Kitabı oku: «Il piacere dell'onestà», sayfa 5
SCENA NONA
Detti, meno Baldovino.
Agata. Ma non si è disposto? io non so…
Maddalena. SI E tutto pronto di là! tutto… così bene!
Fabio. Ce n’è una nuova! .
Parroco. Il signor Baldovino… già…
Maddalena. Non vuole che si faccia più in casa il battesimo!
Agata. E perché non vuole?
Maddalena. Ma perché, dice. .
Parroco. Permette, signora? – Veramente non ha detto che non vuole vuole che decida lei, signora, perché sopratutto – ha detto – il bambino appartiene alla madre. Sicché, se lei vuole, signora, che si celebri in casa.
Maddalena. Ma si! Come s’era rimasti!
Parroco. Io veramente non ci trovo nulla di male.
Fabio. S’è fatto in tante case!
Parroco. E l’ho fatto notare, è vero? l’ho fatto anche notare al signor Baldovino!
Agata. E allora? Non so su che cosa debba decidere io.
Parroco. Ah, ecco… Perché il signor Baldovino ha fatto osservare – e giustamente, bisogna riconoscerlo! con un senso di rispetto che gli fa molto onore – ha fatto osservare che il battesimo certamente avrebbe maggior solennità celebrato in chiesa nella sua sede degna: anche per non offendere… – ah! ha detto una parola veramente bella! – (senz’alcun privilegio) ha detto (che offenderebbe l’atto stesso che si fa compiere al bambino). – Come principio!… Come principio!…
Agata. Ebbene, se lei approva…
Parroco. Ah, come principio, signora, non posso non approvare!
Agata. Dunque si faccia come vuol lui.
Maddalena. Ah! Come? Approvi anche tu?
Agata. Ma si che approvo, mamma!
Parroco. Come principio, io dico, signora; ma poi…
Fabio. Non vi sarebbe nessun’offesa! .
Parroco. Oh, certo! nessuna! che offesa?
Fabio. C’è solo il gusto di guastare una festa!
Parroco. Ma se la signora stessa decide cosi…
Agata. Si, signor Parroco ; decido cosi.
Parroco. E allora, sta bene. – La chiesa è qui: non hanno che da farmi avvertire. – La ossequio, signora.
Alla signora Maddalena:
Signora…
Maddalena. L’accompagno.
Parroco. Non s’incomodi, prego… – Signor marchese…
Fabio. La riverisco.
Parroco (a Maddalena). Non s’incomodi, signora.
Maddalena. Ma no… prego, prego…
Via per la comune il Parroco e la signora Maddalena…
SCENA DECIMA
Agata, Fabio.
Agata, pallidissima, fa per ritirarsi per l’uscio a destra. Fabio, tutto fremente, le si appresserà e le parlerà a voce bassa, concitatamente.
Fabio. Agata, in nome di Dio, non spingere fino all’estremo la mia pazienza!
Agata. Basta,
Indicherà austeramente, più col capo che con la mano l’uscio a sinistra ti prego!
Fabio. Ancora… ancora come vuol lui?
Agata. Se come vuol lui, ancora una volta è giusto…
Fabio. Tutto, tutto è stato giusto per te, ciò che lui ha detto fin dal primo giorno che ci fu messo tra i piedi!
Agata. Non ritorniamo adesso a discutere su ciò che fu stabilito allora, d’accordo!
Fabio. Ma perché vedo che sei tu, ora, tu! – Tutto è stato per te vincere l’orrore della prima impressione! Potesti vincerlo ascoltando, non vista, le sue parole – e ora, eccoti: puoi star tranquilla, così, a quanto si stabilì allora e che io accettai solamente per tranquillar te! Sei tu, ora, sei tu! Perché lui sa —
Agata (subito, fiera). – che sa?
Fabio. Vedi? vedi? Tu vieni a lui! che egli sappia che tra, noi non c’è più nulla da allora!
Agata. Io tengo a me!
Fabio. No! a lui! a lui!
Agata. Io non posso tollerare per me stessa ch’egli supponga altrimenti!
Fabio. Ma si, per la stima di lui, che desideri! Come se egli non si fosse prestato a questo patto tra noi!
Agata. Dire cosi, per mie, non significa altro – se mai – che la vergogna sua dovrebbe essere anche la nostra. – Tu la vorresti per lui. Io non la voglio per me!
Fabio. Ma io voglio quello che è mio! quello che dovrebbe esser mio ancora, Agata! – Te… te… te…
La afferrerà, freneticamente, per stringerla a sé.
Agata (reluttando, senza cedere minimamente). No… no… via! lasciami andare! Te l’ho detto: – non sarà mai, non sarà più, se tu prima non riuscirai a cacciarlo…
Fabio (senza lasciarla, con foga crescente). Ma sarà oggi stesso! Lo caccerò via come un ladro, oggi, oggi stesso!
Agata (stupita, senza più forza di resistere). Come un ladro?
Fabio (stringendola a se). Si… si… come un ladro! come un ladro! C’è cascato! Ha rubato!
Agata. Ne sei certo?
Fabio. Ma si! Ha già più di trecentomila lire in tasca! – Lo cacceremo via oggi stesso! , – E tu tornerai mia, mia, mia…
SCENA UNDECIMA
Baldovino, Detti.
S’apre l’uscio a sinistra e ne uscirà col cappello a staio in capo Baldovino. Scoprendo i due abbracciati, subito si fermerà, sorpreso.
Baldovino. Oh! – chiedo scusa…
Poi con severità attenuata da un sorriso di finissima arguta:
Dio mio, signori: sono entrato io, e non è niente ; ma pensate, poteva entrare il cameriere. – Chiudete almeno le porte, mi raccomando.
Agata (fremente di sdegno). Non c’era affatto bisogno di chiudere!e porte!
Baldovino. Non dico per me, signora. Lo dico al signor marchese, per lei!
Agata. L’ho detto io stessa al signor marchese, che ora – del resto —
Lo guarderà fieramente.
avrà da intendersi con lei!
Baldovino. Con me? – Volentieri. – E su che?
Agata (sprezzante). Domandatelo a voi stesso!
Baldovino. A me?
Si volta a Fabio:
Che cosa?
Agata (a Fabio, imperiosamente). Parlate!
Fabio. No, non adesso…
Agata. Voglio che glielo diciate adesso davanti a me!
Fabio. Ma bisognerebbe aspettare…
Baldovino (subito, sarcastico). Il signor marchese ha forse bisogno di testimonii?
Fabio. Non ho bisogno di nessuno! Voi avete intascato trecento mila lire!
Baldovino (calmissimo, sorridente). No, più, signor marchese! Eh, sono più! sono cinquecentosessantatremila… aspetti!
Caverà dalla tasca interna il portafoglio, ne trarrà cinque cartoncini con prospetti di cifre a rendiconto, debitamente intestati, e leggerà nell’ultimo la cifra totale:
cinquecentosessanta tremila settecentoventotto e sessanta centesimi! Più di mezzo milioncino, signor marchese. – Lei fa di me una stima troppo mediocre!
Fabio. Siano quelle che siano! – Non me n’importa! – Potete tenervele, e andare!
Baldovino. Troppa furia… troppa furia, signor marchese! – Lei ha ragione d’averne, a quanto sembra; ma appunto per questo badi che il caso è molto più grave di quanto lei s’immagina.
Fabio. Ma via! Smettete adesso codeste arie!
Baldovino. Che arie, no…
Si volgerà ad Agata:
Prego la signora d’avvicinarsi e di stare a sentire.
Poi, come Agata con accigliata freddezza si sarà appressata:
Se volete prendervi il piacere di darmi del ladro, potremo intenderci anche su questo: anzi, è bene che c’intendiamo subito. – Ma vi prego di considerare intanto, che non è giusto, prima di tutto, per me. Ecco qua:
Mostrerà loro i cartoncini, tenendoli aperti a ventaglio.
Da questi prospetti – lei vede, signor marchese – risultano intestate come risparmi e imprevisti guadagni della vostra Società le cinquecento e più mila lire. Ma non fa niente: si può rimediare, signora! – Avrei potuto mettermele in tasca con due dita, secondo loro,
indicherà a Fabio, alludendo anche ai suoi soci.
se fossi cascato nella trappola che m’han fatto tendere da un certo omino storto cacciatomi tra i piedi, quel signor Marchetto Fongi che è venuto anche stamattina… – Oh
A Fabio:
non nego che non fosse tesa con una certa abilità, la trappola!
Ad Agata;
Lei non s’intende di queste cose, signora; ma mi avevano combinato un certo giro di partita, per cui doveva risultare a me solo un’eccedenza di guadagno che avrei potuto intascarmi senz’altro, sicurissimo che nessuno se ne sarebbe accorto. Se non che, loro che mi avevano appunto combinato questo giro, Se io ci fossi cascato e avessi intascato il danaro, m’avrebbero colto subito con le mani nel sacco.
A Fabio;
Non è cosi?
Agata (con sdegno appena contenuto, guardando Fabio che non risponde). Avete fatto questo?
Baldovino (subito). Oh no, signora! Non c’è da aversene a male! – E se lei può rivolgergli con tanta fierezza codesta domanda, guardi che non lui, ma io debbo sentirmi mancare – perché vuol dire che veramente la condizione di quest’uomo s’è fatta intollerabile. E se si è fatta intollerabile la sua, per conseguenza, intollerabile la mia!
Agata. Perché, la vostra?
Baldovino (le volgerà un rapido sguardo di profonda intensità e subito abbasserà gli occhi, turbato, come smarrito). Ma perché… se io divento uomo davanti a lei… io… io… non potrei più… – ah, signora… m’avverrebbe la cosa più trista che si possa dare: quella di non potere più alzar gli occhi a sostenere lo sguardo degli altri…
Si passerà una mano sugli occhi, sulla fronte, per riprendersi:
No… via, via… Qua bisogna venir subito a una risoluzione!
Amaramente:
Ho potuto pensare che mi sarei presa oggi la soddisfazione di trattare come ragazzini questi signori consiglieri, questo Marchetto Fongi, e anche voi, marchese, che v’eravate fatta l’illusione di prendere al laccio, cosi, uno come me! – Ma ora penso che se avete potuto ricorrere a codesto mezzo, di denunziarmi come ladro, per vincere il ritegno di lei
indicherà Agata.
senza neppur considerare che questa vergogna di cacciarmi di qua come un ladro, di fronte a cinque estranei, si sarebbe rovesciata sul bambino appena nato… – eh, penso che dev’essere ben altro il piacere, per me, dell’onestà!
Porgerà a Fabio i cartoncini che ha mostrato.
Ecco qua a lei, signor marchese.
Fabio. Che volete che me ne faccia!
Baldovino. Li laceri. sono l’unica prova per me! – Il danaro è in cassa, fino all’ultimo centesimo.
Lo guarderà fermo negli occhi; poi, con forza c con durezza sprezzante:
Ma bisogna che lo rubi lei!
Fabio (rivoltandosi come sferzato in faccia). Io?
Baldovino. Lei, lei, lei.
Fabio. Siete pazzo?
Baldovino. Vuol far le cose a mezzo, signor marchese? – Le ho pur dimostrato che, volendomi onesto, doveva per forza risultar questo: che la cattiva azione l’avrebbe commessa lei! Rubi questo danaro: passerò io per ladro – e me ne andrò, perché, veramente, qui non posso più stare.
Fabio. Ma sono pazzie!
Baldovino. No, che pazzie! Io ragiono per lei e per tutti. – Non dico mica che lei debba mandarmi in galera. – Non potrebbe. —Lei ruberà il danaro solamente per me.
Fabio (fremendo e facendoglisi incontro). Ma che dite?
Baldovino. Non s’offenda: è una parola, signor marchese! Lei farà una magnifica figura. – Toglierà per un momento il danaro dalla cassa, per far vedere che l’ho rubato io. Poi subito lo rimetterà, per che i suoi soci naturalmente non abbiano a soffrir danno della fiducia che mi hanno accordato per un riguardo a lei. E’ chiaro. Il ladro resterò io.
Agata (insorgendo). No! no! . questo no!
Controparte dei due uomini. E allora, come per correggere, senza cancellarla, l’impressione della sua protesta:
E il bambino?
Baldovino. Ma è una necessità, signora…
Agata. Ah no! Io non posso, io non voglio ammetterla!
SCENA DODICESIMA
Cameriere, Detti, poi i Quattro Consiglieri, Marchetto Fongi, la signora Maddalena, la Comare.
Cameriere (presentandosi sull’uscio a destra in fondo e annunziando). I signori Consiglieri e il signor Fongi.
Si ritira.
Fabio (subito, costernatissimo). Rimandiamo a domani questa discussione!
Baldovino (pronto, forte, sfidando). Io sono deciso e pronto fin d’adesso.
Agata. E io vi dico che non voglio, capite? non voglio!
Baldovino (con estrema risoluzione). Ma più che mai per questo. signora…
Marchetto Fongi (entrando coi quattro Consiglieri). Permesso?.. Permesso?..
Contemporaneamente, dall’uscio a destra, entrano la signora Maddalena col cappello in capo e la Comare tutta parata di gala, infìocchettata, con sulle braccia il neonato in un port-enfant ricchissimo coperto da un velo celeste. Tutti si fanno attorno, con esclamazioni, congratulazioni, saluti, a soggetto, mentre la signora Maddalena solleva cautamente il velo per mostrare il neonato.
TELA