Kitabı oku: «Ora e per sempre», sayfa 10
CAPITOLO QUATTORDICI
Con le braccia cariche della spesa, Emily arrancò fino alla macchina e buttò tutto nel bagagliaio. Era la sera della festa. Aveva ricevuto venti risposte e scoperto di essere più agitata come ospite di quanto si sarebbe aspettata. Si era svegliata presto quella mattina per mettere il manzo a stufare nella pentola a cottura lenta. I dolci erano già pronti; li aveva preparati la notte precedente sul tardi e li aveva lasciati nel frigorifero per la notte. Ciò significava che una volta arrivata a casa tutto quello che doveva fare era guarnire e mettere su il risotto per i vegetariani un’ora prima che arrivassero gli ospiti.
Sorrise a se stessa guidando verso casa, assaporando la possibilità di organizzare e pianificare, chance che le era stata negata durante i sette anni di relazione con Ben.
Quando accostò nel vialetto, notò che Daniel non era fuori. Afferrò la spesa dal bagagliaio ed entrò, poi la lasciò sul tavolo della cucina. Prestò orecchio ma non riuscì a sentire i rumori del martello né del trapano da nessun angolo della casa. Era strano per Daniel non essere in giro, ma Emily ignorò la cosa e si mise al lavoro per addobbare la casa. Mise candele ovunque, poi vasi di fiori freschi sul tavolino da caffè e sulla tavola da pranzo, le due stanze dove stava pensando di tenere la festa, sebbene si fosse assicurata che la cucina fosse comunque in condizioni accettabili, sapendo che la gente tendeva ad andarsene in giro durante quelle serate, soprattutto se in cerca di altro alcol. Appese delle bandierine fatte a mano nel soggiorno, mise un vaso in vetro di pot-pourri nel bagno, e preparò la tavola con l’argenteria più raffinata – pezzi di valore che aveva recuperato tra la roba da buttare. Versò del vino rosso in sei bellissime caraffe di cristallo che aveva recuperato dalla credenza della cucina.
Emily risistemò i cuccioli nella dispensa sul retro in modo da poter utilizzare il soggiorno per la festa. Il suo piano era socializzazione e aperitivi nel soggiorno, poi cena in sala da pranzo.
L’orologio arrivò a segnare le 17, quindi doveva mettersi al lavoro sul risotto. Entrando in cucina, il profumo dello stufato che era stato sul fuoco lento tutto il giorno le si diffuse nelle narici e le fece venire l’acquolina in bocca. Aveva perso l’abitudine di trascorrere il tempo cucinando quando era con Ben – lui preferiva uscire a cena – e ora se la stava godendo davvero molto. Venti persone erano tante per cui cucinare, però, quindi era un po’ stressante indovinare le giuste quantità e le giuste tempistiche. Ma con la grande cucina e tutti i suoi utensili a disposizione, non era così male come si era aspettata. Si chiedeva solo di Daniel. Sarebbe dovuto essere lì per aiutarla a preparare la cena; si era autoproclamato buongustaio, dopotutto. Ma ogni volta che sbirciava dalla finestra, di lui nessun segno. Non nel giardino, né nella rimessa, che stava lì nell’oscurità.
Quando ebbe finito, salì nella sua stanza e si cambiò. Era strano agghindarsi dopo così tanti mesi senza aver neanche mai messo un po’ di eyeliner, ma le piacquero i vecchi rituali. Cercò un look che colpisse con le labbra di un cremisi sfrontato e delle linee nere che le facessero risaltare il colore degli occhi. Il vestito che aveva scelto era blu elettrico e le fasciava la figura. Indossò scarpe col tacco coordinate, poi concluse il tutto con una collana d’argento. Completato l’abbigliamento, fece un passo indietro e si ammirò allo specchio. Si era completamente trasformata e rise di gioia.
Erano le 18:45 quindi accese tutte le candele profumate per dare all’essenza il tempo di permeare la casa, poi controllò lo stufato e il risotto.
Una volta che fu tutto pronto, Emily si guardò ancora intorno alla volta di Daniel. Andò alla rimessa e controllò lì, ma non c’era. Fu a quel punto che si accorse che la moto non era nel garage. Doveva essersene andato a fare un altro giro.
Tempismo perfetto, pensò guardando l’orologio. Sarebbe dovuto essere lì. Non voleva fare l’appiccicosa, ma non poteva fare a meno di preoccuparsi, specialmente quando Daniel non fu ancora tornato all’arrivo dei primi ospiti.
Emily dovette toglierselo dalla testa e prepararsi a sorridere felice.
Aprì la porta e vide Charles Bradshaw del ristorante di pesce e sua moglie Barbara sulla soglia. Lui le porse una bottiglia di vino rosso; lei dei fiori.
“Molto gentile da parte vostra,” disse Emily.
“Non riesco proprio a credere ai miei occhi,” disse Charles guardando tutto intorno a lui. “Ha restaurato questo posto magnificamente. E così velocemente.”
“Ancora non è finito,” disse Emily. “Ma grazie.”
Prese i cappotti e li condusse in soggiorno, dove ci furono altri sospiri di apprezzamento. Prima che avesse la possibilità di offrire qualcosa da bere, suonò di nuovo il campanello. La gente di Sunset Harbor spaccava il minuto, a quanto pareva.
Aprì la porta e vide che c’era Birk, da solo. Si scusò per sua moglie, che non stava tanto bene. Poi disse, “È vero. Non è stato il suo fantasma a venirmi a far visita alla pompa di benzina. È davvero sopravvissuta da sola!” Si mise a ridere e le strinse la mano.
“Io stessa ci credo appena,” disse Emily ridendo. Stava per aggiungere che non l’aveva fatto da sola, che era stata aiutata da Daniel per tutto il tempo, ma dato che non c’era le parole in qualche modo non le uscirono di bocca. Capì allora di sentirsi delusa da lui perché non era lì.
Emily accompagnò Birk in soggiorno. Non aveva bisogno di presentarlo; conosceva già Charles e Barbara.
Suonò ancora il campanello ed Emily aprì la porta e vi trovò Cynthia. Cynthia aveva una piccola libreria in città. Aveva i capelli ricci di un rosso brillante e indossava sempre degli abiti che gli si abbinavano malissimo. Quella sera si era presentata in uno strano ensemble verde lime e viola che non faceva nulla per donarle alla figura leggermente sovrappeso, con un rossetto rosso brillante e sulle unghie uno smalto verde brillante. Emily sapeva che Cynthia aveva la reputazione di essere schietta e un po’ offensiva ma l’aveva invitata lo stesso per benevolenza. Forse avrebbe fornito una fonte di intrattenimento per gli altri ospiti se davvero era all’altezza delle voci che su di lei circolavano!
“Emily!” esclamò Cynthia, la voce così acuta da far male.
“Salve, Cynthia,” rispose Emily. “Grazie davvero per essere venuta.”
“Be’, lo sa quello che dicono i locali a Sunset Harbor. ‘Non è una festa se non c’è Cynthia.’”
Emily sospettò che la frase non fosse mai stata proferita da nessuno a Sunset Harbor. Fece segno a Cynthia di raggiungere gli altri nel soggiorno, poi sentì un gridolino di eccitazione quanto Cynthia si salutò gli altri ospiti con lo stesso entusiasmo e lo stesso volume.
Suonò di nuovo il campanello e quando Emily rispose vide la dottoressa Sunita Patel e suo marito, Raj, sulla soglia. Poco dietro di loro, Serena stava aiutando Rico a percorrere il viale del giardino.
“Ho visto l’albero sul suo cortile,” disse la dottoressa Patel, baciando Emily sulla guancia e porgendole una bottiglia di vino. “La tempesta ha fatto danni anche da noi.”
“Oh, lo so,” rispose Emily. “È stato piuttosto spaventoso.”
Raj strinse la mano di Emily. “Lieto di conoscerla. Sono un giardiniere paesaggista, comunque, quindi se vuole che mi occupi dell’albero caduto ne sarò più che felice. Faccia un salto quando vuole. Ho il vivaio giù in paese.”
Emily era passata davanti al bellissimo negozio di giardinaggio con i suoi meravigliosi fiori in mostra e i cesti appesi molte volte durante le sue capatine in città. Aveva avuto la voglia di entrare in più di un’occasione per dare un’occhiata a tutte le vasche per uccelli, alle meridiane e alle siepi di topiaria, ma non ne aveva ancora avuto l’occasione.
“Lo farebbe?” chiese Emily, presa in contropiede dalla generosità. “Sarebbe fantastico.”
“È il minimo che posso fare considerando che sta aprendo casa sua per noi.”
Raj e Sunita andarono in soggiorno ed Emily portò l’attenzione su Serena e Rico, che avevano quasi raggiunto la porta. Serena era bellissima in un vestito nero a schiena scoperta e un girocollo d’oro, i capelli neri e ondulati sciolti, le labbra di un bellissimo rosso.
“Ce l’abbiamo fatta!” sorrise, allungando un braccio attorno al collo di Emily e abbracciandola.
“Sono così contenta,” disse Emily. “Sei praticamente l’unica persona qui che conosco davvero.”
“Oh davvero?” disse Serena ridendo. “E mister Fustacchione?”
Emily scosse la testa. “Oddio, non nominarmelo nemmeno adesso.”
Serena fece una delle sue facce. Emily rise e portò l’attenzione su Rico.
“Grazie per essere venuto, Rico,” disse. “Sono davvero felice di vederti.”
“È bello anche solo uscire di casa alla mia età, Ellie.”
“Emily,” lo corresse Serena.
“È quello che ho detto,” rispose Rico.
Serena alzò gli occhi al cielo, e i due entrarono nell’ingresso. Emily non ebbe la possibilità di chiudere la porta dietro di sé perché vide Karen parcheggiare lungo la strada. Di tutte le persone sulla cui risposta era stata scettica, Karen era la principale. Ma forse il fatto che Emily avesse fatto tutta la spesa per la festa nel negozio di Karen aveva influenzato la donna e l’aveva convinta. Era una sommetta niente male da spendere in un negozietto locale.
Poi appena dietro a Karen, Emily vide il sindaco della città. Non aveva ricevuto una risposta da lui! Era scioccata che fosse voluto venire alla sua umile cena, ma preoccupata allo stesso tempo di non aver abbastanza cibo per tutti.
Karen fu la prima a raggiungere la porta ed Emily la salutò.
“Ho portato uno dei miei origani e del pane preparato con pomodoro essiccato al sole,” disse Karen porgendole un cestino dal profumo delizioso.
“Oh, Karen, non avresti dovuto,” disse Emily prendendo il cestino.
“A dire il vero è una tattica commerciale,” disse Karen in tono cospiratorio. “Se piace al gruppo verranno a farne il pieno in negozio!” Strizzò l’occhio.
Emily sorrise e si spostò per lasciarla entrare. Non era stata sicura di Karen, ma sembrava che le solite maniere amichevoli della donna fossero tornate.
Emily poi si voltò verso il sindaco. Annuì con cortesia e gli allungò la mano.
“Grazie per essere venuto,” disse.
Il sindaco diede un’occhiata alla mano, poi la lasciò perdere e strinse Emily in un abbraccio. “Sono solo contento che finalmente tu abbia aperto il cuore alla nostra cittadina.”
All’inizio Emily si sentì a disagio ad essere abbracciata così dal sindaco, ma le sue parole la commossero e si rilassò.
Alla fine, tutti gli ospiti erano in casa, per lo più riuniti nel soggiorno, ed Emily ebbe l’occasione di socializzare.
“Stavo proprio dicendo a Rico,” le disse Birk, “che dovrebbe pensare di far tornare questo posto in un Bed and Breakfast.”
“Non sapevo che lo fosse stato,” rispose Emily.
“Oh sì, prima che tuo padre comprasse la casa, lo era,” disse Rico. “Credo che sia stato un Bed and Breakfast dal 1950 fino agli anni Ottanta.”
Serena rise e diede un colpetto sulla mano di Rico. “Non riesce a ricordarsi come mi chiamo ma si ricorda questo,” disse sottovoce.
Emily rise.
“Scommetto che si ripaga da solo,” aggiunse Birk. “Ed è proprio il tipo di posto di cui questa città ha bisogno.”
Più parlava con la gente, più Emily capiva quanto gentili erano. L’idea di trasformare la casa in un Bed and Breakfast sembrò propagarsi a macchia d’olio, e più ci pensava, più sembrava una buona idea anche a lei. Era stato, in effetti, un suo sogno quando era più giovane lavorare in un Bed and Breakfast, ma dopo essere diventata un’adolescente scontrosa aveva perso fiducia nella sua capacità di relazionarsi con le persone. L’abbandono di suo padre l’aveva colpita duramente, l’aveva sconvolta, ed era stata guardinga e ostile da allora. Ma la città si era fatta più dolce con lei. Forse aveva ancora in lei la capacità di essere una brava padrona di casa?
Era ora di cena, quindi Emily condusse tutti in sala da pranzo. Ci furono molti sospiri e grida di ammirazione quando entrarono e videro la stanza rinnovata.
“Non potrò mostrarvi la sala da ballo, mi spiace,” disse Emily. “La finestra è rimasta danneggiata dalla tempesta, quindi l’ho sprangata di nuovo.”
A nessuno sembrava importare. Erano troppo incantati dalla sala da pranzo. Tutto ricevette dei complimenti, dal centrotavola floreale di Emily al colore del tappetto alla scelta della carta da parati.
“Ha proprio occhio per le decorazioni floreali,” disse Raj, apparentemente impressionato.
“E non sono deliziose queste sedie?” scherzò Serena, facendo scorrere le dita lungo le sedie che aveva aiutato Emily a scegliere dal negozio delle pulci di Rico.
Ci volle molto per far sedere tutti. Una volta che tutti furono al loro posto, Emily andò in cucina per servire. Il baccano che si diffondeva dalla sala da pranzo la fece sentire calda e amata.
Raggiunse la cucina e diede un’occhiata veloce a Mogsy e ai cuccioli nella dispensa. Stavano tutti dormendo soddisfatti come se non avessero un pensiero al mondo. Poi tornò in cucina e cominciò a servire le pietanze.
“Vuoi una mano a portare tutto di là?” Dalla porta principale arrivò la voce di Serena.
“Grazie,” disse Emily. “Tutto questo mi sta facendo venire in mente terribili ricordi dei miei giorni da cameriera.”
Serena rise e la aiutò a caricarle le braccia finché Emily ebbe in equilibrio cinque piatti. Serena fece lo stesso, e insieme tornarono in sala da pranzo sotto i suoni di deliziati “ooh” e “ah.”
Emily non poteva fare a meno di sentirsi un po’ frustrata. Daniel sarebbe dovuto essere lì ad aiutarla. Aveva pensato alla cena come a una specie di festa di dichiarazione per loro due. Voleva vedere come la gente avrebbe reagito nel saperla insieme a uno del posto, a uno di loro. Pensava che almeno le avrebbe dato un po’ di onore. Ma Daniel era scomparso, lasciandola a fare tutto da sola.
Una volta che tutti ebbero un piatto davanti – e fortunatamente c’era appena il necessario per dare a tutti da mangiare – il pasto cominciò.
“Emily, tuo padre ha frequentato una scuola cattolica, vero?” chiese il sindaco.
La forchetta che Emily stava per infilarsi in bocca si fermò improvvisamente. “Oh,” disse goffamente. “A dire il vero non lo so.”
“Sono sicuro che ci siamo raccontati un po’ di storie sulle suore cattive,” disse il sindaco veloce, percependo il disagio che provava Emily nel parlare di suo padre.
Cynthia, d’altra parte, sembrava ignorarlo. “Oh, tuo padre, Emily. Era una persona fantastica,” esclamò. Teneva il bicchiere alto. Il vino rosso si muoveva pericolosamente vicino al bordo ogni volta che gesticolava, cioè spesso. “Ricordo quella volta, deve essere stato almeno dodici anni fa ormai, perché è stato prima che nascessero Jeremy e Luke, quando avevo ancora la mia linea.” Si zittì e fece una risata fragorosa.
Emily non la corresse dicendole che dovevano essere stati almeno vent’anni, ma riuscì a capire dallo scompiglio di imbarazzo al tavolo e dagli occhi distolti che abbastanza persone lo stavano pensando e che non apprezzavano il suo comportamento.
“È stata la prima volta che è venuto al mio negozio,” continuò Cynthia, “e chiedeva questo libro specifico, un libro vecchio che non si stampava più. Non ricordo il titolo ma aveva qualcosa a che fare con le fate dei fiori. Ora, sapevo che si era trasferito nella casa di West Street e l’avevo visto qualche volta. Ogni volta che l’avevo visto era solo. Quindi sono lì che guardo quest’uomo fatto, mi sto un po’ innervosendo, mi chiedo a che gli serve un libro sulle fate in edizione da collezione. Continuo a pensare che devo aver capito male e lo porto in giro per il negozio mostrandogli tutti i diversi libri con titoli simili, e lui mi fa, ‘no, no, non è questo. È sulle fate.’ Non ce l’avevo così gliel’ho dovuto ordinare, cosa che ha fatto aumentare ancora il prezzo. A lui sembrava non importare per niente, quindi penso che sia davvero convinto di prendere quest’edizione da collezione di un libro sulle fate. Quindi qualche settimana dopo mi viene consegnato il libro e lo chiamo per dirgli che è arrivato e può venirselo a prendere. Sono un po’ nervosa, ma quando viene sta spingendo questa adorabile bambina sul passeggino. Dovevi essere tu, Emily. Il sollievo che non ho provato, non lo potete credere!”
Ci fu un momento di silenzio a tavola mentre la gente guardava Emily, cercando di capire in che modo fosse più appropriato reagire. Quando videro che si stava mettendo a ridacchiare, anche loro lasciarono uscire una risata soffocata. Ci fu un momento quasi palpabile in cui la tensione che avevano trattenuto venne rilasciata.
Cynthia terminò il suo aneddoto. “Gli ho detto che pensavo che fossi troppo piccola per leggere il libro ma lui rispose che era per quando saresti cresciuta, che sua madre ne aveva avuta una copia e che voleva che anche tu ne avessi una. Non è la cosa più carina che abbiate mai sentito?”
“Sì,” disse Emily ridacchiando. “Non avevo mai sentito questa storia.”
Emily fu grata a Cynthia per averle dato un altro bel ricordo di cui far tesoro. La rattristò anche, facendole sentire la mancanza di suo padre ancor di più.
Dopo la storia di Cynthia, la conversazione tornò velocemente all’idea di trasformare la casa in un Bed and Breakfast.
“Credo che dovrebbe farlo,” disse Sunita. “Trasformare questo posto in un Bed and Breakfast. Molto probabilmente otterrebbe il permesso, perché sarebbe di beneficio a tutti in città che ce ne fosse uno.”
“Vero,” disse il sindaco. “E ti proteggerebbe anche da Trevor.”
Emily fece un sorrisetto. Stava avendo la netta impressione che Trevor Mann fosse profondamente sgradito alla comunità, e che non rappresentasse in nessun modo alcuna delle persone sedute alla sua tavola.
“Bene,” disse Emily sorseggiando il vino, “è un’idea adorabile. Ma ho i soldi solo per tre mesi prima di rimanere senza.”
“Abbastanza da sistemare qualche camera?” chiese Birk.
“Ha ragione,” Barbara si unì alla conversazione. “La sala da pranzo, il soggiorno e la cucina sono già a posto. Se avesse una camera avrebbe tutto ciò che le serve per cominciare. Voilà. Bed and Breakfast.”
Aveva ragione. Tutti avevano ragione. Era davvero tutto ciò di cui Emily aveva bisogno per realizzare il suo sogno. Buona parte della casa e del terreno rispettavano già degli standard che gli ospiti avrebbero gradito. Se avesse sistemato il bar al piano di sotto – giusto per far entrare il cliente, per esempio – sarebbe stato fattibile non appena sistemata una camera. Poi con un piccolo guadagno in entrata, avrebbe potuto reinvestire nell’attività, ristrutturare un’altra stanza e in quel modo far crescere l’attività con calma.
“Be’, Barbara,” disse Karen, “avrebbe bisogno anche della parte breakfast.”
Tutti risero.
“Piuttosto curiosamente,” disse Raj, “ho un po’ di polli da rialloggiare. Potrebbe prenderli lei e poi avere le uova fresche per le breakfast!”
“E fai già il miglior caffè della città,” aggiunse il sindaco. “Senza offesa, Joe.”
Tutti guardarono il titolare del ristorante.
“Nessuna offesa!” sogghignò. “Lo so che il caffè non è il mio forte. Sarei più che felice di avvallare il progetto di Emily.”
“Anch’io,” disse Birk.
“E se ti serve un consiglio,” aggiunse Cynthia, “Sarei più che felice di dispensare la mia saggezza. Ho gestito un Bed and Breakfast quando avevo vent’anni. Non so come pensassero che fossi abbastanza responsabile da farlo, ma il posto non è andato a fuoco sotto la mia supervisione, quindi probabilmente avevano ragione!”
Emily non riusciva a credere a quello che sentiva. Tutte queste persone erano disposte ad aiutarla. Era una sensazione fantastica, ed era travolta dalla loro generosità e dalle loro parole gentili. Pensare che era stata così sprezzante con loro appena arrivata. Quanto erano cambiate le cose in soli pochi mesi.
Ma la sua gioia venne diminuita da un imprevisto. Daniel. Viveva anche lui su quella terra. La sua vita sarebbe stata interrotta incommensurabilmente se avesse aperto un Bed and Breakfast. Avrebbero perso la loro privacy. Non poteva farlo senza prima parlarne con lui. In un qualche modo la cosa aveva il potenziale per funzionare brillantemente per entrambi. Daniel si sarebbe potuto traferire nella casa principale con lei e avrebbero affittato la rimessa come unità indipendente, o addirittura come suite matrimoniale. E la sala da ballo sarebbe stata la sede perfetta dove tenere matrimoni.
La mente di Emily si mise a correre con lei. Magari aveva bevuto un bicchiere di vino di troppo, ma era colma di un ottimismo che non provava da anni. Improvvisamente il futuro sembrava luminoso, esaltante, e sicuro.
Si chiedeva solo perché Daniel non fosse lì a condividere quel momento con lei.







