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Kitabı oku: «I Puritani di Scozia, vol. 3», sayfa 3

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CAPITOLO V

 
»Gli avvocati son già lesti.
»Il reo sta sullo sgabello
»Con tal viso che il diresti
»Or uscito dell'avello.
»Contra lui stanno seduti
»I suoi giudici barbuti,
»Nè le cere lor fan fede
»Al meschino di mercede.»
 
Il Mendicante. Opera in musica.

All'agitazione sofferta da Morton in tutta quella giornata succedè un sonno tanto profondo che seppe appena ove si ritrovasse allor quando il destarono di repente lo scalpitar dei cavalli, il gridar de' soldati e lo squillar delle trombe. Aveva appena avuto il tempo di levarsi dal letto allorchè il sergente Holliday venne ad avvertirlo in rispettosissima guisa, che il generale sperava averlo compagno nel cammino da farsi.

Si danno tai punti nella nostra vita che gl'inviti sono comandi, e pensò Morton, nè mal pensò, trovarsi in uno di simili casi, laonde non perdè istante nel trasferirsi presso Claverhouse. Sellato era già il cavallo di Enrico, e Cuddy pronto a seguirlo. A vedere il modo onde venivano trattati e l'uno e l'altro, sarebbersi detti non prigionieri ma individui dell'esercito de' Reali, eccetto l'armi che ad essi erano state tolte. Ma Claverhouse restituì colle proprie mani a Morton la sciabola, arme che a quei tempi avevasi per distintivo delle persone più ragguardevoli. Postisi in viaggio sel chiamò vicino e parea dilettarsi assai di favellare con lui. Ma più Morton ne udiva i propositi, men facile gli diveniva il formare una massima sulla vera indole di cotest'uomo. Una urbanità, una cortesia di modi, tai sentimenti tutti nobili e cavallereschi, che si univano alla devozione verso la causa reale da lui difesa, un criterio finissimo che il soccorreva a leggere, come in un libro aperto, per mezzo ai penetrali i più reconditi del cuore umano, costrignevano l'approvazione di tutti quelli che conversavan con esso e li facevano di lui ammirati; ma per altra parte l'indifferenza ch'ei mostrava per la vita dei propri simili, le violenze e le crudeltà che ai soldati suoi permetteva; e talvolta pur comandava, lo sprezzo nel quale teneva ogn'uomo di classe inferiore alla sua, opponeano tal contraria tinta alle prerogative dianzi encomiate da alienare gli animi, che queste medesime prerogative avrebbero soggiogati. Morton non potè starsi dal paragonarlo in suo cuore a Burley, e tale idea s'impadronì sì fattamente di lui che lasciò sfuggire alcuni accenti atti a lasciarla trapelare1.

»Voi avete ragione, disse sorridendo Claverhouse, interamente ragione! Siam due fanatici e l'uno e l'altro; ma v'è qualche differenza tra il fanatismo inspirato dallo onore, e quello derivato da una feroce e cupa superstizione.»

»Non perciò vi state gli uni e gli altri dal versare il sangue umano senza riguardi o pietà» soggiunse Morton incapace di palliare il proprio sentimento.

»Egli è vero, rispose con massima calma Claverhouse; ma vi è, credo una bella distanza tra versare il sangue di valorosi soldati, di leali gentiluomini, di virtuosi prelati, e versare il sangue se sangue può dirsi quel che sgorga dalle vene di rozzi villani, d'oscuri demagoghi, d'abbietti salmeggiatori di cantici. Non fate voi distinzione alcuna tra un fiaschetto di sciampagna, e una tazza colma di cattiva birra?»

»Tal distinzione è troppo fina per me. Dio ha data in dono la vita al contadino siccome al principe; e chi distrugge l'opera di Dio, o non mosso da un ben poderoso motivo, o a grado del proprio capriccio, glie ne renderà in entrambi i casi strettissimo conto… Per esempio, ho io più dritto alla protezione del generale Claverhouse quest'oggi di quanto io ne avea il primo giorno che il vidi?..»

»E che vedeste sì da vicino la morte, volete dire? Ebbene vi risponderò francamente. Allora io non sapea scorgere in voi che il figlio d'un antico capitan di ribelli; il nipote d'un avaro vecchio presbiteriano; ora vi conosco meglio; vi trovo fornito di uno di que' caratteri che onoro ne' miei nemici, siccome l'amo ne' miei amici. Ho prese dopo la prima volta che c'incontrammo, molte contezze sopra di voi, e spero vediate che non vi furono sfavorevoli.»

»Pure io mi mostro lo stesso…»

»Oggi, che allora non ve lo nego. Ma gli è sol da quel tempo che ho incominciato ad esaminarvi, a valutarvi più da vicino. Per altro la resistenza da me opposta a quelli che intercedeano per voi dovrebbe provarvi che fin da quel tempo io avea concepito altissima opinione del vostro ingegno.»

»Credete, generale, ch'io vi sia debitore di molta gratitudine per una tal prova di stima?»

»In somma siete ben difficile da contentare! Ma tornando al nostro proposito, non posso sentirmi molto commosso per qualche abbietto contadino che venga cancellato dal novero de' viventi.»

»Nondimeno, o generale, avete fra' vostri prigionieri un contadino, e ad onta del disprezzo da voi ostentato presentemente verso una professione che parecchi filosofi riguardarono più utile nè men decorosa di quella del soldato, mi farò lecito sollecitare ardentemente la vostra protezione a favore di questo individuo.»

»Voi parlate ora del vostro servo. Lo conosco; Holliday me ne ha ricordato il nome, ma le signore del castello mi aveano già detto qualche cosa a suo vantaggio. Dee sposar credo la lor cameriera. Oh! non temete nulla per lui; si toglierà bene d'impaccio semprechè però non faccia l'impertinente o il testardo, in somma semprechè non voglia per suo bel diletto sostenere la parte di vittima.»

»Ciò non dovrebb'essere. Non credo che egli abbia l'ambizione di essere martire.»

»Tanto meglio per lui! Poi, avesse anche fatto peggio di quel che avrà fatto, lo proteggerò in grazia del felice errore che lo trasse nelle nostre file la scorsa notte quando vi cercava soccorritori per ogni dove. Ha mostrata confidenza in me. È questa una ragione di più perchè io non lo abbandoni. Ma, a parlarvi sinceramente, è lungo tempo che ho gli occhi aperti sopra di lui per vigilarne la condotta. – Holliday, datemi il libro nero.»

Il sergente dopo avere aperta la sua valigia, ne trasse un registro che conteneva per ordine alfabetico i nomi di tutte le persone avute in sospetto di intenzioni nimichevoli contra il governo. Claverhouse lo prese e lo scartabellò continuando il suo viaggio.

»Gumbleton, ministro approvato, furbo, ipocrita, non è questi, – Heathercat predicatore refrattario, zelante Puritano. Nemmeno! – Ah! ci sono. Cutberto Headrigg, per soprannome Cuddy. Sua madre ha la testa infanatichita. Quanto a lui, e un ragazzo piuttosto semplice, d'ingegno che si alza pochissimo, buon tiratore, e migliore per cose di mano che per cose di testa. Si potrebbe guadagnarlo alla buona causa, se non fosse troppo affezionato…»

Qui Claverhouse diede un'occhiata a Morton e chiuse il suo libro.

»La sincerità d'un'affezione, la fedeltà, sig. Morton, son pregi che non vanno perduti ai miei occhi. Voi potete far conto sulla vita di questo giovane.»

»Ma un'anima di tempera, come la vostra, o generale, non prova ribrezzo contra un sistema che richiede inquisizioni tanto minute sopra individui affatto oscuri?»

»Voi vi date forse a credere, signor Morton, rispose con un po' d'alterezza Claverhouse, che questa briga ce la prendiamo noi? I ministri di ciascuna parrocchia hanno l'incarico di trasmetterci tutte queste particolarità; e le loro nozioni locali agevolano ad essi un sì fatto lavoro. – Son tre anni che ho il vostro ritratto.»

»Oh! sclamò Morton. Ardirei pregarvi per vederlo.»

»Volentieri, rispose Claverhouse. Non trovo inconveniente a ciò.»

Aprendo allora una seconda volta il registro, lesse quanto segue:

»Enrico, Morton, figlio di Silas Morton colonnello di cavalleria pel parlamento di Scozia, nipote di Morton di Milnwood. – Educazione imperfetta, ma coraggio e ingegno al di sopra della sua età. – Idee pericolose su la libertà e l'indipendenza. – Propenso al culto presbiteriano, ma senza fanatismo. – Molto amato da tutti i giovani de' dintorni. – D'indole dolce, modesta e tranquilla, ma nondimeno anima ardente, testa di fuoco… Voi vedete, sig. Morton, continuò il generale, che dopo queste parole vengono due croci rosse, vogliono dire doppiamente pericoloso. Capite se eravate un uomo rilevante per vegghiarvi addosso. – Ma questo messo che chiede?»

In quell'istante medesimo gli si avvicinò un uomo a cavallo apportatore d'una lettera ad esso diretta. Claverhouse l'aperse e trascorrendola sorridea disdegnoso. Dopo averla letta per intero si volse in aria di sprezzante non curanza al messo: »Dite al vostro padrone che mandi i suoi prigionieri a Edimburgo. Non ho altra risposta da dargli.»

Movendo indi la parola al giovane di Milnwood.

»È un vostro confederato, gli disse, o per parlare più giusto un confederato del vostro amico Burley, che abbandona le vostre parti. Udite come scrive.»

Mio caro signore.

»Non so a che s'appoggi questo suo tuono a intrinsichezza.»

Supplico vostra eccellenza ad aggradire le mie umili congratulazioni per la vittoria or riportata dall'esercito di sua maestà. Ho l'onore d'avvertirla che ho messi in arme i miei vassalli per correre dietro ai fuggiaschi. Ho già fatti prigionieri parecchi di essi.

S. Basilio Olifant.

»Non dee giugnervi nuovo il nome di questo furfante.»

»Non sarebbe già un parente di lady Margherita Bellenden?»

»In lontananza però; l'ultimo che in linea mascolina riconoscesse un ceppo medesimo col padre della ridetta dama. Amava l'avvenente Editta, della quale gli fu ricusata la mano, perchè assolutamente erane indegno; e più di Editta ei vagheggiava il dominio di Tillietudlem e le sue pertinenze.»

»Prendea una cattiva strada per affezionarsi questa famiglia, soggiunse Morton se facea lega colla nostra sventurata confederazione.»

»Oh! il prudente Basilio Olifant è uomo da sostenere tre parti al giorno. Egli era malcontento del governo, il quale non volle a favor d'esso annullare il testamento del conte di Torwood che avea lasciata erede la figlia; nemico di questa che non volle dargli in isposa la giovane Bellenden, e finalmente nemico dell'ultima, perch'ella detestava il contegno simulato, unito in costui ad una figura sgraziatissima. Egli pertanto si mise in corrispondenza con Burley e fece una leva d'uomini coll'intenzione di soccorrerlo… mi spiego, di soccorrerlo nel caso che non avesse avuto d'uopo di soccorso, nel caso che ieri noi avessimo avuto la peggio. – Oggi che ci vede vincitori, il briccone cambia registro, e pretende essere stato per servigio del re quanto ha fatto. Credo nondimeno che il consiglio accetterà per buona moneta le sue proteste, e vedrete morire giustiziata una dozzina di poveri fanatici che fuggivano, intantochè questo cialtrone avvolto nel manto della sua ipocrisia godrà gli onori dovuti alla lealtà solamente.»

Così conversando sopra diversi argomenti, il duce e il ragguardevol prigioniero ingannavano la noia di quel cammino. Claverhouse parlò sempre a Morton colla massima franchezza, e riguardandolo come amico e compagno, anzichè prigioniero. Ognun vede come Enrico dovesse trovarsi tuttavia incerto sul suo futuro destino: pur le ore che trascorse favellando con cotest'uomo straordinario fornito di immaginazione fertile e brillante oltre ogni credere, gli parvero le più brevi di quante ne erano passate per lui dacchè s'aggirava nel vortice de' pubblici affari. Potea in tale occasione paragonarsi ad un cavaliere, che dopo avere allentate le redini del suo corridore, s'abbandona ad esso, e la molestia di regolarne il corso almen si risparmia.

In cotal guisa giunsero ad Edimburgo, aumentandosi continuamente il lor seguito de' diversi distaccamenti di cavalleria che li raggiugneano e che tutti, chi più chi meno, traevano con sè prigionieri.

Stavano sul punto di entrare nella città, quando Claverhouse volse questi detti a Morton. »So che il consiglio privato per dar maggiore solennità alla propria gioia, ed io aggiungo, alla sofferta paura, ha provvedute le cose in modo che l'ingresso del nostro corpo a Edimburgo sia qual si spetta ad esercito trionfante, e che ci seguano i nostri prigionieri, come usavasi ne' trionfi de' Romani. Quanto a me, poco m'importa di presentarmi in tale apparato, e m'importa assai risparmiarvi il dispiacere di corredar lo spettacolo colla vostra persona.»

Detta la qual cosa, chiamò a sè Allan, divenuto allora tenente-colonnello, e gl'ingiunse di comandare la cavalleria, intanto ch'egli abbandonando la strada maestra, per sentieri men battuti entrò sconosciuto con Morton nella città, e l'accompagnavano soltanto alcuni servi domestici, nel cui novero fu compreso Cuddy.

Giunti all'abitazione ch'egli avea sopra una delle principali strade di Edimburgo, in questa casa assegnò un appartamento a Morton dove lo lasciò solo, ottenutane parola d'onore che non si sarebbe mosso di lì.

Dopo avere questi passata una mezz'ora meditando sulle vicissitudini cui da un mese in poi soggiaceva, intese sulla strada un grande rumore che il fe' avvicinare alla finestra. Derivava questo dalle trombe, dalle chiarine, dai tamburi e dalle molte acclamazioni di popolo che giunta annunziavano entro le mura la reale cavalleria. Le magistrature s'erano condotte a ricevere alla porta della città i vincitori, e andavan innanzi alla pompa trionfale, preceduti dalle guardie civiche. Venian dietro portate sopra picche le teste di due ribelli, e le mani di costoro, ciascuna destra delle quali con barbaro scherno veniva avvicinata alla sua sinistra nell'attegiamento supplichevole solito ad usarsi dai Puritani nelle loro invocazioni. Tai sanguinosi trofei furono dianzi mortali spoglie di due predicatori trucidati nella pianura di Bothwell. Seguiva indi una carretta guidata dal famiglio del carnefice, sopra la quale stavano Macbriar ed altri due prigionieri della professione di costui, a quanto appariva. Aveano scoperto il capo, e carichi andavano di catene, ma non quindi mostravansi atterriti, nè sul destino dei lor compagni i cui tristi avanzi vedean portati dinanzi a sè, nè sul non dissimile, che pendea sovr'essi, come troppo chiaramente lo annunziavano loro que' brutti preludi: volgeano ferme occhiate sulla folla che li circondava, e sembravano trionfare in tal qual modo de' lor vincitori.

Dietro a questi prigionieri abbandonati agl'insulti della ciurmaglia, che non si stava dal gettar sovr'essi e pietre e sozzure, venia un corpo d'uomini a cavallo che tenean brandite le sciabole, e mandavano acclamazioni ripetute da mille voci della plebaglia, che nelle grandi città accoglie sempre volentieri, quali poi che siano, le occasioni di potere far chiasso.

Vedeasi un numero d'oltre a cento prigionieri; a fra questi scerneansi coloro che aveano avuto grado di comandante nell'esercito puritano, per essere quali legati su i loro cavalli in modo che la testa del cavaliere guardasse la coda dell'animal cavalcato, quali attaccati a pesanti stanghe di ferro, che i meschini dovean portare colle proprie mani, come si pratica nella Spagna coi galeotti che viaggiano al sito del loro imbarco; e tale aggiustamento era per essi indizio certo della morte a cui avviavansi, non men di quanto lo sarebbe parimente stato nella Spagna il san benito alle sciagurate vittime costrette a sostener parte nell'atroce spettacolo d'un auto da fè. Li seguivano i prigionieri di minor conto. Alcuni col guardo fiero ed intrepido si davano a diveder tuttavia convinti d'avere militato per giusta causa, ed incapaci di raffreddarsi nel loro ardore per essa all'aspetto medesimo d'una morte imminente; ma altri mostravano la costernata fisonomia d'uomini che rimproverassero a se medesimi l'imprudenza d'essersi chiariti per quella parte che il cielo avea abbandonata, e pareano ruminar colla mente sotterfugi onde sottrarsi al supplizio che vedeano sì da vicino. Ve n'erano anche di quelli che estenuati dalla fame, dalla sete, dalla stanchezza, avevan più ch'altro l'apparenza di pecore spinte dal beccaio a forza verso la macelleria, ed ignare se vadano ad essere solamente tosate, ovvero scannate. Cotesti sgraziati non lasciavano scorgere nè timore, nè desiderio, nè speranza; assorti sì nel sentimento della propria sventura da non conservare più le idee distinte di alcuna cosa.

Ogni lato di questa deplorabile schiera era fiancheggiato da una fila d'uomini a cavallo. Chiudeano la comitiva gli squadroni di cavalleria, preceduti da banda militare, che faceva eccheggiare suoni di trionfo, interrotti ad ogn'istante dalle acclamazioni della moltitudine.

Ciascuno può agevolmente immaginarsi lo stato dell'animo di Morton all'aspetto di un tale spettacolo, e al ravvisare fra i miseri prigionieri molti di coloro che avea imparati a conoscere nella breve durata della sollevazione; ma soprattutto il commosse la vista della testa recisa di Kettledrumle già suo collega, ch'era una delle due infisse alle picche. Allora si lasciò cadere sopra uno scanno, com'uomo stupefatto ed inorridito ad un tempo, e durò in quella inazione del terrore sintantochè venne a ritrarnelo la voce di Cuddy, che entrò nella stanza, pallido, sfigurato, dibattendo i denti, e capace appena d'esprimersi.

»Chiediam perdono al cielo, signor Enrico! Ah Dio abbia misericordia di noi! – Dobbiamo in questo momento comparire davanti al consiglio. – Dio Dio! qual cosa vogliono che un povero uomo come son'io dica alla presenza di tanti lordi e signori? – Oh! ma non è questo il peggio; mia madre è arrivata a scoprir dove sono. È qui alla porta! ho fatto di tutto perchè si ritiri, ma non vuole saperne. È impaziente di vedermi rendere testimonianza, espressione del suo gergo, e che in buon volgare vole dire vedermi appicato. Cuddy per altro non è ancor tanto bestia, e se può scappare la corda, vadino al diavolo tutte le testimonianze!»

Entrò allora Claverhouse. »Fa d'uopo che vi presentiate subitamente al consiglio, sig. Morton (gli disse salutandolo con quella facile cortesia alla quale lo avea già accostumato). Il vostro servo ancora dovrà seguirvi colà; ma non avete di che temere, sia per la vostra, sia per la sua sicurezza. Solamente vi avverto, che sarete spettatore di una scena alquanto penosa per voi. – Avrei voluto risparmiarvene il disgusto, ma non mi è stato possibile. – Il mio calesse ci aspetta. Volete che andiamo?»

Era questo un secondo invito, che, comunque non troppo gradevole a Morton, non erano in esso i modi di ricusare. Surse tostamente in piedi e seguì il generale.

Nello scender le scale Claverhouse ripeteva a Morton »Sì; voi vi trarrete a buon mercato d'impaccio; e sarà lo stesso del vostro servo, purchè tenga la lingua a dovere.»

Parole che intese da Cuddy lo fecero giubbilare. »Oh la mia lingua, disse fra sè medesimo, starà a dovere! tutto è che mia madre non ci venga a frammettere la sua.»

Usciva egli appena, che la vecchia Mausa stata ad appostarlo alla porta, il prese per un braccio: »Figlio mio, figlio mio! ella esclamò. Son soddisfatta e gloriosa, benchè afflitta ed umiliata ad un tempo, che s'avvicini ad un figliuolo l'istante di rendere testimonianza alla verità in pieno consiglio, come già gliela rendeva il tuo braccio sul campo della battaglia.»

»Tacete una volta, madre mia! Tacete una volta! gridò con tutto il fervore dell'impazienza Cuddy. È propriamente il momento di tenere tali discorsi! Che importa a me delle vostre testimonianze? mi credete ardente della voglia di farmi appiccare? Ho già parlato col signor Poundtext. Egli sì, è un ministro che vale un tesoro. Ha fatte tutte le dichiarazioni che si volevano da lui, ed ha ottenuto grazia per sè e pel suo gregge. Io mi conformerò al suo esempio; e le vostre prediche e i vostri salmi, ve li potete tenere per voi.»

»Ah Cuddy; mio caro Cuddy! ricordati che ti sei battuto per la fede e non volere…»

»Va bene, va bene!.. Sicuramente che mi sono battuto; anche troppo mi sono battuto; ma appiccato non lo sono stato per anche, e Dio mi vede il cuore, non lascerò che mi appicchino finchè mi darà l'animo di impedirlo.»

»Ma, figlio mio, pensa che se macchi la veste nunziale!..»

»Sì, ora siamo veramente di nozze! credete che i miei pensieri adesso sieno volti a Jenny? Mi venite a parlare di matrimonio, quando mi sento quasi al collo il capestro. – Oh addio, madre mia! voi vedete che i soldati mi aspettano.»

Pregò indi i dragoni datigli a scorta che il volessero condurre al Consiglio; e alcuni di questi, secondando le ardenti istanze che ne fece loro Cuddy, trattennero la vecchia Mausa ostinatasi a voler seguitare suo figlio, e sostenerne, ella diceva, il coraggio.

1.È più facile a scorgere l'aggiustatezza di un tale confronto, che tutta la metafisica, l'acutezza d'ingegno, lo forzo d'estrarre le idee, necessarie a trovarlo la prima volta. Sia che Walter Scott abbia creati appostatamente tali due caratteri, simili in tal qual modo e disparatissimi, sostenendoli poi maravigliosamente sino alla fine, sia che dopo aver fatto ciascuno d'essi di primo getto, abbia così maestrevolmente rilevati i punti di corrispondenza di queste due fatture della sua mente, chi gli negherà il vanto primiero de' veri romanzieri e degli autori teatrali, il vanto cioè di conoscere a perfezione tutti gli stati del cuore e de' cuori umani? – N. del T.
Yaş sınırı:
12+
Litres'teki yayın tarihi:
30 eylül 2017
Hacim:
170 s. 1 illüstrasyon
Tercüman:
Telif hakkı:
Public Domain

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