Kitabı oku: «I Puritani di Scozia, vol. 2», sayfa 7
CAPITOLO X
»Il re de' suoi guerrier raccolto ha 'l fiore.
Enrico IV.
Nella sera successiva al giorno de' due assalti tentati contra il castello di Tillietudlem, i duci dell'esercito presbiteriano si diedero a consigliar seriamente fra loro. La sofferta perdita di uomini, al certo non gl'incoraggiava, oltre che questa, siccome suol accadere, cadeva appunto su i più valorosi. Nulla era da temersi quanto una continuazione di sforzi, che poi fossero andati a vuoto, per conquistare un castello di cui finalmente sol secondaria vedeasi l'importanza; perchè ciò avrebbe raffreddato l'entusiasmo dei partigiani, e a proporzione scemato il lor numero, a costo di perdere irreparabilmente l'istante in cui una sommossa generale e non preveduta trovava il governo sfornito di modi a reprimerla e dissiparla. In conseguenza di tali considerazioni fu risoluto, che il principale corpo d'esercito prenderebbe la via di Glascow per isloggiarne il reggimento di lord Ross e gli avanzi di quello di Claverhouse riparatisi nella stessa piazza. Di questo corpo primario fu dato il comando a Morton e ad alcuni altri capi, intantochè Burley si assunse rimanere con cinquecento uomini dinanzi a Tillietudlem, così per bloccare questo castello come per raccogliere i nuovi rinforzi che a mano a mano arrivavano.
Ordinamento di cose che spiacque affatto al giovine di Milnwood! Egli rimostrò pertanto a Burley come avesse egli ragioni fortissime a desiderare in vece il comando del blocco di Tillietudlem, la qual fazione se a lui veniva affidata, ripromettevasi di tale aggiustamento che senza divenire soverchiamente grave agli assediati, sarebbe tornato gradevole a tutto l'esercito.
Non durò fatica Burley ad indovinar quai motivi inspiravano al suo giovine collega sì fatto linguaggio. Troppo interesse egli aveva ad investigare l'indole, e le inclinazioni de' suoi fratelli d'armi, ed era già stato istrutto dalla vecchia Mausa delle corrispondenze che aveva Morton con una parte degli abitanti di quel castello.
»Non è saggezza questa tua, o giovine, che vuoi sacrificare la santa causa all'amicizia d'un Filisteo, alla passione concetta per una femmina Moabita.»
»Non intendo che vi vogliate dire, sig. Burley, e le vostre allusioni mi spiacciono. Non vedo in oltre quai motivi abbiate per farmi tali rimproveri.»
»Confessa la verità. Sii meco d'accordo, che vorresti vegghiare colla sollecitudine, che ha una madre verso i propri figli, alla sicurezza degli abitanti di Tillietudlem, anzichè far trionfare sul campo di battaglia la bandiera della chiesa presbiteriana di Scozia.»
»Se così parlando intendeste, che preferirei il terminare una tal guerra senza spargimento di sangue al procacciarmi gloria ed autorità a costo delle vite de' miei concittadini, avete interamente ragione.»
»E nemmeno ho torto in pensando che da questa generale pacificazione non vorresti esclusi i tuoi amici di Tillietudlem.»
»No certamente. Troppo io rispetto il maggiore Bellenden per dover desiderare d'essergli giovevole sin quanto me lo permetterà l'interesse della causa a cui mi son collegato. Non ho mai fatto mistero de' miei sentimenti a tale proposito.»
»Lo so; ma quand'anche tu me gli avessi voluti nascondere, non sarei riuscito meno a scoprirli. – Ora ascoltami. Miles Bellenden è provveduto di vittuarie per un mese.»
»V'ingannate; noi sappiamo che non ne ha bastanti per una settimana.»
»Si dice anche questo; ma son venuto a sapere con sicurezza, che tal voce fu da lui medesimo divulgata ad arte, onde persuadere il presidio ad una diminuzion di razione, e così poter tirare in lungo l'assedio finchè gli giungano i sospirati rinforzi.»
»E perchè, se ciò vi era noto, non farne consapevole il consiglio di guerra?»
»A qual pro? Nè tu stesso lo ignori che Kettledrumle e Poundtext non sono buoni di tacer nulla su quanto vi si discute. L'esercito è già scoraggiato in pensando che forse converrà languire otto giorni dinanzi a questo castello. Che sarebbe accaduto s'ei s'accorgeva che la settimana si sarebbe trasformata in un mese?»
»E perchè poi nasconderlo a me o perchè aspettare questo momento per istruirmene? – Ma prima di tutto quai prove mi date di quanto asserite?»
»Eccole!» rispose freddamente Burley. E in questo ponea fra le mani di Morton molte requisizioni di granaglie, bestiami e fieno, inviate qua e là dal maggiore a fine di vettovagliare il castello. E per vero il numero delle cose richieste era sì ragguardevole, che Morton non potè stare dal venire egli stesso nell'opinione di chi credea quel forte provveduto per più d'un mese. Non già che tale fosse nell'interno suo la persuasione di Burley, il quale sapeva ottimamente come la maggior parte di sì fatte requisizioni fosse andata vuota d'effetto, e come i dragoni incaricati di trasportare le richieste derrate vendessero in un villaggio quanto avevano conseguito nell'altro; ma questa seconda parte ben s'astenne Burley dal far nota al giovine Morton.
Ed avvedutosi d'aver fatta nell'animo di questo la breccia ch'egli bramava, soggiunse. »Non mi rimane ora che a giustificarmi teco sopra un sol punto. Tal circostanza non ti è stata nascosta più lungo tempo che a me, perchè oggi unicamente queste carte mi vennero consegnate. Tu vedi pertanto, che puoi andartene tranquillamente sotto le mura di Glascow, darti colà alla grand'opera della redenzione del popolo; e intanto viver sicuro che nulla di sinistro accadrà ai tuoi protetti, essendo il castello sì riccamente provveduto, nè avendo io forze bastanti per cimentarmi ad un assalto. Poi ti son noti gli ordini del consiglio che ristringono ad un blocco soltanto le mie fazioni.»
»Ma, aggiunse Morton che sentiva invincibile ripugnanza ad allontanarsi da Tillietudlem, perchè non conferire a me piuttosto il comando di questo blocco? Perchè non vi trasferite voi stesso innanzi a Glascow? Questa impresa è, non v'ha dubbio, la più importante e la più onorevole di tutte le altre.»
»Ed è per questo che m'adoperai a procacciarne l'incarico al figliuolo di Silas Morton. Io già sono vecchio. Egli è vero che non temo i pericoli, ma neanche sono affamato d'onori e di gloria. La mia carriera è già distinta abbastanza in mezzo a coloro che abbandonano qualsivoglia cosa per seguire le ispirazioni di lassù. La tua adesso incomincia. Tu abbisogni ancora di provarti degno della confidenza che posero in te i comandanti dell'esercito. Tu non partecipasti alle glorie della giornata di Loudon-Hill; tu eri prigioniero. L'assalto dato con buon esito alle trincee del castello fu comandato da me, nè tu vi avesti che una parte secondaria. Se ti rimanessi or neghittoso attorno alle mura di vecchia rocca, intantochè le imprese d'una più vivace milizia ti chiamano altrove, tutto quanto l'esercito divulgherebbe il figlio di Silas Morton degenere dal suo genitore.»
Per quest'ultima considerazione punto nel suo amor proprio il giovine Morton si accordò, senza movere altre obiezioni, nel divisamento di Burley. Non potè nullostante allontanare dal proprio animo un tal quale sentimento di diffidenza, che non era della lealtà in esso ingenita dissimulare.
»Intendiamoci però bene, sig. Burley. Voi non credeste abbassarvi nel divertire la vostra attenzione alle particolari mie inclinazioni; permettetemi farvi noto, che a queste son collegato costantemente quanto ai miei principj politici. Egli è possibile che nel durar di mia assenza vi si presentino occasioni d'operare a seconda del mio cuore, ovver di trafiggerlo: siate ben certo che, qualunque poi sia l'effetto delle imprese che cimentiamo, la vostra condotta in tale occasione vi starà mallevadore o dell'eterna mia gratitudine o dell'implacabile odio mio; e che comunque possiate riguardarmi e giovane ed inesperto, saprò trovare amici a me soccorrevoli nel provarvi o l'uno o l'altro de' due sentimenti.»
»S'intende che questa sia una minaccia? soggiunse con altera calma Burley. Avreste potuto risparmiarmela. È noto che le minacce non m'hanno mai fatto paura. Ma di questo non voglio offendermi. Andate a compiere la spedizione che vi è fidata. Qualunque intanto sia in questo luogo l'ordine degli eventi, avrò ai vostri desideri tutto quel riguardo che potrà conciliarsi colla obbedienza da me dovuta ad un padrone, sopra cui non sono altri padroni.»
Morton costretto a contentarsi di una tale risposta ambigua anzi che no, confortava se medesimo con questo dilemma. »O ne tocca la peggio, così egli ragionava, e il castello riceverà soccorsi prima d'essere obbligato di rendersi a discrezione; o rimaniam vincitori, e vedo nella fazione de' moderati assai preponderanza per tenermi certo che il mio voto avrà valore sopra quello di Burley nelle successive risoluzioni.»
Alla domane l'esercito avviossi a Glascow. Non è nostra mente il diffonderci su tutte le particolarità di una tale guerra, delle quali chi fosse curioso può trovarle descritte nella storia di questa età sciagurata. Ne basterà l'accennare che lord Ross e Claverhouse, appena seppero come una forza superiore al loro numero di combattenti stava per assalirli, si trincerarono nel centro della città, pronti ad aspettare colà i sollevati, e tutt'altro che risoluti ad abbandonare la capitale della Scozia occidentale.
I Presbiteriani si divisero in due corpi per attaccare battaglia; ma il valor cieco de' medesimi non valse a reggerli contro i vantaggi della disciplina e dell'eccellente situazione che scelta fu dal nemico. Ross e Claverhouse aveano posti soldati in tutte quelle case che dominavano le strade, d'onde i Puritani sarebbero passati necessariamente per giugnere alla parte più interna della città; e queste strade parimente furono sbarrate col ministerio di carri e di catenoni di ferro; laonde, a proporzione dell'innoltrarsi loro, i Presbiteriani vedeano schiarite le proprie file sotto i colpi di destre invisibili, contra le quali non avevano alcun genere di difesa. Ben inauditi sforzi vennero operati e da Morton e dagli altri duci onde costrignere le proprie schiere a non arretrarsi per tali ostacoli; ma il terrore impadronitosi di queste la vinse, e si diedero a fuga senza, quasi può dirsi, aver combattuto.
Morton che fu uno fra gli ultimi a lasciar la battaglia ebbe il merito di serbar l'ordine in quella ritirata, e parimente di raggranellare quanti potè fuggitivi che rattennero almeno gli squadroni nemici, mossi già ad inseguire quell'esercito sbaragliato. Pur ebbe il cordoglio di udir le voci di alcuni di coloro, stati i primi a fuggire, che accagionavano di tal disfatta il mal accorgimento d'averli assoggettati ad un imberbe comandante, non rischiarato dalle ispirazioni celesti e imbevuto d'idee soltanto mondane; e di più sostenevano che se li avesse condotti un Burley, come all'assalto delle trincee di Tillietudlem, il lor trionfo sarebbe stato sicuro.
Tutto il sangue ribollì per le vene al giovine di Milnwood in udendo sì ingiuste rampogne, che però valsero a fargli meglio comprendere, come, dopo essersi tanto innoltrato in quella rischievole impresa, non gli rimaneva altro partito se non se vincer, oppur morire. »Non posso tornar addietro, ei pensò. Non vi sia almeno nessuno, e nè anco Editta, e nè anco il maggiore Bellenden, il quale non sia costretto a confessare che il coraggio di Morton, lo qualifichino pur ribelle a lor grado, il coraggio d'Enrico Morton non cede a quello di Silas suo padre.»
Sì poca era in quell'esercito la disciplina, tanto lo scompiglio dopo la ritirata, che i capi credettero prudente consiglio l'allontanarsi alcune miglia da Glascow, onde avere il tempo di riordinare, fin quanto in quel soqquadro potea sperarsi, le loro file. Tale sconfitta nondimeno non impediva che numerosi rinforzi arrivassero ad ogn'istante; poichè per la notizia del buon successo di Loudon-Hill essendosi infervorati tutti gli spiriti, il recente disastro non aveva ancora avuto il tempo di divulgarsi fra le nuove reclute. Tutti coloro che professavano principj moderati si congiunsero al corpo di battaglia comandato da Morton; ma questi ben s'accorgea con dolore come ogni giorno sminuisse nell'opinione di tutti quegli altri che aveano abbracciato l'entusiasmo fanatico de' Puritani. Presso costoro le massime di tolleranza radicate in Morton venivano nomate indifferenza per la causa del Signore e le cautele che a salvezza dell'esercito gli suggeria la prudenza, empia fidanza negli espedienti mondani. Laonde concludeano col chiarire migliori di esso que' capitani che metteano cieco zelo in luogo di saper militare, e che esentavano i propri soldati dai doveri della disciplina e della subordinazione appagandosi se pompeggiavano di fanatiche massime e d'un selvaggio entusiasmo.
Nondimeno il pesante incarico del comando rimaneva a Morton; perchè i suoi colleghi accorgendosi come l'ufizio di restituir l'ordine e la disciplina ad un esercito non sia quello che renda maggiormente accetto ai soldati il lor capo, di tutto buon grado gliel rinunziavano. Ognuno quindi immagina con quali ostacoli dovè lottare; pur di lui furono sì vigorosi gli sforzi, che nel termine di tre giorni pervenne a rimettere le sue truppe in tale ordine da potersi credere senza presunzione in istato di tentar con esse una seconda prova sopra Glascow. Ardeva egli della brama di cimentarsi petto a petto con Claverhouse, la cui persecuzione egli incolpava d'averlo costretto a gettarsi, senza averne mai concetto il disegno, in mezzo alle schiere di gente, se non diversa in tutto da lui per principj professati, certamente diversissima per massime di condotta. Ma tal sua brama, rimase vuota d'effetto, perchè l'esercito de' sollevati entrò in Glascow senza incontrar resistenza. Lord Ross e Claverhouse aveano già sgomberata questa città, e senza trarre un archibuso se ne impadronirono i Puritani.
La quale ritratta fu un segnale che addusse numerosissimo stuolo di novelli combattenti nelle file de' sollevati. Divenne allor necessario il creare ufiziali, l'instituire nuovi reggimenti, l'avvezzarli alla militare disciplina, bisogna che per intero a Morton venne fidata, e ch'egli maestrevolmente spacciò; al qual fine gli giovarono e le cognizioni dell'arte militare a buon'ora apprese dal padre suo, e la necessità in cui si vedea d'assumere solo questo incarico rilevantissimo, a cui gli altri capi non aveano nè vocazione nè abilità.
Dee, non v'ha dubbio, far maraviglia; come lord Ross e Claverhouse, dopo ch'era andato a buon termine il loro divisamento di difendere Glascow, se ne fossero indi stôlti sì fuor di proposito. Ma tal condotta non fu già mossa da una loro deliberazione, bensì dagli ordini che ricevettero. Fin quando il Consiglio privato venne a sapere che si facea spaventosa l'indole dell'ammutinamento de' Puritani, divisò raccogliere entro Edimburgo quanta forza militare trovavasi nella Scozia per assicurare intanto la città capitale di tutto il paese; in conseguenza di tale risoluzione dovettero colà trasferirsi il reggimento guardie e l'altro che lord Ross comandava.
In questo mezzo, la notizia della ribellione già accesa pervenne alla corte di Carlo II, ove ognuno maravigliò, come il governo istituito nella Scozia non avesse saputo sedarla fin nel suo nascere; s'incominciò quindi a mettere in dubbio la capacità de' governanti, ed a credere che il sistema di severità fin allora adoperato fosse anzi contrario all'uopo di ricondurre gli spiriti inacerbiti. Fu pertanto risoluto di nominare al comando generale dell'esercito di Scozia il duca di Monmouth, che per nozze contratte nella parte australe di questa contrada vi aveva acquistata molta preponderanza. La scienza militare, di cui questo personaggio avea date segnalatissime prove nel continente venne giudicata opportuna a sottomettere i ribelli recalcitranti mentre la dolcezza e la bontà di sua indole riputavasi quanto mai confacevole a calmare gli animi ed ispirar loro sensi più favorevoli verso il governo. Così il ridetto duca dopo avere ricevuta una patente che gli conferiva pieno potere di ordinare le cose scozzesi, si partì con numerose forze da Londra per assumere il comando generale di tutta la Scozia.
CAPITOLO XI
»Mura che racchiudete quella per cui m'affanno,
»Ch'io più non vi riveggia vuole il destin tiranno?»
Autore anonimo.
Per più giorni le fazioni ostili furono sospese da entrambe le parti. I sollevati pensavano a rafforzare ed instruire il loro esercito prima d'accignersi ad imprese più rilevanti; intantochè il Consiglio privato aspettando l'arrivo del nuovo comandante, si limitava a quelle sole provvisioni che vedea necessarie ad impedire i Puritani dal muovere verso la capitale. Con tal fine avea posto un campo ad Hamilton, sito centrale, convenientissimo a riunirvi rinforzi, e diviso dal Clyde, fiume rapido e profondo, e che non presentava altro passaggio se non se per un ponte lunghissimo ed altrettanto angusto in vicinanza del castello e del villaggio di Bothwell.
Mentre Morton dava opera ai doveri che gli spettavano, avea più volte ricevute lettere di Burley; il quale, in termini generici e astenendosi dalle particolarità, gli annunziava che il castello di Tillietudlem continuava a sostenersi. Ora non potendo egli sopportare più lungo tempo una penosa incertezza sopra argomento così per lui rilevante, deliberò partecipare ai colleghi il proprio desiderio di trasferirsi un paio di giorni a Milnwood onde regolare colà alcuni affari domestici; o per meglio dire prese il partito di notificar loro la propria volontà a tal proposito, perchè non vedea quale ostacolo gl'impedisse di farsi lecito quello che ognuno si facea lecito in quell'esercito privo affatto di disciplina.
L'idea venuta a Morton spiacque generalmente. Non v'era chi non sentisse quanto fossero vantaggiosi i servigi da lui prestati, e i danni da temersi per la sua lontananza anche di soli due giorni; oltrechè ognuno sapea in propria coscienza di non essere atto a ben farne le veci. Cionullameno i colleghi di Morton non poterono imporgli più severe leggi di quelle alle quali si assoggettavano eglino stessi; onde si pose in cammino senza avere incontrato per parte d'essi un'aperta opposizione.
Il reverendo Poundtext profittò della stessa occasione per andare a visitare il suo presbiterio di Milnwood regalando Morton di sua compagnia nella durata di quel cammino. Seguiva entrambi Cuddy che non volle disgiugnersi dal suo padrone. Tutto quanto il paese che trascorrevano erasi già chiarito pe' sollevati, tranne pochi signori di castello, che vi si tenevano chiusi dentro colla massima accuratezza. Laonde niuna trista ventura incontrarono in questo viaggio.
Era pressochè notte allor quando arrivarono a Milnwood. Poundtext si congedò dagli altri due compagni, sollecito di rivedere la sua parrocchia, non distante più d'un mezzo miglio dal castello di sir David.
Enrico picchiò alla porta dello zio, ma non più colla timidezza d'un giovane impacciato dalla soggezione, e invilito dal sentimento penoso della schiavitù! Ogn'eco della casa ripetè i colpi raddoppiati da lui col martello, e tosto accorrendo Alison, che non senza grande cautela aperse la porta, s'arretrò abbrividita in veggendo le vesti militari d'Enrico e il pennacchio che al di sopra del cappello gli sventolava.
»Alison, ov'è mio zio?» tosto le chiese Morton sorridendo sullo spavento che l'avea invasa.
»Buon Dio! sig. Enrico, e siete voi veramente? Quest'è impossibile. Mi sembrate venuto più grande da quindici giorni in qua. Presentemente avete fatto l'aria d'un uomo.»
»Eppure son io, mia cara Alison. Sarà senza dubbio quest'abito che mi fa parere più grande ai vostr'occhi; e quanto all'aria più virile, oh! viviamo in tempi che cambiano presto i fanciulli in uomini8.»
»Oh i cattivi tempi, sig. Enrico! Perchè mai avete dovuto voi ancora provarne la malattia? Ma chi poteva impedirlo? – Già convien confessarlo. Qui non eravate trattato troppo bene, e glie l'ho detto le cento volte a vostro zio. Mettete il piede su un verme, che è un verme, e si risente.»
»E vero, mia Alison, voi prendevate sempre le mie difese, riserbandovi però il privilegio che volevate voi sola di rabbuffarmi… Ma dove è mio zio?»
»A Edimburgo. Vi è andato portandosi con sè tutto quello che potea trasportare. Ha creduto di star colà più sicuro. Già voi lo conoscete al pari di me.»
»Spero che la sua salute non abbia sofferto.»
»Nè la sua salute, nè le sue sostanze. Ma ha avuto, vi dico io, una di quelle paure!.. Si è fatto tener dietro tre carra cariche, finchè roba ci stava. Avrebbe demolito il castello per portarlo seco se avesse potuto. Partì nel giorno successivo alla battaglia di Loudon-Hill; e la indovinò. Figuratevi che agonia di morte sarebbe stata per lui il vedere due dragoni della guernigione di Tillietudlem menar via due delle nostre vacche! – Se volete, in quel giorno stesso feci un ottimo contratto per quattro altre.»
»Un ottimo contratto per quattro altre! come sarebbe a dire?»
»Ah! non sapete nulla? I dragoni scorrazzavano da tutte le bande per procacciare munizioni da bocca al castello. Ma vendevano con una mano quello che coll'altra portavano via; ed ho avute per sei monete di oro le quattro vacche di cui parlo. – Oh! sono ben certa che il povero maggiore Bellenden non ha introdotta la menoma parte di tutto quanto costoro hanno levato a suo nome.»
»Ma il castello mancherà dunque di vettovaglie?»
»Ne dubitate? Vi si muore, dicono, di fame.»
»Burley m'ha ingannato, sclamò con impeto Enrico, e m'ha ingannato volendolo! – Non posso rimanere qui più lungo tempo. Mistress Wilson, gli è d'uopo che io parta sull'istante.»
»Che ascolto, sig. Enrico? soggiunse la buona governante, non entrerete per mangiare almeno un boccone? Vi è noto che tengo sempre qualche cosa in serbo.»
»È impossibile, mia cara Alison – Cuddy, sellate immantinente i cavalli.»
»Cuddy! misericordia! proruppe Alison. Vi siete preso vosco questo uccello del mal augurio? Costui e la sua strega di madre sono stati la cagione di quanto v'è intravvenuto.»
»Su via, mistress, su via! entrò allora in campo Cuddy. A questo mondo bisogna saper dimenticare e perdonare. Mia madre sta ora cantando salmi a Glascow. Dunque non vi tribolerà più. Quanto a me, sono al servigio del capitano, e dacchè gli presto le mie cure vorrei sperare non avesse fatto peggior cera d'allor quando spettava a voi tale incarico. Dite la verità. L'avete mai veduto in sì buon essere?»
»In fede mia e sul mio onore! (disse la buona vecchia, compiacendosi tutta in guardare e riguardare il suo giovin padrone) io non v'ho mai trovato in così bella apparenza. – Ma voi non avevate di queste belle cravatte a Milnwood. Quella che osservo ora, non ve l'io orlata io certamente.»
»Oh no! può giurarsi. (Interruppe Cuddy). È un lavoro mio, e deriva da lord Evandale.»
»Da lord Evandale? Da quello che i Presbiteriani debbono appiccare domani mattina?9»
»Appiccare lord Evandale!» sclamò Enrico vivamente commosso.
»La cosa pur troppo è certissima. La scorsa notte gli ha fatto una… come si dice? una… sortita, credo, co' suoi dragoni in cerca di viveri per il castello. Ma i dragoni furon respinti, egli è rimasto prigioniere. Burley anzi ha fatto inalzare una forca alta come quella che servì per la stessa faccenda ad Amanno, ed ha notificato che se il castello non s'arrende domani a… distrazione…»
»A discrezione» corresse Cuddy.
»A discrezione, se così vi piace. Veniamo alla sostanza. Che se non si arrende, lord Evandale sarà appiccato. – Ma andiamo, entrate in casa, sig. Enrico. Questa poi non è cosa che debba impedirvi di desinare.»
»I cavalli! Cuddy, i cavalli! Non v'è un istante da perdere!»
E resistendo a qualunque nuova istanza di Alison, Morton e Cuddy si posero tosto in cammino.
Nè altro indugio prese Enrico che di fermarsi all'abitazione di Poundtext per indurlo a trasferirsi al campo in sua compagnia.
Il venerabile ministro era per un istante ritornato alle sue pacifiche consuetudini. Laonde al giugnere di Morton se ne stava con la sua pipa alla bocca, e un boccale di birra dinanzi a sè, appoggiato sopra una tavola, e scartabellando un antico trattato di teologia. In tale stato veramente non gli talentava gran che l'interrompere quant'egli chiamava i propri studii per mettersi in viaggio all'avvicinar della notte, tanto più ch'era già stanco della prima corsa che aveva fatta. Ma inteso ch'ebbe lo scopo della ventura di Morton, abbandonò, comunque gemendo, il formato divisamento di passare in propria casa una sera tranquilla, e fu pienamente dell'avviso di Morton, il quale, contrario, com'è da credersi, alle mire particolari di Burley che avrebbe voluto colla morte di lord Evandale far impossibile qualunque riconciliazione tra i Presbiteriani e il governo, dimostrò anzi a Poundtext, come ai veri interessi della parte de' moderati fosse diametralmente opposto un così truce espediente. Aggiungasi anche, per rendere allo stesso Poundtext una giustizia dovutagli, che questo ministro non parteggiò mai per le provvisioni troppo oltre spinte, nè per alcun atto di violenza che non sembrasse almeno autorizzato dalla necessità. Quindi ed accolse con sentimento di compiacenza ogni ragionamento inteso a provare piuttosto la possibilità che lord Evandale divenisse mediatore d'una pace fondata sopra condizioni le più ragionevoli, e terminò col collegarsi a tutti i divisamenti di Morton.
Erano undici ore di notte allorchè giunsero ad un villaggio situato in vicinanza di Tillietudlem, e dove Burley avea posto il suo quartier generale. All'atto d'entrarvi una sentinella li fermò; ma appena si furono nominati, e fatti riconoscere da un ufiziale, vennero condotti all'abitazione ove Burley dimorava. In quel cammino passarono dinanzi ad una casa, la cui porta era guardata da numeroso drappello di soldati, e in vicinanza della quale videro piantata una forca sì alta che que' del castello potevano scorgerla. La qual vista acquistò nuova fede al racconto fatto da mistress Wilson e li trasse a credere che in quella casa fosse custodito lord Evandale.
Burley stava seduto colle armi poste sopra una tavola a canto di lui per essere pronto ad impugnarle a qualunque segnal di pericolo. Appena vide entrare i suoi due colleghi, si alzò precipitosamente e in aria d'uomo sorpreso.
»Chi vi conduce in questo luogo? sclamò egli. Portate forse infauste notizie dell'esercito?»
»No, rispose Morton, ma sappiamo che qui accadono tali cose da avventurarne la sicurezza. – Lord Evandale è prigioniero?»
»Il cielo lo pose nelle nostre mani.»
»E voi divisate forse far uso dei presenti del cielo per infamare la nostra causa agli occhi dell'intera nazione? E ne sarebbe la via il mettere a morte un prigioniero.»
»Se il castello di Tillietudlem domani all'alba del giorno non si sarà dato a discrezione, rispose Burley, possa morire io medesimo, se Evandale non perisce sotto quel supplizio che il suo capo, l'infame Claverhouse ha fatto sopportare a parecchi de' nostri martiri!»
»Noi brandimmo l'armi, soggiunse Morton, per mettere un termine a simili crudeltà, non per imitarle, e molto meno per vendicare i falli del colpevole sull'innocente. Qual legge può giustificare l'atrocità che avete ideata?»
»Qual legge? se la ignori, fa che te l'additi il tuo collega Poundtext. Quella legge che commise gli abitanti di Gerico alla sciabola di Giosuè.»
»Il Vangelo ne impone leggi migliori; rispose il ministro; leggi che comandano il rendere ben per male, il pregar Dio sino pe' nostri persecutori.»
»Vale a dire, soggiunse Burley guardandolo in cagnesco, che le tue ciance or s'accordano colla foga di questo giovane per contraddirmi.»
»Noi abbiam tutti, riprese a dire Poundtext, un'autorità eguale alla tua su questo esercito, nè soffriremo quindi che tu faccia cadere un capello dalla testa del prigioniero. Chi sa se Dio non voglia farne uno strumento per sanare le piaghe che affliggono il popolo d'Israello?»
»Pensai bene che si verrebbe a tali propositi, sclamò Burley, quando vidi chiamati al consiglio uomini pari tuoi.»
»Pari miei! replicò il ministro. E chi son io dunque perchè tu ardisca parlarmi in tal guisa? Non son forse quel medesimo che protessi per trent'anni contra il furor dei lupi il mio gregge, intanto che Burley bagnava nel sangue filisteo le sue mani? Chi son io? Parla.»
»Tel dirò, poichè brami saperlo. Tu sei di que' tali uomini che pretendono raccogliere ove non seminarono, aver parte alle spoglie quando non ebber parte alla battaglia; un di quei tali uomini che antepongono i loro utili privati al ben generale della chiesa, e che vorrebbero piuttosto ricevere dai Pagani salario che conformarsi alla condotta di que' generosi i quali tutto abbandonarono per dedicarsi alla buona causa.»
»Chi tu sia, ti dirò io pure a mia volta; sclamò tutto acceso di sdegno Poundtext. Tu sei uno di quegli enti, i cui atti sanguinari e crudeli son la vergogna della travagliata chiesa di questo misero regno; tu sei quello che colle tue violenze, colle tue atrocità vorresti distorre la Provvidenza dal proteggere un'impresa gloriosa e santa di sua natura.»
»Signori, si fe' innanzi Morton, vi prego impor termine a tali discorsi; e voi signor Burley, vogliate dirci se la vostra intenzione sia risolutamente quella d'ordinar la morte di lord Evandale, mentre che la sua liberazione sembra a noi provvedimento utile al ben generale del paese.»
»Siete due contr'uno, sclamò Burley; ma vorrei nonostante supporre, che non ricusaste di aspettare a prendere una deliberazione a tale proposito sintantochè sia convocato l'intero consiglio.»
»Non ricuseremmo ciò, rispose Morton, se potessimo fidarci in colui, che presentemente ha in suo potere lord Evandale; ma voi sapete, soggiunse fissando lo sguardo sopra Burley, che m'avete già ingannato una volta circa lo stato interno del castello di Tillietudlem.»
»Vanne! disse disdegnosamente Burley; tu non sei nulla meglio d'un giovane insensato, che per gli occhi d'una donzella avvenente, venderesti la tua fede, il tuo onore, e dimenticheresti perfino quanto devi alla tua patria, a Dio stesso.»
»Sig. Burley (e ciò rispondendo Morton pose mano alla sciabola) tai detti vogliono una soddisfazione.»
»E tu l'avrai, o giovane, quando e dove ti piacerà» e Burley pure afferrò le proprie armi.