Kitabı oku: «I Puritani di Scozia, vol. 3», sayfa 5
»E (aggiunse lo straniero dopo aver esitato un istante) potete voi darmi contezze di lord Evandale?»
»Se posso darvene! E chi meglio di me? Non sarà egli a momenti il marito della mia giovine padrona, di miss Editta Bellenden?»
»Bellenden! Intendo. – Dunque le nozze non sono ancora seguite?»
»Quasi come seguite. Son già promessi, e Cuddy ed io, qualche mese fa, siamo stati presenti alla promessa. Le nozze veramente vanno tardando, e il perchè lo so io.»
Lo straniero col capo appoggiato sulle proprie mani sembrava assorto in penose meditazioni, nè dava più ascolto alla sua ospite, che in tutta la durata di tale colloquio sembrava commossa da una segreta molestia, ed essendosi posta a sedere vicino alla finestra, volgeva ad ogn'istante l'occhio da quella parte, come per curare l'istante dell'arrivo di suo marito.
Uscendo al fine della sua estasi il viaggiatore chiese, e si vide che tale domanda gli costava un penoso sforzo al suo animo, se lady Margherita viveva ancora.
»Sì, ma i tempi sono ben cambiati per essa. Oh che disgrazia avere perduto il castello di Tillietudlem, la baronia, i fondi che il povero Cuddy ha lavorati sì lungamente, e tutto ciò per mancanza d'alcuni pezzi di pergamena che non si sono più rinvenuti dopo che ella rientrò nel castello!»
»Io avea udito dir qualche cosa di tutto ciò, disse con voce affogata il forestiere, e prendo molta parte agli affari di questa famiglia. Oh come volentieri le sarei utile! Qual felicità per me se il potessi! – Ma, e dove dimorano presentemente queste signore?»
»Qui, in quella casa che vedete in fondo a quel corto viale; e questo picciolo fondo è la sola proprietà che lor sia rimasta.»
»Vi si trovano ora?»
»No signore. Sono andate a visitare la sorella di lord Evandale, e intanto custodisco io le chiavi della casa. Non è poca ventura per esse l'avere fatta l'eredità del vecchio maggiore Bellenden.»
»Uom rispettabile e degno! sclamò lo straniero. Seppi a Edimburgo che più non vivea.»
»Ah! non ebbe più un giorno di bene dal momento che vide la vedova di suo fratello e la sua giovine nipote cacciate dal loro castello; e sì! ha speso di bei denari per sostenere quella lite. Ciò è stato sotto il regno del re Giacomo. Basilio Olifant che facea causa per ottener questo dominio diventò cattolico a fine di guadagnarsi il cuore de' giudici. Oh! allora non gli si ricusò più cosa veruna. È poi da aggiugnersi, che lady Bellenden non ha mai più potuto trovare quello straccio di pergamena, che avrebbe fatti veder chiari com'erano i suoi diritti, sicchè dopo un litigare per più interi anni, la terminò coll'avere la sentenza sulle spalle. Fu pel maggiore un tal colpo che non se ne riebbe da poi, e la rivoluzione fu l'ultimo; perchè, comunque non avesse gran ragione di amare il re Giacomo che gli avea con tanta leggiadria ridotte alla nudità le parenti, il suo amore al sangue dagli Stuardi ancor prevalea. Insomma è morto. Già non è stato ricco in alcun tempo, perchè quel bravissimo uomo non vedea mai persona in bisogno che non si facesse tosto a soccorrerla. Vennero di giunta i debiti che dovette incontrar per la lite, tantochè dopo la sua morte Charnwod è andato in mano de' creditori, e questo piccolo fondo è tutto ciò che è rimasto della sua eredità.»
»Se così è, soggiunse l'ospite commosso oltre ogni dire, queste due povere signore son rimaste prive di sostanze e di appoggio.»
»Oh! non mancheranno mai di nessuna di tali cose sintantochè viva lord Evandale. Egli non le ha abbandonate, come hanno fatto tant'altri. No certo! anzi per valermi del parlare di Mausa, mia suocera, dai giorni del patriarca Abramo venendo a noi, non si è mai dato uomo, che s'affaccendi tanto per meritarsi una donna.»
»Perchè dunque, con voce tremebonda l'ospite domandò, perchè dunque un affetto sì disinteressato non ebbe prima d'ora la sua ricompensa?»
»Ah! Ah! – Son più d'una le ragioni. Primieramente le turbolenze del paese, poi la lite, poi la morte del maggiore, finalmente… Ma, oh Dio! signore, voi vi sentite male.»
»Non è nulla, disse il forestiere, che le parole appena trovava. Soggiaccio talvolta a certe palpitazioni di cuore. M'accorgo che avrei bisogno di riposo e di solitudine. Potreste voi darmi una stanza ed un letto? Vedrò Cuddy domani mattina. Mi trovo troppo stanco per potergli parlare questa sera.»
»Oh sì certamente, o signore! (rispose la contadina con una premura, mossa, a quanto parea, da cagione segreta ch'ella disvelar non volesse). Posso darvi una stanza nella casa de' miei padroni. S'eglino vi fossero non m'assumerei da me sola una tal libertà; ma so bene che non me ne faranno rimprovero.»
Detto ciò, prese un lume e pregando l'ospite a seguirla, lo condusse nella casa, della quale, come vedemmo, aveva essa le chiavi. Entrato ch'egli vi fu, la donna si congedò da esso un istante per apparecchiargli, soggiunse, la stanza; nella qual bisogna mise una prestezza sì straordinaria da potere in men di cinque minuti avvisarlo che il letto gli era allestito. Ma quando a ciò s'accignea il trovò privo di moto e col capo appoggiato sopra la tavola presso cui si era seduto. Temette da prima ch'egli avesse smarriti i sensi; ma avvedutasi ch'egli era unicamente assorto nel suo dolore si ritirò senza ch'ei l'avesse veduta, e prima di ritornare fece qualche strepito per dargli tempo a nascondere un'interna agitazione, della quale ella non volea darsi per accorta; e di fatto questa seconda volta il trovò in piedi che camminava su e giù per la stanza. Indi il condusse nell'appartamento assegnatogli, che era quello solito ad essere occupato da lord Evandale quando a Fairy-Grove trasferivasi; e questo appartamento tutto stavasi in una stanza da letto e in un picciolo gabinetto che metteva al giardino, separato poi da una grande sala per un sottilissimo tramezzo di legno. La contadina si partì da quel luogo augurando una felice notte e miglior salute al suo ospite.
»Sia lodato Dio! disse fra se medesima nel tornar che fece alla propria abitazione: sarò io la prima a vedere Cuddy, e ad avvertirlo di quanto accade.»
CAPITOLO VIII
»O tu che adduce all'are dell'imene
»Brama di rinvenir chi le spinose
»Calli di vita aspergati di rose
»Nella compagna di tuoi gaudj e pene;
»Paventa di ritrarne al pie' catene
»In fra i mirteti lusinghieri ascose,
»Catene dure sì che non le impose
»Neron più dure in sulle lazie arene.»
D'un anonimo.
Certamente il lettore ha riconosciuto negl'interlocutori del capitolo precedente Enrico Morton e Jenny Dennison, un dì scaltrita cameriera di miss Bellenden, or degna metà di Cuddy, il quale, mercè la protezione di lord Evandale l'avea sposata, ed era rientrato al servigio di lady Margherita fin d'allora che l'amante di Editta veleggiò alle spiagge olandesi.
Giugneva ella nella sua picciola casa, quando Cuddy vi rientrò.
»Oh che maledetto tempo, Jenny! Tutto il rovescio dell'acqua m'è venuto addosso, e m'è penetrato, credo, fino nell'ossa. Presto dammi di che mutarmi.»
E inteso a questa faccenda non dimenticava suggiugnere:
»Jenny, non m'hai dunque preparato nulla da cena? Mi sento morir dalla fame.»
»Un poco di pazienza! Egli è a quanto ho pensato finora: sai che la minestra non ti piace, se non è ben calda.»
»Via, via! sei sempre lì colle tue frascherie!.. Ma che cosa hai Jenny? Tu pensi a qualche cosa.»
»E non è senza perchè. Se sapessi che cosa accade! Oh povero il mio Cuddy! Ho paura che siam rovinati.»
»Come sarebbe a dire? le chiedeva imperturbato Cuddy, non solito a sgomentire per poco. Spiegati. – Ma prima di tutto la mia cena.»
Jenny dopo avere coperto un canto della tavola colla salvietta, pose dinanzi a Cuddy una grande scodella di minestra, e intanto ch'ei contentava l'appetito, gli narrò senza omettere veruna particolarità l'accaduto arrivo d'un forestiere, e la natura del colloquio che avea avuto con esso.
»Ebbene! disse Cuddy, io non vedo nulla da spaventarsene in tutto ciò che m'hai raccontato. Nessuno saprà che hai fatto dormire uno straniere in casa dei padroni; e quand'anche venisse a sapersi, miss Bellenden presterebbe servigio all'universo, purchè il potesse; e quanto alla vecchia padrona non ha mai negato ricetto ad un uom di riguardo, come a quel che sembra, è questo nostr'ospite. Di che cosa dunque t'inquieti?»
»Tu dunque, o Cuddy, non indovini chi sia questo forestiere?»
»Come diavolo vuoi tu che lo indovini? Son forse diventato, senza accorgermene, uno stregone?»
»Quest'è un uomo in somma che farà andare a sconquasso le nozze di miss Editta con lord Evandale, e ne sarà conseguenza, che la prima non diverrà mai più ricca, e noi rimarremo due poveri pitocchi in eterno.»
»Diammine! Come ha da fare il tuo forestiere ad operare questo miracolo? Il matrimonio non è egli bello e concluso e poco meno che consumato?»
»Sei bene una gran testa dura! Nè intendi ancora che questo forestiere è l'antico spasimato di miss Editta, in una parola il tuo antico padrone?»
»Il sig. Enrico Morton!» sclamò Cuddy alzandosi in piè con tal impeto che rovesciò la minestra e la tavola.
»Egli stesso (rispose Jenny mentre riparava gli sconci derivati dell'entusiasmo di suo marito) nè per questo era d'uopo rompermi la mia scodella.»
»Ma sei matta, Jenny? Ella è cosa troppo sicura che il sig. Morton sta sotterra o sott'acqua da lungo tempo.»
»Dunque mi credi cieca? Ti dico che l'ho ravvisato come ravviso te?»
»Come hai fatto a ravvisarlo?»
»Oh bella! credi tu che il corso di cinque anni basti a cambiare un uomo dell'età del sig. Morton in modo da non riconoscerlo più? Poi avrebbe bastato ad accertarmi che era desso, il dolore da cui fu preso nell'udir parlare delle nozze di miss Editta. Mi ha ricordato il giorno che costò tante lagrime a questa povera giovane quando egli e tu, pessima lana, prendeste le armi a favor de' ribelli. – Oh! indovina a che cosa sta pensando ora costui!»
»A che cosa penso? (rispose Cuddy che avea cenato in camiciuola, ed imbracciava in quel punto il giustacore). Penso a correre subito ad abbracciare il mio povero padrone.»
»Voi non ci andrete, Cuddy.» Soggiunse freddamente ma con fermezza Jenny.
»Non ci andrò? Ma costei ha il diavolo in corpo! Ti credi forse ch'io voglia per tutto il tempo della mia vita lasciarmi menar per naso dalle donne?»
»Ascoltami Cuddy! voglio farti intendere la ragione. Primieramente, mi sono accorta che il sig. Enrico desidera di non essere riconosciuto: non ti dirò per qual motivo, perchè chi può saperlo? Ma pensi tu che egli ignorasse con chi parlava, parlando meco? Ti pare, Cuddy, ch'io sia tanto cambiata da produr tal effetto? Abbiamo finto l'uno e l'altro di non ci riconoscere, e ne avevamo ciascuno le nostre ragioni. Le sue forse erano d'assicurarsi che cosa fosse divenuto di miss Editta; e quando l'ha saputa in procinto di conchiudere un buon matrimonio, la sua intenzione, lo vedo, è stata subito di ritirarsi per non guastarlo. Siam noi i soli a sapere che egli è ancora tra' vivi. Ma se tal cosa giugnesse a notizia di miss Editta, foss'anche lì dinanzi al ministro per dar la mano di sposa a lord Evandale, direbbe no quando sarebbe il momento a proposito di dir sì.»
»E che m'importa il sì o il no di miss Editta? E s'ella preferisse l'antico amante al novello, non è forse padrona di fare quello che vuole? – Anche voi, bella Jenny, avevate promesso a Holliday di sposarlo, e la cosa è certa, perchè costui l'ha divulgata per tutti i cantoni.»
»Holliday è un mentitore, e tu uno stupido se gli dai retta. Ma quanto a miss Editta!.. oh mio Dio, mio Dio! Il sig. Morton, ne sono sicura, non possiede altro oro fuor di quello che sta nel ricamo del suo vestito. Di che dovrebb'egli campare con lady Margherita e con miss Editta? Tu il sai pure che questo piccolo fondo basta appena a far vivere le due signore… Cioè non basterebbe nemmeno, se noi secondando lord Evandale non dessimo loro ad intendere che rende tre volte di più.»
»E dove metti Milnwood? Non è un bello e un buon possedimento? Mi opporrai che il vecchio sir David ne lasciò morendo usufruttuaria la vecchia Alison, perchè non sapea che cosa fosse accaduto di suo nipote. Ma questa è una donna dabbene; e una parola che le si dice v'è panno per accomodarli tutti.»
»Che mi va tu panneggiando? Tu non sai quel che ti dica. Credi tu che una matrona rispettabile, del calibro di lady Margherita, voglia ricevere una grazia dalla vecchia Alison? quella lady Margherita, alla quale se lord Evandale vuol prestare servigi è obbligato ricorrere all'inganno, e andar inteso con noi? No, no! – Poi se miss Editta si facesse sposa al sig. Morton, le converrebbe seguirlo alla guerra, poichè l'abito che gli ho veduto è un uniforme di militare.»
»E per conseguenza anche la vecchia matrona che non saprebbe separarsi da miss Editta! A dir vero comparirebbe male fra le bagaglie d'un esercito.»
»E chi sa da qual parte si sia posto adesso il sig. Enrico?»
»E la vecchia matrona su questo articolo è alquanto schizzinosa!»
»In fine Cuddy (aggiunse allora l'astuta Jenny che il vedea alquanto scosso dalla sola idea di poter tornare in guerra, ed aveva serbato per l'ultimo il più possente degli argomenti) se vanno in fumo le nozze con lord Evandale, ci va anche il bel podere che questi ne aveva promesso. Che accadrà allora di noi e dei tre nostri fanciulli? Potremmo noi nemmeno vivere su questo fondo senza i sussidj che ci va passando la generosità di milord?»
Alcune lagrime di Jenny aggiunsero forza all'eloquenza di sì fatta arringa. Cuddy intanto colla testa bassa pareva il vero ritratto della irresolutezza. »Ma Jenny, le diss'egli, in vece di tutto questo tuo cicaleggio non potresti suggerirmi il partito da prendersi?»
»Lasciar andare naturalmente le cose, rispose Jenny. Non far vista di riconoscere il sig. Morton ammeno che non voglia essere riconosciuto egli stesso. Non parlare di lui con nessuno; non far sapere ad anima vivente che è qui. Io non te ne avrei nemmeno parlato, senza la paura che tu vedendolo domani mattina commettessi qualche imprudenza. Scommetto che egli se ne andrà senza farsi conoscere, e che non ritorna altrimenti.»
»Povero il mio padrone! Sclamò Cuddy. E sarà vero ch'io lo veda, ch'io gli parli senza dirgli che l'ho riconosciuto? Ah questo è impossibile! Piuttosto, Jenny, partirò innanzi giorno per andar a lavorare, e non ritornerò che a notte avanzata.»
»Questo è quel che va fatto, Cuddy! Se lo dico io! nessuno ti pareggia in giudizio quando discuti i tuoi affari in compagnia d'altre persone. Ma tu non dovresti mai volere operare di tua testa.»
»Egli è vero (borbottava Cuddy mentre si spogliava per mettersi in letto) che da quando ho l'uso della ragione, qualche femmina s'è sempre frammessa ne' miei affari, e mi ha fatto andar a suo modo in vece di lasciarmi seguir la strada che avrei voluto prendere. La mia vecchia madre prima di tutte, poi lady Margherita; e il bello era che queste due donne non andavano nemmeno d'accordo ed io era sempre come il fornaio de' burattini che ho veduto alla fiera; tirato dal diavolo da una banda, e dal Pulcinella dall'altra. Adesso poi che ho moglie (soggiugnea avvoltandosi sotto la coperta) bisogna ancora che cammini com'essa la intende.»
»E non sono io la miglior guida che t'abbi avuto in tua vita?» Così diede fine alla conversazione Jenny prendendo luogo vicino al marito, e ponendo lo spegnitoio sul lume.
CAPITOLO IX
»Di vita fin sull'albeggiar ne danna
»Alle angosce Natura. Oh quante volte
»Pria di perir periamo. È a noi pur morte
»Il morir degli amici: e della fera
»Mietitrice degli anni incontro al têlo
»Nè son d'amor le care grazie usbergo.»
Logan.
Spuntava appena il nuovo giorno allora quando due signore a cavallo, seguite da due servi arrivarono a Fairy-Grove, e Jenny non senza crucciarsene grandemente si avvide che queste erano miss Bellenden e la sorella di lord Evandale.
»Se voleste qui sedervi un istante, lor disse Jenny sopraffatta da tale improvvisa apparizione, avrei campo di andare a mettere in ordine l'appartamento.»
»Gli è inutile, rispose Editta, non ne occorre che la chiave comune. Gudyil aprirà le finestre del nostro gabinetto.»
»Non è possibile aprirne la porta, perchè ha guasta la serratura» si fece a dire Jenny ricordandosi che la chiave del gabinetto delle signore serviva anche a schiudere la stanza ove trovavasi Morton.
»Ebbene! andremo nella camera rossa» ripigliò lady Bellenden e togliendo le chiavi di mano a Jenny si avviò alla volta della casa.
»Tutto sta per iscoprirsi, pensò Jenny fra se stessa, ammeno che non mi riesca di farlo uscire segretamente. Forse era meglio dire con naturalezza a queste signore che un forestiere ha alloggiato qui. – Ma no. L'avrebbero forse invitato a far colezione con loro.»
Immersa in tali meditazioni faceva il giro della casa per entrarvi dalla parte del giardino, e veder pure se le fosse possibile procurare di soppiatto l'uscita al suo ospite. »Proviamo, diss'ella giugnendovi. Oh! ecco là Gudyil. Mio Dio! Dio mio! come or regolarmi? Oh! come andrà mai a finire questa faccenda?»
In tale stato di perplessità s'avvicinò all'ex-cantiniere, al quale, e ad una cuciniera soltanto, ridotto erasi tutto il servile corteggio di Margherita. Ella adoperò bene tutta la sua destrezza per trar fuori del giardino il personaggio che la incomodava. Ma per mala sorte di lei, John Gudyil dopo la sua residenza a Fairy-Grove, avea presa passione per la botanica pratica, e Jenny lo trovò attaccato a quel luogo quanto gli arbuscelli che vi avevano fatta radice. Innaffiava, vangava, mettea sostegni alle giovani piante, si perdea in dissertazioni sulle virtù di ciascuna d'esse, e la povera Jenny agitata da spavento, da inquietudine, da impazienza, disperava del buon esito dei suoi disegni.
Ma il destino in questa fatale mattina avea risoluto contrariarla compiutamente. Portò il caso che miss Bellenden si collocasse appunto nell'appartamento d'onde sarebbe stata più bramosa di allontanarla Jenny, in quella grande sala cioè che un sol tramezzo di legno disgiugneva dalla stanza di Morton, separazione di sì lieve conto, che non si potea profferire parola o mover passo in una delle due stanze senza renderne inteso chi si trovava nell'altra.
Sedutasi miss Editta colla sua amica, così incominciarono i lor discorsi. »Come può essere, disse la prima, ch'ei non sia ancora arrivato? E perchè poi chiamarne in questo luogo allo schiarire del giorno, quando potea raggiugnerci in casa vostra a Castle-Dinan, ove doveva pure ricondurre mia madre?»
»Evandale non opera mai per capriccio, lady Emilia rispose. Egli ci darà buone ragioni dell'essersi contenuto in tal guisa, e se non le troveremo tali v'aiuterò a sgridarlo io medesima.»
»S'io m'agito egli è soprattutto per timore ch'ei si trovi avventurato in alcuna delle brigate di fazione tanto frequenti nei tempi sfortunati a' quali viviamo. Mi è pur troppo noto che col cuore è sempre unito a Claverhouse, e l'avrebbe, cred'io, raggiunto da lungo tempo se non accadea la morte di mio zio che gli è stata cagione di assumersi a favor nostro tanti fastidi. È però cosa da trasecolare, che un uomo sì ragionevole, sì perfettamente istrutto degli abbagli e delle inconsideratezze, che han fatto perdere il trono alla casa degli Stuardi, sia pronto ad ogni sagrifizio per richiamarla su questo trono medesimo!»
»Che posso io dirvi su ciò? A tal proposito opera molto il puntiglio di onore sopra Evandale. La nostra famiglia si è sempre contraddistinta per lealtà. Mio fratello ha servito lungo tempo, il sapete, nel reggimento guardie del quale il visconte di Dundee fu colonnello. Molti fra' nostri parenti vedono di mal'occhio la sua inazione, e l'attribuiscono a poco vigor di carattere. Nè potete ignorare, mia cara Editta, che alcune ragioni di famiglia, o alcuni vincoli d'amicizia, spesse volte possono più d'ogni miglior ragionamento sull'animo umano. Spero non pertanto che potrà continuare nel sottrarsi alle funeste dissensioni della nostra patria, e a dirvi la verità, credo che voi sola possiate agevolargliene i modi.»
»Io! e come devo poter io simile cosa?»
»Col somministrargli il pretesto che l'Evangelio commemora: Ho presa moglie, e non posso venire di brigata.»
»Egli ha già avuta la mia promessa, rispose con voce debole Editta; ma quanto al dì delle nozze spero non verrà tolta a me la libertà d'indicarlo.»
»Quest'è un articolo sul quale lascio la cura di discutere vosco a Evandale, poichè lo vedo venire a noi.»
»Rimanete, lady Emilia, ve ne supplico, rimanete!» sclamò Editta sforzandosi a trattenere l'amica.
»No davvero! questa rispose. In certe tai quali occasioni un terzo fa sovente cattiva figura. Vado a passeggiare nella prateria lungo al ruscello; mi farete avvertire quando sarà ora di colezione.»
Ella usciva della sala nell'atto stesso che vi entrava Evandale. »Buon giorno, fratello, sorridendo gli disse, e buon giorno fino al momento della colezione! Spero che darete a miss Bellenden qualche buona ragione sul motivo d'averla obbligata ad alzarsi così di buon'ora.» E sì parlandogli, sparì senza aspettarne risposta.
Miss Editta stava per ripetere la stessa inchiesta a milord, quando fissando il guardo sopra di lui, vide su tutti i lineamenti del medesimo l'espressione d'un'agitazione tanto visibile e straordinaria che non potè ristarsi dall'esclamare: »Mio Dio! milord; che avete voi dunque? Che cosa abbiamo di nuovo?»
»I fedeli sudditi di sua maestà, Giacomo II, rispose Evandale, hanno riportata presso Athol una vittoria segnalata, e, a quanto pare, decisiva, ma il mio sfortunato amico, il prode visconte di Dundee…»
»È egli morto?» gridò miss Editta, indovinando sull'istante questa fatale notizia.
»Egli è vero, mia cara miss! Egli è morto in mezzo al trionfo, come fu sempre l'ardente suo desiderio; e le ultime parole di lui sono state per additarmi ai propri ufiziali come l'uomo ch'ei giudicava il più capace a venirgli dopo. Anzi ieri per parte di questi ho ricevuta una sollecitazione di trasferirmi al campo ed assumervi il comando dell'esercito. Voi ben comprendete, miss Bellenden, che non mi è lecito esitare. Ho ordinata la leva de' miei vassalli, e mi è d'uopo congedarmi da voi questa sera.»
»E potete pensare a questo, o Milord? nè sapete come la vostra vita è preziosa ai vostri amici? Deh! non l'avventurate in una impresa sì temeraria. E credete dunque i vostri vassalli e i montanari essere una forza bastante ad opporsi agli eserciti uniti della Scozia e della Inghilterra?»
»Ascoltatemi, Editta: la mia impresa non è temeraria quanto l'immaginate; ed ho motivi d'altissima importanza alla risoluzione che mi vedete abbracciare. Il reggimento guardie, che m'ebbe due anni per colonnello (qui abbassò la voce qual uom pauroso che fin le mura di quella sala acquistassero orecchie per ascoltarlo) questo reggimento conserva un segreto affetto alla causa del suo sovrano legittimo. Son certo che due altri reggimenti di cavalleria nudrono l'egual propensione; non aspettavano per manifestarsi che l'arrivo del visconte di Dundee nel mezzodì della Scozia. Morto esso, qual evvi altro uficiale, in cui si fidassero abbastanza per risolversi a tale impresa? Se lasciam cadere questo favorevole istante, si raffredderà il loro zelo, e la vittoria riportata dai nostri amici non sarà stata che uno spargimento di sangue versato senza alcun frutto. Che i soldati sappiano dunque essere io il condottiero dell'esercito di Giacomo II! abbandoneranno tosto la causa dell'usurpatore; gareggeranno nel venirmi a raggiugnere.»
»Ed è sulla fede di mercenarj, pronti ad ogn'istante a passar sotto nuove bandiere, che vi cimentate ad un passo così periglioso, ad un passo che produrrà conseguenze, non si può dir quanto gravi?»
»Non posso a meno; lo debbo, l'onore e la lealtà me ne impongono l'obbligazione.»
»E tutto ciò per un principe sul contegno del quale voi trovavate a ridire quand'era sul trono!»
»Nol nego. Io non potea vedere senza disgusto le innovazioni ch'egli introducea nel governo e nella chiesa; ma ora egli giace nell'avversità, e ne sosterrò i diritti come si aspetta ad un suddito fedele. Lascio che gli adulatori e i cortigiani adorino il potere, abbandonino l'infortunio; la condotta di costoro non sarà mai esempio alla mia.»
»Ma risoluto come vi trovo, o milord, ad una impresa, che il mio debole discernimento mi dimostra per inconsiderata, perchè poi in tal momento avete desiderato vedermi?»
»Nè mi basterebbe egli il rispondervi (disse animato della massima tenerezza Evandale) che non seppi risolvermi a raggiugnere l'esercito senza prima rivedere la persona, alla quale m'è sì glorioso aver obbligata la mano di sposo? Chiedermi la cagione d'un tal mio desiderio, gli è dubitare dell'ardore de' miei sentimenti, gli è fornirmi, Editta, d'una prova della tiepidezza de' vostri.»
»Ma perchè, se non altro, scegliere questo luogo al nostro vederci? perchè dargli una apparenza tal di mistero?»
»Perchè devo, miss Bellenden, farvi una inchiesta; inchiesta che non oso spiegarvi finchè (e ciò dicendo le presentava un biglietto) non abbiate lette le cose che questo foglio contiene.»
Editta che volse per prima cosa gli occhi al soprascritto della lettera, vi riconobbe i caratteri della propria ava e lesse quanto segue.
Mia cara nipote.
Il mio reumatismo che mi confina nella mia seggiola a bracciuoli non mi è stato mai sì molesto come nell'atto di scrivervi questa lettera, e vorrei essere in persona laddove essa giugnerà ben tosto, vale a dire a Fairy-Grove presso la figlia unica del mio povero William. Ma la volontà di Dio è che in questo momento io mi trovi lontana da lei, com'è parimente sua volontà, che il mio reumatismo non ceda nè alle decozioni di camamilla nè ai cataplasmi di senape, i quali rimedi tante volte m'hanno giovato a portare agli altri salute.
Conviene pertanto ch'io vi dica per iscritto, in vece d'annunziarvelo a voce, com'erane il mio desiderio, che lord Evandale chiamato dal dovere e dall'onore all'esercito, mi ha fatte istanze le più vive per unirsi a voi ne' santi vincoli del matrimonio prima che accada la sua partenza. Non ho avuto nulla da obbiettare a sì fatta domanda, tanto più che siete già l'uno all'altro promessi, e non è questo che il compimento d'una unione già stretta fra entrambi. Spero pertanto, che voi, statami sempre rispettosa e obbedientissima figlia, non opporrete dal canto vostro alcuna difficoltà, poichè non ve ne sarebbero di ragionevoli.
Egli è ben vero che nella nostra famiglia si son sempre celebrate le nozze d'una maniera più convenevole al nostro grado, nè è mai accaduto che seguono in segreto, o alla presenza di pochi testimonj, quasi si trattasse in somma di cose da vergognarsene; ma tale è la volontà del cielo, come è stata quella degli uomini che governano questo paese il privar noi delle nostre sostanze e il nostro re del suo trono. Confido nondimeno in Dio; rimetterà l'erede legittimo nel possedimento de' suoi diritti, e lo convertirà alla fede protestante 3 . Perchè ad onta della mia vecchiezza non può restarmi ancor la lusinga di vedere un avvenimento tanto felice? Questi occhi miei non hanno contemplato sua maestà il re Carlo II di gloriosa memoria che trionfò de' ribelli collegati contr'esso poco prima si degnasse di accettare una colezione?..
Non abuseremo già della pazienza de' nostri leggitori col metter loro dinanzi agli occhi il rimanente della lettera di lady Margherita, e ne basterà il dire che questa terminava con un solenne comando alla pronipote di prestarsi immediatamente alla celebrazione delle sue nozze con lord Evandale.
»Non avrei mai creduto sino a questo momento, disse Editta, che lord Evandale potesse mancare di generosità.»
»Mancare di generosità! sclamò il lord. E potete voi, miss Editta, contemplare sotto simile aspetto la brama ch'io provo di potervi nominare mia sposa, prima di abbandonarvi, e di abbandonarvi forse per sempre?»
»Lord Evandale avrebbe dovuto ricordarsi, riprese a dire miss Bellenden, che sin quando la sua costanza, e devo aggiungere la stima da lui ispiratami, e la gratitudine per le obbligazioni da noi professategli, mi indussero a promettergli la mia mano, misi una condizione a questa promessa, e fu che egli mi dispenserebbe dal ricevere sollecitazioni circa all'istante di mantenerla; ed ora ei si giova della prevalenza acquistatasi sopra l'unica parente che mi rimanga per costringermi ad un passo di tanta importanza, senza neanco darmi luogo a meditare un istante! Milord, mi spiace il dirvelo; trovo più amor proprio che generosità in questo vostro contegno.»
Tal rimprovero dovea non poco trafiggere l'animo di lord Evandale, com'egli stesso il diede a divedere. Prima di rispondere alcuna cosa fece due o tre giri lungo la sala; finalmente avvicinatosi di nuovo a miss Editta: »Voi m'avreste risparmiato, le disse, una incolpazione cotanto disgustosa, se più ardito io, vi avessi svelato il principale motivo che or m'incoraggiava a simile inchiesta. Voi stessa mi sforzate a manifestarvelo, e son certo che sarà di molto peso sull'animo vostro, non sotto aspetto di quanto vi riguarda personalmente, ma atteso l'amore che portate alla rispettabile vostra ava lady Margherita. – La rendita di questo fondo non basta al solo sostentamento della medesima, nè arriva ad un terzo di quello che v'immaginate. Io corro al campo, ove forse mi aspetta il destino dell'amico mio, il visconte di Dundee. Se ciò accadesse, i miei beni passerebbero ad un mio parente, lontano sì, pure il più prossimo erede che io mi abbia nella mia linea di discendenza maschile, nè, nubile, mi sarebbe lecito impedirlo o in tutto od in parte con un testamento. Potrebbe anche la sorte dell'armi, risparmiando i miei giorni, divenire contraria alla causa che imprendo a sostenere, e il governo usurpatore non si starebbe forse dal confiscare, apponendomi colpa di tradimento, le mie sostanze. In entrambi i casi la mia rispettabile amica, lady Margherita, la diletta sposa promessami, miss Bellenden, rimarrebbero prive così d'averi come di protezione. Ma la stessa miss Bellenden, divenuta lady Evandale, troverebbe ne' diritti che le deriverebbero da questa nuova condizione di vita, i modi onde assicurare alla sua degna parente una tranquilla vecchiezza, ed in tal certezza troppo piacevole ad un'anima come la sua troverebbe anche il compenso di avere conceduta la mano ad un uomo, che sott'altro riguardo non osa sperarsene degno.»