la man' alla bocca, spesso si perde la soppa.

Dal matin' alla montagnetta, e da sera alla fontanetta.

Di padre santelotto, figlio diauolotto.

Da man' vuote, preghi voti.

Difformità, segno di virginità.

Diuersità d'opinione, di processi occasione.

Due piccioli, & un grande, fan l'huomo ricco e grande.

Dieci anni da guerra, un'anno di battaglia.

De gli amori, i primi sono i migliori.

Di picciol huomo, spesso grand'ombra.

D'ingiusto guadagno, giusto danno.

Domandando, vassi a Roma.

Denari, fuoco, virtu, e faue, sempre buoni.

Donna buona, vale vna corona.

Donna da bene, vale un gran bene.

Donna otiosa, a male pensosa.

Donna brunetta, di natura netta.

Donna che prende, tosto si vende.

Donna che dona, tosto s'abbandona.

Detto senza fatto, ad ogniun pare misfatto.

Doue Dio vuol, senza contrasto puol.

Di buona pianta, la tua vigna pianta.

Di questi che danno lucciole per lanterne.

Di questi parentadi, ch'un staio di miglio non gli troua.

Di questi che giuocan le messe de' lori padri.

Da que' che vengon dal mercato, si fanno le derrate.

Dar le ceruella al cimatore.

Dà la giouane al vecchio, & metti la culla al letto.

Dopo il crudo, il puro.

Di questi in farina pastinache.

Di questi sguscia lumache.

Di questi a chi non basta l'animo di dire ch'han sudato.

Dire le messe di San Gregorio.

Dare alla prima nelle scartate.

Di queste Aue Marie infilzate.

Di queste graffia santi.

Di queste scopa chiese.

Di questi scanna penitentia.

Di questi che non hanno dita da serrare i fori del suffolo.

Di questi credo in Deum.

Di questi sogni rotti.

Dio ci scampi da mano di villano.

Di questi sputa in croce.

Di quelle, a chi stringono i cintolini.

Di questi che non sanno conciar due oche in un piatto.

Dare acqua di vite.

Da' a quel cane, ch'egli è rabbioso.

Dare miele e finocchio.

Dare le ceruella a sgranar' i fagiuoli.

Di questi che giurano di far gl'occhi a' pulci.

Di questi riuendaiuoli di consigli.

Di questi che vanno messeri, e tornano seri.

Di questi ch'han buona causa, ma non testimonij.

Di questi ch'hanno il ceruello, doue le ciuette il gozzo.

Di questi schizzi da sparauier, che non san da nulla.

Due corui ad un ramo, male stanno insieme.

Dar un colpo al cerchio, e l'altro alla botte.

Dar la madre d'Orlando.

Di state d'auanti, d'inuerno di dietro.

Doppia fatica, è lo sposar' vna vedoua.

Di meno quello, che tù fai.

Dà minor pena la morte che l'indugio di essa.

Di poca fiamma, gran luce non viene.

Dar di becco in ogni cosa.

Dove è manco cuore, iui è più lingua.

Dormir con gli occhi aperti.

Dar tre morsi ad un fagiuolo.

Donna basciata, è mezza guadagnata.

Da un lato il precipitio, da l'altro i lupi.

Di la del rio è passato il merlo.

Doue giustitia può, non oprar forza.

Dona a' buoni, e non a' fortunati.

De' beni paterni, la diffesa è giusta.

Desio di regno, non è senza impietà.

Doue è pluralità, iui è discordia.

Di peccato secreto, penitentia publica.

Del verisimile, la calunnia s'arma.

Dove può il vino, non può il silentio.

Dove il ver manca, ogni hor la frode abonda.

D'audacia e freno la vigilantia e sferza.

Doue sono molte mani, chiudi.

Da' vestimenti, viene la tignola.

D'ago in filo, e di filo in ago.

Di palo in frasca.

Diffender le calunnie, è impresa forte.

Due volte fà il seruitio, chi il fà tosto.

Di ogni cosa, il troppo sempre nuoce.

Doppo morte, ogni soccorso è tardi.

Doue è guerra, non fù mai douitia.

Dopo la gloria, viene l'inuidia.

Doue regna amore, non si conosce errore.

Dal mal'vso, è vinta la ragione.

Dare nella brocca.

D'onde ha il ragno le fila?

Degli assenti, o taci, o parla da amico.

Di ogni legno, non si fà Mercurio.

Dire l'oratione della Bertuccia.

D'ogni trista, botte, è buon' il taso.

Donna Greca, vin Greco, vento Greco.

Domanda al mio caro, s'io son' un laro.

Dare incenso a' morti.

Dar del capo nella rete.

Dar perle a' porci.

Disputar di lana caprina.

Disputar del'ombra del'asino.

Di vacca, cerua mai non nacque.

Doue è il corpo, si congregano l'aquile.

Doglia communicata, è subito scemata.

Di denari, senno, e fede, ce n'è manco che non si crede.

Da nouello, tutto è bello, da stagion tutt'è buon.

Da corsaro a corsaro, non si guadagnan che barili vuoti.

Doue bisognano i fatti, le parole sono d'auanzo.

Dar' ad intender che la luna, sia sopra il ciel del pozzo.

Di promesse non godere, e di minaccie non temere.

Dice Christo nel vangelo, l'humiltà apre le porte del cielo.

Dar per ogni pane, tre focaccie.

Dare nel trentuno.

Dare nelle scartate.

Darsi della scure nel piede.

Di il fatto tuo, e lascia far' a Dio.

Da qui a cent'anni, tanto varrà la stoppa quanto il lino.

Donna indrizzata, mula incauezzata.

Da mal vien il lupo, da peggio va la pelle.

Di giorno quanto vuoi, di notte quanto puoi.

Denari fanno correr' i caualli.

Denari fanno correr gli asini a Roma per beneficij.

Da l'asino non ne hai, che calci, e petti.

Del'oca, mangiane poca.

Da Santa Catarina a Natale, ci è un mese per equale.

Da Santa Lucia, fin' a Natale, il giorno si longa il passo d'un gàllo.

Doue posson le donne, ogni mal puote.

Da San Gallo, ara lo monte, e semina la valle.

Da San Barnaba, taglia i piedi alla segal.

Da San Martino, ogni mosto è buon vino.

Denari rifiutati, non si spendono.

Di pur di nò, e lascia fare.

Discrettione e madre della virtù.

Discrettione è madre degli asini.

Dolor di testa, vuol mangiare.

Dolor di ventre, vuol cacare.

Doglia di dente, doglia di parente.

Doglia di viuente accuora, doglia di mortale, passa.

Dal'otto al nuoue, l'acqua non si muoue.

Dal vent'vno al ventidù, la non va ne sù ne giù.

Dal cattiuo debitore, tògli paglia per lauoro.

Dal si al nò, battemo tutte le differentie.

Dal rubbar' al restituir, si guadagna trenta per cento.

Da vna banda pongi, e dal'altra ongi.

Domenedio fà gl'huomini, e loro s'accompagnano.

Doue non và acqua, mettici la zappa.

Doue và la barca, non vadi carro.

Di senno, è piena ogni testa.

Due cose non patiscono equalità, amor' e principalità.

Dio voglia puttana, che la coltre sia sul letto.

Di picciol fonte, sorge fiume grosso.

D'un pensier, ne nasce un' altro.

Di spina, nasce rosa.

Di fetida herba, nasce il giglio.

Doue l'huomo ha il tesoro, iui ha il suo cuore.

Da moglie ripudiata, & amico riconciliato, cerca d'esser liberato.

Di libito, far licito.

Doue cerca il latte, troua il butiro.

Dal ventre pieno, esce miglior consiglio.

Doue sono molti giudici, e molti medici, è cattiuo segno.

Donde esce l'vno, entra l'altro.

Dare scacco matto, alla candela bianca.

Da san Luca a Natale, tutti studiamo per equale.

Da carneuale a Pasqua, chi studia, chi lascia.

Da la campana a nona, non ci passa buona persona.

Da nona a campana, sempre passa, qualche puttana.

Doglia di marito morto, dura fin' a la sepoltura.

Da Vicentia a Verona, delle miglia trentadue.

Da Verona a Vicentia, delle miglia trenta.

Da vitello tutto pare il buò che dee venire.

Dietro il sterco viene l'oro.

Doglia di fianco, la pietra a campo.

Due culi in vna braga.

Due visi sotto vna beretta.

Dolce cosa è la patria.

Del rio seruo la peggior parte è la lingua.

Due Item fu l'huomo beato.

Dopo ch'il mondo sarà mondo.

Di questi c'hanno più a memoria il calendario, ch'i ciechi.

Duo seruigij in un viaggio.

Dio mi guardi da segnato d'esso, e d'acqua cheta.

Dare in un monte di colla.

Doue è gran fuoco, iui è gran fumo.

Due tordi ad vna pania.

Da l'arco vien maggior l'offesa, se la corda è più tesa.

Del tutto non è sauio, chi non sà esser pazzo.

D'ogni mal, è degno, chi di sua sorte si vergogna.

Donna senza amante, è come naue senza nocchiero.

Donna brutta è mal di stomaco, donna bella è mal di testa.

Dal viuer copiosamente, è causata la lussuria.

Di madre infame, figlia non nacque di costumi honesti.

Doue l'huomo non è conosciuto, quando parla non è creduto.

Dio ci guardi da cinque F. fame, fumo, fiume, frate, e femine.

Dà al bambino et al cane quanto vogliono, ne l'un ne l'altro sarà bello.

Di questi che son più longhi che la Bibbia.

Di questi che non sanno accozzar la cena con la merenda.

Di coteste sante Nafisse.

Di questi ch'han più caro il fumo che l'arosto.

Doue è terra, iui è guerra.

Doue sono cauagli, sono trauagli.

Di questi da chi non puoi cauar solco dritto.

Dare nel trentuno.