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Kitabı oku: «Giardino di Ricreatione», sayfa 4

Yazı tipi:

Di questi che pagano alla vincita di Milano.

Di questi sali sapientie in bocca.

Dare la cassia co' piantoni.

Dare nel naso.

Di questi che non escon mai senza mettersi i zoccoli.

Da del fieno al mio cauallo.

Due cani ad un'osso.

Drizzare i papaueri su i gambi.

Doue non sono gli anni, non può esser l'inteletto.

Di questi da bosco e da riuiera.

Di questi che digiunano senza vigilia.

Del tosco, fuoco, e ferro, vtile si trahe.

Da' buon partiti, partiti.

Di questi che mettono il naso per tutto.

Di cose fuori di credenza, non fare isperienza.

D'ogni fiore, non si fa ghirlanda.

Da la medicina, s'imparano i veleni.

Dare la pinta, principio.

Di questi intendi luochi a rouescio.

Di questi che vogliono fallire col lor credito.

Di questi scambia dadi.

Di questi giudicij strauolti e spigolistri.

Di questi che s'intricano per districarsi.

D'un'essempio, fanno vna regola.

Di questi a chi non mancan mai ritortole.

Di questi che si ridicono, per dir peggio.

Di questi che saltan meno in giuppone che in saio.

Di questi che si cacciano il capo fra le gambe.

Di questi che studiano per trouar spini.

Di questi che vedon le torri con le cime in giù.

Di questi che vogliono i beccafichi alesso.

D'ogni cosa trouar' il rouescio.

Di questi ch'hanno la pelle dura.

Di questi che si voglion saluar col fauor del pasto.

Di questi che non hanno denti da roder ossa.

Di questi ch'hanno bisogno di papardelle.

Di man di Naddo.

Di questi a chi conuien la briglia, e non le pastoie.

Di questi mattematici in prospettiua.

Di questi che mangian schizzi di sparauieri.

Doue manca il pane, il tutto è da vendere.

Doue è ragione, non è confusione.

Doue giustitia manca, la pace è zanca.

Doue manca la politia, abonda la malitia.

Doue cani, iui pulci.

Doue pane, iui sorgij.

Doue stà il lupo, non fa preda.

Doue donna domina, tutto si contamina.

Dir ciò che odi a tauola, è cosa abominabile.

Da le case vecchie, fuggon fino i sorgij.

Dopo la festa, si gratta la testa.

Di, di nò, e fa di si.

Da piccol pertugio, si può veder giorno.

Due cattiui pasti, al terzo fanno un ghiotto.

Di questi che cercan la luna nel'acqua.

Doue la siepe è bassa, ogni vno vuol passare.

Del migliore, hai miglior derrata.

Dirgli il fatto, e dargli le orecchie.

Dare in terra, venir' al punto.

Dirne vna Marchiana.

Discostarsi dal mercato.

Diauol'è disse don santi.

Danari, danari, eloquenza in là, disse il buffone.

Di questi che credon piu tosto la bugia al diauol che la verità al santo.

Di cotesto desse il conuento.

Dare il mattone alla lingua.

Distendersi doue bisogna.

Dare la volta al canto.

Dichiarare un buon date.

Di questi pazzi a diecenoue soldi per lira.

Dodeci son l'hore del giorno, e sempre volgono.

Dopo cena si frappa assai.

Dir' il pater noster di san Guiliano.

Di questi che sempre vestono a pitture.

Dio ci guardi da gentilhuomo di giorno, e da frate di notte.

De le ingiurie il rimedio è lo scordarsi.

Dio voglia che non mi riesca orpello.

Dar' a mogliemma col sacco nel qual'era un vomere.

Debbe esser netto, chi di dir male s'intromette.

Da pur belle parole, ma tieni la borsa.

Di cattiva vendita, tale rendita.

Di casa del gatto, non esce satio il ratto.

Di gran prosperità, poca sicurtà.

Dono molto aspettato, è venduto e non donato.

Di denari, senno, e fè, nissun n'ha troppo per sè.

Donna e vino, hanno venino.

Donna e luna, hoggi serena, domani bruna.

Donna ridente, inganna ogni gente.

Del can che morde, il pelo sana.

Dice ogni linguaggio, chi troppo parla non è saggio.

Doue manca forza di lione, habbi l'astutia di volpone.

Doue stà sensualità, non può esser' equità.

Due mendicanti a l'uscio, l'vno ha il bianco, e l'altro il bigio.

Di questi che voglion trottar per omnia seculum.

D'Affrica ogni anno viene qualche cosa di nuouo.

D'un dono far duo amici.

Di questi che voglion frittata larga d'un'vuouo.

Di parole è buon mercato.

Donna in treccia, e cauallo in cauezza.

De le parole non si paga datio.

Donde vieni? son cipolle.

Dio ci manda la carne, ma il diauolo i cuochi.

Di questi che non vogliono che le oche vadino scalze.

Di ciò che l'inuerno coperto sei stato, non star mai molto scoperto la state.

Di donna non ti fare troppo famigliare, perche la buona bestia, ti caricherà la testa.

Donna molto vista, & habito ogni di vestito, l'amor di l'un' e l'altro in pochi di è spedito.

Di ogni cosa un poco sapere, è gran richezza, e molto hauere.

Di cani, vccelli, arme, & amori, per un piacer mille dolori.

Due pignatte al fuoco mostrano festa, due donne in vna casa gran tempesta.

Di quatro piedi il mottone, di due il capone, & di tutti i pesci il sturgione.

Discina sobriamente, cena parcamente, dormi alto, e viurai longamente.

Dice la dottrina euangelica, ch'i nimici ch'habbiam son di casa domestica.

Da chi mi fido guardimi Dio, che da chi non mi fido, mi guarderò io.

Donna, forze, occhi, voce, ben, corpo, alma, trahe, orba, inaspra, strugge, infetta, vccide.

Da medico indotto, da carne biscotta, e da male femine, libera nos domine.

Doue si manuca, Iddio mi conduca, e doue si lauora, d'indi mandimi fuora.

Dice il prouerbio che i monti fermi stanno, ma che spesso gl'huomini a trouar si vanno.

Dona e toglie ogni altro ben fortuna, solo in virtù non ha possanza alcuna.

Di volo a lo spedale va quella frigna, che si lascia sdrucir, e non graffigna.

Donna vecchia prouerbio sa, pace in fronte, e guerra ascosa, sotto spina, di fuor rosa, fin su l'osso il pel ti tosa.

Di tre cose il Fiorentino fa vna frulla, d'adio, mi raccomando, vuoi tu nulla?

Di donna il viso pur che sia bello, più d'ogni amicitia può e parentella.

Di donna è & sempre fù natura, odiar chi l'ama, & chi non l'ama cura.

Dio saluò i giusti, e saluerà ciascuno, che d'ogni fellonia viua digiuno.

Doue è l'amor stian pur l'armi a parte, ch'amor più puote assai, che non può Marte.

Di bene in meglio poco fortuna cresce, e sempre molto amar con poco dolce mesce.

Di tre cose il diauol fa insalata, di lingue d'auuocati, delle dita di notari, e la terza è riserbata.

Da san Lorenzo grande caldura, da san' Vincentio gran freddura, ma l'vno e l'altro poco dura.

Da santo Andrea piglia il porco per la sea, se non lo puoi pigliare, fino a natale lascialo andare.

Da sette cose guardici Dio, da casa nuoua, d'hoste nouello, puttana vecchia, vin di spina, pan di scaffa, legne ligate, e d'aiuto di frati.

Dirozzo, inetto, e vile fa spesso amore, generoso cortese & nobil cuore.

Debbe il vecchio fuggir con fiere voglie, di torsi donna giouane per moglie.

Di fortuna crudele il fiero oltraggio, patiente portar debbe l'huomo saggio.

De lo religioso opra piu ria, non è appresso di lui che l'hipocrisia.

Douereste amar volendo esser' amati, e torre con la misura ch'a gli altri date.

D'Eforo diuenir Theopompo, il primo di ferro, e l'altro di sprone haueua bisogno.

Dice il prouerbio, ch'il consiglio cattiuo, al consigliatore istesso sempre è nociuo.

Dio spesso gli innocenti aiuta, ne lascia mai chi in sua bontà si fida.

Dallo spendere gli huomini in cose superflue, vengono ad esser bisognosi nelle necessarie.

D'amor le forze sono in terra, in cielo & in inferno, non è valore al suo valor superno.

Disseci Christo pregliam per gli nimici, e siamo sempre pronti in far lor beneficij.

Dobbiam saper che quel che piace al cielo, non può mancar d'un giota ne d'un pelo.

Dobbiam sapere che non si può saluare, chi la robba d'altrui non vuol lasciare.

Datti buon tempo mentre sei garzona, che quando sarai vecchia non sarai più buona.

Dice Aristotine, quando puoi hauer del bene, tuotene, e dice poi Platon se non lo tuoi, tu sei un gran coglion.

Di questi che per coprir un lor altare, scuoprono mille chiese altrui.

Di donna giacente, & arbore crescente, non si vede mai il centro.

Da tristo vicino, borsa vuota, e cattiua donna, non ne hai che danno.

Doue il diauolo non può andare, sua madre cerca di mandare.

D'agnello, porco, cimia, e lione, tiene il vino la complessione.

Dapoi ch'i decreti hanno hauuto ale, e' soldati valigie, e ch'i monaci vanno a cauallo, ogni cosa è andata male.

Di carne salata, frutta, donne e formaggio, non se ne fida l'huomo saggio.

Dio ci guardi da puttana di bordello, da frate di mantello, da barcaruolo di traghetto, da prete da grossetto, da barbier salariato, da vescouo senza intrata, da ostro, e da garbino, da donna vestita di berettino, da bastonate di orbo, da beccature di coruo, da vento di guarner, da spese di boer' e da giuoco di dadi.

E

Entrar' in giostra come Martano.

Esser' in pensiero, & in disegno.

Egli ha studiato sul Buetio.

Egli bestemmia con le mani.

Egli ua alla Burchia.

E sempre mai l'inuidia se stessa macera.

Egli ha troppo buon vino a si cattiua botte.

Egli ha fatto la robba di ruffola raffola.

Egli ha posto il tetto.

Egli è vna bella cosa trouar la casa fatta.

E' non si tira l'arco tanto ch'e spezzi.

E bello il bello, ma piu bello quel che piace.

E pur dolce cosa beccarsi il ceruello.

E meglio un mestier, ch'un sparauier.

E fumo & ombra questa vita nostra.

Esser ben fornito di panni lini.

E piu vicin' il dente, che nissun parente.

E costume del'Affrica partorir serpenti.

Esser non puote, che non sia quel ch'è stato.

Esser sauio doppo il fatto.

E meglio morire, che languire.

Estinguer' il fuoco con l'olio.

Esser' il figlio della matrigna.

E male stuzzicare i formiconi.

Esser signore del suo viso.

Esser carico d'altro, che di legne verde.

E mal boccone, quello che affoga.

Entrar' in casa con l'vscio posticcio.

Esser' viuo in inferno.

Esser sacco d'ogni formento.

Essendo la bacchetta torta, l'ombra non può esser dritta.

E meglio esser capo di lucerta, che coda di Lione.

E difficil cosa veder macinare, senza s'imbiancare.

E cortesia sciocca, per darlo altrui leuarselo di bocca.

Esser messo allo scacco.

Esser tonello senza capo.

Esser' in lauanda.

E meglio piegare, che rompere.

E meglio donar la lana, che la pecora.

E meglio inuidia, che pietà.

E più facil rinuersar' un pozzo, che riformar' un vecchio.

E meglio esser tristo e consolato, che buono e disperato.

E vitio il non amar le cose honeste.

E miseria il temer sperando nulla.

Essempij, e beneficij fanno gli amici.

E dolce il pianto, più ch'altri non crede.

E dolce a l'huomo, ciò ch'egli ha in vso.

E bello morir' in patria, e per la patria.

E graue il giogo, d'un gouerno ingiusto.

E mal'amico, chi a se è nimico.

E breuissimo il tempo, e l'hora incerta.

E meglio esser confessore, che martire.

E buono viuer' a l'ombra del campanile.

E meglio brusciar' vna città, che metter' vna cattiua vsanza.

E meglio esser' vccello di campagna, che di gabbia.

E meglio sdrusciolar co' piedi, che colla lingua.

E buon macinare, mentre l'acqua serue.

E meglio pascer febbre, che debolezza.

Esser un meco teco.

Esperto, credi Roberto.

E meglio viuer piccolo, che morir grande.

E meglio esser solo, che male accompagnato.

Esser dee chi regge, e saggio e forte.

Egli guarda le prune.

Esser giunto al verde.

Esser come il Cipresso, dar parole e non fatti.

Esser come il gallo, cantar bene e ruspar male.

E asino di natura, chi non sà legger sua scrittura.

E facil cosa al sano, consigliar l'amalato.

Esser sotto il rasoio.

E il diauolo quello toccar su il vino.

E più facil far' il Momo, che il Mimo.

E salute talhor', in chi si sprezza.

Egli è ben sordo, chi vdir non vuole.

Esser più tristo, che tre assi.

Esser guarito del braccio.

Esser faua in bocca di Lione.

Esser huomo da bosco, da confino, o da riuiera.

Esser sauio per scrittura, e matto per natura.

Esser' il fanciullo di mona Cibella.

E bèllo morir, mentre la vita è destra.

E mala cosa esser cattiuo, ma peggio l'esser conosciuto.

E meglio hauer' la paura, che l'angoscia.

Esser di quegli che tolgono il bene da monte.

Esser segnato con buona mano.

E meglio in pace goder' il poco, che con trauaglio bramar' il molto.

Empiastro grosso, vnguento sottile.

E due, disse il merlo, quando fù colto nel ceruello.

E fatto il becco a l'oca.

Esser spada a due fili.

E meglio volto, che strauolto.

E sempre buono, hauer due corde per un'arco.

E bella cosa pigliar due colombi con vna faua.

E meglio fare e pentirsi, che stare e pentirsi.

Esser brauo huomo, hauer buon occhio, e gambe leggieri.

E l'amico fedele vna protezzion forte.

Entrare nella valle di Giusafà.

E graue croce, non hauer croce.

E sauiezza, sparagnar per la vecchiezza.

E meglio seruitù in pace, che signoria in guerra.

E meglio esser cortese morto, che villan' viuo.

E meglio molto sapere, che molto hauere.

E meglio sudare, che tremare.

E meglio esser mendicante, ch'ignorante.

E segno di tempesta, quand'i dolphini vanno a torno.

E più la raspolata, che la racolta.

Entrar nel pettine di serte.

Esser dietro ad alcuno, con le canne aguzze.

E meglio vna penna in mano, ch'un'vccello in aria.

E più tosto muccia, che gatta.

Esser come il caual da l'onghia bianca, venir meno al bisogno.

Esser sempre il piglia il peggio.

Empir la dogana fino alla volta.

E meglio hoggi un'vuouo, che domani vna gallina.

Esser fatto come il cotal d'un frate.

Esser tra ostro, e tramontana.

Esser bestia con mille lancie.

Esser tenuto sù la gruccia.

Ella gli vola, memoria.

Ella gli monta, collera.

Ella gli passa, tosto pacifico.

E talhor bene, non hauer' un quatrino.

E meglio un gran d'vua per me, che duo graspi per tè.

E meglio viuer' virtuosamente, che nascer nobilmente.

E meglio un prossimo vicino, ch'un lontano cugino.

E meglio di man battuto, che di lingua ferito.

E meglio ricusar' e fare, che prometter e non fare.

E meglio dir, vuotu del mio? che dammi del tuo.

E meglio esser felice, che sauio.

E meglio non nato, che non insegnato.

E meglio star fermo, che leuarsi e cadere.

E buon dormire, con la pelle intiera.

Entro per vna, e fuor per l'altra orecchia.

Esser come i polli di mercato.

Egli ha fatto il pane.

Esser figura a caso.

Egli ha tocco l'herba del Tribolo a luna scema, è morto.

Egli ha tocco l'herba del Tribolo a Luna piena, è sano.

Egli è il diauolo a piatir co' cimitieri.

E sono vna coppia & un paio.

Entrar nel peccoreccio.

Esser' vso a pigliar gazzuole.

Egli si piglia i fastidij per bocca.

Egli ha dato del naso nella poluere.

Ella è donna d'assaj.

Egli suda mangiando, e trema lauorando.

Egli ha rese l'arme al tempo.

Egli si tira la calcia.

Egli s'è messa la giornea.

Egli ha paura che la terra gli manchi.

Egli sputa perle.

Ella è piu pesta che la strada Romea.

Egli va come la matta al fuso.

Egli è peggio ch'vna cimice.

Esser piu poltrone che Lippotopo.

Ei fa buono il buono.

Ei pare caduto dal nibbio.

Egli è più presto che la moglie di Gian Bresciano.

Egli mangia le lenti col pirone.

Ei vuole la gatta.

Egli vorrebbe cauarmi celegati di bocca.

Egli ha tolto su i mazzi.

Egli n'ha cauato il Marcio.

Egli m'ha mandato frate.

Egli è al cane.

Egli sta a cauallo del fosso.

Egli lo ha hauuto da riuelo.

Ei toglie in gola.

Egli si fa da la villa.

E forza che al'vltimo s'imbianchi, chi ha nera veste, & nel molin' s'intrica.

E troppo tardi di consiglio prendere, quando in battaglia bisogna scendere.

E cosa vile & non lodata mai, pianger' i morti, e per loro darsi guai.

E meglio esser' humile e corretto nel'auuersità, che superbo e maluagio nella prosperità.

E più intollerabile hauer' il cuore pieno di pensieri, che i piedi, & il collo cinto di ferro.

E ben ragione che Berto beua, se la botte è sua.

E meglio pagare, e poco hauere, che molto hauere, e sempre douere.

F

Fvggi le volpi, o sangue di gallina.

Fallaci effetti, han la speranza e l'ira.

Facile è al sano, cosigliar l'infirmo.

Folle è cui muouon, feminil lusinghe.

Fragola in bocca d'orso.

Fuoco di San Bano, si spegne co sassi.

Facil concede il bene, chi il ben desia.

Fede promessa fà più debito, che beneficio ricevuto.

Forte per necessità, diuenta il timido.

Felice non è, chi non conosce d'essere.

Fingere, talhora è lecito.

Fortuna abonda, doue manca la prudentia.

Fortuna e virtù, di rado insieme.

Fame, spesso soffoca la fama.

Forza che d'altrui pende, è vinta e serua.

Fatto lo voto, gabbato lo santo.

Fatte la legge, trouata la malitia.

Fare la rota del Pauone.

Fa bene al villano, lui ti vuol male.

Fa male al villano, lui ti vuol bene.

Fammi indouino, io ti farò ricco.

Far due chiodi, in vna scalda.

Fratelli, sono de' cattiui flagelli.

Femine e galline, per troppo andar si perdono.

Femine e gazze, sempre cicalano.

Febraio corto, peggio di tutti.

Fuoco di camino, non fà nissun meschino.

Facendo s'impara.

Fame, è la miglior salsa.

Fortuna aiuta i pazzi, e disaiuta i paurosi.

Ferrar la mula.

Fra carne & vnghia, nissuno gli punga.

Fuoco, e stoppa, non s'accordano.

Freno indorato, non migliora il cauallo.

Fin contra fino, non fa buona doppiura.

Fù per somma beltà vil' voglia spenta.

Fuga di naue, e volo d'vccello è la nostra vita.

Fortuna indebolita, rende le armi.

Fulmine d'amicitia, è il fato auuerso.

Fine d'ogni mercante, è il guadagno.

Feni, e paglie d'Auicenna.

Fare un sequestro alla barba.

Fa bene, e non guardar' a cui.

Fra tosto e bene, non c'è conuenientia.

Fauole al sordo, canzoni al morto, sono indarno.

Far d'vna mosca, un'elephante.

Far di sette nulla.

Far' i miracoli di Machometto.

Far più che non fece Carlo in Francia.

Fra la gatta & il cane, non è vera amicitia.

Farina d'orgio, non fa pan bianco.

Faccia chi può, ch'ogni pentir dà doglia.

Fare di necessità virtù.

Foglio imbrattato.

Fare d'ogni lana drappo.

Fare d'ogni herba fascio.

Fare Calandrino d'vno.

Far' il cane del'hortolano.

Falce fenaia.

Fare latino a cauallo.

Farina da far cialde.

Fare la rondine.

Fare la piega del ciambellotto.

Far buon vino a cattiua botte.

Far buon tetto.

Far la volpe.

Fornace da calcina.

Fare i conti col capezzale.

Fare le fusa storte.

Frati, putti, cani, e polli, giamai son satolli.

Fare d'vna lancia, vna spina.

Fondar case, sopra ruote.

Fama più che del ver, del falso relatrice.

Fortuna il tutto vince, eccetto che virtù.

Fare la gatta morta.

Fare la riccolta, mentre è la state.

Fanciulli angeli, nel'età son diauoli.

Fatto per timor, nulla è il contratto.

Formica di sorbo, che non esce per bussare.

Fare come gli auuocati.

Felice colui, che impara a spese altrui.

Fare come la candela, bene agli altri, male a se.

Fare come i pifari.

Fuggon le hore, ne mai fian più raggionte.

Fare come la putta del filatoio.

Far bene non è inganno, gittar via il suo, non è guadagno.

Fa bene a te, & a' tuoi, e poi a gl'altri se tu puoi.

Frati osseruanti, mangiano quel d'altri, e sparagnano il loro.

Far' il guadagno di cazzeto, dar tre pecore bianche per vna nera.

Fuggi quel piacer presente, che ti da dolor futuro.

Fortezza che viene a parlamento, e vicina a rendersi.

Finger talhora è lecito.

Finger d'amar' e non lo fare, è peggio ch'esser monetaro.

Femine sono le gatte.

Fra pace e tregua, chi cade non si leua.

Fanno delle belle pampane, huomini becchi, e donne puttane.

Fame piccola, fà vista, fà grande, fà trista.

Fammi bene o male, in cinque anni siamo eguali.

Femina, vino, e caualli, mercantia da casa.

Figlio del'oca bianca.

Formaggio, peri e pan, è pasto da villan.

Formaggio, pan e pero, è pasto da caualliero.

Farlo in tre paci.

Far la sposa.

Fare la capra.

Fanciulli di cento anni.

Frate Gaudentio.

Fede Greca.

Farsi mal volere a bello studio.

Far caualcar la capra alla china.

Ficcar' i giunchi per gli occhij.

Far la suppa, per la gazza.

Far d'un pruno, un mel'arancio.

Fare essercito, per essercitio.

Fedele, brutta, e forte, sia la massaia.

Felice è la magione, doue regna la ragione.

Fra molte nouelle, son delle couelle.

Fanciullo troppo carezzato, non è mai ben regolato.

Fuoco di terra, non ha brascia, carbon, ne cenere.

Figlie da maritare, fastidiose da gouernare.

Folle è chi del suo pugno, fa un cugno.

Folle chi del suo proprio coltello si taglia.

Folle è la pecora, che al lupo si confessa.

Fortuna cieca, i suoi accieca.

Fuggi dadi e vino, & il sesso feminino.

Fa l'vscio al'oriente, se vuoi viuer san e contento.

Fatto come le lasagne, che non han dritto ne rouescio.

Fra Bernardo, picchia la porta del conuento.

Farlo di quello che men si siede sopra.

Fortuna come donna, fauorisce la giouentù.

Far gli huomini, di pezze.

Fiche Ferraresi.

Faue Mantoane.

Far la barba di stoppa ad Aristotile.

Fare, a' chi si ha, habbia.

Fango di Maggio, e spighe d'Agosto.

Fa come dice il pagatore, se vuoi hauer gratia, & fauore.

Fare come fa la cimia, piu va in alto più mostra il culo.

Far come il papagallo, non si leua se non ha pieno il becco.

Far la salsa a l'oca.

Fatta a Ferrara, e temprata a Piombino.

Far' il mestier di Michelazzo.

Far come la volpe, strascinarsi la coda dietro.

Far come la scimia, ha la bocca piena, e pur domanda.

Far la bestia a due dossi.

Farlo a pasci pecora.

Fare l'honesta de' campi.

Far' il seme alle faue, & alle castagne.

Far venir gattarigole.

Fra gli vguali, è l'amicitia.

Far d'una lancia un fuso.

Far due schiacciate in un fiato.

Far tre tuoni senza baleno.

Far baco baco.

Fingere honestà di monaca.

Fù prima vino, che aceto.

Fauor di signor, cappello da matto.

Fare seco faue e fagiuoli.

Fare la donna nouella.

Finger d'esser cordoano.

Fare vna caualletta, esser' astuto.

Forse che lei non fa le gite a martiri.

Fare come la coda del porco.

Fare che non vadi nulla in capperuccia.

Fare a saluum me fac.

Fare la riuscita d'una girandola.

Farci su capo grosso da buon senno.

Fauellare da real zingano.

Far la suppa nel panieri.

Far' i miracoli del zebedei.

Far del mantello saio.

Felice colui, che non passa porta altrui.

Formaggio e pan', è medicina al san.

Fa la tua farina, e non bucina.

Fauori, donne, e denari, fanno cauaglieri di vaccari.

Frenesia, gelosia, & heresia, mai son sanate per alcuna via.

Fratello mio non pigliar moglie, se non vuoi tormento e doglie.

Fregare alla Marchiana.

Fin che la pende la rende.

Fortuna fortuna, e mettemi in mare.

Fumo, pioggia, e donna senza ragione, a la fin caccia l'huomo di sua magione.

Fù il vincer sempre mai laudabil cosa, vincasi per fortuna o per ingegno.

Fare coma la nostra cimia, che leuaua le castagne dal fuoco con le mani della gatta.

Faccia chi può prima ch'il ciel si mute, che tutte le lasciate son perdute.

Fortuna anco più bisogna assai, che senza val' virtù raro o non mai.

Femina è cosa mobil per natura, e piccol tempo amor nel suo cor dura.

Far come i pisari da Luca, che andaron' a sonare, e furono sonati.

Figlia a tempo non maritata, spesso si ritruoua suerginata.

Far carezze oltra il douere, ben pagar douend'hauere, far bel volto, e dar da bere, fa star saldo ogni messere.

Freno, bastone, e soma al'asino, pane, disciplina, e opera al seruo.

Fù sempre la virtù perseguitata, da la inuidia, e da la gente ingrata.

Fare come i Genouesi, che ingrauidano le mogli, cento miglia da lontano.

Facciam pur quel che si può far per noi, habbia chi regge il ciel cura del resto.