Kitabı oku: «Zum poetischen Werk von Salvatore A. Sanna», sayfa 4

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Bello Schön ist
accorgersi das Wahnehmen
delle cose semplici der einfachen Dinge
finite die endlich
e pure sind und doch
ewig

Die klare Sprache Sannas vermag Helligkeit zu beschwören. Über die Laut-Melodie hinaus betrifft die Lichtmetaphorik auch die semantische Ebene: Wörter, die zum Umfeld des Lichts gehören, kehren immer wieder: „sole“, „illumina“, „chiarore“, „lampeggia“, „luci“, „luce“ (fünfmal).21 Was letzten Endes bleibt, ist die Suche nach Hellem, nach Erkenntnis:


I nostri occhi Unsre Augen
sono aperti sind aufgetan
su uno spazio notturno nächtigem Raum
nach Hellem gierig

Die Finsternis wird durch das Licht der wiedergefundenen Harmonie verdrängt. Allerdings ist dem Menschen dieses Licht nur in der Form eines „Blinklichtes“ vergönnt, wie dem Seemann jenes des Leuchtturms.23

Im bisher letzten Gedichtband Sannas, Feste, ereignet sich ein „cambiamento di senso“: „Per te cambian senso/le cose impalpabili“ („Für dich ändern/die ungreifbaren Dinge/den Sinn“).24 Das Zeichen, nicht der Sinn, erzeugt Bedeutungen, und die Welt ist bedeutungsvoll, weil die Zeichen manchmal ihre versteckten vielfältigen Sinne entschleiern. Dadurch wird der Sinn für das „Göttliche“ stärker empfunden, obwohl es noch immer unerreichbar ist.25 Im Beschauen und Erkennen der Kräfte, die mit mathematischer Strenge die Welt regieren, entdeckt sich das Individuum als Teil davon. Im Befolgen solcher Gesetze sieht Sanna die menschliche Freiheit. Ordnung und Freiheit scheinen sich nicht zu widersprechen: Der scheinbare Gegensatz ermöglicht vielmehr das Ineinanderspielen der Widersprüche über ihr Spannungsverhältnis hinaus. Entgegengesetzte Begriffe werden durch diese rhetorische Figur vereint, um das Aufsteigen in eine Sphäre zu ermöglichen, die höher ist als jene der Wahrnehmung und die in vielen Gedichten erahnt wird. Sprachlich zeigt Feste eine Hinwendung zu geometrischen Strukturen und einer nahezu „klassischen“ Klarheit.

Im letzten Gedicht wird die in der Ordnung gefundene Freiheit, die aber nicht die Entwicklung menschlicher Kräfte beeinträchtigt, in der sprachlichen Architektur zum Ausdruck gebracht:


L’ordine si ristabilisce Die Ordnung stellt sich wieder her
e libertà diventa und Freiheit wird
der Weg zu den Sternen

Offensichtlich ist der Parallelismus der Verse: Die ersten Halbzeilen der ersten zwei Verse – eines Novenars und eines Septenars – bestehen aus den Substantiven „ordine“ und „libertà“, die man als ,parole-tema‘ bezeichnen kann; die abschließenden Halbzeilen enthalten die Zeitwörter „si ristabilisce“ und „diventa“. Im letzten Vers folgen zwei Substantive hintereinander, wobei das erste durch die vorangegangenen Verben eine dynamische Kraft erhält, welche durch die Alliteration „salita“, „stelle“ und durch die hellen Vokale den aufsteigenden Rhythmus der Bewegung wiedergibt. Das Licht, nun durchsichtig, ohne Schatten oder Abtönungen, überflutet das Wort.

Die Vielfalt der Bedeutungen jedes Zeichens oder jedes Syntagmas nimmt zu, und die vielen Konnotationen erschweren die Deutung. Dieses Phänomen ist das, was sprachlich einer neuen Einstellung zum Leben entspricht: Die Welt ist ein mehrdeutiges Gewebe von Chiffren, über denen die Himmelsfeste steht. Die nicht gedeuteten Chiffren sind das, was nach dem Vergehen des Lebens, des Menschen, der Götter, bleibt; Bilder, die von Künstlern geschaffen wurden: Die Maria von Nicola Pisano, die Geschichte des Knaben mit dem Honig des Meisters Benedetto Antelami, der thrakische Held, die Kuppel Palladios auf der Giudecca, Guidoriccio da Fogliano;27 mythologische Figuren – Phaedra, Harmonia, Orpheus, Morpheus28 – oder Symbole, denen Sanna eine persönliche Bedeutung beimisst – „un cavalluccio marino“, „un piccolo lok“; verschiedene Landschaften, „le fiammelle della fortezza“, „il fischio d’una locomotiva“, „le pozze dʼacqua della strada“.29

Das Leben erscheint in diesem Band oft als ein ununterbrochenes Abschiednehmen. Darüberhinaus bleibt aber die Suche nach „corrispondenza“, bleibt „il passo lento/sul cammino dell’esistere“ („das langsame Fortschreiten/auf dem Wege des Daseins“)30 und die Heraufbeschwörung jener unerreichbaren, aber doch intuierten „Feste“, in der der Mensch seinen mythischen Ursprung und den endgültigen Sinn seines Daseins finden kann.

A casa nelle parole. La lirica di Salvatore A. Sanna

[1998]

Lucia Perrone Capano

„…und so ist denn zuletzt der ganze

Zirkel abgeschlossen, in welchem sich

die Annäherung des Fremden und

Einheimischen, des Bekannten und

Unbekannten bewegt“

(Goethe, Noten und Abhandlungen

zum besseren Verständnis

des West-östlichen Divans)

1. I luoghi della poesia

Nella lirica di Salvatore A. Sanna i luoghi dell’„origine“ e della „Fremde“ non appaiono come realtà da avvicinare in maniera artificiosa o da contrapporre storicamente, filosoficamente, culturalmente, politicamente, ma piuttosto forniscono una riserva di tratti la cui messa in moto, attraverso il gioco dell’invenzione poetica, permette di creare un nuovo sistema simbolico nel quale risuonano richiami di differenza che il poeta ha potuto ascoltare. Il reale conosciuto si disfa, per così dire, sotto l’effetto di altre suddivisioni per costituire uno spazio di nuovi frammenti, una polvere di eventi che non si può coagulare, dirigere, concludere.

L’„interculturalità“ propria della condizione del poeta Sanna1 agisce come fermento stilistico nella ricerca di uno o più moduli espressivi e nella difficile conquista di un contenuto che rimane alla fine filiforme, quasi evanescente. Il poeta aspira a soluzioni liriche per un’intima sensibilità quotidiana, fornisce i connotati dell’occasione che ha stimolato in lui una poesia, sembra anzi voler sottolineare gli eventi minimi, quasi a far pensare che sia lì il soggetto della poesia stessa.

L’esperienza fondamentale che ne è alla base è quella dello spostamento, assieme linguistico e geografico, che dà fiato e sostanza alla parola poetica. L’io lirico avanza e ritorna su se stesso, misura il mondo da differenti luoghi dei quali si appropria („in questo giardino/sono io il giardiniere/e le piante/mi obbediscono“)2, superando il conflitto, come si diceva, tra realtà dell’origine e realtà tedesca3. Così il paesaggio natale non è solo vagheggiato come rifiuto della memoria dell’infanzia ( il „mare ovale…“ di Sardegna „che ti rimette l’infanzia“)4; lo sguardo severo e ironico del poeta riesce a vedere anche gli aspetti grotteschi della „modernità“ nel paesaggio italiano, l’inerzia del tempo e della storia sul paradiso terrestre, popolato ormai da „i rambo della domenica“, come nella Toscana di Bagno Vignoni:


Nella grande vasca Im großen Becken
l’acqua s’increspa appena kräuselt das Wasser sich kaum
al vento di ponente unterm Abendwestwind.
Riappare il suo sobrio passato Hervor tritt wieder sein nüchterner
quando i rambo Urzustand, wenn
della domenica die Sonntags-Rambos
col loro sguaiato vociare mit ihrem rohen Geschrei
si ritirano. È il vapore abziehen. Es ist der Dunst
delle notti d’inverno der Winternächte
la nebbia caldo-umida der feuchtwarme Nebel
l’odore di ferrigno der Rostgeruch
il mesto gorgogliare das trauervolle Gurgeln
delle polle il tuo messaggio

Il suo interesse si sposta da un mondo preesistente ad un mondo in fieri, soltanto possibile in assoluto: quello della parola che coincide con l’immagine.6 La parola appare come la subitanea rivelazione di una verità, sotto la quale giace una sorta di geologia esistenziale. Essa ha il potere di far apparire le cose in quanto scomparse, apparenza di una sparizione, è presenza che ritorna all’assenza. Questa possibilità verbale implica un tempo poetico che è quello di un’eventuale avventura, l’incontro di un segno e di un’intenzione:


Non è il senso Nicht der Sinn
che lascia tracce hinterläßt Spuren
ma il segno sondern das Zeichen
e per capirlo und um es zu verstehen
occorre spesso bedarf’s oft
tutta una vita

L’„immobilità dei segni“8 che caratterizza la scrittura poetica, dà luogo e rinvia infatti ad una „pluralità di significati“, che a sua volta risulta inesauribile. La ricerca di significato si rinnova quindi costantemente ed è legata a quella „impenetrabilità“ del linguaggio poetico che è direttamente proporzionale alla possibilità di soluzione simbolica che la realtà dell’esperienza offre al poeta. Il lettore/interprete avrà allora il compito di smontare, con un’operazione mai definitiva, gli elementi della poesia per rimetterne in circolazione i segni e rendere le parole „mute“ e insostituibili di nuovo parte del „linguaggio“. E quelle che possono apparire come criptiche allusioni ad un’esperienza personale, che non tentano neppure di chiarire la loro enigmatica presenza, abbandonano all’interpretazione di chi legge la profonda e misteriosa atmosfera in cui nascono.

2. Lingua e memoria

La „tecnica“ poetica, una certa innocente astuzia letteraria, rappresenta in questi testi non tanto un’operazione retorica, quanto soprattutto evocativa, o meglio allusiva, tesa tra memoria e ricordo, nostalgia e sentimento, attraversati da un vago filo ironia. La lingua italiana, in cui Sanna scrive i suoi versi – a differenza di altri connazionali che hanno optato per la lingua „straniera“ –, messa a confronto con quella tedesca risulta, in questi testi bilingui, in qualche modo estranea e allo stesso tempo familiare, un mezzo il cui uso è forse più autonomo e spontaneo, ma rappresenta, paradossalmente, un approccio diverso.1 Il poeta poliglotta, che cambia patria e lingua, stabilisce infatti nuove linee di comunicazione e di congiunzione, come nell’incontro tra i poli e i meridiani di una delle sue poesie:


Baciano i due poli Zart berühren die Pole
i meridiani e un campo sich mit den Meridianen
s’instaura di forze und aus ihrem Kuß entsteht
magnetiche

E la traduzione, a sua volta, appare più come l’opera di un coautore che „apre“ il tedesco alla lingua straniera3 creando un effetto di rispecchiamento che rinvia il lettore da un testo all’altro e che mette l’opera stessa in costante movimento. Può sembrare addirittura in qualche momento che il testo tedesco dica di più nella sua operazione di trasferimento linguistico e semantico, sciolga le ambiguità o viceversa dia vita ad una nuova figura poetica, come ad esempio in quella ruota „müdegerollt“, che in italiano è semplicemente appoggiata al pino „per stanchezza“.


[…] […]
Una ruota Ein Rad
s’appoggia lehnt sich
al pino an die Pinie
per stanchezza

Emblematicamente il titolo dell’ultima raccolta, Feste, parola che può essere sia italiana che tedesca, esprime un intimo legame tra le due lingue. Feste, come scrive nel Nachwort Goebel-Schilling, sono quelle „des Abschieds und Aufbruchs. Des Abschieds von einer fremd gewordenen, vielleicht immer gewesenen Erde, und des Aufbruchs in eine Heimat, in der man nie war und vielleicht nie ankommen wird: eben die Feste“5. Ma Feste, in tedesco, ha anche un significato singolare: è la fortezza e nel composto Himmelsfeste indica il firmamento o, come scrive il poeta, la „fortezza dell’aria“ che „è divina, ferma/chiede riconoscenza“6. Fortezza dell’aria è d’altra parte il titolo scelto per l’edizione solo italiana delle due raccolte Löwen-Maul e Feste, una fortezza che rappresenta „il punto fisso in cui potersi orientare in un periodo di grande incertezza“7.

Se allora nella veste poetica i dati di realtà appaiono sottoposti a processo di trasposizione simbolica, non ne viene però vanificato il rinvio a esperienza e circostanza di vita vissuta e se, a volte, sembra che la poesia si ripieghi su se stessa, è comunque sempre per lasciare affiorare un lieve sottofondo ironico, una partecipazione evocativa – non importa se gioiosa o triste, se sensuale o candida – dentro i confini dell’esistenza quotidiana dei nostri giorni:


Anche il sublime Selbst das Erhabene
diventa quotidiano wird zum Alltäglichen
e di sé allora und verschärft so aufs neue
riacutizza il desiderio

A loro volta anche gli oggetti quotidiani, elementari, impoetici possono diventare altro nel contesto poetico e innalzarsi al sublime:


Bello Schön ist
accorgersi das Wahrnehmen
delle cose semplici der einfachen Dinge
finite die endlich
e pure sind und doch
eterne

Questi oggetti con la loro fisicità immediata si caricano, nello spazio rarefatto della poesia, di significati metafisici, sino a racchiudere nella banalità crepuscolare delle cose minime e degli avvenimenti meno vistosi un’araldica del reale in cui nel „particolare“ si può captare un valore „universale“. Attraverso oggetti che sprigionano il sentimento senza dichiararlo, traspaiono non idee, ma il fondo emotivo delle idee con parole che non fanno rumore, non stonano. E, come queste parole, anche il verso è stringato, apparentemente nudo. In questo modo la poesia oppone resistenza al nulla che minaccia le cose mettendone in evidenza la concretezza e l’esistenza. Non vuole suscitare stupore, ma comunicare un’esperienza nell’urto/attrito con la vita.

Così il lessico lascia spazio alle voci dell’uso, ma vi accompagna talvolta vocaboli volutamente sofisticati, parole francesi e arcaismi, mentre la sintassi aspira a superare l’articolazione dei legami logici per cercare i passaggi risolutivi. L’assenza di morbidità raffinate, un’armoniosità impeccabilmente conchiusa non implica comunque la rinuncia ad una musicalità in cui il ritmo nasce su se stesso, utilizzando consonanze e dissonanze, i suoni chiari o scuri delle vocali:


Ticchettio Getrippel
mattutino früh am Morgen
modulato variiert
in Hall in Hall
andante andante
in Hall in Hall
presto presto
in Hall

In questa poesia la brevità figurativa annulla la dimensione prospettica; i componimenti poetici, compiuti nella loro immediatezza, non lasciano residui contenutistici che garantiscono una continuità senza interruzioni. Il ‚contenuto‘ della poesia ha, per così dire, un limite eminentemente evocativo, raggiunto il quale la poesia termina.

La memoria, con una sottolineatura visiva, compie la trasformazione dell’immagine in dato individuale di poesia. A sua volta, la sottolineatura visiva fa avanzare, con precisione affettiva, quanto può risultare presenza insolita e anche inedita sintesi paesistica, ritrovata nella memoria. I confini del paesaggio vengono così sospinti fino ad un’imprecisa e quasi simbolica frontiera. Del resto, che la memoria e lo scorrere del tempo siano gli elementi soggiacenti a questa poesia elegiaca è il poeta a suggerirlo con alcuni riferimenti espliciti:


[…] […]
Si ritorna Man blickt zurück
come se l’oceano als wären das Meer
le bianche dune di sabbia die weißen Sanddünen
i fiori esuberanti di colori die farbenprangeden Blumen
le cipolline argentate die silbrigen Zwiebelchen
fossero spariti dalla memoria


[…] […]
Non è molto Nicht lang ist her
che tu ricuperavi il tempo daß du sie noch wiederfandest
della memoria, non oggi
[…] […]

Così, tra precisione realistica e visione-sogno, il poeta intrattiene un dialogo con il reale passato e presente in un andirivieni che è continuità intrecciata alla discontinuità.

La dimensione naturale del tempo conserva la sua inarcatura tra passato e futuro, e i punti alti stanno spesso nella momentaneità di una sospensione di attesa in cui il flusso cronologico si arresta:


Tutto è in attesa Alles harrt
S’intuisce la forza Erratbar die Kraft
che avanza in ascesa die aufwärts drängt
dalle sponde orientali

La poesia testimonia sì un’intenzione narrativa, ma il racconto appare come immobilizzato sul nascere, per cui il poeta si limita ad enunciare una situazione bloccata nelle sue possibilità di sviluppo dinamico. In questa situazione non prendono corpo personaggi compiutamente fisionomizzati, anzi le figure sono come colpite da un’evanescenza ineluttabile e tutto diventa sospeso, perpetuità oscillante. Il ‚tu‘, che appare talvolta in questi versi, nasce forse come espediente, come un intervento rassicuratore in una situazione cosmica incerta. È uno schermo che riflette i sentimenti, le immagini e i pensieri, eludendo come può il solipsismo del canto ermetico. Nella presenza del ‚tu‘, infatti, il mondo sembra ritornare al poeta caricato della testimonianza, sia pur muta e invisibile, di una partecipazione umana:


[…] […]
Fu solo un cane da veglia Nur ein Wachhund
a scoprirci ripetendo bemerkte uns und wiederholte
la voce di chi cercava endlos den Laut der Suche
corrispondenza

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